08.08.08 – Da tutto il mondo, un messaggio di pace e di non violenza per il Tibet e i diritti umani in Cina


SJSU (San Jose State University) Department of Kinesiology
One Washington Square
San Jose, CA 95192-0054
Dopo 40 anni ci risiamo: Estate 1968, finale dei 200 metri alle Olimpiadi di Città del Messico. Primo Tommie Smith, terzo John Carlos. Sul podio i due americani, ma in realtà entrambi afro-americani, fieri di appartenere a quella parte d’America che proviene dal continente africano, entrambi salutano alzando il pugno guantato di nero secondo il codice rivoluzione dei Black Power, il movimento politico che si batte per riaffermare i diritti della gente di colore.
L’America s’indigna o almeno così dichiarano i dirigenti federali americani che chiedono al CIO di rispedire a casa i due ingombranti e politicizzati atleti. Ma il risultato che si ottiene non è ovviamente quello di cancellare il gesto, bensì quello di amplificarne il ruolo, che a 40 anni di distanza continua a essere ricordato.
Ormai alla favola delle Olimpiadi libere non ci crede più nessuno. Prendiamo parte  alla campagna mondiale di Amnesty International per chiedere alla Cina l’adozione e l’attuazione di riforme significative nel campo dei diritti umani, in occasione delle Olimpiadi di Pechino 2008.
Il principale obiettivo della campagna dell’associazione è che la Cina onori l’impegno assunto di fronte al Comitato olimpico internazionale (Cio). Nell’aprile 2001, Kiu Jingmin, vicepresidente del Comitato promotore di Pechino 2008, affermò: “Assegnando a Pechino i Giochi, aiuterete lo sviluppo dei diritti umani”. A poche ore dall’inizio delle Olimpiadi e nonostante alcune riforme in tema di pena di morte e di maggiore libertà di stampa per i media internazionali, questo impegno appare lontano dall’essere rispettato.
Presentiamo al governo cinese quattro richieste fondamentali: 1) adottare provvedimenti che riducano significativamente l’applicazione della pena di morte, come primo passo verso la sua completa abolizione; 2) applicare tutte le forme di detenzione in accordo con le norme e gli standard internazionali sui diritti umani e introdurre misure che tutelino il diritto a un processo equo e prevengano la tortura; 3) garantire piena libertà d’azione ai difensori dei diritti umani, ponendo fine a minacce, intimidazioni, arresti e condanne nei loro confronti; 4) porre fine alla censura, soprattutto nei confronti degli utenti di Internet.
Ritengo che le Olimpiadi di Pechino 2008 siano un’occasione importante per ottenere riforme
significative nel campo dei diritti umani. Dipenderà dalla Cina,e dalla pressione dell’opinione pubblica, dei mezzi d’informazione e dei governi, se i prossimi Giochi olimpici saranno ricordati solo per le prestazioni sportive o anche per il loro “contributo allo sviluppo dei diritti umani”.
Giochi, la tv coreana rivela la cerimonia Le immagini delle prove sul network Sbs
Prewiew opening ceremony Beijing 2008 exercise peking

Falun Gong – Verità svelate dietro le Olimpiadi Pechino 2008

Olimpiadi di Regime

olimpiadi…no porno.. divertente

Nessun commento

Lascia un commento