Israele bombarderà i siti nucleari dell’Iran entro il 2009?


L’Iran è in grado di colpire Israele con missili, in caso di attacco ai suoi siti nucleari. Secondo il generale Mohammad Alavi, comandante delle operazioni dell’Aeronautica, che parla di piani corretti e precisi, Israele, è alla portata dei missili balistici iraniani. Alavi ha aggiunto che il sistema anti-missilistico e contraereo della Repubblica islamica le consente di difendersi dai missili da crociera, oltre che di abbattere il 30 per cento di velivoli nemici che dovessero attaccare il suo territorio.
L’Onu dice che entro due anni l’Iran avrà l’atomica, Israele sarà costretto a intervenire e il mondo fa finta di non vedere che ci troviamo a un passo da una nuova catastrofe planetaria.

Voglio sperare che comunque l’eventuale attacco non venga portato prima delle prossime elezioni presidenziali in Iran fissate per giugno 2009 il 12 giugno del 2009. “Questa è la data scelta per il voto presidenziale” ha dichiarato il direttore per le elezioni del ministero degli Interni, Ali Asghar Sharifirad. Si tratta delle decime elezioni in Iran dalla Rivoluzione islamica del 1979. L’attuale presidente Mahmoud Ahmadinejad, che ha vinto le scorse elezioni nel 2005, si candiderà per un secondo mandato, come prevede la legge. Per notizie aggiornate cliccare qui http://www.debka.com/index1.php; Debka è un autorevole sito internet che riporta informazioni d’intelligence, soprattutto israeliana.
Will Israel Bomb Iran? :: [Part 1 of 4]

Liberamente tratto dal sito di Magdi Cristiano Allam (http://www.magdiallam.it./):
“Nel suo più recente rapporto l’Aiea, l’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica, attesta che l’Iran prosegue indefessa nella produzione della bomba atomica e che il traguardo potrebbe essere raggiunto entro due anni. Stiamo parlando di un regime nazi-islamico che, per bocca del suo presidente Ahmadinejad, ha reiterato la volontà di annientare fisicamente Israele. Va da se che Israele mai e poi mai potrà permettere che l’Iran disponga della bomba atomica, nella consapevolezza che ciò si tradurrebbe nella sua fine e nel nuovo Olocausto del popolo ebraico. Ecco perché Israele non ha scelta: è costretto a colpire le centrali nucleari iraniane appena possibile.”.
Nuclear First Strike on Iran? Israel’s Options, Time is Running Out

E’ la stessa Aiea a suonare l’allarme in un rapporto reso noto lunedì 15 settembre c.a.: “Contrariamente alle richieste del Consiglio di Sicurezza dell’Onu, l’Iran non ha sospeso l’arricchimento dell’uranio e le attività correlate”. Si specifica che l’Iran ha già installato 3.820 centrifughe per l’arricchimento dell’uranio ed altre 2.000 sono in fase di installazione. L’Onu denuncia, al paragrafo 17, punto D del rapporto, che l’Iran ha condotto un esperimento su “cariche esplosive emisferiche con l’assistenza di esperti stranieri”. E’ stato accertato che l’Iran dispone già di 480 chili di uranio impoverito e che, disponendo di altri 1.700 chili, potrebbe arricchirlo e costruire l’arma atomica. Una fonte dell’Onu ha ammesso che l’Iran è in grado di avere la bomba atomica in due anni. Chiarendo che a causa della mancanza di collaborazione dell’Iran, l’inchiesta dell’Onu “è arrivata un punto morto”, rafforzando la tesi sulla finalità militare del nucleare iraniano.
Iranian President Ahmadinejad at United Nations 2008

Dal canto suo Israele ha intensificato la sua preparazione militare. Il Pentagono ha annunciato, lo scorso 12 settembre, la vendita ad Israele di 1.000 bombe Gbu 39, del valore di circa 77 milioni di dollari. Si tratta di bombe intelligenti che, pur pesando solo 113 chili, sono in grado di penetrare i più protetti bunker sotterranei avendo la stessa efficacia di una bomba da una tonnellata con un sistema di guida che garantisce un raggio d’errore non superiore agli 8 metri. Si sa che le centrali nucleari iraniane sono state costruite in profondità.
Le Nazioni Unite ostentano neutralità, impiegando alternativamente più carota che bastone con il regime nazi-islamico iraniano, pur di non irritare nessuno all’interno di un consesso mondiale che sopravvive all’insegna del “volemose bene”, tentando di far coesistere tutto e il contrario di tutto.
Gli Stati Uniti d’America sono paralizzati tra l’impotenza dell’amministrazione Bush che è riuscita a recuperare in extremis una qualche credibilità in Iraq grazie alla sostanziale sconfitta di Al Qaeda, ma si è ritrovata subito in difficoltà in Afghanistan e in Pakistan dove la centrale del terrorismo islamico globalizzato ha mobilitato le sue forze, e tra le imminenti elezioni presidenziali di novembre che potrebbero, con l’eventuale vittoria di Barack Obama, accelerare la crisi del mondo unipolare emerso all’indomani del crollo del Muro di Berlino e mettere in moto una deflagrazione multipolare dalle conseguenze imprevedibili.
L’Europa dà spettacolo di funambolismo per inseguire gli appetiti implacabili del dio denaro a cui si prostra un colosso di materialità dai piedi d’argilla che ha rinnegato e perso la sua spiritualità, tentando disperatamente di salvaguardare quel che resta di moralità in una civiltà in inesorabile declino.
Il resto del mondo persegue, ciascuno per proprio conto, i rispettivi interessi in un contesto in cui prevalgono il caos economico e l’incertezza politica, al punto da favorire la sottovalutazione o la strumentalizzazione del conflitto israelo-iraniano per influenzare arbitrariamente l’opinione pubblica.
In generale si fa finta di non vedere e di non capire la reale portata di un conflitto che potrebbe far deflagrare la terza guerra mondiale, dal momento che nel mirino ci sono delle centrali nucleari e che non si può del tutto escludere l’uso diretto della bomba atomica. Molti in cuor loro auspicano che Israele faccia da sola il “gioco sporco”, riservandosi la possibilità di condannarlo pubblicamente, pur condividendo pienamente l’obiettivo di eliminare la minaccia di un regime islamico fanatico sul piano ideologico, autoritario sul piano interno e bellicoso sul piano internazionale. Questo è certamente il caso dei ricchi paesi petroliferi arabi dirimpettai dell’Iran nel Golfo Persico, che sono consapevoli che il regime degli ayatollah rappresenta la principale minaccia alla loro sicurezza e stabilità, ma mai e poi mai potranno schierarsi pubblicamente dalla parte di Israele.
Ma noi, uomini e donne liberi e di buona volontà che non siamo succubi di nessuno e di alcunché, non possiamo continuare a restare silenti e inerti. Perché in questo caso il silenzio equivale alla connivenza e l’inerzia equivale alla complicità. Quando in gioco c’è l’affermazione e la difesa del valore fondante della nostra umanità, della dignità della persona, dei diritti e doveri, della libertà di scelta, del bene comune e dell’interesse generale e della salvaguardia del diritto all’esistenza di Israele. Impegniamoci con tutti gli strumenti umani e civili di cui disponiamo. Documentiamoci seriamente per conoscere e diffondere la verità che corrisponde alla corretta rappresentazione della realtà, senza mistificazione e strumentalizzazione ideologica. Eleviamo la nostra voce contro i nuovi nazisti islamici che vorrebbero imporci la tirannide e l’oscurantismo. Denunciamo e ribelliamoci alla pavidità, all’ingenuità, al buonismo e alla collusione ideologica di un’Europa serva del dio denaro.

1 Comment so far

  1. Leandro on 27 Novembre, 2008

    Invito tutti a leggere la Bibbia,libro di cui molti parlano o danno giudizi,ma pochissimi hanno letto.Quanto straordinaria ed anticipatrice dei tempi sia stata l’etica degli isareliti nel campo del sociale e non solo,qunato unico e ricco in numeri sia questo popolo lo si può capire solo leggendo quella vera e propria ” libreria” che è la Bibbia.Essere ebreo non vuol dire solo avere una religione,perchè l’ebraismo non è ( solo ) una religione.E’ molto di più.E’ una scelta di vita che coinvolge molti campi dalla alimentazione all’igiene personale,dalla morale al modo di coltivare la terra.Confondere l’azione di questo o quel leader politico di Israele con l’ebraismo in toto o con tutto Israele,sarebbe un grave errore.Israele è di fatto l’unico paese in quell’area ove si tengono regolari elezioni e dove lo stesso popolo può scegliere di mandare i suoi capi in pensione e cambiarseli.Democraticamente.
    Pensiamoci.Quanto al leader Iraniano come si fa a credere che quella risorsa atomica sarà solo per scopi civili quando lo fa parlando con dito e braccio teso da un palco fatto di sacchetti di sabbia modello trincea di Verdun?Fino a che punto vogliamo esere ciechi e sordi?Lavorare tutti per la pace e la semocrazia,certo è giusto e doveroso farlo.Chiudersi bocca e orecchie ed occhi no.
    la questione del popolo palestinese e dello stato palestionese alla luce di quarant’anni di eventi assume sempre più i contorni di una sorta di scusa per tutti gli stati arabi circostanti per continuare ad attaccare Israele.Dietro un ventuale attacco ad Israele non c’è mai stato ne mai ci sarà un autentico deisderio di realizzare uno stato palestinese,ma piuttosto un antico ma ancora valido giuramento:buttare a mare Israele.
    Ed è per questo – ma non solo per questo – che dovremmo tutti salire a Gerusalemme.

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