Scioperi della fame e/o della sete e Marco Pannella


Giacinto Pannella detto Marco nato il 2 maggio a Teramo nel 1930, ha 78 anni. Nato da padre abruzzese e madre svizzera; è un politico italiano, radicale, socialista, liberale, federalista europeo, anticlericale, anticomunista, antiproibizionista, nonviolento, gandhiano, ma non pacifista. Membro della Gioventù liberale e poi leader dell’Unione goliardica italiana negli anni dell’università. E’ tra i fondatori nel 1955 del Partito radicale dei democratici e dei liberali (la formazione politica promossa dalla sinistra liberale fuoriuscita dal Partito liberale italiano e raccolta intorno al settimanale diretto da Mario Pannunzio “Il Mondo”). Il nuovo Partito Radicale riprende il nome della storica formazione
della Estrema Sinistra nel Parlamento post-unitario ma in più occasioni, nel corso della propria lunga carriera politica, il carismatico leader di gran parte del radicalismo italiano lascerà intendere pubblicamente di guardare anche ai valori della Destra storica del paese. Tra i suoi riferimenti ideologici, vanno inoltre annoverati l’ambientalismo ecologista, il cattolicesimo liberale di Romolo Murri, e il socialismo. Marco Pannella rivendica a sé l’eredità politica del defunto premier Bettino Craxi. L’ampiezza dello spettro politico e ideologico al quale negli anni il politico italiano ha fatto riferimento, porta i suoi estimatori a vedere in lui un uomo che cerca di porsi al di là delle ideologie. E’ il fondatore di Radio Radicale. Deputato fin dal ’76, tra i personaggi più longevi della scena politica italiana. E’ stato uno dei protagonisti delle battaglie civili degli anni Settanta, e dalla fase di transizione tra Prima e Seconda repubblica. Fa costantemente ricorso ai metodi della lotta politica nonviolenta (scioperi della fame, disobbedienze civili, sit-in, satyagraha, etc). Ha praticato decine di scioperi della sete e della fame, con l’intenzione di affermare la legalità•e il “diritto alla vita e la vita del diritto”. Ricorre spesso allo strumento referendario; ha raccolto oltre cinquanta milioni di firme per le sue campagne.
Lucci da Pannella

Di Pannella Marco, Playboy – 1 gennaio 1975 da http://www.radioradicale.it/exagora/il-ragionevole-sregolamento-dei-sensi
Playboy – Come tutti i ragazzi, tu certo leggevi molto. Quali sono le matrici ideologiche, voglio dire di pensatori del passato, o le correnti di pensiero, da cui poi è scaturita la tua battaglia?
Pannella – Io non credo nelle ideologie, non credevo nelle ideologie codificate e affidate ai volumi rilegati e alle biblioteche e agli archivi. Non credo nelle ideologie chiuse, da scartare e usare come un pacco che si ritira nell’ufficio postale. L’ideologia te la fai tu, con quello che ti capita, anche a caso. Io posso essermela fatta anche sul catechismo che mi facevano imparare a scuola, e che per forza di cose poneva dei problemi, per forza di cose io ero portato a contestare. Posso dire che sono stati importanti cinque o sei aforismi di Nietzsche sul bene e il male; e Gozzano, guarda un po’, e la Sonata a Kreutzer. Un certo numero di Esprit del 1947, trovato a Modane aspettando un treno. La “Storia dell’età del barocco”, di Croce. Un poeta, St. Jonn Perse, da leggere come si legge un enciclopedia, e che tutti trovano difficile da leggere perché conosce troppi termini. Thomas Mann, aedo della borghesia. I miei compagni leggevano Marx, ti citavano immediatamente la quarta o la quinta risposta a Feuerbach. La segnalazione che si fa liturgia o litania. Io non ho letto Marx, ma ne ho preso quello che mi occorreva. E poi proprio bambino ho letto i grandi romanzi russi, trovandomi sempre un po’ a disagio coi patronimici, ma cavandomela benissimo, perché in realtà anche nel romanzo classico non c’è bisogno di un intreccio.
Ma quello da cui ho imparato molto sono i giornali. Perché nei giornali c’erano idee che non apparivano, forse per le loro posizioni, cioè per essere collocate a fianco del fatto contingente e minuscolo, avulse dal presente. Leggere un settimanale, un quotidiano, è importante perché ne ricevi idee che prendono corpo dentro di te, che diventano te stesso. Ho letto Il Mondo e Risorgimento Liberale.

Pannella sciopera Sai che novità… da Libero del 2 ottobre 2008, pag. 1 di Mattias Mainiero
Dobbiamo raccontarvi una novità: Marco Pannella sta digiunando. Dalla mezzanotte del 28 settembre-non tocca cibo. Motiva? Questa volta vuole «aiutare il capo dello Stato ad esercitare le prerogative che gli sono state attribuite dalla Costituzione, di cui è supremo garante». E per questo il suo è uno «sciopero della fame di dialogo». Traduciamo dal radicalese e dal pannellese, linguaggio ben noto per la torrenzialità delle parole e certe spericolate circonvoluzioni linguistiche: Marco Pannella è arrabbiato, molto arrabbiato perché da un anno e mezzo il Parlamento non riesce ad eleggere un giudice costituzionale e perché da vari mesi non riesce ad eleggere neppure il presidente della Commissione di Vigilanza sulla Rai. E siccome quando è arrabbiato Pannella perde l’appetito, ora digiuna e chiede un intervento del capo dello Stato per richiamare i parlamentari al loro dovere. Due proteste in una. Dobbiamo presumere che, oltre a non mangiare a mezzogiorno, non mangi neppure alle otto di sera. Sul mattino, in mancanza della terza protesta, non sapremmo dirvi, ma il leader radicale è uomo d’onore, e se dice di non toccare cibo non lo tocca, anche se Emma Bonino dovesse portargli un tacchino ripieno.

Poco da ridere Fermi. Abbiamo fatto dell’ironia, ma qui non c’è molto da ridere. Per due motivi. Perché quel giudice e quel presidente non sono stati ancora eletti. E perché, per via dell’eccessiva ingordigia dei parlamentari e per l’abbuffata di polemiche che accompagna qualsiasi decisione di Montecitorio e Palazzo Madama, Pannella – al quale piace mangiare oltre che fumare (Gauloise, sigarette francesi che si porta dietro dal soggiorno parigino) è di nuovo costretto a scioperare. Ammettiamolo: lui esagera, fa indigestione di digiuni. Il Parlamento, in fatto di eccessi paralizzanti, non è da meno. Abbiamo fatto un rapido calcolo: nella sua sterminata carriera di politico nonché digiunatore, pare che Marco Pannella abbia fatto una trentina di scioperi della fame e/o della sete. Forse anche di più. Di preciso, non lo sa neppure lui. Figuriamoci noi. Con una media di una ventina di giorni a sciopero, siamo a seicento giorni senza toccare cibo o acqua (o entrambi). Quasi due anni, e si tratta di calcoli improntati alla prudenza. Un record mondiale battuto solo da qualche poverocristo di indiano o africano, che però, a furia di digiunare, di solito non raggiunge i settantotto anni di Pannella, portati con molta pancia e prestanza fisica. La prima volta di Marco Pannella fu in Francia, sciopero per l’Algeria. Era il 1961. Pensate un po’: quasi mezzo secolo fa. All’epoca le diete non andavano di moda e di Pannella a dieta forzata parlarono tutti. Poi arrivarono lo sciopero per l’invasione di Praga, per incontrare il presidente Leone, contro la naja in Spagna, per la Rai e per Radio Radicale, il divorzio e l’aborto, le droghe leggere, i penitenziari e l’amnistia, il Csm e la Consulta, la libertà di ricerca, la pena di morte, la riforma delle pensioni, per salvare la vita a Saddam Hussein e anche a Tareq Aziz, per la legge elettorale e contro la detenzione di Adriano Sofri. Si farebbe prima ad elencare le cose per le quali Pannella non ha scioperato.
Le prime volte, ovviamente, era una gran notizia, soprattutto in un Paese in cui i politici notoriamente pensano a mangiare e non a digiunare. Poi, col tempo, è arrivata l’assuefazione, che è andata crescendo col crescere della periodica inappetenza del leader radicale. Risultato: ormai uno sciopero della fame di Pannella è come la nebbia in Val Padana. Che fa Marco? Digiuna. Come va in Val Padana? Non si vede a un metro di distanza. Persino il Pino di Posillipo è scomparso, assieme alla maggioranza dei mandolini napoletani. Cadono simboli centenari e addirittura millenari. È caduta pure Wall Street, assieme a Londra e a Piazza Affari. Marco Pannella continua a stare in piedi aggrappato al suo sciopero (a 78 anni e con un metro e novanta di altezza) e Radio Radicale continua a darci notizie sulle sue condizioni fisiche e sui chili persi sul fronte del digiuno. Una routine, una specie di bollettino meteorologico senza anticiclone delle Azzorre e con le calorie al posto delle temperature.
Detto per inciso: c’è un’altra routine dello sciopero pannelliano. Quando il leader radicale decide di non toccare cibo, puntualmente arriva qualcuno che lo accusa di mangiare brioches di nascosto, talvolta accompagnate da un cappuccino. Radio radicale smentisce le insinuazioni. Lui, Pannella, intervistato sull’argomento, non annuncia nessun digiuno di protesta, visto che sta già digiunando per protesta. Però, si arrabbia e spiega che ci sono due forme di sciopero, lo sciopero Ghandiano che consiste nel non toccare assolutamente cibo e nello stare immobile per preservare le forze e lo sciopero pannelliano che prevede tre cappuccini e 180 calorie al giorno, più qualche conferenza stampa (Gesù mio, conferenza stampa a parte, sto scioperando da dodici ore e neppure lo sapevo, devo essere un pannellino in sedicesimo). Altra routine: di solito verso la metà del digiuno arriva qualcuno che non parla di brioches e fa il seguente discorso: egregi signori, siamo al ricatto. Insomma, o il Parlamento (o l’Onu, il capo dello Stato, gli Usa eccetera eccetera) accetta le idee di Pannella o lui si lascia morire di fame o di sete o di entrambe. Vi sembra una cosa corretta? Intanto è una cosa nota che Marco Pannella sciopera senza morire (per fortuna sua e nostra) e che spesso il Parlamento (o l’Onu, gli Usa eccetera eccetera) non fa quello che dice lui (per sfortuna nostra e sua). Parentesi chiusa e punto e a capo.
E più o meno mezzo secolo che va avanti così. E da mezzo secolo Pannella si gonfia e si sgonfia. È una fisarmonica dello sciopero. Intanto, in Parlamento non cambia nulla: il presidente della Commissione di Vigilanza sulla Rai non è stato eletto e così il giudice costituzionale. Caro Marco, pensaci tu. Siamo nelle tue mani, e nei tuoi succhi gastrici. Questi qui sono imperturbabili, non si sconvolgono di fronte ad un calo elettorale e non si smuovono neppure di fronte al calo glicemico. Se vuoi vincere la battaglia, non hai scampo: devi dimagrire. Buon digiuno e buon cappuccino.

Emma Bonino e Marco Pannella con papa Giovanni Paolo II (1986)

SINTESI DELL’INTERVENTO DI MARCO PANNELLA A RADIO RADICALE, 2 OTTOBRE 2008
Il Presidente del Senato Renato Schifani risponde alla nostra lunga campagna, che ebbe un successo che speravamo fosse definitivo, grazie ad un uomo della stampa: a Maurizio Costanzo, al quale va il mio grato ricordo. Grazie a lui fu possibile al Presidente della Repubblica di allora, Carlo Azeglio Ciampi, di liberarsi dalle pastoie dove lui stesso era imprigionato sul Colle, di seguire il suo istinto e la sua intelligenza e precipitarsi a prendere un telefono per chiedere di intervenire in diretta da Costanzo. Quando Roberto Giachetti ed io eravamo in sciopero della sete per ottenere il rispetto minimo di una legalità istituzionale che ci sembrava stesse esalando gli ultimi respiri, il Presidente Ciampi intervenne direttamente per chiederci di interrompere quanto meno lo sciopero della sete, assicurando che la nostra richiesta, per quel che riguardava le sue responsabilità, sarebbe stata rispettata e tradotta nei fatti. Così accadde, e due consiglieri della cosiddetta Corte Costituzionale furono eletti dopo un paio d’anni che non ci si riusciva. La Camera dei Deputati fu dunque costretta ad interrompere la prassi ormai costituzionalizzata di portare avanti l’ignobile mercato delle vacche fino alla fine della legislatura, dinanzi alla nostra richiesta di compiere l’atto formale della sua costituzione; dovette decidere che la Costituzione, che prevedeva 630 deputati, non poteva essere rispettata, stabilendo che per quella legislatura il numero sarebbe stato di 617.
Voglio dire al Presidente Schifani, al Presidente Fini, ai presidenti dei gruppi parlamentari – non mi rivolgo alla stampa, ma vorrei dire a Paolo Mieli che lo storico (lo fa sempre lui, questa volta lo faccio io) riscontrerà come il peggio della cultura anti-istuzionale, antidemocratica, antinonviolenta, antisatyagraha venga dai lombi, non dei genitori, ma dai quelli dei direttori “storici”… tra Riotta e Mieli e tanti altri soprattutto ex comunisti e qualche ex fascista anche neoclericale – che il Parlamento deve convocarsi su un preciso ordine del giorno: l’adempimento dell’obbligo dovuto dalla Costituzione, cioè eleggere, dare pienezza costituzionale e direi anche morale a due istituzioni essenziali: la Corte Costituzionale e la Commissione di Vigilanza Rai.
L’ordine del giorno è quello, e quando in buona fede – il che è ancor più grave – il Presidente Schifani risponde alla nostra sollecitazione dicendoci che il problema è politico, non istituzionale, e che lui farà le opportune pressioni perché si mettano d’accordo, il Presidente del Senato non si rende conto di proporsi come sensale, come mediatore dell’ignobile mercato delle vacche, perché il Parlamento procederebbe a fare il suo dovere quando la spartizione si fosse perfezionata e consumata. E’ un segnale allarmante, nella apparente moderazione e nel senso comune, del modo di presiedere il Parlamento. Dobbiamo riscontrare che c’è una estrema ferita, dalle conseguenze enormi.
Per aiutare il signor Presidente della Repubblica, il Presidente Schifani e in particolare il convocatore del Parlamento, il Presidente Fini, ad interrompere finalmente la flagranza criminale (in senso tecnico, non morale) del Parlamento contro la sua stessa legalità (un Parlamento che diventa sovrano assoluto anziché sovrano costituzionale), io interromperò oggi o domani lo sciopero della fame per fare le verifiche necessarie sul mio stato di salute, per iniziare subito dopo uno sciopero della sete.
Al contempo, per quanto riguarda lo sciopero della fame, mi auguro che si ripeta ciò che accadde alcuni anni fa, quando senatori dell’estrema destra, dell’estrema sinistra e dell’estremo centro, dinanzi alla testimonianza e alla lotta di Sergio Stanzani e di noi radicali (per il diritto all’informazione), dichiararono che si sarebbero sostituiti a lui e a noi, condividendo il metodo e l’obiettivo. Quei senatori sono stati puniti dall’immondo, pericoloso, cosiddetto “quarto potere” che rappresenta la quint’essenza della corruzione della carne, della natura, della storia della società civile e istituzionale del nostro Paese. Consapevoli di non poter usare contro il nemico un corpo morto, noi rischiamo – e l’abbiamo dimostrato amministrando con prudenza e intelligenza l’eredità socratica, gandhiana e capitiniana – per portare non i nostri muscoli, ma la nostra energia e la nostra anima in dialogo, con amore, verso il potere che assassina la città per incapacità, per vecchiaia e per corruzione.  Faremo l’impossibile, nelle nostre lotte, per evitare la morte. Noi vogliamo dare ai nostri interlocutori la pienezza e la compattezza del nostro amore, ma se accadesse che nella pratica nonviolenta per l’edificazione di un presente alternativo a quello terroristico e autoritario del potere, noi dovessimo morire – è impossibile garantire che non accada, perché noi radicali non abbiamo conquistato la capacità sovrumana di evitare la morte – vorrebbe dire che il potere è impazzito e che ha davvero i minuti contati, perché rappresenterebbe la morte violenta e la folle stupidità di qualche re della storia dell’arte greca o shakespeariana.

1 Comment so far

  1. carla on 6 Ottobre, 2008

    MA CAZZO CHE GIA’ GLI HAI FATTO IL “COCCODRILLO” !!!

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