Expo Milano 2015: i padiglioni più belli

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Una superficie di 110 ettari, pari a 1 milione e 100 mila metri quadri, con 145 paesi partecipanti, pari al 94% della popolazione mondiale, che consentono di visitare luoghi inusuali e lontani in un unico grande viaggio. L’area di Expo si estende per 1,5 km lungo la via longitudinale, il Decumano, e per 325 metri lungo la via latitudinale, il Cardo. Difficile non perdersi tra esposizioni, mostre ed eventi senza la giusta strategia e impossibile riuscire a vedere tutto in un giorno e mezzo. Ecco perché ho pensato di suggerire quali sono i padiglioni più belli che assolutamente non si devono perdere. 

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Bella Expo! Siamo riusciti, rientrando dalla Val Badia, a farci un salto giovedì sera 3 settembre e l’intera giornata di venerdì 4 settembre ed è stato davvero un piacere girare in questo grande parco divertimenti per adulti, tra stand internazionali e prodotti locali, preti seriosi e signorine in shorts, diplomatici in completo scuro e tedesconi in bermuda e birra in mano. Non solo cibo, ma anche musica, arte, danza, gioco e fotografia, in un’atmosfera molto cosmopolita, molto design, molto sociale e green, molto di tendenza. Tantissima gente, code dappertutto, grandi stimoli e tanta curiosità. Distributori automatici erogano l’acqua potabile fredda e a temperatura ambiente liscia e gassata, ma soprattutto è gratis (ricordatevi di portare con voi una bottiglietta vuota).

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La fermata della metro è antistante l’entrata di EXPO Fiorenza, dove è possibile ritirare la cartina all’Info Point. Non c’era molta gente all’ingresso, ma consigliamo vivamente di comprare i biglietti online in modo da evitare di fare due code, in biglietteria e per i controlli attraverso il metal detector da cui si accede al sito espositivo. Una volta entrati si passa davanti al Padiglione Zero e da lì si può imboccare il Decumano e, una volta arrivati in Piazza Italia prendere il Cardo fino al bianco Palazzo Italia (in totale sono 20 minuti di tragitto, per quasi 2 km, quindi consigliamo scarpe comode e abbigliamento adatto al clima).

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Il Padiglione Zero si trova all’entrata principale dell’esposizione universale. Un viaggio al centro della Terra tra archivi del mondo e istallazioni Hi-Tech alla scoperta del tema “Nutrire il Pianeta, Energia per la Vita”. E’ l’inizio di tutte le storie; accoglie i visitatori con un’enorme scritta in latino: “Divinus halitus terrae”, il respiro divino della terra. Attraversando le sue stanze si compie un viaggio nella storia dell’uomo e del cibo, tra progressi e sfide per l’umanità. Il padiglione, progettato da Michele De Lucchi, è composto da piramidi circolari alte da 20 a 26 metri, costruite in legno. La struttura riproduce un pezzo della crosta terrestre, con montagne, colline e una grande valle centrale. Il Padiglione occupa una dimensione di 9 mila metri quadrati di cui 5.500 a spazio espositivo organizzato in nove grandi sale tematiche. Consiglio: mettersi al centro delle sale per ammirare al meglio le imponenti opere e i mega video che si estendono per decine di metri. Il curatore Davide Rampello propone un racconto che parte dalla memoria dell’umanità, percorrendo le varie fasi dell’evoluzione del rapporto con la Natura – dalle colture di vegetali, all’allevamento di animali, all’invenzione degli strumenti per la lavorazione e la conservazione del cibo – e arriva fino alle forti contraddizioni dell’alimentazione contemporanea e del consumismo. La sequenza di ambienti parte con il grande Muro della Memoria, l’archivio del mondo, maestoso, completamente in legno, pieno di cassettoni custodi del sapere e dell’esperienza.

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Proseguendo si passa in una sala con una parete di proiezione di circa seicento metri quadri di superficie in cui si trasmettono i filmati, giunti da oltre 53 paesi del mondo, che parlano di cibo, cultura e sostenibilità. Nella stessa sala è stato ricostruito un grande albero, alto 23 metri, che buca il soffitto ed esce dal tetto, per sottolineare il dominio della natura sull’uomo. Poi si passa alle sale dedicate al mondo alimentare per uomini e animali: c’è la stanza delle spezie, che raccoglie i semi utilizzati nelle principali coltivazioni del mondo, e quella degli animali con le riproduzioni in scala delle specie più importanti nella vita dell’uomo.

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Dopo la sala degli attrezzi si fa un salto nell’epoca dell’industrializzazione degli alimenti, in cui un plastico di 320 metri quadri mostra come l’uomo sia riuscito a modificare l’ambiente. Poi si entra nella sala della Borsa, rappresentazione della complessità del mercato alimentare contemporaneo (quanto cibo viene prodotto, quanto ne viene consumato, come se ne stabilisce il prezzo e come viene comunicato). La metafora della borsa dà l’idea di quanto sia grande il mercato dei titoli finanziari legati al cibo e come le materie prime – ad esempio il grano – siano trasformate in beni su cui speculare.

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Una delle installazioni più impressionanti è quella dedicata allo spreco del cibo: un enorme ammasso di scarti quotidiani ricorda che il 30% della produzione mondiale di cibo viene perduta o sprecata, una quantità pari a quattro volte quella necessaria per nutrire quasi 800 milioni di persone che ogni giorno nel mondo soffrono di fame cronica. Il padiglione Zero si chiude con un messaggio di speranza mostrando le 18 migliori iniziative di sostenibilità come standard di riferimento e modello di sviluppo per tutti i paesi del mondo.

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I Cluster, sono gli spazi espositivi più innovativi e multiculturali, sviluppati intorno a temi condivisi da popoli e nazioni, mettendo al centro il visitatore e la sua esperienza. Rispetto alle precedenti esposizione universali, i Cluster sono una assoluta novità che ha caratterizzato Expo Milano 2015: per la prima volta i Paesi non sono stati raggruppati in padiglioni collettivi secondo criteri solo geografici, ma anche secondo le proprie identità alimentari. In questo modo il tema “Nutrire il Pianeta, Energia per la Vita” viene trattato in condivisione, privilegiando l’interazione tra popoli. Nel sito ci sono nove Clusters multiculturali, in cui ogni Paese presente ha un proprio spazio espositivo. Tutte queste strutture si trovano lungo il Decumano.

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Cluster del riso: è dedicato all’alimento base per quasi tre miliardi di persone. Per la popolazione mondiale, in continua crescita, il riso rappresenta la fonte primaria di nutrimento anche perché, grazie alla sua adattabilità, può essere in grado di crescere praticamente ovunque. La struttura: entrando ci si trova immersi in una risaia “in miniatura”, una mostra di aree coltivate con diverse tipologie di riso. Leggende, miti e storie coinvolgono il visitatore in un percorso ricco di informazioni. Paesi appartenenti al Cluster: Bangladesh, Cambogia, Sierra Leone, Myanmar, Repubblica Democratica Popolare Laos, India.

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Cluster cacao e cioccolato, cibo degli dei: a poco più di 50 metri, proseguendo lungo il Decumano, si trova il Cluster del cacao, decisamente il più apprezzato dai visitatori, che parla di questo alimento coltivato da millenni, con un ruolo centrale nell’alimentazione e nella cultura dei Maya e degli Aztechi. Tra le preparazioni in cui veniva impiegato dagli Aztechi una era la bevanda amara chiamata “xocolātl”. Un’altra ricetta della tradizione univa le fave di cacao al peperoncino. Usato come cibo, bevanda e moneta, il cacao divenne simbolo di energia, fertilità e vita. Oggi più di trenta Paesi in via di sviluppo lo producono e per la loro economia rappresenta la principale fonte di guadagno. Entrando nella struttura si ha l’impressione è di accedere in una giungla; e la proposta progettuale trae infatti ispirazione dai luoghi in cui il cacao viene coltivato, come le piantagioni delle aree tropicali e subtropicali. Paesi appartenenti al Cluster: Camerun, Cuba, Gabon, Ghana, Sao Tomé Principe.

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Cluster del caffè, l’alimento delle idee: sempre proseguendo lungo il Decumano, di fronte al Padiglione della Cina si trova il Cluster del Caffè, dove si racconta il passato, il presente e il futuro di questo alimento: il prodotto, il suo percorso dal chicco alla tazzina, le storie e le tradizioni dei Paesi coltivatori e di quelli consumatori. Dopo aver seguito il chicco lungo le rotte che attraversano gli oceani, si viene conquistati degli aromi che sprigiona la tostatura e l’esperienza vissuta si concretizza con la degustazione di una tazzina di caffè. Paesi appartenenti al cluster: Burundi, El Salvador, Kenya, Ruanda, Uganda, Yemen, Etiopia, Repubblica del Guatemala, Repubblica Dominicana, Timor-Leste.

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Cluster di frutta e legumi: alimenti di base che si consumano sin dall’antichità: gli antichi Egizi, i Greci e i Romani conoscevano già molteplici varietà di prodotti e nel corso del Medioevo le tecniche della coltivazione vennero perfezionate. Furono i primi coloni a portare in America piante e semi che si diffusero in tutto il continente favorendo i commerci. Per la loro centralità in agricoltura e il loro apporto calorico i legumi sono la coltura ideale per ridurre la povertà e la fame migliorando le condizioni di salute e di nutrizione. I paesi appartenenti al cluster: Benin, Gambia, Guinea, Guinea Equatoriale, Repubblica del Kyrgyz, Repubblica Democratica del Congo, Sri Lanka, Uzbekistan, Zambia.

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Cluster delle spezie: L’ingresso di Expo più vicino al Cluster delle spezie è quello Sud, di Cascina Merlata, da cui basta percorrere il Cardo e poi un breve tratto del Decumano. Secondo alcuni storici fu proprio il redditizio commercio delle spezie a favorire le esplorazioni e la scoperta di alcune nuove aree geografiche della Terra. Nell’ultimo decennio, la produzione annuale di spezie è cresciuta del 4,3%, mentre il commercio ha avuto un rialzo medio del 5,8% annuo. Consumatori più esigenti, abitudini alimentari più salutari e la globalizzazione, probabilmente favoriranno un nuovo incremento nel loro commercio. Paesi partecipanti al cluster: Afghanistan, Brunei Darussalam, Repubblica Unita della Tanzania, Vanuatu.

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Cluster cereali e tuberi: questo Cluster si trova lungo il Decumano, ma nel settore Est dell’Esposizione, per cui è consigliabile l’ingresso Roserio. I cereali sono alla base della dieta della maggioranza della popolazione mondiale grazie alle loro proprietà nutrizionali, al loro costo contenuto e alla loro capacità di soddisfare immediatamente la fame. Nonostante ne esistano oltre diecimila varietà diverse, solo poche continuano a essere coltivate da oltre duemila anni. Molte di queste colture potrebbero contribuire ad affrontare importanti sfide globali, incrementando in modo sostenibile la fertilità di terreni marginali non adatti alla coltivazione di mais, riso e grano e rispondendo all’aumento della domanda di cibo nei prossimi decenni. I paesi partecipanti al cluster: Bolivia, Congo, Haiti, Mozambico, Togo, Venezuela, Zimbabwe

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Il Padiglione del Brasile. La struttura, che si estende su uno spazio complessivo di 4133 metri quadri, vuole essere l’occasione per mostrare al mondo le attività di ricerca del Paese e i suoi modelli di produzione e consumo di cibo. Il cuore pulsante del Padiglione è una rete interattiva che collega i tre piani, su cui è possibile salire a piedi. La rete è anelastica, composta da fibre di acciaio ricoperte di corda.

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Camminandoci sopra il visitatore ha l’impressione di interagire con l’ambiente: dei sensori rilevano i passi e tramite impulsi modificano il suono e la luce circostante. Allo stesso modo il movimento del singolo visitatore sulla rete influenza il movimento degli altri visitatori, a simbolo di come le singole scelte condizionano anche le esperienze altrui. La struttura rappresenta unità, connessione e scambio di idee, progetti e riflessioni intorno al tema di Expo Milano 2015.

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La visita prosegue con la Green Gallery, ricca di ortaggi, piante, fiori e frutti, affiancati da tavoli interattivi che offrono informazioni e giochi per scoprire le etnie del Brasile. A seguire delle proiezioni a video spiegano tutta la ricchezza naturale e tecnologica del Paese, insieme alle loro potenzialità per aumentare e diversificare la produzione alimentare. Oggi il Brasile è riconosciuto come potenza mondiale nell’agricoltura, la quarta dopo Stati Uniti, Germania e Olanda. Fornire alimenti al mondo è quindi una grande specialità del Paese.

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Tra le api del Padiglione del Regno Unito. È quel che sembra un enorme alveare ad accogliere, da lontano, i visitatori del Padiglione del Regno Unito. Una grossa struttura alta 14 metri per 120 tonnellate di peso che – soprattutto di sera, quando le mille lucine led di cui è dotata brillano nel buio – non può che catturare l’attenzione dei visitatori.

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Il percorso espositivo britannico è preceduto da un piccolo frutteto di mele inglesi destinate a crescere e maturare nel corso dell’esposizione. Poi, ancor prima dell’ingresso vero e proprio, un muro di legno costellato di piccoli buchi assolve la funzione di inevitabile richiamo voyeuristico: avvicinando l’occhio ai forellini si vedono immagini animate di api mellifere che ronzano e impollinano.

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Il bello viene adesso: si sale al piano superiore e, superata una terrazza su cui è allestito un piccolo pub British Style, si entra nell’alveare progettato dall’artista inglese Wolfgang Buttress.
Nel mezzo della sfera, rivestita di forme esagonali che richiamano alla mente le celle del favo, si possono ammirare da vicino le mille luci che si accendono e si spengono, apparentemente in maniera casuale. Ci pensa una guida a spiegare l’arcano, fino ad ora impensabile: ogni led è collegato ad una vera ape in un vero alveare di Nottingham, il cui movimento in diretta determina il grado di luminosità delle singole lampadine.

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Lo show di luci e fiori dell’Albero della Vita. Ogni ora effetti speciali, giochi d’acqua e laser animano il Lake Arena, l’area situata all’estremità nord di Expo di fianco al Palazzo Italia. Si può assistere allo spettacolo – della durata di 3’.30″ – seduti sulle gradinate nella piazza circostante (cliccare qui, qui e qui).

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Al centro del bacino d’acqua c’è l’Albero della Vita, una struttura in legno e acciaio che viene illuminata a ritmo di musica. Di giorno si possono ascoltare cinque brani italiani contemporanei, mentre di sera la “Tree of Life Suite”, appositamente composta dal Maestro Roberto Cacciapaglia. Consiglio: cercate di godervi lo show nelle ore serali, lo spettacolo è molto più suggestivo dopo il tramonto per la straordinaria illuminazione.

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L’Albero della Vita di Expo 2015 è il simbolo della Natura Primigenia, la grande forza da cui è scaturito il tutto. Il Concept è di Marco Balich e il design è di Marco Balich in collaborazione con lo studio Gioforma. L’opera d’arte in legno ed acciaio trae ispirazione dal pavimento di Piazza Campidoglio a Roma, concepito e disegnato da Michelangelo.

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Nella tarda serata, quando tutti i Padiglioni stavano chiudendo, abbiamo assistito allo spettacolo serale davanti al Padiglione del Kazakhstan (cliccare qui).

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