Diventare anziani è bello, ma un po’ meno è esserlo
L. 31 luglio 2005, n. 159 (1). Istituzione della Festa nazionale dei nonni.
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(1) Pubblicata nella Gazz. Uff. 12 agosto 2005, n. 187.
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1.1. È istituita la «Festa nazionale dei nonni» quale momento per celebrare l’importanza del ruolo svolto dai nonni all’interno delle famiglie e della società in generale.
2. Regioni, province e comuni in occasione della festa di cui al comma 1 possono promuovere, nell’àmbito della loro autonomia e delle rispettive competenze, iniziative di valorizzazione del ruolo dei nonni.
3. La festa di cui al comma 1 ricorre il giorno 2 del mese di ottobre di ogni anno e non determina gli effetti civili di cui alla legge 27 maggio 1949, n. 260.
4. Il Ministro dell’istruzione, dell’università e della ricerca impartisce le opportune direttive affinché, in occasione della festa di cui al comma 1, le scuole pubbliche e private, nell’àmbito della loro autonomia, possano promuovere iniziative volte a discutere ed approfondire le tematiche relative alle crescenti funzioni assunte dai nonni nella famiglia e nella società.
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2.1. È istituito il «Premio nazionale del nonno e della nonna d’Italia», in favore dei nonni che, nel corso dell’anno, si siano distinti per aver compiuto azioni particolarmente meritorie sul piano sociale.
2. Con decreto del Ministro del lavoro e delle politiche sociali e del Ministro dell’istruzione, dell’università e della ricerca, da adottare entro due mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge, è nominata, senza oneri per lo Stato, una Commissione competente a valutare le dieci azioni socialmente più meritevoli per l’anno in corso, sulla base delle informazioni acquisite da qualsiasi fonte. La partecipazione alla Commissione non comporta la corresponsione di alcuna indennità o compenso né rimborso di spese.
3. La graduatoria deliberata dalla Commissione di cui al comma 2 non è valida se non è controfirmata dal Ministro del lavoro e delle politiche sociali e dal Ministro dell’istruzione, dell’università e della ricerca.
4. Possono far parte della Commissione di cui al comma 2 i cittadini italiani e degli Stati membri dell’Unione europea che abbiano compiuto i sessantacinque anni.
5. Il Presidente della Repubblica conferisce il «Premio nazionale del nonno e della nonna d’Italia» a coloro i quali abbiano conseguito i primi dieci posti nella graduatoria deliberata dalla Commissione di cui al comma 2.
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3.1. La presente legge entra in vigore il giorno successivo a quello della sua pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale.
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La legge 31 luglio 2005, n. 159, sopra riportata, ha istituito, quindi, per il giorno 2 ottobre di ogni anno la “Festa nazionale dei nonni” allo scopo di “celebrare l’importanza del ruolo svolto dai nonni all’interno delle famiglie e della società in generale” ed evidenziarne l’influenza positiva nel processo di crescita delle giovani generazioni.
Legato al fenomeno dell’innalzamento della speranza di vita, è l’invecchiamento della popolazione, cioè la crescita del numero delle persone anziane rispetto a quelle giovani. L’aumento degli anziani provoca conseguenze sociali importanti e richiederà presto l’implementazione di correttivi per riequilibrare la distribuzione dei carichi di lavoro e delle risorse. L’invecchiamento è, infatti, ancora percepito più come un problema, in termini di rischi o di costi per la società, che come una risorsa.
L’attenzione dovrà focalizzarsi non solo sui soggetti non autosufficienti, ma si dovrà anche tenere in considerazione lo straordinario bagaglio di conoscenze che il mondo della terza età può offrire, ed in particolare il ruolo centrale svolto dai nonni all’interno delle famiglie.
Ma quand’è che una persona si può considerare anziana?
Il processo di invecchiamento è altamente individuale e condizionato sia da fattori genetici che da abitudini alimentari, fattori ambientali (biologici e climatici) e situazioni sociali più o meno favorevoli.
Sebbene l’età di 65 anni sia frequentemente adottata come arbitrario punto di partenza per definire la popolazione anziana, l’età biologica o fisiologica di un individuo, ossia il suo stato di salute e la sua condizione fisica, è di gran lunga più importante. L’età cronologica può, dunque, rappresentare solo un’utile cornice di riferimento.
L’età di 70 anni può essere considerata come il limite inferiore di senescenza, in quanto l’incidenza di cambiamenti legati all’invecchiamento comincia ad aumentare bruscamente proprio tra 70 e 75 anni.
L’età di 85 anni può essere considerata come un confine superiore oltre il quale vi è rischio di fragilità clinica, in quanto la maggioranza degli individui presenta qualche forma di disfunzione organica, mentre la demenza incide in oltre il 50% degli ultraottantacinquenni.
Quindi possiamo avere differenti categorie di anziano definite dall’ISTAT sulla base di semplici indicatori demografici.
“Anziani giovani“: rappresentano circa il 30% della popolazione sopra i 65 anni. Si tratta di individui per i quali l’età è semplicemente un fatto anagrafico.
“Anziani attivi” che lamentano qualche disturbo ma partecipano alla vita sociale. Rappresentano il 32%.
“Anziani ritirati” che si considerano “vecchi” e si autoescludono dal contesto sociale. Costituiscono il 19%.
“Anziani emarginati” che sono isolati dal contesto sociale e familiare e spesso sono disabili e con limitate disponibilità economiche. Rappresentano il 19%.
Il nostro Paese, con oltre il 18% della popolazione, è il primo al mondo come numero di anziani. L’universo dei nonni risulta composto da circa 14 milioni di persone (di cui 8 milioni sono donne), un dato che supera di molto gli 8,3 milioni di bambini e ragazzi fino ai 14 anni.
Una realtà di tale rilevanza e diffusione, oltre a proporsi sempre più fortemente nel campo delle risorse finanziarie, nonché sotto il profilo della domanda di beni e servizi, sta assumendo un’indiscussa rilevanza quale portatrice di risorse umane, di esperienza e di memoria.
Occorre inoltre tener conto che in una società come quella attuale – che in doveroso ossequio alla parità dei diritti si caratterizza sempre più per la presenza di nuclei familiari nei quali entrambi i genitori lavorano – i nonni svolgono altresì un ruolo insostituibile nel contribuire all’educazione dei fanciulli, senza tuttavia dar luogo a quel processo di spersonalizzazione educativa che può determinarsi attraverso un eccessivo ricorso a soggetti assunti a contratto, completamente esterni alla famiglia ed alle sue tradizioni.
Oggi, in Italia, il principale servizio di cura all’infanzia è costituito dai nonni. Secondo le rilevazioni ISTAT, sei bambini su dieci tra 0 e 3 anni di età sono affidati ai nonni quando la madre lavora e solo due su dieci frequentano un asilo nido pubblico o privato mentre il restante è affidato ad una baby-sitter o, è accudito dagli stessi genitori.
Inoltre, oltre a funzioni di assistenza sull’entrata e l’uscita da scuola dei bambini, vengono disimpegnate, sempre da parte dei nonni, altre attività di vigilanza e sorveglianza soprattutto in luoghi frequentati dai bambini all’esterno dell’ambito scolastico, quali, ad esempio, i giardini pubblici, le aree verdi, ecc..
A queste attività si possono eventualmente aggiungere altre, come la cura di aree verdi, la sorveglianza nei musei, o servizi d’ordine in occasione di manifestazioni e competizione sportive, ecc. Il nome di nonni civici, ad esempio, si riferisce a un’iniziativa sociale che, sviluppata in molteplici Comuni del territorio italiano, prevede generalmente l’affidamento di servizi di volontariato urbano a persone anziane, per consentire loro di dedicare parte del proprio tempo libero allo svolgimento di compiti di utilità civica, in collaborazione con le forze dell’Ordine, ricoprendo una funzione ancora attiva all’interno della società ed esprimendo le proprie potenzialità individuali.
I Nonni civici, per essere facilmente riconoscibili, indossano apposite uniformi e dispongono di distintivi.
Aggiornamento al 18-01-2016 cliccare qui.
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