Protesta di piazza Tiananmen
Con protesta di piazza Tian’anmen (nota anche come massacro di Piazza Tian’anmen in cinese ?????) si intendono una serie di dimostrazioni guidate da studenti, intellettuali, operai nella Repubblica Popolare Cinese tra il 15 aprile ed il 4 giugno 1989. Simbolo della rivolta è considerato il rivoltoso sconosciuto che in totale solitudine e completamente disarmato affronta una colonna di carri armati: le fotografie che lo ritraggono sono popolari nel mondo intero e sono per molti un simbolo di lotta contro la tirannide.
La scorsa notte era il diciannovesimo anniversario del massacro di Piazza Tienanmen, quando il 4 giugno 1989 il regime di Pechino represse nel sangue la protesta di studenti e lavoratori. Vi furono da 2600 a 3000 morti e un numero imprecisato di feriti, ma le autorità cinesi, ancor oggi, definiscono quegli eccidi come «sommosse ontrorivoluzionarie».
Human Rights in China (Tiananmen Square) 1989 Tiananmen Square Protests
Ci sono circa duecento persone, a distanza di 19 anni, incarcerate per quei fatti. Molti familiari delle vittime, ancor oggi, subiscono pressioni o vengono periodicamente arrestati, tanto che per spostarsi debbono ottenere dei permessi speciali. Ricordiamoci magari dello studente Fan Zheng, un ragazzo che nel 1989 fu amputato di ambedue le gambe sotto un carroarmato: la polizia, a distanza di 19 anni, continua a reinterrogarlo. Ogni 4 giugno le famiglie di Tienanmen piangono i loro morti, ma le loro case sono sorvegliate affinché restino in perfetto silenzio. La parola Tienanmen, in Cina, non puoi neppure digitarla in internet, nei motori di ricerca: perché ti arrestano.
4 GIUGNO 1989
A ricordare i ragazzi che in quei giorni persero la vita c’è l’Associazione delle Madri di Piazza Tienanmen fondata nel 1991 da una professoressa universitaria in pensione, Ding Zilin, che perse il figlio 17enne nella manifestazione studentesca. Grazie al lavoro delle “Madri”, sono state rintracciate le famiglie di 186 ragazzi uccisi – le vittime in realtà furono più di mille. Per aiutare a non dimenticare, ma soprattutto per resistere alla pressione del regime: a 17 anni dalla strage, le famiglie dei “controrivoluzionari” – come vennero bollati gli studenti di piazza Tienanmen – sono ancora seguite e sorvegliate, e nell’anniversario del massacro, vengono messe di fatto agli arresti domiciliari.
-Tank man- Tien an Men 1989
Esse chiedono via internet di sottoscrivere una petizione perché finisca l’impunità dei responsabili del massacro. Sul sito si può infatti trovare la petizione, in inglese, che comprende 5 punti: 1) il diritto di piangere il lutto pacificamente in pubblico 2) il diritto di accettare aiuti umanitari da organizzazioni e individui dentro e fuori la Cina 3) fine della persecuzione a danno delle vittime del 4 giugno e di quelle ferite durante il massacro e delle famiglie di morti 4) il rilascio di tutte le persone detenute per il ruolo svolto durante le proteste del 1989 5) una completa e pubblica spiegazione per il massacro del 4 giugno e la fine dell’impunità per coloro che hanno perpetrato questo crimine.