Bettino sì, Bettino no
Tutti alla commemorazione del decennale della morte del presidente Craxi ad Hammamet; era, infatti, il 19 gennaio 2000 quando, sotto i riflettori della cronaca che da politica era diventata giudiziaria, l’ex premier si spense in terra d’Africa. L’Italia divisa in due: tra esilio e latitanza. “La più grande ingiustizia della Repubblica”, ripete come un mantra la figlia. La moglie Anna vive ancora a Hammamet. Ci sono voluti dieci anni per D’Alema, Fassino, Veltroni, Casini, Ciampi, Schifani. Il prossimo 19 gennaio, toccherà, forse, al Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, in occasione della cerimonia in programma al Senato, riabilitare ufficialmente il “CINGHIALONE”. Oggi, a parte
l’irriducibile Di Pietro che aveva bollato la grave malattia di Craxi come un “foruncolone” e che aveva reso difficile curare in Italia il leader socialista, tutto l’arco politico ha rivalutato Bettino -quasi che tra i politici più consapevoli di come andarono le cose- alla fine sia prevalso un collettivo senso di colpa per averlo “AMMAZZATO” ad Hammamet: Craxi fu stroncato da un infarto, conseguenza di gravi malattie non curabili in Tunisia.
Il 30 aprile 1993 davanti all’hotel Rafael di Roma
L’ultima fase della vita di Craxi, quella dell’esilio, comincia nel maggio 1994, con la partenza per la villa di Hammamet. Pochi mesi prima, ha pronunciato l’ultimo discorso alla Camera: “Continuerò a difendermi nel modo in cui mi sarà consentito di farlo, cercando le vie di difesa più utili e più efficaci, e senza venire mai meno ai miei doveri verso la mia persona, la mia famiglia e tutte le persone che stimo e rispetto, siano esse amici o avversari”.
Mani Pulite, 1992 – Riflessioni di Bettino Craxi
La Procura di Roma ne chiede l’arresto, da allora Craxi è un latitante; ma continua a definirsi esule. Poi la malattia, il trapianto di rene e, improvvisa, la fine. Il 30 novembre 1999 Craxi viene operato dal professor Patrizio Rigatti a Tunisi in condizioni ambientali molto critiche. “Un assistente ha dovuto tenere alta una luce con le mani”, racconterà il professore. Come salvargli la pelle? La Procura di Milano confermò: avendo sulle spalle due condanne definitive, Craxi può sì tornare, ma sottoposto agli arresti domiciliari in ospedale.
Ma il 19 gennaio, verso le 5 della sera, la figlia Stefania, inquietata dal prolungarsi del pisolino pomeridiano del padre, entra in stanza e lo trova senza vita, con un grosso ematoma all’altezza del cuore e una smorfia di dolore sul viso. D’Alema offrì i funerali di Stato, la famiglia li rifiutò e dal giorno del funerale, Bettino Craxi riposa nel piccolo cimitero cristiano di Hammamet, in una tomba scavata nella sabbia e dominata da un eloquente epitaffio: “La mia libertà equivale alla mia vita”.
“Caro Bettino, il film sulla tua vita andrebbe proiettato anche nelle scuole”. Per far riflettere “le nuove generazioni su come finì la Prima repubblica, sulla falsa rivoluzione giudiziaria che portò alcuni settori della magistratura a teorizzare la supplenza delle toghe sulla politica” (parole di Silvio Berlusconi) per ricordare Bettino Craxi, “primo fautore delle riforme istituzionali, precursore della sinistra moderna”. Di cui “in Italia purtroppo non si vede ancora una traccia definita”. Il premier lo scrive nella prefazione del pamphlet che illustra il dvd “La mia vita è stata una corsa”. La distribuzione avverrà nelle librerie e videoteche. Prodotto dalla fondazione di Stefania Craxi, con la regia di Paolo Pizzolante, il dvd è accompagnato dalle testimonianze di Felipe González, Mario Soares, e altri big del socialismo.
Certo, sin dal giorno della sua morte, l’eredità politica di Bettino Craxi ha continuato ed essere visceralmente divisa tra sinistra e destra. E anche la memoria collettiva oscilla tra due scuole di pensiero: tra chi pensa che il “cinghialone” sia stato l’incarnazione del male assoluto e chi invece ne venera la tomba nella sabbia di Hammamet; tra chi pensa che Bettino sia stato il leader dei corruttori e chi ricorda la sua denuncia in Parlamento del sistema illegale di finanziamento di tutti i partiti, discorso accolto nel silenzio ipocrita di tutti gli altri.
E ora sono craxi amari
Le carte segrete di Craxi
Napolitano, Mieli, Occhetto, Scalfari, l’Italia in ginocchio dal “Cinghialone”
Le lettere spedite a Craxi da Achille Occhetto, come segretario nazionale del Pci, sono impressionanti anche per chi sia decisamente abituato al cinismo della politica. La seguente è del 5 agosto 1992: «Caro Craxi, come sai il Congresso dell’internazionale Socialista esaminerà la domanda di adesione del Partito Democratico della Sinistra. Noi pensiamo che l’accoglimento del Pds nell’internazionale socialista sia la logica e naturale conclusione dell’iter avviato un anno fa… Auspichiamo che da parte Tua – nella qualità di Vicepresidente dell’Internazionale Socialista – e da parte del Psi vi sia il necessario consenso all’adesione del Pds all’Internazionale Socialista. In ogni caso noi siamo a tua completa disposizione… Con amicizia».
Cioè, che la politica avesse una morale pubblica e una privata (a somma zero) era ben noto, ma qui si sfiora la schizofrenia. In quel periodo Craxi riceveva attacchi furibondi soprattutto da sinistra (per Mani pulite) e tuttavia riteneva di dover fare alla sinistra un’apertura clamorosa: invitò il Pds – che appunto aveva richiesto l’adesione all’Internazionale – a convergere col Psi per definire una piattaforma comune che affrontasse problemi politici e istituzionali. Occhetto rispose a Craxi, pubblicamente, che la sua era la “logica della riproduzione del vecchio sistema e della vecchia nomenkatura”; privatamente, invece, spediva missive come la suddetta.
Domenica 17, al cimitero di Hammamet, parteciperanno al ricordo i ministri Franco Frattini, Maurizio Sacconi e Renato Brunetta, tutti ex socialisti, Marco Pannella, Rino Formica, Gennaro Acquaviva. Due
giorni dopo, alla Biblioteca del Senato, Craxi sarà ricordato con un convegno organizzato dalla Fondazione Craxi. Ci saranno molti leader, Silvio Berlusconi è intenzionato a partecipare in una delle sue prime uscite pubbliche dopo la convalescenza.
La Fondazione Craxi, guidata dalla figlia Stefania, si sta concentrando anche sul viaggio degli ex socialisti in Tunisia. Propone pacchetti di soggiorno di tre giorni, aereo, pullman e albergo tutto compreso. Ad Hammamet ci sarà sicuramente come ogni anno la moglie di Craxi, Anna, che ormai risiede nella villa tunisina. Ma a sorpresa la vedova, davanti al gesto di Napolitano, per la prima volta dopo dieci anni potrebbe decidere di partecipare anche alla commemorazione pubblica del Senato.
Radio Radicale ha documentato in modo integrale le vicende politiche che hanno visto protagonista Bettino Craxi: cliccare qui
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Aggiornamento al 19/01/2010
IL RICORDO DI BETTINO CRAXI PARTE 2 HD
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Aggiornamento al 23-11-2011
Pubblicati su Internet migliaia di documenti su Craxi e il socialismo italiano: cliccare qui
I received this cemnomt from aqsaka.”The most significant ones changed the electoral system and thus the whole political system”. I confess I’m confused. Perhaps the most significant problem with the Italian political system today seems to me to be the electoral system the porcellum which is at present in force. Are you saying in your post that the electorate is to blame because in the referendum the majority of the aventi diritto voted to allow the disgusting electoral system we have at present to continue and which the effete Left never managed to cancel (along with the conflict of interest but that was in another country, and besides, the wench is dead)? Or have I totally misunderstood you?I’m genuinely confused. Can you enlighten us?My answer:the 1993 referendums produced the Matarellum (a mixed 75% first-past-the-post/25% proportional representation electoral law which got its nickname from its sponsor, Mattarella) which worked pretty well in 1994. 1996, 2001 and it wasn’t until 2005that they introduced the so-called Porcellum (a mess or pig’s breakfast) a fixed list PR system in which the party leader(s) make up the list and in practice decide who is going to be elected.