La parabola di un servitore dello Stato
L’8 novembre prossimo il Tribunale di Caltanissetta deciderà se promuovere la revisione del processo a Bruno Contrada, ex numero tre del Sisde condannato definitivamente in Cassazione, il 10 maggio 2007, a dieci anni di reclusione per concorso esterno in associazione di tipo mafioso (estensione giurisprudenziale dell’art. 416-bis Codice penale). Contro di lui le dichiarazioni di alcuni collaboratori di giustizia, fra cui Gaspare Mutolo, Tommaso Buscetta, Giuseppe Marchese, Salvatore Cancemi.
L’ex funzionario del Sisde in un’intervista ha dichiarato: “Non voglio risarcimenti, non voglio niente, ma restituitemi l’onore. Ho già scontato gran parte della pena irrogatami e la mia attuale strenua lotta non è per la libertà o per un eventuale lucro a titolo di riparazione degli impagabili danni subiti, ma solo ed esclusivamente per la restituzione del mio onore di uomo dello Stato: onore ingiustamente infangato”.
E’ certo che per combattere la mafia uomini dei servizi, abbiano in qualche modo avuto contatti con dei mafiosi proprio ai fini d’indagine. Ma allora che sta succedendo a questo Paese? Perché è mai possibile che dei servitori dello Stato come il Generale Mori o come Contrada siano infangati, infamati e reclusi in carcere.
L’annuncio è in linea con il personaggio Bruno Contrada che si è sempre detto servitore dello Stato anche se questo Stato, ingiustamente a suo parere, lo ha sbattuto in cella trattandolo da traditore, sconvolgendo la sua carriera e la vita sua e della sua famiglia. Ed in fondo è un appello che l’ex 007, sin dall’arresto –avvenuto a Palermo- il 24 dicembre del 1992 ha sempre fatto.
Contrada, entrato in Polizia nel 1958, frequentò a Roma il corso di istruzione presso l’Istituto superiore di polizia. Dopo alcuni ruoli nel Lazio, nel 1973 gli venne affidata la direzione della squadra mobile di Palermo dove divenne lo sbirro più famoso (e più odiato dai mafiosi).
Nel 1982 transitò nei ruoli del SISDE con l’incarico di coordinarne i centri della Sicilia e della Sardegna. Nel 1986 fu chiamato a Roma presso il Reparto Operativo della Direzione del SISDE.
Il primo processo a suo carico, iniziato il 12 aprile 1994, si concluse il 19 gennaio 1996, quando, al termine di una requisitoria protrattasi per ventidue udienze, il pubblico ministero Antonio Ingroia chiese la condanna a dodici anni. Il 5 aprile 1996 i giudici disposero dieci anni di reclusione e tre di libertà vigilata.
Il 4 maggio 2001 la Corte d’Appello di Palermo lo assolse con formula piena.
Il 12 dicembre 2002 la Corte di Cassazione annullò la sentenza di secondo grado, ordinando un nuovo processo davanti ad una diversa sezione della Corte d’Appello di Palermo. Il 26 febbraio 2006 i giudici di secondo grado confermarono, dopo 31 ore di camera di consiglio, la sentenza di primo grado che condannava Bruno Contrada a 10 anni di carcere e al pagamento delle spese processuali.
Il 10 maggio 2007 la Corte di cassazione ha confermato la sentenza di condanna in appello.
Contrada venne rinchiuso nel carcere di Santa Maria Capua Vetere, in provincia di Caserta.
A fine dicembre 2007 l’avvocato difensore di Contrada, Giuseppe Lipera, ha inviato al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano una “accorata supplica” al fine di sollecitarlo a concedere la grazia in mancanza di un’esplicita richiesta da parte dell’interessato che, ritenendosi innocente, non intende inoltrarla.
In un messaggio, Contrada ha ribadito: “Non ho mai chiesto, né chiedo, né chiederò mai la grazia a quello Stato da cui mi sarei aspettato un grazie e non una grazia”.
Contrari a ipotesi di grazia si sono dichiarati Rita Borsellino, l’Associazione dei familiari delle vittime di via dei Georgofili, la Fondazione Caponnetto e la Fondazione Scopelliti.
Il 28 dicembre 2007 il magistrato di sorveglianza ha disposto, in maniera del tutto inattesa, il ricovero di Contrada presso il reparto detenuti dell’Ospedale Cardarelli di Napoli. Il giorno 29 dicembre Contrada ha firmato la richiesta di dimissioni volontarie dall’ospedale a causa delle “condizioni inaccettabili del reparto” come ha riportato il suo avvocato.
Bruno Contrada istanza revisione intervista Avv. Lipera
Il 2 gennaio 2008 rientrando in carcere ha assegnato mandato al proprio legale di presentare istanza di revisione del processo che lo ha condannato in via definitiva a 10 anni di detenzione. L’8 gennaio il Tribunale di Napoli ha respinto ogni istanza di differimento della pena insieme alla richiesta degli arresti domiciliari. Il 10 gennaio 2008 il Presidente della Repubblica ha inviato una lettera al ministero della Giustizia per revocare l’avvio dell’iter, ponendo fine, di fatto, alla querelle giudiziaria.
Il 16 aprile 2008 chiede che gli venga praticata l’eutanasia. La richiesta è stata presentata al giudice tutelare del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere dalla sorella, che ha spiegato che Contrada “vuole morire” perché “questa sembra l’unica strada percorribile per mettere fine alle sue infinite pene”. Il 21 luglio dello stesso anno i suoi legali hanno diffuso la notizia che Contrada in carcere sarebbe dimagrito di 22 chili per dimostrare l’incompatibilità dell’ex dirigente del Sisde col regime carcerario.
Dal 24 luglio 2008 è agli arresti domiciliari per gravi motivi di salute, ha già scontato gran parte della pena, visto che è stato detenuto, in regime di carcerazione preventiva, per 31 mesi e 7 giorni, dal 1992 al 1995, e poi è tornato in cella nel 2007, quando la Cassazione ha reso definitiva la sentenza di condanna. Secondo i calcoli dell’avvocato Lipera in tutto l’ex 007 ha da scontare meno di un anno. Sempre che la revisione non annulli tutto.
Per saperne di più:
http://www.brunocontrada.info/
Vedere pure alcune riflessioni di cui ai post precedenti cercando le parole “Bruno Contrada” sul motore cerca nel sito posizionato in alto a destra.
Aggiornamento 09/11/2011: cliccare qui
Aggiornamento 11/10/2012: Contrada torna libero oggi, a 81 anni: ha scontato la sua pena cliccare qui
Aggiornamento 14 apr 2015 13:47
“23 ANNI DI VITA DEVASTATI E 10 ANNI DI CARCERE. NON POTRÀ RESTITUIRMELI NESSUNO” – CONTRADA DOPO LA SENTENZA: “COME MAI I GIUDICI EUROPEI HANNO CAPITO QUELLO CHE IN ITALIA NON HANNO ANCORA COMPRESO?” – LA SUA STORIA GIUDIZIARIA E QUELLA DEL CONCORSO ESTERNO MAFIOSO. CLICCARE QUI.
Aggiornamento 14/10/2017: La Corte di Cassazione ha messo la parola fine ad una vicenda iniziata 25 anni fa, il 24 dicembre 1992, quando Contrada venne arrestato perché accusato di concorso esterno in associazione di tipo mafioso sulla base delle dichiarazioni di alcuni collaboratori di giustizia come Tommaso Buscetta e Salvatore Buscemi. La Cassazione il 7 luglio 2017 ha revocato la condanna dichiarandola “ineseguibile ed improduttiva di effetti penali” perché il fatto non era previsto come reato all’epoca degli eventi delittuosi contestati all’ex funzionario, in accoglimento di una sentenza di Strasburgo a cui Contrada si era rivolto.
La Corte Europea dei diritti dell’uomo, oltre ad avere riconosciuto un risarcimento del danno a favore del ex funzionario di Stato, ha giudicato che il reato non era codificato all’epoca in cui i fatti contestati a Contrada sono accaduti ed il reato di concorso esterno non era sufficientemente chiaro, né prevedibile.
L’ex 007 ha già scontato tutta la pena ma avendo avuto la pensione sospesa, gli effetti della pronuncia della Corte di Cassazione si ripercuotono sull’aspetto pensionistico e non solo. Infatti il collegio difensivo di Contrada, a seguito della sentenza, hanno diffidato il ministero dell’Interno e l’Inps per la reintegra immediata nei ranghi dell’Amministrazione del loro assistito ed a riconoscere al super poliziotto di Palermo le cifre non corrispostegli durante i 25 anni di interdizione dai pubblici uffici. Cifre che, come riferito dai legali, si aggirano nell’ordine di diversi milioni di euro. Al netto di quella che sarà poi la richiesta di risarcimento per l’ingiusta detenzione.
Il 14 ottobre 2017 il capo della Polizia Franco Gabrielli ha revocato il provvedimento di destituzione, revoca che è retroattiva, e ricomprende il periodo tra il 13 gennaio 1993 e il 30 settembre 1996, cioè il giorno antecedente a quello in cui Contrada è stato collocato in quiescenza. Per sapere di più cliccare qui.