Una settimana nella Sicilia occidentale: Trapani, Agrigento e Palermo

4 settembre 2014
Palermo con i suoi 678 mila abitanti quinta città italiana per popolazione adagiata sulla pianura della conca d’oro, fondata dai fenici, ha una storia millenaria e possiede un notevole patrimonio artistico ed architettonico che ci riporta alle guerre puniche, al periodo arabo e normanno ed agli stili liberty e barocco. Ampio il porto, belle passeggiate nelle vivaci strade guardando in alto per notare gli stili architettonici e fermandoci di tanto in tanto per un gustoso gelato o sedersi su una panchina di un parco per osservare i monumenti arabi, normanni o bizantini.

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Partiamo la mattina presto dopo aver consumato una abbondante e ricca colazione; mappa alla mano, il nostro itinerario consigliatoci da una guida, che abbiamo trovato perfetto, parte da piazza Politeama dove ammiriamo il Teatro Politeama Garibaldi (fine 800), frontale ad Arco e forma sferica con colonnato e la statua di R. Settimo, di fronte il bel tempietto della musica (800), e scendendo per via R. Settimo, strada dello shopping come via Roma e in parte via Maqueda si giunge al Teatro Massimo (fine 800) in piazza Verdi, il terzo teatro lirico d’Europa per dimensioni e di grande impatto.

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Girando dietro al teatro passando per porta Carini si giunge al “Mercato del Capo”, uno dei tanti, e alla chiesa dell’Immacolata Concezione e a quella di Sant’Agostino. Siamo in pieno centro storico, sfrecciano le carrozzelle.

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Proseguendo per viuzze arriviamo alla maestosa Cattedrale S. Vergine Maria Assunta (1200), stile gotico, anche moschea quando i saraceni invasero Palermo. All’interno pregevoli opere di maestri siciliani, la cappella di Santa Rosalia con le sue reliquie e le tombe reali (Federico II ed altre) e quindi la meridiana a pavimento.

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Poi ci dirigiamo presso il convento dei cappuccini nelle cui Catacombe vi sono 8000 corpi mummificati. Spettacolo macabro ma unico al mondo; lo spettacolo di questi scheletri penzolanti dalle pareti, corpi ormai disfatti di bambini, vergini, preti, professionisti che avevano deciso di ricorrere a questo particolare sistema di inumazione dei frati, vuole rappresentare una specie di “memento mori”. Bisogna dire che è assai efficace: è difficile non uscirne piuttosto impressionati.

VIAGGIO NELLE CATACOMBE PALERMITANE DEI CAPPUCCINI

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Da lì proseguiamo entrando in Ballarò, rimasto il maggior mercato della città. Banchi con incredibile frutta e verdura a bassissimi prezzi, stessa cosa per pesce ed altri cibi. Un venditore all’angolo prepara panini con le “panelle” (frittelle di pasta di ceci), tipico cibo da strada insieme al “Pani câ meusa” (panino con la milza) le “Crocchè” e lo “Sfincione”. In zona piccole trattorie: molto caratteristico, da preferire alla Vucciria. In questa zona del centro storico bei palazzi si alternano a rovine di palazzi fatiscenti.

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Da qui si può rientrare verso i 4 Canti, piazzetta del 1600 con 4 angoli smussati ed occupati da edifici barocchi con statue: all’epoca vero centro di Palermo dove si svolgevano sia grandi feste pubbliche sia pene capitali.

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Nel pomeriggio accompagnati da un cicerone del posto e ex collega di lavoro che ci ha raccontato simpatici aneddotti,  andiamo a visitare il Castello della Zisa (dall’arabo “magnifico”, “splendido”) costruito in piena dominazione normanna, ed è una delle più significative testimonianze dell’arte arabo-normanna in Sicilia.

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La costruzione voluta da Guglielmo Ι d’Altavilla e terminatada Guglielmo II tra il 1164 ed il 1180, fu progettata da architetti arabi, il castello veniva utilizzato come residenza estiva.

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Osservando l’edificio, si nota subito lo stile architettonico di origine araba a cui i sovrani normanni si ispiravano tantissimo.

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La sua funzione era quella di oasi di relax e piacere; fontane zampillanti, e un ingegnoso sistema di ventilazione permettevano di godere di una deliziosa frescura anche nella torrida estate palermitana.

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Dopo aver sorbito un bel gelato artigianale, corposo e morbido la nostra guida ci ha lasciato ai giardini di Villa Garibaldi.

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I grandi Ficus macrophylla di Palermo sono fra i più celebrati monumenti verdi del continente.

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L’esemplare più spettacolare è quello dei giardini di Villa Garibaldi a Piazza Marina, che messo a dimora nel 1863 raggiunge i venticinque metri di altezza ed è, secondo l’Accademia dei Georgofili, l’albero più grande d’Europa (cliccare qui).

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La chioma ha una massa che supera i diecimila metri cubi. Nei pressi, agli inizi del ‘900, fu ucciso dalla mafia il famoso poliziotto italo-americano Joe Petrosino.

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Dopo essere risaliti verso il centro attraversando il vecchio mercato della Vucciria (celebre il quadro di Guttuso), del quale rimane però poco e i prezzi sono superiori a quelli di Ballarò che abbiamo preferito, si amo andati ad assaporare il piatto principe il cous cous, “alla trapanese” bagnato da una deliziosa zuppa di pesce.

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5 settembre 2014
Di primo mattino siamo andati nella vicina Monreale distante 5 km a sud dal capoluogo e sede arcivescovile. Le sue origini, si presume, deriverebbero da un antico villaggio arabo situato alle pendici del Monte Caputo a 310 m sul livello del mare ma l’importanza di Monreale comincia ad essere tale con l’avvento della dinastia normanna verso l’XI secolo.

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La costruzione più rappresentativa è il Duomo costruito, per volontà di Guglielmo II, fra il 1172 e il 1176.

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Lo stile di questo monumento conosciuto ed apprezzato in tutto il mondo è composito, poiché si uniscono gusti differenti che rimandano all’architettura dell’Europa del nord e all’arte araba (cliccare qui, qui e qui).

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Rientrati in città visitiamo il Palazzo dei Normanni di Palermo (cliccare qui), anticamente conosciuto come Palazzo Reale, è la sede dell’Assemblea regionale siciliana. È uno dei monumenti più visitati nell’isola. Il palazzo è la più antica residenza reale d’Europa, dimora dei sovrani di Sicilia e sede imperiale con Federico II e Corrado IV. Al primo piano sorge la Cappella Palatina, una basilica a tre navate dedicata ai santi Pietro e Paolo (cliccare qui).

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Fu fatta costruire per volere di Ruggero II e venne consacrata il 28 aprile 1140 come chiesa della famiglia reale. Danneggiata dal terremoto del settembre 2002 fu sottoposta a restauri, conclusi nel luglio 2008. La cupola, il transetto e le absidi sono interamente decorate nella parte superiore da mosaici bizantini, tra i più importanti della Sicilia, raffiguranti il Cristo Pantocratore benedicente, gli evangelisti e scene bibliche varie.

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I mosaici di datazione più antica sono quelli della cupola, risalenti alla costruzione originaria del 1143. Il soffitto in legno della navata centrale e le travature delle altre navate sono decorate con intagli e dipinti di stile arabo.

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In ogni spicchio sono presenti stelle lignee con rappresentazioni di animali, danzatori e scene di vita della corte islamica.

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Nel primo pomeriggio ci dirigiamo verso Monte Pellegrino salendo dalla panoramica Nord del (la via Ercta) dove si ammira Mondello e la parte nord della città e arrivati in cima facciamo una visita al belvedere e al santuario di Santa Rosalia.

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Il Monte Pellegrino è un promontorio in forma di vera e propria montagna calcarea, alta 609 metri s.l.m., che chiude a Nord il Golfo di Palermo e a Sud il Golfo di Mondello.

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A 429 metri d’altitudine del Monte Pellegrino, immerso in una natura selvaggia e rigogliosa, si erge il Santuario di Santa Rosalia (la patrona di Palermo), fondato nel 1625.

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Giuseppe Pitrè, preziosa fonte per usanze e leggende siciliane, narra che nel 1624, mentre la città era flagellata dalla peste nera, un cacciatore ritrovò casualmente le sue ossa nella grotta del Monte Pellegrino dove la Santa era spirata.

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L’Arcivescovo di Palermo, il cardinale Doria insieme col Senato e coi notabili della città, salito al monte raccolse le sante reliquie che furono portate in processione la prima volta il 5 giugno 1625.

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Al passaggio della santa l’epidemia s’attenuò e i palermitani elessero ‘a Santuzza come compatrona della città, insieme a San Benedetto il Moro.

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Palermo ci appare araba e normanna, barocca e bizantina, vitale e fatiscente.

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Il quartiere della Kalsa, vicino al lungomare, è stato da poco riqualificato. Ceniamo e torniamo in albergo dopo un’intera giornata in giro.

6 settembre 2014
Fatta colazione e lasciato l’albergo facciamo un po’ di shopping: oggi è il nostro ultimo giorno e compriamo un po’ di cosine da portare a casa per ricordarci di questa Sicilia bedda.

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Non basterebbe una settimana per vedere tutte le bellezze artistiche di Palermo: comunque prima di recarci all’aeroporto decidiamo di visitare  la chiesa della Martorana, misto di arabo e normanno.

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Per via Maqueda ripassando dai 4 canti entriamo in piazza Pretoria con la grandiosa fontana del Camilliani con tante statue e gli edifici del Palazzo pretorio (municipio) e la chiesa di S. Caterina: scenografica. Questa zona è da non perdere, vi sono inoltre in piazza Bellini la chiesetta di San Cataldo con tre cupole rosse (araba) e adiacente la Martorana con campanile quadrato ad arcate.

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La chiesa di Santa Maria dell’Ammiraglio o parrocchia di San Nicolò dei Greci (Klisha e Shën Kollit së Arbëreshëvet in albanese), nota come Martorana, si affaccia sulla piazza Bellini di Palermo. La chiesa appartiene all’eparchia di Piana degli Albanesi e officia la liturgia secondo il rito bizantino.

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Fra le più affascinanti chiese bizantine del Medioevo in Italia, è testimonianza della cultura religiosa e artistica ortodossa presente ancora oggi in Italia, ulteriormente apportata dagli esuli albanesi rifugiatisi in Sicilia sotto l’incalzare delle persecuzioni turche nei Balcani. Quest’ultimo influsso ha lasciato notevoli tracce nella pittura delle icone, nel rito religioso, nella lingua, nei costumi tradizionali proprie di alcune colonie albanesi nella provincia di Palermo. La comunità appartiene oggi alla Chiesa cattolica, ma segue il rito e le tradizioni spirituali che la accomunano in gran parte alla Chiesa ortodossa.

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La chiesa si contraddistingue per la molteplicità di stili che s’incontrano, in quanto, con il susseguirsi dei secoli, fu arricchita da vari altri gusti artistici, architettonici e culturali.

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Sull’autostrada che va dalla città verso l’aereoporto Falcone-Borsellino, c’è una stele al lato della strada in ricordo dei due giudici e degli agenti delle scorte: siamo nei pressi di Capaci.
Fatto il pieno di benzina a Carini ci spostiamo per circa un’ora a Marina di Capaci (cliccare qui) e poi è tempo di andare in Aeroporto. Ce ne torniamo a casa con un altro pezzo di Sicilia nel cuore.

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    Una settimana nella Sicilia occidentale: Trapani, Agrigento e Palermo | foto | …la mia traccia sul web….

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