Mai dire Mao

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La statua di Mao Tse-tung, alta quasi 40 metri e ricoperta d’oro, è stata presentata qualche giorno fa e poi abbattuta, apparentemente perché sprovvista di permessi governativi. E’ stata finanziata da imprenditori locali per commemorare i 40 anni dalla morte del padre fondatore della Repubblica Popolare cinese (26 dicembre 1893 – Pechino, 9 settembre 1976).

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La rivoluzione non è un pranzo di gala; non è un’opera letteraria, un disegno, un ricamo; non la si può fare con altrettanta eleganza, tranquillità e delicatezza, o con altrettanta dolcezza, gentilezza, cortesia, riguardo e magnanimità. La rivoluzione è un’insurrezione, un atto di violenza con il quale una classe ne rovescia un’altra.“(Mao Zedong, Libretto rosso, pp. 12-13).

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I cinesi, lo chiamano Máo Zhǔxí Yǔlù, ma anche “Libro delle guardie Rosse” (cliccare qui). Per gli occidentali, invece, fu subito il “Libretto rosso”. Il 16 dicembre del 1966, viene pubblicata per la prima volta, la raccolta di pensieri e citazioni del presidente Mao Tse Tung, scritta dal comandante dell’Armata rossa cinese al tempo della Grande rivoluzione culturale, Lin Biao.

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La denominazione che gli viene data in Occidente, nasce dal colore della copertina e dal formato del volume: grosso – o meglio piccolo – il giusto, per stare esattamente dentro alla tasca superiore, della “giacca maoista” (la zhongshanzhuang), che ai tempi era l’indumento più utilizzato in Cina.

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Durante la Rivoluzione culturale (1966-1969) il libro godette di un’enorme popolarità, venne tradotto in numerosissime lingue e inviato gratuitamente all’estero a chiunque ne facesse richiesta. Studiare il pensiero del presidente Mao divenne un obbligo civico in Cina, anche se mai sancito ufficialmente.

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Sempre durante la Rivoluzione, lo studio del Libretto rosso divenne materia scolastica in tutti i gradi d’istruzione così come in tutti i luoghi di lavoro, oltre che nell’esercito, cui era originariamente rivolto. Una dissidente cinese mandata nei campi di rieducazione, davanti al libretto rosso di Mao racconta: “A me risentire le parole di Mao ha fatto venire i brividi. A partire dall’asilo e poi a scuola e a ogni cerimonia pubblica, eravamo costretti ad ascoltarle e a recitarle”.

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Tra i libri più venduti al mondo, al terzo posto dopo la Bibbia ed il Corano troviamo Il Libretto rosso, con più di 800 milioni di copie vendute, tradotto in 34 lingue.

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L’opera divenne presto anche un topos iconografico, rappresentato in ogni dipinto e manifesto, fu agitato in ogni manifestazione e persino rappresentato in oggetti di uso quotidiano come le sveglie. Curiosamente non esiste un singolo Libretto rosso, ma una intera classe di pubblicazioni con lo stesso titolo e piccole variazioni grafiche in copertina. Ciò che cambia sono la scelta delle citazioni. Infatti sia le fazioni delle Guardie rosse, rigorosamente contrarie al Partito Comunista Cinese, che il Partito Comunista Cinese stesso pubblicarono edizioni in cui si dava risalto ora alla “dialettica in seno al popolo” ora al ruolo determinante del Partito Comunista.

Per maggiori informazioni cliccare qui.

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Infine una curiosità tutta italiana: nel 1967 è stata pubblicata per la Collana diretta da Giuseppe Luigi Marini anche “I pensieri di Mao gatti” di Marco Rostagno, una parodia gattesca del famoso “Libretto Rosso” di Mao Tse-tung.

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Tiratura di mille esemplari di cui 100 fuori commercio – Il quadratino Torino 1967.

In versione mandarino Enrico Brignano veste i panni del comandante Mao Tse-Tung (cliccare qui).

Casomai poi vogliate avventurarvi nell’esplorazione del faccione di Mao cliccate qui.

2 Comments so far

  1. prev on 25 Marzo, 2016

    prev

    blog topic

  2. mua ngay on 4 Giugno, 2016

    mua ngay

    Mai dire Mao | frasi celebri | …la mia traccia sul web….

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