A Centocinquant’anni da Roma Capitale
Legge 3 febbraio 1871, n. 33 “Pel trasferimento della Capitale del Regno da Firenze (dal 1865 era la Capitale d’Italia, succeduta a Torino) a Roma” e in quest’anno che ci sono anche le votazioni per il Comune di Roma, l’obiettivo di questo post è quello di poter individuare i temi della discussione della prossima campagna elettorale, con l’auspicio e la speranza che sia l‘ultima campagna per un Comune assolutamente speciale, che finalmente, dopo venti anni, riesca a trovare la sua dimensione di Capitale della Repubblica, così come previsto dall‘articolo 114, comma 3 della Costituzione -così come modificato dalla legge costituzionale 18 ottobre 2001, n. 3- che recita “Roma è la capitale della Repubblica. La legge dello Stato disciplina il suo ordinamento”, con l’obiettivo di rinnovarne l’ordinamento e di lanciarla in un progetto di sviluppo che punti ai prossimi trent’anni.
Un percorso che la possa portare ad essere una capitale moderna, che unisca la storia e le tradizioni con il mondo contemporaneo e con il futuro.
Patrimonio Unesco dal 1980, sede di beni e bellezze storiche e artistiche uniche al mondo, per qualità e quantità, Roma è meta di milioni e milioni di visitatori ogni anno.
Roma è un comune di estensione paragonabile forse solo a Londra, eppure paradossalmente al suo interno non vi sono né l’aeroporto, né il porto di Civitavecchia. Nel perimetro del comune di Roma, ci sono, invece, uno Stato estero, la Città del Vaticano, e centinaia di ambasciate, presso l’Italia, presso il Vaticano stesso e presso le istituzioni collegate all’ONU, come la FAO.
Si è andato troppo avanti nel tempo, la Storia della città che è stata Roma non inizia con Augusto ma molto prima. Inizia con sette colli che per restare uniti hanno adottato un sottostrato volitivo che era embrionale ma prendeva forma “rubando” modelli da coloro che abitavano, già grandi civiltà, al loro fianco. Roma è sempre stata un laboratorio culturale in fervente e continua attività.
È molto interessante che Roma sia Capitale d’Italia da 150 anni, ma lo è molto di più che sia la Capitale del mondo da 2774 anni.
“Qui confluisce da ogni terra e da ogni mare quello che generano le stagioni e producono le varie regioni, i fiumi, i laghi, e le arti dei Greci e dei barbari; se uno vuole osservare tutte queste cose, bisogna o che se le vada a vedere viaggiando per tutta l’ecumene o che venga in questa città. Infatti, quando nasce e si produce presso ciascun popolo, non è possibile che non si trovi sempre qui, addirittura in abbondanza. Tante sono le navi da carico che giungono qui trasportando tutti i prodotti da ogni luogo, in ogni stagione, in ogni volgere d’autunno, che l’Urbe sembra il laboratorio comune della terra.” – Elio Aristide, Orazioni, XIV, 200.
Io penso che l’intero patrimonio storico, artistico, culturale di Roma, e l’identità di Roma siano patrimonio di tutti gli italiani e non solo dei romani e dei laziali, e siano il biglietto da visita del nostro Paese; o, per dirla con le parole di Goethe, il biglietto da visita del mondo.
Che l’Italia abbia bisogno di una Capitale e che questa non possa che essere Roma l’avevano e l’hanno capito tutti: da Goffredo Mameli a Camillo Benso di Cavour, nei suoi mirabili discorsi su Roma Capitale, dai governi piemontesi degli anni 80-90 del XIX secolo al fascismo del Governatorato di Roma, dai governi democristiani nazionali e locali degli anni 50-60 del XX secolo al centro-sinistra della riforma del Titolo V, che introdusse il sopra citato comma 3 dell’articolo 114 della Costituzione, dal centro-destra del federalismo fiscale, che approvò l’articolo 24 della legge 5 maggio 2009, n. 42 al centro-sinistra della legge 7 aprile 2014, n. 56, cosiddetta “legge Delrio”, che approvò una – pur confusa – disciplina del rapporto tra Roma Città Metropolitana e Roma Capitale.
Roma Capitale è, comunque, rimasto un titolo, perché poi a quel titolo dovevano seguire una serie di decreti attuativi e quei decreti attuativi a Roma hanno trasferito delle briciole e ci siamo trovati in mezzo a una guerra di competenze, con lo Stato e la Regione Lazio, che si occupavano più di non trasferire competenze a Roma, piuttosto che di rendere effettivo il riconoscimento dello status di Roma Capitale a Roma.
L’abbiamo capito tutti, ma poi la realizzazione di uno Statuto per Roma Capitale è cosa difficilissima, quasi impossibile: si litiga sia tra parti politiche avverse, sia fra parti politiche dello stesso colore, come quando l’attuazione dell’articolo 24 della legge sul federalismo fiscale che al comma 5, lettera b), reca disposizioni in materia di finanziamento: “fermo quanto stabilito dalle disposizioni di legge per il finanziamento dei comuni, assegnazione di ulteriori risorse a Roma capitale, tenendo conto delle specifiche esigenze di finanziamento derivanti dal ruolo di capitale della Repubblica, previa la loro determinazione specifica, e delle funzioni di cui al comma 3” fu bloccata dai dissidi tra la Regione Lazio e il Comune di Roma, pur ambedue in mano al centro-destra. E, allora, per affrontare il governo di Roma, occorrono idee, strumenti, classi politiche adeguate e, solo da ultimo, soldi: se non vi sono gli altri requisiti, i soldi sono solo risorse sprecate e buttate via.
Proviamo a declinare qualche idea sulle prospettive della Città eterna: proviamo a ragionare sugli strumenti costituzionali e amministrativi per governare Roma, facendo leva sul grimaldello dell’ordinamento per Roma Capitale, previsto sempre dall’art. 114, comma 3 della Costituzione. La rilevante peculiarità del ruolo di “Capitale della Repubblica” deriva, evidentemente, dall’attribuzione di funzioni di rilevanza nazionale (sede degli organi costituzionali, nonché delle rappresentanze degli Stati esteri presso la Repubblica italiana, lo Stato della Città del Vaticano e le istituzioni internazionali).
E grazie a Roma, alla sua apertura, alla sua accoglienza, milioni di italiani immigrati da ogni regione d’Italia hanno realizzato un sogno di vita, costruito una famiglia, una casa, sono stati integrati e hanno contribuito ad ampliare l’identità della città moderna.
Roma, infatti, che è il Comune e la Provincia più grande d’Italia, i cui municipi hanno le dimensioni delle altre città italiane medio-grandi, può anche essere disciplinata sulla scorta del modello generale delle Città metropolitane, ma sempre con l’ottica della prevalenza della disciplina speciale della Capitale con annessa la gestione integrata dei servizi, le linee di rigenerazione urbana e le prospettive di sviluppo economico e imprenditoriale, ma anche degli strumenti di più utile contrasto alle forme di emarginazione e disagio sociale che purtroppo non mancano in una città tanto grande.
I nodi di fondo sono l’assetto istituzionale di Roma capitale e le risorse a disposizione. Roma Capitale ha un’estensione territoriale di circa 1.287 chilometri quadrati, è grande come otto città italiane, è in termini di popolazione la terza capitale europea dopo Londra e Parigi.
È necessario immaginare per Roma Capitale un assetto normativo che le consenta di avere gli stessi poteri di Capitale europee come Londra, Parigi, Madrid o Berlino; in aggiunta ai propri residenti (2.784.000 abitanti), la capitale è abitata da più di 300 mila persone che si recano a Roma per lavoro ogni giorno e da 15 milioni di turisti all’anno, richiamati dall’incommensurabile patrimonio storico, artistico ed ambientale della città.
Questo determina la necessità per il comune di Roma di provvedere all’erogazione dei servizi (come la gestione dei rifiuti, l’organizzazione dei trasporti e il mantenimento dell’ordine pubblico) per una quantità di abitanti di gran lunga maggiore rispetto a quella dei propri residenti. Roma, questo è l’aspetto decisivo, ha una densità abitativa di 2.160 abitanti per chilometro quadrato, Londra 5.500, Milano 6.800, quindi per tutti i servizi, chiunque abbia un minimo di esperienza amministrativa, sa che la densità è un tema decisivo, per tutti i servizi a rete, questo determina grandi disfunzionalità.
Eppure, questa città, con queste specificità, con questa unicità, viene oggi governata con gli stessi poteri di un comune di 800 abitanti. A Roma, questa sua specificità, nella possibilità di gestirne chiaramente il valore e la complessità, non viene riconosciuta.
Ma c’è anche un altro dato: le disponibilità finanziarie; ogni abitante di Roma, guardando al bilancio comunale, ha a disposizione 1.890 euro; ogni abitante di Milano ha a disposizione 3.748 euro.
Roma Capitale ha bisogno, quindi, innanzitutto di una riorganizzazione dell’assetto istituzionale. La Città Metropolitana deve essere eletta direttamente dai cittadini, il sindaco o il presidente della città metropolitana eletto direttamente dai cittadini e, quale istituzione di area vasta, avere le competenze sulle principali politiche infrastrutturali, dell’ambiente, della mobilità e poi, contestualmente, per riavvicinare il governo al territorio, trasformare i municipi in comuni metropolitani; è un punto presente nello statuto di Roma, è un punto presente nello statuto dell’area metropolitana, ma non è stato attivato. Un municipio di Roma ha circa 200-250 mila abitanti, un bilancio ridicolo, è una grande città italiana, ma senza alcuna risorsa, senza alcun potere; senza questo decentramento amministrativo e rafforzamento del governo di area vasta, nessuna soluzione fondamentale e strutturale ai problemi può essere attuata.
“Roma caput mundi regit orbis frena rotundi” “Roma è la capitale del mondo tiene le redini della rivoluzione” se si considerano il periodo storico che stiamo vivendo e le ingenti risorse che arriveranno con il Recovery plan all’Italia.
L’avvento di Roma Capitale d’Italia portò a compimento l’unità nazionale su tre punti essenziali:
1) Furono ricongiunti il Nord e il Sud d’Italia e quella che era apparsa una conquista piemontese della Nazione, diventò a Roma un compiuto processo di integrazione nazionale.
2) Approdando a Roma, il Risorgimento si annodò alla storia e alle radici romane, medievali e rinascimentali. A Roma l’Italia unita scoprì le sue origini e riconobbe il suo lungo cammino storico, nel nuovo orizzonte rivoluzionario di libertà e di riconoscimento dei diritti fondamentali della persona umana.
3) Con la proclamazione di Roma capitale si gettarono le basi per una controversa ma necessaria unificazione della coscienza civile e della coscienza religiosa del paese. La capitale d’Italia coincide con la capitale mondiale della cristianità; e questo duplice, straordinario statuto pone non pochi problemi, travagli e conflitti, ma è una speciale ricchezza che rende Roma città unica al mondo.
Roma è anche la sede della più antica Comunità ebraica del mondo che, con la breccia di Porta Pia, cominciò il suo lento e travagliato percorso di piena integrazione nella comunità cittadina. Se il Risorgimento fu il coronamento di un bisogno di identità e di libertà, l’epopea di un cammino che era stato annunciato da secoli, in grandi opere letterarie e civili, in sogni romantici e profezie politiche, l’evento del XX settembre fu il compimento di quell’unità e la piena realizzazione di un disegno nazionale.
Roma non poteva negarsi all’Italia e l’Italia non poteva mancare a Roma. Qualunque sia la sensibilità storica e civile dei romani e degli italiani, il loro credo religioso e civile, si deve riconoscere che l’unità nazionale e l’avvento di Roma capitale costituirono un necessario ritorno alla realtà e la realizzazione di un ideale a lungo vagheggiato e perseguito. Proprio per renderla viva e non retorica, dobbiamo però avere l’onesto realismo di riconoscere che dal processo unitario restarono in larga parte fuori tre mondi cospicui: il mondo contadino, il mondo cattolico e il mondo meridionale. Tre mondi che vissero il Risorgimento con ostilità, in minor parte, e con estraneità, in maggior parte. Non mancarono certo cattolici liberali che abbracciarono l’ideale risorgimentale e se ne fecero fattivi portatori; né patrioti meridionali che vollero l’Italia unita, già dai tempi della Carboneria fino allo sbarco dei Mille.
Ma si deve obiettivamente riconoscere che il processo risorgimentale avvenne con l’esclusione e l’autoesclusione di gran parte dei cattolici, dei meridionali e del mondo rurale. Del resto quasi tutti i processi storici di indipendenza nazionale, sono stati innescati da minoranze attive; spesso i popoli, le masse, i contadini non hanno attivamente partecipato alla nascita delle nazioni moderne. Vogliamo perciò rileggere il processo unitario in chiave inclusiva, cogliendo anche le ragioni e le passioni di coloro che difendevano una loro idea di patria e fedeltà o che avevano ancora viva memoria dei massacri compiuti al Sud dopo la rivoluzione napoletana del 1799 delle popolazioni che non abbracciarono l’idea di una repubblica giacobina. È tempo di integrare a pieno titolo nella storia, nella cultura e nell’identità italiana anche la critica al Risorgimento di estrazione cattolica e meridionale, asburgica e borbonica, socialista e localista.
Perché l’Italia è figlia anche di coloro che non aspirarono all’unità ma contribuirono ugualmente col sangue, il lavoro e l’intelligenza a costruire la sua identità e la sua civiltà. Le istanze di chi rimase emarginato o sconfitto dal processo risorgimentale, si devono misurare con gli ideali e con la passione di tutti coloro che nel Risorgimento videro il processo storico necessario non solo per affermare l’Unità nazionale contro ogni forma di sudditanza e di colonizzazione, ma soprattutto per portare nelle regioni italiane gli ideali di libertà, di cittadinanza e di partecipazione democratica.
Ideali repubblicani che seppero trovare un compromesso con la più dinamica delle corone italiane, quella dei Savoia, e con i liberali moderati che ebbero in Camillo Benso Conte di Cavour il più alto e significativo esponente. Pensiamo in particolare a quei giovani che offrirono la loro vita all’ideale risorgimentale, in un grande empito di passione liberale e patriottica, studenti e lavoratori che militarono in organizzazioni come la Giovine Italia e combatterono per dare all’Italia un destino di unità nazionale e di libertà per tutti i cittadini. Entrambi questi fronti guardavano, più o meno consapevolmente, a Roma come punto di sintesi e come più alto riferimento.
A Roma, sede del Papato e prima ancora dell’Impero, si ispiravano i conservatori, i cattolici, le masse contadine. A Roma puntavano le avanguardie risorgimentali e garibaldine come obiettivo ultimo dell’Unità nazionale e come simbolo più alto dei valori repubblicani.
Come non ricordare l’ardita opera risorgimentale preceduta a Roma dal sogno mazziniano della Repubblica romana, animato da un fervore ideale di libertà, di giustizia sociale e di amor patrio. È da Roma che si irradiarono nel mondo la Civiltà del diritto e del lavoro, il senso dello Stato e le virtù repubblicane, che divennero poi modello universale.
Con lo spostamento a Roma del Governo italiano e dei ministeri, il Sud entrò di fatto nella vita pubblica e istituzionale del nostro paese: un ceto ministeriale costituito in origine dall’apparato burocratico e militare piemontese, venne gradualmente integrato e sostituito da una larga affluenza di siciliani e campani, di pugliesi e lucani, di abruzzesi e molisani, di sardi e calabresi. Nasce con i meridionali a Roma la prima borghesia di Stato rappresentativa di tutte le regioni italiane, costituita da dipendenti pubblici, prefetti, militari e forze dell’ordine, insegnanti e funzionari.
L’affluenza nella Capitale di italiani venuti dalle province produce un massiccio fenomeno migratorio che ridisegna – anche se in modo caotico e contraddittorio – l’assetto urbanistico e civile di Roma. Dopo la Roma dei Cesari e la Roma dei Papi, nasce la Roma dello Stato unitario. Questo patrimonio di umanità, di civiltà e di storia non può essere dissipato o disprezzato.
Con Roma Capitale l’Italia ha vissuto per centocinquanta anni un processo di sviluppo e di modernizzazione senza precedenti: dall’istruzione di massa alla crescita economica e sociale del Paese, dalla partecipazione democratica di popolazioni tenute fuori per secoli dalla vita pubblica all’integrazione di gruppi, ceti, regioni, culture diverse in una stessa prospettiva statale e nazionale.
L’Italia passò nell’arco di pochi decenni da paese agricolo a uno dei paesi più industrializzati del mondo.
Non dobbiamo ora ricordare solo le sacche di parassitismo, privilegi e malaffare che pure sono cresciute all’ombra dello Stato centrale e della Roma ministeriale.
Roma è il perno insostituibile dell’identità italiana, il suo necessario coagulo e punto d’incontro tra Nord e Sud, tra anima rurale e anima industriale, tra religione e cittadinanza, tra Europa continentale e Mediterraneo.
Celebrando i 150 anni di Roma Capitale e i 160 anni dell’Unità d’Italia, non vogliamo limitarci a ricordare l’evento trascorso e le glorie del passato. Dobbiamo invece proiettare l’identità romana e italiana nel nostro scenario presente e futuro, considerare la necessità di integrare chi oggi affluisce a Roma intorno ad un’identità forte, libera e aperta, che non si vergogna delle proprie origini e che proprio perché salda nella propria identità, è in grado di confrontarsi con chi viene da lontano e accetta e rispetta chi sa accettare e rispettare le sue leggi, i suoi cittadini, la sua civiltà.
Roma città aperta-1945
Caro diario (1993) di Nanni Moretti – Casal Palocco
Dobbiamo infine passare dalla celebrazione della nazione unita alla riscoperta della civiltà italiana, romana, cattolica e mediterranea. E dobbiamo saper ricucire definitivamente la “ferita necessaria” di Porta Pia, ricongiungendo simbolicamente e realmente la Roma cattolica con la Roma civica. Una ferita che, più volte rimarginata, più volte si è riaperta. Bisogna restituire Roma a tutta la sua civiltà, che fu repubblicana e imperiale, ebraica e cristiana, laica e cattolica, per costituire una cittadinanza condivisa ed una religione civile, liberamente ispirata ai principi e ai valori della religione millenaria degli italiani, ma capace di diventare modello di convivenza con tutte le identità.
La memoria del XX settembre deve essere patrimonio di tutti, accanto alle altre date fatidiche in cui fu istituita Roma capitale: quando Roma fu proclamata capitale, il 27 marzo del 1871; quando il Capo dello Stato, il Re Vittorio Emanuele II, si trasferì al Quirinale in Roma (3 luglio 1871) e quando il Parlamento italiano si riunì per la prima volta in seduta solenne a Roma, il 27 novembre del 1871.
Con il XX settembre, come ricordò Prezzolini, anche la Chiesa si liberò dalle incombenze del potere temporale e dai limiti angusti di un regno. Sulla scia di Giovanni XXIII che aveva benedetto l’Unità d’Italia in occasione del centenario, Paolo VI condivise questa riflessione in occasione del centenario del XX settembre. In Campidoglio, già nel 1961, quando era ancora cardinale, il futuro Papa Montini affermò: “La Provvidenza, quasi giocando drammaticamente negli avvenimenti, tolse al papato le cure del potere temporale perché meglio potesse adempiere la sua missione spirituale nel mondo”.
L’Unità d’Italia è un valore e un’eredità che non vogliamo perdere ma che dobbiamo rigenerare e rilanciare. Con Roma capitale l’Italia riscoprì d’essere non solo una nazione ma una civiltà.
Roma può dare tanto allo sviluppo del Paese. Con questa consapevolezza la comunità nazionale deve assicurare il sostegno necessario affinché le funzioni della Capitale siano svolte al meglio e creino così vantaggi per l’intero sistema.
Il mio sogno è che Roma possa trasformarsi da capitale d’Italia a capitale di tutti gli italiani. Roma è una città internazionale a tutti gli effetti, è la città più italiana e ha necessità di strumenti e poteri idonei.
Più in generale, come pure è stato sottolineato, bisogna avviare una riflessione sul ruolo della città. Questa necessità è ancora più urgente oggi con la pandemia. La questione romana è una questione italiana.
Aggiornamento al 21 aprile 2021
Le vicende dei seguenti sindaci di Roma si sono alternati a quelli con persone semplici, sofferenti e coraggiose che sono state la vera colonna portante di Roma, del Lazio e dell’Italia nei momenti più difficili.
Regno d’Italia (1870-1946)
Sindaci nominati dal governo (1870-1889)
Michelangelo Caetani Indipendente 23 settembre 1870-30 settembre 1870
Guido Orazio di Carpegna Commissario 30 settembre 1870-28 novembre 1870
Giuseppe Lunati Indipendente 29 novembre 1870-20 dicembre 1870
Filippo Andrea Doria Pamphili Indipendente 21 dicembre 1870-marzo 1871
Giovanni Angelini Indipendente marzo 1871-aprile 1871
Francesco Rospigliosi Pallavicini Indipendente 16 aprile 1871-21 ottobre 1871
Francesco Grispigni Indipendente 21 ottobre 1871-14 maggio 1872
Giuseppe Troiani Indipendente 14 maggio 1872-31 maggio 1872
Pietro Venturi Sinistra storica 31 maggio 1872-26 novembre 1872
Luigi Pianciani Sinistra storica 26 novembre 1872-29 luglio 1873
Luigi Pianciani Sinistra storica 29 luglio 1873-5 agosto 1874
Pietro Venturi Sinistra storica 5 agosto 1874-14 gennaio 1875
Pietro Venturi Sinistra storica 15 gennaio 1875-7 novembre 1877
Emanuele Ruspoli Destra storica 7 novembre 1877-18 giugno 1878
Emanuele Ruspoli Destra storica 18 giugno 1878-20 luglio 1880
Augusto Armellini Destra storica luglio 1880-ottobre 1881
Luigi Pianciani Sinistra storica ottobre 1881-maggio 1882
Leopoldo Torlonia Destra storica maggio 1882-7 maggio 1887
Leopoldo Torlonia Destra storica 7 maggio 1887-31 dicembre 1887
Alessandro Guiccioli Sinistra storica 1º gennaio 1888-24 ottobre 1888
Alessandro Guiccioli Sinistra storica 24 ottobre 1888-20 novembre 1889
Sindaci eletti dal Consiglio comunale (1889-1926)
Augusto Armellini Destra storica 28 novembre 1889-20 giugno 1890
Camillo Finocchiaro Aprile Commissario regio 21 giugno 1890 -29 dicembre 1890
Onorato Caetani Destra storica 29 dicembre 1890-14 novembre 1892
Emanuele Ruspoli Destra storica 14 novembre 1892-29 novembre 1899
Enrico Galluppi Indipendente 29 novembre 1899-dicembre 1899
Prospero Colonna di Paliano Destra storica dicembre 1899-ottobre 1904
Carlo Palomba Indipendente ottobre 1904-dicembre 1904
Enrico Cruciani Alibrandi Indipendente dicembre 1904- 10 luglio 1905
Enrico Cruciani Alibrandi Indipendente 10 luglio 1905-10 luglio 1907
Cesare Salvarezza Commissario regio agosto 1907-novembre 1907
Ernesto Nathan Partito Radicale Italiano 25 novembre 1907-novembre 1911
Ernesto Nathan Partito Radicale Italiano novembre 1911-dicembre 1913
Fausto Aphel Commissario regio 8 dicembre 1913-10 luglio 1914
Prospero Colonna di Paliano Partito Liberale Italiano 6 luglio 1914-8 giugno 1919
Adolfo Apolloni Partito Liberale Italiano 8 giugno 1919-25 novembre 1920
Luigi Rava Partito Liberale Italiano 25 novembre 1920-23 maggio 1921
Giannetto Valli Partito Liberale Italiano 23 maggio 1921-26 giugno 1922
Filippo Cremonesi Indipendente 26 giugno 1922-2 marzo 1923
Filippo Cremonesi Commissario straord. 2 marzo 1923-1º gennaio 1926
Governatori nominati dal governo (1926-1944)
Filippo Cremonesi Partito Nazionale Fascista 1º gennaio 1926-9 dicembre 1926
Ludovico Spada Veralli Potenziani Partito Nazionale Fascista 9 dicembre 1926-13 settembre 1928
Francesco Boncompagni Ludovisi Partito Nazionale Fascista 13 settembre 1928-23 gennaio 1935
Giuseppe Bottai Partito Nazionale Fascista 23 gennaio 1935-15 novembre 1936
Piero Colonna Partito Nazionale Fascista 15 novembre 1936-24 agosto 1939
Giangiacomo Borghese Partito Nazionale Fascista 30 agosto 1939-21 agosto 1943
Riccardo Motta Commissario straordinario 21 agosto 1943-5 gennaio 1944
Giovanni Orgera Partito Fascista Repubblicano 6 gennaio 1944-3 giugno 1944
Sindaci del periodo costituzionale transitorio (1944-1946)
Roberto Bencivenga Commissario governativo 4 giugno 1944-10 giugno 1944
Filippo Andrea Doria Pamphili Indipendente 10 giugno 1944-10 dicembre 1946
Repubblica italiana (dal 1946)
Sindaci eletti dal Consiglio comunale (1946-1993)
Salvatore Rebecchini Democrazia Cristiana 10 dicembre 1946-27 dicembre 1946
Mario De Cesare Commissario prefettizio 28 dicembre 1946-4 novembre 1947 Salvatore Rebecchini Democrazia Cristiana 5 novembre 1947-3 luglio 1952 Umberto Tupini Democrazia Cristiana 2 luglio 1956-27 dicembre 1957 Corrado Colasanti Democrazia Cristiana 27 dicembre 1957-10 gennaio 1958 Urbano Cioccetti Democrazia Cristiana 10 gennaio 1958-19 dicembre 1960
Urbano Cioccetti Democrazia Cristiana 19 dicembre 1960-11 luglio 1961
Francesco Diana Commissario prefettizio 11 luglio 1961-17 luglio 1962
Glauco Della Porta Democrazia Cristiana 17 luglio 1962-12 marzo 1964
Amerigo Petrucci Democrazia Cristiana 12 marzo 1964- 28 luglio 1966
Amerigo Petrucci Democrazia Cristiana 28 luglio 1966-13 novembre 1967 Attico Tabacchi Democrazia Cristiana 13 novembre 1967-29 dicembre 1967
Rinaldo Santini Democrazia Cristiana 29 dicembre 1967-30 luglio 1969
Clelio Darida Democrazia Cristiana 30 luglio 1969-15 febbraio 1972
Remo Fiorucci Democrazia Cristiana 15 febbraio 1972-17 marzo 1972
Clelio Darida Democrazia Cristiana 17 marzo 1972-6 maggio 1976
Giovanni Starita Democrazia Cristiana 6 maggio 1976-9 agosto 1976
Giulio Carlo Argan Sinistra indipendente 9 agosto 1976-25 settembre 1979
Luigi Petroselli Partito Comunista Italiano 25 settembre 1979-17 settembre 1981
Luigi Petroselli Partito Comunista Italiano 17 settembre 1981-7 ottobre 1981
Pierluigi Severi Partito Socialista Italiano 7 ottobre 1981- 15 ottobre 1981
Ugo Vetere Partito Comunista Italiano 15 ottobre 1981-30 luglio 1985
Nicola Signorello Democrazia Cristiana 30 luglio 1985-6 agosto 1988
Pietro Giubilo Democrazia Cristiana 6 agosto 1988-19 luglio 1989
Angelo Barbato Commissario straordinario 20 luglio 1989-17 dicembre 1989
Franco Carraro Partito Socialista Italiano 18 dicembre 1989-20 aprile 1993
Alessandro Voci Commissario straordinario 21 aprile 1993-8 novembre 1993
Aldo Camporota Commissario straordinario 9 novembre 1993-4 dicembre 1993
Sindaci eletti direttamente dai cittadini (dal 1993)
Francesco Rutelli FdV (1993-1997) PDS (1997-2001) 5 dicembre 1993-8 gennaio 2001
Enzo Mosino Commissario straordinario 9 gennaio 2001-27 maggio 2001
Walter Veltroni DS (2001-2007) PD (2007-2008) 28 maggio 2001-13 febbraio 2008
Mario Morcone Commissario straordinario 14 febbraio 2008-28 aprile 2008
Gianni Alemanno A.N. (2008-2009) PdL (2009-2013) 29 aprile 2008-11 giugno 2013
Ignazio Marino Partito Democratico 12 giugno 2013-31 ottobre 2015
Francesco Paolo Tronca Commissario straordinario 1º novembre 2015-22 giugno 2016
Virginia Raggi Movimento 5 Stelle 22 giugno 2016-21 ottobre 2021
Roberto Gualtieri Partito Democratico 21 ottobre 2021 in carica
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