Sperlonga…amore a prima vista


Tempo fa vidi in tv uno dei tanti documentari del grande Alberto Angela sull’antica Roma e una parte di questo era girato sulla spiaggia della villa di Tiberio a Sperlonga; da lì, dalle immagini di quella spiaggia con la grotta e le antiche rovine, è partita l’idea per questa settimana di fine maggio-inizio giugno alla scoperta di una zona dove da ragazzo feci campeggio libero insieme ad amici e che ha superato tutte le aspettative.  Questo è il post con le sensazioni del viaggio, suddiviso per motivi tecnici in due parti.


Sperlonga e dintorni: le meraviglie di Circe e Ulisse. La riviera di Ulisse tra mare, rovine e panorami mozzafiato…sabbia fine, che accarezza il passo, piccoli eden a pochi chilometri da casa.


Acque cristalline, che, nel tempo – e nello spazio – di poche bracciate, passano dalla sfumature più delicate dall’azzurro alle più intense note del blu.


La destinazione consigliata è Sperlonga, a sud di Roma, con le sue spiagge di sabbia finissima, che sotto il sole, sembrano dorate, e al tramonto si velano di rosa.

Non manca la storia. Poco lontano, i resti della Villa di Tiberio, appartenuta nel I secolo d.C. all’imperatore romano, rinvenuti nel 1957. Edificata secondo una pianta a terrazze degradanti verso il mare, la Villa inglobava anche una grotta naturale, nel desiderio di costruire, letteralmente, una nuova idea di gusto. Tra le decorazioni e le opere ritrovate, molti i rimandi ad Ulisse e, di conseguenza, al fascino di viaggio e scoperta.

Nell’ultima sala del Museo archeologico di Sperlonga, l’ultima opera è la celebre Testa di Ulisse (4-26 d.C.) l’immagine-icona della mostra che immortala l’eroe, bellissimo e non sconfitto, con gli occhi vuoti. Che però precedendo di millenni le nostre inquietudini, le nostre sfide, la nostra voglia di rischiare, di conoscere, di andare oltre hanno visto tutto.

Ulisse conosce tutte le arti. Uomo ed eroe, Ulisse-Odisseo usa l’intelligenza, le diverse tecniche, l’artificio, l’inganno, la diplomazia. Inventa il Cavallo, espugna Troia, acceca il Ciclope, resiste alle Sirene. Ha mille volti e mille sfaccettature, di volta in volta nei secoli è un modello negativo (demagogo e truffatore) o virtuoso (coraggioso e saggio).


È un vigliacco per la Grecia classica, un mito fondatore per Roma, un cavaliere cortese, un eroe romantico, umano troppo umano.

La Riviera di Ulisse, il famoso tratto di costa della provincia di Latina, è un territorio legato da sempre ai racconti omerici. Secondo la leggenda, infatti, Ulisse si fermò per lungo tempo proprio qui, prigioniero della Maga Circe.

Oggi quest’area è conosciuta tuttavia anche per un’altra ragione: la presenza del Museo Archeologico di Sperlonga.

Nel corso dell’età augustea, la mitologia greca aveva destato un enorme fascino tra i personaggi di spicco dell’alta società. Pertanto, Tiberio aveva deciso di adornare la sua dimora con preziose statue di marmo che richiamassero alcuni degli episodi più conosciuti. Oggi quelle statue costituiscono il cuore dell’esposizione museale. Vi sono dunque il gruppo scultoreo di Polifemo, il gruppo di Scilla, il ratto del Palladio, il Pasquino. Ma anche Ganimede e le statue di Circe ed Andromeda. Il museo custodisce inoltre il volto di Ulisse, divenuto ormai una delle rappresentazioni più riprodotte in assoluto sui libri di testo.

In merito alla Villa di Tiberio, essa anticamente era costituita da una serie di terrazze vista mare. Oggi sono visibili solo alcuni resti della cucina, e alcuni resti della pavimentazione. La parte più imponente è la cavità naturale. Davanti a questa si trova ancora una vasca rettangolare che un tempo fungeva da peschiera. La sala da pranzo era probabilmente all’interno della grotta. E qui erano collocate le statue oggi custodite nel museo.

La base principale del soggiorno a Sperlonga è stata il Grand Hotel La Playa che vanta una posizione strategica sulla spiaggia, in una zona pedonale comoda e ottima per lo shopping. Torre Truglia e Villa di Tiberio sono due dei più importanti punti di riferimento della zona, mentre a livello naturalistico spiccano Golfo di Gaeta e Spiaggia di Ponente.

Prima di concederci una bella cenetta a base di pesce ci fermiamo sulla piazzetta del lungomare per godere del tramonto. Tramonto che di per se è uno spettacolo ogni giorno diverso, romantico, ma la luce di cui si colora Sperlonga lo rende ancor più unico, la calce bianca riflette varie tonalità d’arancione. La piazza accogliente ha una struttura che dà l’idea di un anfiteatro che come un balcone si affaccia sul mare, mentre da due scalette laterali si scende in spiaggia. Ci sono varie panchine, (di cui Sperlonga è ricca) molto particolari, sono in muratura, con lo schienale ondulato e il sedile coperto da piastrelle colorate.

Il centro storico è arroccato a picco sul mare ed è circondato da una bella passeggiata panoramica.

Carinissimo, con tanti vicoli, le facciate imbiancate a calce, tanti fiori che fan da cornice, negozietti di artigianato e ristorantini di ogni genere.

Superando l’antica Chiesa di Sperlonga ci si imbatte in un vicoletto chiuso, sulle mura delle case vi è raffigurato l’arrivo dei turchi.

La stradina che unisce la piazza del municipio alla storica “piazzetta” è un susseguirsi di ristoranti.

Ai piedi di questo nucleo antico c’è la parte moderna del paesino, molto ordinata, con un bel lungomare e ricca di ristoranti, bar e gelaterie di ottima qualità.

Il picco su cui si trova la città vecchia separa le due magnifiche spiagge di Sperlonga, quella di Ponente e quella di Levante, e su quest’ultima affacciano la villa e la grotta di Tiberio.

Quella di Ponente, che va diciamo verso nord, è lunghissima e costellata di stabilimenti balneari, ville e alberghi, quella di Levante è più corta e va verso sud e l’affaccio della villa di Tiberio la rende davvero suggestiva.

Entrambe sono sabbiose, larghe e bagnate da un mare trasparentissimo.

La villa e la grotta di Tiberio, con il piccolo ma curato e interessante museo, sono a pochi minuti di macchina dal centro di Sperlonga. Le rovine sono state scoperte solo negli anni ’50, durante gli scavi per realizzare la via Flacca. Purtroppo della villa rimane davvero pochissimo e anche delle monumentali statue che adornavano la grotta sono rimasti solo pochi pezzi. Il sito è comunque interessante e merita una visita anche solo per il panorama.

Una curiosità: una volta realizzato lo scavo delle rovine, il ministero voleva trasferire a Roma i ritrovamenti, tipo gli oggetti domestici, i mosaici, i vasi, etc etc, ma una vera sommossa popolare degli abitanti lo impedì, per evitare che i reperti finissero, senza troppa importanza, tra i milioni esposti nei musei romani, e allora venne realizzato l’apposito museo sul posto.

La riviera di Ulisse si è rivelata una stupenda scoperta ed è venuta fuori una perfetta settimana di mare, in una zona veramente meravigliosa e che ha tutto per potersi rilassare senza rinunciare a spunti interessanti e a paesaggi veramente mozzafiato.

Certamente ha aiutato anche il fatto di esserci andate a fine maggio primi di giugno, in bassa stagione: le varie località che abbiamo visitato sono luoghi di vacanza gettonatissimi dai romani e non solo e immagino che in agosto quello che a me è sembrato un vero paradiso possa somigliare di più ad un girone dantesco.

Abbiamo trovato prezzi molto vantaggiosi sia per il soggiorno che per i pasti, per i quali abbiamo alternato spese al supermercato, corposi aperitivi, gelati e cene al ristorante. Gastronomicamente la fanno da padrone il pesce (in particolare cozze e alici), le olive, la mozzarella di bufala, il pomodoro e, naturalmente, la pizza.

Abbiamo mangiato bene ovunque e speso il giusto. Grazie alle grandi dimensioni delle spiagge, si trovano senza problemi ampi tratti di spiaggia libera, ma anche gli stabilimenti balneari hanno prezzi più che onesti.

Per arrivarci, da nord, abbiamo percorso la A1 fino a Frosinone e da lì si scende giù fino a Terracina e poi, lungo la costa, si raggiungono le varie località. Le strade statali e provinciali sono piene zeppe di autovelox e dall’attenzione alla velocità che hanno quelli pratici del posto si capisce che sono tutti in funzione!

Le torri di Sperlonga risalgono al 1500. La Torre centrale, di cui sopravvive solo una parte nell’attuale via Giosa, dominava il paese e il suo profilo è disegnato nello stemma attuale del Comune.

La Torre Truglia, sorge su di uno scoglio di pietra viva sull’ estrema punta del promontorio di Sperlonga. Edificata nel 1532 sulle fondamenta di una preesistente torre romana di avvistamento, solo due anni dopo fu devastata dalle orde di Kaireddin Barbarossa. Ricostruita nel 1611, epoca in cui ospitava un sergente e un solo soldato, già nel 1623 venne di nuovo devastata dai Turchi. Rifiorì solo nel secolo successivo, quando costituì una vedetta sicura per tutto il litorale. Dal 1870 al 1969 è stata utilizzata dalla Guardia di Finanza.

Attualmente è aperta al pubblico durante gran parte della giornata.


Se si salgono con attenzione i gradini della Torre Truglia di Sperlonga, sull’ultimo, sembrerebbe esserci una croce templare. Sulla presenza dei templari nel territorio, si è dibattuto e approfondito poco, tanto che non c’è grande letteratura storica in merito, ad eccezione di Mons. Paolo Capobianco. Nel 2019, i Cavalieri dell’Ordine di Salomone, hanno elevato Sperlonga e il suo comprensorio a rango di Città Templare, affiggendo una targa su Torre Truglia e il Gran Maestro dell’Ordine ha anche insignito la città della medaglia al merito templare.


La Torre Truglia diventerà comunale e quindi inizierà un’opera di valorizzazione così da poter approfondire anche l’eventuale presenza dei templari a Sperlonga. Per dovere di cronaca attualmente esiste nel mondo una costellazione di ordini templari ma sono soltanto delle associazioni private che si fregiano dei rituali e delle insegne di un ordine ormai estinto da Santa Romana Chiesa. Nonostante avessero reso grandi servizi al cristianesimo, nel 1307 i Templari furono accusati dal Re Filippo IV di Francia e dal Papa Clemente V di gravi reati e di eresia.


Furono quindi arrestati, torturati e processati e molti di loro, compreso il Gran Maestro Jacques de Molay, che, peraltro, aveva ritrattato la confessione, furono condannati al rogo. Alla fine l’ordine fu sciolto dal Santo Padre nel 1312 e mai più ricostituito.

Un’altra particolarità di Sperlonga sono delle tombe su muro perimetrale che si notano quando da sud si arriva nel territorio sperlongano.
Trattandosi di tombe, non possono essere di epoca romana, ma si ritiene che siano successive, dell’epoca cristiana, quando durante e dopo le invasioni barbariche la religione cristiana si sviluppò e si radicò sui nostri territori, assimilata anche dalle nuove popolazioni non indigene.

Il sistema di difesa costiera di Sperlonga era completato dalla Torre del Nibbio e dalla Torre di Capovento, che sorge a circa 3 km a sud del paese. Edificata su di uno sperone di roccia a picco sul mare nel 1532, dopo alterne vicende, servì dal 1820 come posto di dogana. Dopo la quasi completa distruzione, solo di recente è stata nuovamente ricostruita.

Quando si va da Gaeta verso Sperlonga, poco prima della Grotta di Tiberio, si vedono sulla destra dei vasi di grandi dimensioni e al di sotto di questi un muro antico. Questi vasi sono per l’esattezza dei dolia, grandi contenitori che i romani utilizzavano per conservare e trasportare o vino, olio o cereali perché molto resistenti e mantenevano fresco il contenuto. La forma del dolium è prevalentemente quella globulare, con base abbastanza ampia. L’altezza era compresa fra 1,50 e 1,60 metri e larghezza superiore a 1,50 metri nel punto di massima espansione.

La sua capacità massima era di circa 2000 litri; sull’orlo della bocca era spesso segnata in cifre la sua capacità. I dolia erano molto costosi e ciò lascia intuire che appartenevano ad una famiglia agiata. Questi dolia sono emersi da uno scavo fatto dal professore Gullini nel 1955, la villa di Tiberio ancora non era stata scoperta, lo sarà nel 1957. L’ingegnere Bellante stava costruendo la via Flacca, quando si accorse che c’era qualcosa che emergeva e allora inviò i suoi operai a scavare, ed emersero anche dei marmi preziosissimi, legati sempre al mito di Odisseo, Ulisse.

Questi marmi, il sovrintendente dell’epoca, voleva trasportarli a Roma, ma – come detto sopra – ci fu una rivolta degli sperlongani capeggiati dal sindaco dell’epoca e così i marmi rimasero a Sperlonga.

La Villa, probabilmente era di proprietà della madre di Tiberio, Livia, il cui padre era un politico di Fondi che aveva un allevamento di pavoni. Livia era considerata la donna più bella di Roma, infatti fece innamorare Augusto e rimasero insieme per cinquant’anni.

Tiberio, poi, allargò la villa e organizzò il ninfeo, dove raccolse le statue relative al mito di Ulisse e allestì la grotta dove mangiava con i suoi più stretti collaboratori fino al 26 d.c. quando spaventato dal fatto che era caduta un pezzo di roccia, si trasferì sull’isola di Capri.

La Villa era costituita da diversi edifici disposti su terrazze rivolte verso il mare. Le prime strutture sono relative ad una villa di epoca tardo-repubblicana, forse appartenuta a Aufidio Lurco, nonno materno di Livia.

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1 Comment so far

  1. emma carey on 24 Luglio, 2023

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    emma carey

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