Da vedere a Civita Castellana
Da vedere a Civita Castellana (15.180 ab. – 145 m s.l.m.) sorta sulle rovine di Falerii Veteres città dei falisci di epoca arcaica. In provincia di Viterbo, ma a metà strada fra il capoluogo e la città di Roma, si trova Civita Castellana, un borgo arroccato lungo la Via Flaminia che, si stima, esista da più di tremila anni.
Civita Castellana ha un interessante patrimonio archeologico, artistico e culturale. Questo piccolo borgo si staglia all’interno di un paesaggio caratterizzato dall’abbondante presenza di tufo rosso, generato dalle eruzioni del vulcano Vicano.
La città è situata su uno sperone tufaceo, tra le profonde gole di due affluenti del Treja che raggiunge dopo poco la foce nel Tevere, non lontano dai Monti Cimini, lungo la via Flaminia nella Valle del Tevere.
In seguito all’innalzamento dell’area, l’azione erosiva delle acque ha dato origine alle profonde gole, forre, che sono uno dei caratteri più suggestivi del paesaggio.
Tra i resti della sua antica storia e un paesaggio naturale circostante incantevole, ecco le cose sicuramente da vedere a Civita Castellana.
Il Forte Sangallo: una Fortezza in forma di Palazzo.
La Rocca di Civita Castellana è conosciuta anche come Forte Sangallo, e fu costruita per volontà del famigerato papa Borgia, Alessandro VI, negli ultimi anni del 1400.
Dopo molti secoli in cui la fortezza è stata residenza papale e carcere -solo per un breve periodo-, oggi è sede del Museo Nazionale Archeologico dell’Agro Falisco che ospita antichi cimeli, veri e propri tesori rinvenuti nel territorio circostante.
Benvenuti al Forte Sangallo, l’imponente rocca fortificata di Civita Castellana che è certamente da considerare tra le più importanti e meglio conservate opere militari realizzate dallo Stato pontificio tra la fine del 1400 e l’inizio del 1500.
Edificata sui resti di una preesistente rocca medievale, già strategicamente posta a difesa della parte dell’abitato più vulnerabile date le sue caratteristiche morfologiche, per secoli ha difeso e reso inespugnabile la citta di Civita Castellana e, al tempo stesso, ha testimoniato vistosamente la presenza del potere pontificio sul territorio.
La sua costruzione prese avvio per volontà di Alessandro VI Borgia nel 1495, qualche anno dopo la sua ascesa al soglio di San Pietro, e rientrava nel più vasto progetto di miglioramento e potenziamento delle rocche difensive che perimetravano lo Stato pontificio, all’epoca in grande espansione.
A progettare e ad avviare la costruzione dell’ambiziosa opera fu il celebre architetto e ingegnere militare Antonio Giamberti da Sangallo, detto il Vecchio (1455-1535).
La rocca resterà alla storia come uno dei suoi massimi capolavori.
Alla morte di Alessandro VI il cantiere passò nelle mani del suo successore, Giuliano Della Rovere, divenuto papa il 5 ottobre 1503 col nome di Giulio II, che completò la fabbrica affidandosi ad un altro direttore dei lavori, l’architetto Antonio da Sangallo il Giovane (1484-1546).
Due caratteristiche di fondo fanno della rocca borgiana un modello emblematico del primissimo Rinascimento italiano e la consacrano come un monumento “moderno”: i sistemi difensivi innovativi, adeguati alle mutate tecniche di guerra che prevedevano oramai l’uso delle armi da fuoco; la sua contemporanea funzione di solenne residenza papale, poiché ingloba al piano nobile ambienti ad uso abitativo residenziale destinati al papa ed alla sua corte.
Il camminamento delle fucilerie: la lunga fila di fessure presenti sul fianco sud del cortile d’arme o cortile minore del Forte, rappresentava la postazione protetta da dove era possibile, senza essere visti e stando completamente al riparo, bersagliare dall’alto con le armi da fuoco gli assalitori e/o gli assedianti.
Tali feritoie misurano cm. 30 di altezza e cm. 15 di larghezza e presentano una forte strombatura verso l’interno del muro per garantire il più efficace orientamento dell’arma da fuoco (archibugio) e la sua massima maneggiabilità.
Sono accessibili e praticabili percorrendo uno stretto camminamento lungo 37 metri scavato all’interno della possente muratura della rocca.
Si tratta di un corridoio di sicurezza inglobato nella più segreta struttura muraria del forte e per questo totalmente invisibile all’esterno; area di servizio, diremmo noi oggi, zona sempre ispezionabile e percorribile per sorvegliare le parti più sensibili dell’accesso della fortezza; punto nevralgico per la gestione della sicurezza dell’intera rocca fortificata sia in tempo di pace che di guerra.
Tale cunicolo inoltre: 1) affaccia, mediante una finestrella quadrata, sul bastione della rotonda che è l’ingresso obbligato al forte; 2) consente l’ispezione del meccanismo di azionamento del sottostante ponte levatoio; 3) consente l’accesso ad una stanza posta in un piano rialzato che, mediante una scala a chiocciola in legno, si collegava alla parte superiore del bastione della rotonda garantendo anche un’eventuale via di fuga sulle terrazze.
Dal cortile Minore si accede a sinistra, alla cordonata che porta al piano delle terrazze, a destra, al Cortile Maggiore a pianta rettangolare con doppie arcate sovrapposte e grande pozzo centrale.
Su tre lati si aprono 17 celle, oggi magazzini del Museo, risalenti al periodo di utilizzo del monumento a carcere. Si tratta di ambienti di piccole dimensioni (18/20 mq.) che dopo la seconda guerra mondiale hanno ospitato un gran numero di famiglie di sfollati.
A metà del lato opposto a quello d’ingresso, si apre una Cappellina, oggi sconsacrata, che era la chiesetta a servizio del carcere.
Resterà dimora papale fino agli inizi del 1800, dopo di che sarà usata come carcere politico e dal 1846 al 1861 come carcere militare; a partire dal 1905 casa circondariale del Regno d’Italia.
Il lungo periodo di decadenza seguito alla dismissione del carcere (1961) terminerà alla fine degli anni Sessanta del Novecento con il restauro conservativo dell’edificio e la destinazione a sede del Museo Archeologico dell’Agro Falisco (1985).
Il Museo Archeologico dell’Agro Falisco
Vista la straordinaria ricchezza di materiali archeologici rinvenuti nel territorio falisco nel corso delle sistematiche campagne di scavo effettuate sul posto a partire dagli ultimi decenni del 1800, risale al 1965 la decisione di conferire al grandioso complesso architettonico del Forte Sangallo, oramai divenuto di proprietà demaniale, destinazione museale.
Il restauro conservativo del grandioso edificio, estremamente impegnativo e attuato in due distinte fasi lavorative, ebbe l’obiettivo di recuperare, per quanto possibile, l’originaria dignità strutturale e funzionale della rocca rinascimentale eliminando innanzitutto le sopraelevazioni e le superfetazioni realizzate negli ultimi due secoli in cui l’edificio era a tutti gli effetti un istituto di detenzione e pena; furono eliminati “gli orti di guerra”, allestiti durante il secondo conflitto mondiale sulle terrazze, bonificate le coperture pesantemente danneggiate da tale uso improprio e diserbate le murature dalla vegetazione infestante; furono risanati i solai, i paramenti murali e gli intonaci esterni ed interni; ripristinate le murature dei bastioni e dei camminamenti di ronda; ripavimentati i cortili; consolidati i due ordini di arcate del cortile d’onore e restaurati gli affreschi cinquecenteschi presenti nei sottarchi al piano terra.
Nel 1977 fu inaugurato, con l’esposizione di un primo significativo nucleo di materiali, il Museo Archeologico dell’Agro Falisco, poi ampliato nel 1985 ed ubicato nelle grandi sale del piano nobile del palazzo, l’appartamento di papa Alessandro VI Borgia.
L’attuale percorso espositivo del Museo archeologico dell’Agro Falisco si articola in nove sale, situate al piano nobile del palazzo, esattamente negli ambienti che nascono come gli appartamenti papali, allestite secondo criteri di ordine topografico e cronologico.
Vi è documentata la ricca produzione ceramica del centro principale del territorio, Falerii Veteres, l’odierna Civita Castellana, con testimonianze che vanno dai reperti più antichi a decorazioni graffite e plastiche, a quelli del IV e III secolo a.C., realizzati a vernice nera, argentata, sovradipinta e a figure rosse, quest’ultima presente con opere di altissimo livello qualitativo.
Non mancano oggetti provenienti dai diversi santuari della città e del territorio. Oltre alle terrecotte architettoniche e a quelle votive, significative sono le testimonianze e i reperti relativi alle sfere di influenza dei diversi culti, tra cui quelli di Apollo, Minerva, Giunone, Mercurio, e di altre divinità associate. Tali culti sono documentabili sin dalle fasi più antiche dello sviluppo dell’Agro Falisco e del centro urbano di Falerii Veteres.
Non meno rappresentativi della ricchezza archeologica del territorio falisco, sono i reperti provenienti da altri importanti siti, quali Corchiano e Narce. Da quest’ultimo centro, in particolare dalle sepolture risalenti all’VIII e VII sec. a.C., proviene del pregevole vasellame in bronzo ed alcune tra le più antiche ceramiche greche d’importazione.
Il Duomo di Civita Castellana
Il Duomo di Civita Castellana è il principale luogo di culto della cittadina, costruito tra la fine del 1100 e il primo decennio del 1200, ed è conosciuto anche come Cattedrale di Santa Maria Maggiore.
Eretto su una struttura preesistente, e profondamente modificato nel corso dei secoli, nella cripta, nel campanile e nella facciata esterna conserva elementi decorativi riconducibili alla costruzione originaria.
Eretta su una struttura templare etrusco-romana e ristrutturata più volte nel corso dei secoli, la Cattedrale presenta numerosi punti d’interesse: dai mosaici cosmateschi, all’organo, alla cripta, alle effigi della Madonna della Luce e della Madonna del Rosario, ai plutei, alla lastra altomedievale con scena di caccia.
In origine sorgeva qui una primitiva chiesa rupestre, nella quale erano custodite gelosamente le reliquie di San Gratiliano, il martire originario dell’ormai abbandonata Falerii Novi, le cui reliquie vennero collocate nella cripta intorno al VII-VIII secolo, assieme a quella di Santa Felicissima, fanciulla pagana miracolata e da lui convertita al Cristianesimo.
Una chiesa altomedievale sarebbe stata costruita sopra la cripta quando, intorno all’anno Mille, Crescenziano, vescovo di Civita Castellana, traslò i corpi dei santi Marciano e Giovanni da una chiesa posta nei pressi di Rignano Flaminio nella propria città.
Ricostruita nel XII secolo, epoca alla quale risale anche il campanile, venne profondamente ristrutturata a metà del Settecento per volere del vescovo Giovanni Francesco Maria dei conti Tenderini, che affidò i lavori all’architetto Gaetano Fabrizi, il quale sposò il linguaggio architettonico tardo-barocco dell’edilizia del suo tempo.
Egli infatti rivisitò l’impianto basilicale a tre navate ripartite da colonne e coperte con capriate lignee, di tradizione romanica, trasformando lo spazio interno in una navata unica, con cappelle intercomunicanti e copertura a volta.
Dopo la ristrutturazione, la Cattedrale fu consacrata alla Vergine Annunciata e ai SS. Marciano e Giovanni nell’anno giubilare 1750.
Sotto il presbiterio si trova la cripta, con volte a crociera, databile al XII secolo, ma rifatta in epoche diverse.
Qui sono collocati due preziosi cibori in marmo rinascimentali, che in origine erano situati nel presbiterio superiore e poi trasferiti nella cripta con i lavori di rifacimento del Settecento.
Sulla cantoria in controfacciata si trova l’organo a canne, costruito nel 1890 dai Fratelli Aletti; profondamente modificato nel 1961-1962 con un intervento della ditta Paoli, è stato ricondotto alle caratteristiche originarie da Barthélemy Formentelli nel 2002.
Lo strumento è racchiuso all’interno di una cassa lignea barocca riccamente scolpita risalente al XVIII secolo; essa presenta una mostra composta da canne di principale con bocche a mitria disposte in tre cuspidi all’interno di altrettanti campi. La consolle è a finestra ed ha un’unica tastiera e pedaliera; l’organo ha 37 registri per un totale di 1294 canne.
Durante la visita troverete la targa dedicata al famoso compositore austriaco Wolfgang Amadeus Mozart. L’11 luglio 1770 suonò l’organo durante un soggiorno a Civita Castellana, mentre tornava da Roma.
La Chiesa di San Francesco
Situata nella Piazza del comune, la chiesa di San Pietro, oggi conosciuta come Chiesa di San Francesco, venne costruita nel XIII secolo e ristrutturata più volte.
La dedica al santo di Assisi è dovuta al fatto che alla chiesa era annesso un convento appartenente ai frati. Tra le opere d’arte custodite al suo interno, due sono quelle che spiccano in modo particolare. Si tratta della tavola che ha come soggetto San Bernardino, del pittore senese Sano di Pietro, collocata nel primo altare a sinistra e dell’Adorazione del Bambino, di Antoniazzo Romano del secondo altare a destra, entrambe del XV secolo.
Nella zona del coro è posto un tabernacolo, per la cui tipologia chiaro è il rimando alla tradizione toscana e alla bottega di Agostino di Duccio. Discreta è la pala d’altare sul fondo absidale datata 1531.
Il centro di Civita Castellana
Sull’antica Piazza di Prato di Civita Castellana, la piazza principale che oggi si chiama Piazza Matteotti, si affaccia il Palazzo Comunale costruito tra il 1513 e il 1521, durante il pontificato di Papa Leone X, e dove fa bello sfoggio di sé la Fontana dei Draghi, simbolo della famiglia Boncompagni.
Costruita durante il pontificato di Gregorio XIII nel 1585, la fontana poggia su tre gradoni e ha una forma ottagonale. Dalle bocche dei quattro draghi, uno per lato, esce l’acqua che riempie la vasca. Nel centro sale una colonna con una vasca più piccola, che scola in quella sottostante.
La struttura ebbe lo scopo di decorare la piazza e aumentare l’accesso idrico. Ai lati quattro stemmi: di Papa Gregorio XIII, Civita Castellana e due cardinalizi.
La Porta Borgiana
Fuori del centro abitato si trova l’antica Porta Borgiana costruita alla fine del XV secolo per volontà dei cittadini di Civita Castellana in onore di Rodrigo Borgia, governatore della città nel decennio 1482-1492, e di lì a qualche anno, papa Alessandro VI. Decorazioni marmoree e l’utilizzo di pietre provenienti da un antico monumento funebre romano la rendono eccezionalmente preziosa.
La Porta Borgiana è, insieme al Forte Sangallo, una delle testimonianze dell’importanza strategica di Civita Castellana per lo Stato Pontificio settentrionale. Il monumento, come sopra detto, dedicato dai cittadini al Cardinal Rodrigo Borgia, alla fine del XV secolo rappresenta un periodo di rinnovamento strategico dell’Agro Falisco e del territorio circostante Roma; la via Flaminia infatti venne avvicinata nei pressi dell’area urbana di Civita.
Il marmo utilizzato fu prelevato dal sepolcro monumentale del tribuno romano Glizio Lucio Gallo. L’uomo fu mandato in esilio da Nerone nell’Ager Faliscus dal 54 al 68 d.C., qui morì e venne seppellito.
La porta è situata appena fuori dal centro storico, sul lato Sud, dopo la svolta per Castel Sant’Elia. Poco prima della porta, sulla sinistra del bivio, c’è l’accesso a un breve percorso naturalistico. Il sentiero conduce dentro una forra e arriva ai resti del Tempio di Giunone Curite.
Il Ponte Clementino
Il panorama che si può ammirare da Civita Castellana verso Nord è caratterizzato dall’imponente Ponte Clementino, fatto costruire da Papa Clemente XI nel 1709 su progetto di Filippo Barigioni. Architettonicamente molto affascinante, oltre che storicamente davvero strategico come collegamento con il Centro-Italia. Oggi è perfettamente funzionante e visitabile.
Alto 40 metri e lungo 90, a volte tristemente noto per gesti estremi ha un grande fascino nel paesaggio…è corsa ai suicidi che, nel corso di questi ultimi decenni, si sono succeduti in quel posto.
Il Ponte Clementino servì a togliere il secolare isolamento del centro storico di Civita Castellana, aprendola a uno sviluppo urbano e interscambio con altri paesi. Ne conseguì un incremento importante in termini di valori sociali, culturali e commerciali.
Il nome del ponte deriva dal pontefice committente Clemente XI. L’architetto ideatore fu Barigioni, lo stesso che costruì l’acquedotto nepesino e alti importanti opere presso lo Stato Pontificio.
Riguardo l’incantevole verde paesaggio ammirabile dal Ponte Clementino rovi verde smeraldo coprono quasi completamente i pendii rocciosi della splendida, orrida forra!
Il Ponte Clementino è uno dei monumenti simbolici di Civita Castellana e offre uno dei panorami più suggestivi del borgo. La costruzione che sorvola una profonda forra sul cui fondale scorre il Rio Maggiore, che dà il nome alla valle è stata, sia in passato che oggi, soggetto di artisti e pittori.
Il ponte unisce due crinali di tufo e collega il centro storico alla parte nuova di Civita Castellana. Appena completato, il ponte diviene un importante punto di passaggio del Lazio e si collega alla Via Flaminia.
Il Ponte Felice
Un altro ponte si getta sul Fiume Tevere all’altezza di Civita Castellana, costruito molto prima del Ponte Clementino: si tratta infatti dell’imponente Ponte Felice, che risale al 1589.
Il ponte permette l’attraversamento del fiume Tevere sulla Strada statale 3 Via Flaminia non lontano del casello autostradale dell’autostrada A1 di Magliano Sabina, ed è situato geograficamente nella Valle del Tevere nei pressi di Borghetto, frazione di Civita Castellana.
Nel maggio 1944 il ponte venne colpito dai bombardamenti anglo-americani per impedire la ritirata dei tedeschi lungo la via Flaminia. Successivamente ricostruito, al suo ingresso sono ancora visibili pochi frammenti delle sue vestigia, ossia i due esterni araldici del pontefice Sisto V.
Il Museo della Ceramica
All’interno della Chiesa romanica di San Giorgio si trova il Museo della Ceramica “Casimiro Marcantoni” che presenta una vastissima collezione di oggetti artistici e strumenti di lavoro, testimoniando la grande importanza che questa attività ha avuto nei secoli nella zona di Civita Castellana che a tutt’oggi è polo industriale della ceramica per l’Italia centrale.
La nostra gita “alla scoperta del territorio” anche questa volta ci ha ripagato con la rivelazione di una preziosa perla di storia millenaria.