La città dei papi
La visita di Benedetto XVI a Viterbo domenica u.s. ha lasciato un segno importante in una città il cui passato è strettamente connesso con la storia della Chiesa. Nell’omelia, Ratzinger ha ripetuto l’esortazione “Non abbiate paura!” che aprì il Pontificato di Giovanni Paolo II. “Fedeli laici, giovani e famiglie non abbiate paura di vivere e testimoniare la fede nei vari ambiti della società. Si succedono le stagioni della storia, cambiano i contesti sociali, ma non muta la vocazione dei cristiani a vivere il Vangelo. Ecco l’impegno sociale, ecco il servizio proprio dell’azione politica, ecco lo sviluppo umano integrale”. Non è stato questo l’unico accenno alla politica: una preghiera dei fedeli, letta durante la messa, era rivolta alle “autorità civili”, affinché “senza favoritismi personali cerchino il bene di tutti e promuovano la civiltà dell’amore e il riconoscimento delle nostre radici cristiane”.
Nel 1257 Papa Alessandro IV decise di trasferire a Viterbo la sede della Curia Romana a causa dell’instabilità politica dell’Urbe. Il Palazzo Papale, oggi diventato simbolo della città, venne realizzato tra il 1255 e il 1266 su iniziativa del Capitano del Popolo Raniero Gatti.
Dalla prima elezione pontificia che si tenne a Viterbo nel 1261 uscì papa Urbano IV, ma fu il successivo conclave quello che viene ricordato da tutti come il più lungo della storia.
All’interno del collegio cardinalizio, infatti, si erano delineate due opposte fazioni che non riuscivano a raggiungere una maggioranza: una filoimperiale per un papa italiano, l’altra filoangioina per un papa francese. Le sterili riunioni si protrassero per ben due anni e mezzo fino a che i cittadini viterbesi, esasperati dall’assurda situazione, sotto la guida di Raniero Gatti presero il drastico provvedimento di chiudere i cardinali nella sala delle riunioni. Il termine conclave, dal latino cum clave, è stato coniato proprio a Viterbo in occasione di questa travagliata elezione durata 33 mesi e un giorno. Alla ulteriore ostinazione dei cardinali, i viterbesi risposero con un’altra azione, questa volta decisiva: scoperchiarono il tetto del Palazzo dei Papi, esponendo i religiosi al sole e alle intemperie, e razionarono loro i vettovagliamenti. Sul pavimento del palazzo sono ancora visibili i buchi che servirono ai cardinali per piantare i bastoni delle tende utilizzate come riparo. Il tormentato conclave si concluse il primo settembre 1271 con l’elezione di Tedaldo Visconti, membro estraneo al Sacro Collegio. Trovandosi allora in Terrasanta, il nuovo Papa fu ufficialmente consacrato solo l’anno successivo con il nome di Gregorio X.
Sono diversi i papi che, nel corso dei secoli sono venuti in visita alla città di Viterbo.
Alessandro IV (1254 – 1261), comunque, fu il primo papa che rese omaggio a Santa Rosa ordinando la traslazione del corpo della Santa, nella chiesa che prenderà il suo nome, il 4 settembre 1258.
Papa Innocenzo VII (1404 – 1406) durante lo scisma d’occidente, nel 1405, fu costretto, da una rivolta popolare, a lasciare Roma. Si rifugiò a Viterbo dove rimase alcuni mesi.
Papa Martino V (1417 – 1431) entrò in Viterbo il 18 settembre 1420 . Visitò Il “Sacro Deposito” e lasciò alle sorelle clarisse una cospicua offerta per aiutarle a superare le difficoltà provocate da un incendio.
Papa Nicolò V (1447 – 1455), umanista e mecenate, si adoperò molto a favore della città di Viterbo . Venne ad onorare il corpo di santa Rosa nel 1451.
Papa Pio II (1458 – 1464) venne a pregare davanti alla “Sacra reliquia” per la prima volta nel 1460 e poi ritornò 7 maggio 1462 con una sontuosa cerimonia, tra luminarie e processioni.
Papa Sisto IV (1471 – 1484) grande mecenate, dell’ordine francescano, favorì gli ordini dei mendicanti. Salì la scalinata del santuario per andare a pregare davanti all’urna della santa nell’ottobre del 1481. In quell’occasione fu ospite del vescovo Settala.
Papa Alessandro VI (1492 – 1503) venne per la prima volta a Viterbo il 30 settembre del 1493. Pregò a lungo davanti al corpo di santa Rosa e, per i grandi benefici ottenuti, volle ritornarci una seconda volta.
Papa Giulio II (1503 – 1513) fece almeno tre visite al “Sacro deposito”: il 30 agosto del 1506, il 13 marzo del 1507 e nel settembre del 1508 . Questo papa, di fronte al degrado evidente in cui versava la città di Viterbo, indicò nell’aumento del culto verso santa Rosa la soluzione ai maggiori problemi che affliggevano l’intera città, ormai ridotta a poche migliaia di abitanti.
Papa Leone X (1513 – 1521) si trattenne a Viterbo dal 5 al 13 ottobre del 1514 e poi nell’ottobre dell’anno successivo. Pregò molto davanti all’urna della Santa e poi ammise al bacio del piede tutte le religiose del monastero.
Papa Clemente VII (1523 – 1534) il papa che subì nel 1527 il Sacco di Roma venne il 1 giugno dell’anno successivo a venerare il corpo di santa Rosa. Soggiornò alcuni mesi nella città e pregò con molta frequenza all’interno del santuario.
Papa Paolo III (1534 – 1549) era solito venire a Viterbo tra la fine dell’estate e l’inizio dell’autunno ed era considerato dai viterbesi “cittadino di Viterbo e molto amorevole patrono et benefattore”. Si recò frequentemente a pregare davanti all’urna di santa Rosa.
Giulio III (1550 – 1555), riferisce il Selli nella Vita di Santa Rosa: ”…venuto a Viterbo nel 1553 si dimostrò devoto a santa Rosa e andò a venerarla.”
Papa Clemente VIII (1592 – 1605), dopo essere stato a Bagnaia ospite del cardinale Peretti, entrò in Viterbo il 27 aprile 1597, accompagnato dal vescovo Matteucci.
Papa Benedetto XIII (1724 – 1730) il 9 novembre 1727 si portò alla chiesa della gloriosa vergine santa Rosa per pregare davanti al corpo della Santa.
Pio VI (1775 – 1799) di passaggio a Viterbo il 22 febbraio 1798, fu invitato dalla madre abbadessa suor Giacinta Teresa Polidori “… a degnarsi di onorare questa clausura, ad adorare il sacro corpo di santa Rosa” e, narrano le cronache del monastero, “…il Santo Padre con sovrano coraggio ordinò, che si andasse a santa Rosa… giunto al monastero il Santo Padre, smontò dalla carrozza ed entrato nella chiesa esteriore, adorò il Santissimo Sacramento, quindi passò dentro alla clausura per adorare il Sacro Deposito della nostra Santa, avanti il quale genuflesso orò lungamente, e con grande effusione di cuore.”
Pio VII (1800 – 1823), sempre secondo le cronache del monastero, “… nel dì 2 del corrente mese di novembre di quest’anno 1804, giunse in Viterbo circa le ore 23 fra gli applausi universali di un popolo innumerabile qui concorso da vicini e da lontani paesi, ed ebbe alloggio nel Palazzo Conservatoriale di questa città, che a tale effetto era stato magnificamente adornato…” e il giorno dopo “… verso le ore 13 venne il Santo Padre, il quale fu ricevuto allo sportello dal nostro Monsignor Arcivescovo e Vescovo, ed alla porta della clausura dalla suddetta madre abbadessa suor Chiara Isabella De Vecchi … e si portò immediatamente alla Casa della Santa dove genuflesso nel faldistorio avanti l’altare si pose subito a far la preparazione, terminata la quale si appartò e celebrò la Messa Votiva di Santa Rosa, assistito sempre dal medesimo Monsignor Arcivescovo nostro Vescovo, e da Monsignor Crocifero.”
Gregorio XVI (1831 – 1846) “…trovandosi a Viterbo il 12 ottobre 1841, ebbe come primo pensiero di recarsi a venerare santa Rosa…” Pio IX (1846 – 1878) fu ospitato il 3 settembre 1857 dal cardinale Pianetti nel palazzo vescovile e “… il giorno successivo cantò la Messa Solenne in occasione della festività di Santa Rosa varcando poi le soglie della clausura, per rivolgere la parola alle suore…”
Giovanni Paolo II venne in visita a Viterbo il 27 maggio del 1984 e donò, tra l’altro, dopo aver pregato a lungo davanti al corpo della Santa, il suo zucchetto e la stuola in omaggio alle sorelle clarisse di santa Rosa.
Papa in Viterbo. La messa era splendida e dolce
Il trasporto della Macchina di Santa Rosa è avvenuto giovedi notte: “Fiore del Cielo” è stata adagiata sui cavalletti davanti alla basilica dedicata alla patrona di Viterbo.
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