Braccialetti elettronici antifuga in alternativa al carcere


Non è una barzelletta, all’inizio dell’anno, per dare continuità a un servizio previsto dalla legge n. 4 del 19 gennaio 2001 (premier Amato, ministro dell’Interno Enzo Bianco), l’attuale ministro dell’Interno Annamaria Cancellieri ha rinnovato la convenzione con Telecom – ben cento milioni di euro – per confermare vari servizi di comunicazione elettronica, tra cui anche quello dei braccialetti da mettere alla caviglia di chi è agli arresti domiciliari. 

Sì, proprio loro, quei 400 braccialetti costati, dal 2001 al 2011, 110 milioni di euro per controllare otto detenuti (se fossimo andati da Bulgari avremmo speso di meno); sembra infatti che questi dispositivi siano stati accantonati dopo soli due anni perché non avevano i requisiti tecnici per garantire l’effettiva rintracciabilità del detenuto.

A Milano, infatti, un certo Cesar Tena Albirena, un peruviano quarantatrenne, che si dichiarò volontario per sperimentare l’uso del braccialetto (che poi è in realtà una cavigliera), dopo poco più di due mesi riuscì a toglierselo e a dileguarsi nel nulla. Il corrispettivo per i soli braccialetti pesa sull’intera economia del contratto per circa 10 milioni di euro e prevede che gli stessi diventeranno duemila, di cui 200 dotati anche di sistema Gps.
Nel resto d’Europa, i numeri della sorveglianza telematica sono in rapido aumento: ad esempio nel Regno Unito si è passati dalle 18.176 persone con braccialetto per giorno nel 2008 alle 22.420 del 2010. Una crescita registrata anche in Francia, dove da 3.430 persone monitorate tre anni fa si è arrivati a 5.050. Secondo lo studio i francesi hanno triplicato i braccialetti applicati dal 2006, quando erano 1.478.
I costi, dato che i sistemi impiegati sono diversi dal punto di vista tecnologico, sono estremamente variegati: si va dai 3 € al giorno spesi per costo di installazione e strumentazione spesi in Estonia ai 121 € spesi per il costo di connessione con sistema Gps impiegati in Olanda.


Si vedrà se in Italia ci sarà  una nuova sperimentazione, sopratutto se sarà efficace nel contribuire a risolvere il problema del sovraffollamento carcerario. Restano le parole del ministro Severino, come quelle pronunciate durante la visita di Benedetto XVI al carcere di Rebibbia. Un momento in cui, davanti al Pontefice, ha ribadito che “da tempo ci confrontiamo con dati che testimoniano una situazione di eccezionale difficoltà e disagio e siamo ben consapevoli che tali dati sintetizzano in aride quantificazioni numeriche la terribile condizione di persone che racchiudono nel cuore esperienze, sofferenze e speranze”.


C’è anche da dire che la decisione sull’impiego del braccialetto non spetta al ministero dell’Interno ma alla magistratura che può farlo, ma non lo fa. Si dovrebbe valutare assieme alle  nuove tecnologie per attuare la rete che c’è, l’ipotesi  di introduzione di nuove misure tipo svuota-carcere alternative al carcere. Andrebbe, insomma, rilanciata la questione del braccialetto elettronico come strumento di ausilio al controllo.

Per chiunque volesse approfondire o iniziare a comprendere i benefici dell’utilizzo del braccialetto elettronico come valida alternativa alla detenzione in carcere, si propongono una serie di link utili:
http://www.dailymotion.com/video/xp527n_braccialetto-elettronico_news#
http://tg24.sky.it/tg24/economia/2010/01/21/un_solo_detenuto_porta_il_braccialetto_elettronico.html
http://www.braccialetto-elettronico.it/

Aggiornamento al 2 ottobre 2012: è Telecom o Bulgari? Cliccare qui

Aggiornamento al 18-12-2013 cliccare qui:
http://www.dagospia.com/rubrica-3/politica/un-braccialetto-per-sempre-la-cancellieri-prova-a-rilanciare-linutile-e-dispendioso-strumento-elettronico-68636.htm

 

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