“Uccidete mio fratello”

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La sorella di Bruno Contrada scrive al Giudice tutelare del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere. Anna Contrada invoca la morte legale. L’iniezione letale, come per i condannati alla pena capitale. Da una parte la rivendicazione dell’onesta’, la correttezza, l’intransigenza. Dall’altra le accuse, la condanna. Inutile. Ecco perche’ adesso la famiglia Contrada ritiene che l’eutanasia sia l’unico strumento per risolvere le infinite sofferenze dell’ex Capo della Squadra mobile di Palermo. La macabra richiesta e’ stata firmata dall’avvocato di Bruno Contrada, Giuseppe Lipera. Una copia e’ stata spedita anche ai Presidenti emeriti della Repubblica, Francesco Cossiga e Carlo Azeglio Ciampi. La premessa e’ quasi una lettera di condoglianze. L’ avvocato scrive infatti: “con immenso e profondo dolore presentiamo una formale istanza di eutanasia”. Bruno Contrada e’ detenuto nel carcere militare di Santa Maria Capua Vetere dove sconta una condanna a 10 anni per concorso esterno alla mafia. Il differimento della pena, per gravissimi motivi di salute, e’ stato bocciato piu’ volte. Secondo medici e giudici le condizioni di salute dell’ ex sfoho1.gif
numero 2 del Sisde, i Servizi segreti civili, sono compatibili con la detenzione. Bruno
Contrada come un “dead man walking”, che significa uomo morto che cammina, e che è l’espressione che usano i carcerieri americani verso i condannati a morte. E’ stato girato anche un film con lo stesso titolo, Sean Penn come attore protagonista e la musica di Bruce Springsteen. Anna Contrada rifiuta di pensare che il fratello sia ridotto ad un “dead man walking”. “Ad un tramonto così amaro è sicuramente preferibile l’eutanasia, una dolce morte” ecco le parole della sorella. Ancora l’avvocato Lipera secondo cui “il caso Contrada dimostra come la Giustizia in Italia, in certi casi, possa diventare totalmente cieca, accanendosi su uno stanco e vecchio uomo, gravemente sofferente per l’età e per tante malattie indiscutibilmente accertate”.

Un’istanza formale di eutanasia, è quella, quindi, presentata dal legale di Bruno Contrada, su mandato della sorella Anna. L’incredibile mossa è compiuta dall’avvocato Giuseppe Lipera “con immenso dolore”, si legge nell’istanza indirizzata al giudice tutelare del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere, ai presidenti emeriti della Repubblica Cossiga e Ciampi e al magistrato di Sorveglianza. Una richiesta che “sembra assurda, ma a tutt’oggi si presenta come l’unica strada percorribile affinché – scrive ancora il difensore dell’ex 007 del Sisde che sta scontando 10 anni nel carcere militare di Santa Maria Capua Vetere per concorso esterno in associazione mafiosa – possa mettere fine alle sue infinite pene, chiudendo con coraggio e con forza d’animo una intera vita vissuta all’insegna della intransigente onestà, della correttezza ed anche di quella giustizia che oggi gli viene costantemente negata, per ultimo dal Tribunale di Sorveglianza di Napoli, che “continua insistentemente e ciecamente” a respingere le reiterate istanze di differimento pena o di detenzione domiciliare, “ritenendo, contrariamente a quanto sostenuto negli innumerevoli ed autorevoli pareri, espressi da insigni luminari della scienza medica, pubblici e privatati,
lo stato di salute del Contrada compatibile con lo status detentionis”.
Anna Contrada, conclude Lipera, “si rifiuta di continuare ad accettare che il proprio fratello sia ridotto un “dead man walking: Bruno è stanco di camminare per raggiungere una chimera chiamata giustizia”. “Non ce la faccio più. Al suo martirio, si aggiunge il mio. Perché tale è vedere mio fratello in uno stato di prostrazione cosi’ terribile e insopportabile. A questo punto, se non vogliono scarcerarlo, è meglio che gli concedano di morire”. “Solo la morte – aggiunge – può liberarlo dalla tortura immotivata cui lo sottopongono.
“PER LA PIENA RIABILITAZIONE DI BRUNO CONTRADA”
firma la petizione al link http://www.petitiononline.com/contrada/petition.html

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