Expo Milano 2015: i padiglioni più belli

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Uno dei padiglioni più considerati e coerenti di Expo 2015 è il Padiglione del Giappone, a partire dal tema affrontato della “diversità armoniosa” per risolvere i problemi globali. L’ampia struttura è posizionata lungo la via principale del Decumano, tra gli spazi di Monaco e Slovacchia. Consiglio: per non perdere l’opportunità di visitarlo conviene andarci appena entrati in Expo, perché la coda per entrare può essere lunga e in alcuni momenti della giornata l’attesa può arrivare intorno alle tre ore.

 

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Cultura alimentare, nutrimento sano, sostenibile ed equilibrato, sono i principi del modello giapponese per alleviare i problemi mondiali relativi alla fame e all’ecologia. I piatti tipici a base di riso, pesce crudo e verdure sono proposti come elementi ideali di una dieta bilanciata, in antitesi agli eccessi che provocano l’obesità di un miliardo di persone, insieme ai concetti tradizionali volti alla condivisione e al non sprecare. A questi temi si uniscono quello dell’armonia (ambientale ed estetica) e della tecnologia, da declinare sul fronte della conservazione degli alimenti e su quello del sistema di trasporto e distribuzione del cibo (cliccare qui).

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Il Giappone vuole dimostrare quanto sia ricca la loro “cultura alimentare”, rispettosa, anzi ispirata alla saggezza della natura, e nel contempo quanto siano fieri della propria tradizione. Secondo il popolo nipponico i valori trasmessi attraverso espressioni come “itadakimasu” (formula di gratitudine prima d’iniziare il pasto), “gochisosama” (formula di ringraziamento dopo il pasto), “mottainai” (formula d’invito a non sprecare) e “osusowake” (senso di condivisione) salveranno il mondo (cliccare qui).

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La struttura del padiglione, una delle più grandi tra tutti i paesi partecipanti di Expo, progettata dall’architetto Atsushi Kitagawara, è una griglia tridimensionale in legno e bambù, elementi di richiamo alle risorse rinnovabili. E’ stata costruita con una fusione di tecniche tradizionali e moderne analisi strutturali, applicando il metodo di tensione compressiva, in cui i singoli elementi sono collegati con sistemi di aggancio per ottenere un sostegno resistente anche ai terremoti (frequenti in Giappone). Lo spazio espositivo è di 4.170 metri quadri, con un’ampia entrata e uno sviluppo in lunghezza, come le tradizionali case di Kyoto. Non mancano tecnologie informatiche e sistemi per il risparmio energetico (cliccare qui).

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Il percorso all’interno della struttura dura circa 40-45 minuti. Si comincia da una stanza a luci soffuse con tipiche stampe giapponesi (ukiyo-e) rappresentanti le quattro stagioni. Si prosegue in un altro ambiente, completamente al buio, ma a tratti illuminato da immagini proiettate sulle pareti a specchio (tramite una tecnologia di projection mapping), in cui viene ricreato l’ambiente tipico delle risaie giapponesi.

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Poi c’è la “Cascata della Diversità”, un’installazione che simula l’effetto dell’acqua in caduta dal soffitto, creando un flusso di informazioni su agricoltura, cibi e cultura alimentare giapponese. I visitatori possono toccare le immagini che cadono dalla finta cascata e leggere le informazioni/spiegazioni sul proprio cellulare.

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Camminare lungo i corridoi del padiglione permette di curiosare le numerose vetrine contenenti i cibi tipici della cucina giapponese, come il sushi, il sashimi, i granchi, molte varietà di pesce e verdure. Nella stanza seguente ci sono le soluzioni proposte dal Giappone per affrontare i problemi del mondo in modo innovativo e tecnologico: quattro “terre interattive” si muovono liberamente, ruotando di 360° toccandole con le mani, facendo scorrere i dati relativi all’ambiente terrestre, come quelli sul riscaldamento globale o sulla crisi alimentare.

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Consiglio: prima della visita conviene scaricare l’App 2015 Giappone (IOS e Android) per interagire e salvare gratuitamente i contenuti del padiglione riguardanti la cucina e la cultura giapponese. Per finire il percorso, i visitatori possono accettare l’invito ad entrare nel ristorante del futuro, un luogo in cui si sperimenta un pasto virtuale, accompagnato da uno spettacolo guida: due “camerieri” spiegano agli “ospiti” il significato delle parole giapponesi “Itadakimasu” e “Gochisousama” (“grazie per il cibo che ricevo” e “grazie per il cibo ricevuto”) e guidano il pubblico verso la comprensione della cultura culinaria giapponese con una serie di giochi interattivi al tavolo.

 

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Gli Stati Uniti presentano un Padiglione dinamico che mostra il ruolo unico dell’America nel futuro del cibo in tutto il mondo e crea una discussione globale sulla sfida di nutrire più di 9 miliardi di persone entro il 2050. Con il tema “Cibo Americano 2.0: Uniti per nutrire il Pianeta” il Padiglione racconta la storia del cibo americano – della sua innovazione, diversità e imprenditorialità – attraverso temi che includono la sicurezza alimentare e la politica, le relazioni internazionali, la scienza e la tecnologia, la nutrizione e la salute, oltre alla cultura culinaria.

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Progettato dal premiato architetto James Biber, il Padiglione USA rende omaggio alla ricca storia agricola dell’America con una struttura aperta delimitata da una grande zona agricola verticale da cui si otterrà un raccolto tutti i giorni. L’edificio, completamente sostenibile, dispone di una passerella in legno recuperato che proviene dal lungomare di Coney Island, di un’imponente video-installazione, di aree espositive interattive, di una terrazza panoramica, di spazi per i VIP e per la vendita al dettaglio.

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Il Padiglione austriaco ricrea un piccolo bosco “portatile” che produce ossigeno sufficiente per 1800 persone all’ora.
Puoi sopravvivere 5 settimane senza cibo, 5 giorni senza acqua, ma non 5 minuti senza aria”, così il Padiglione dell’Austria accoglie i visitatori e invita a respirare a pieni polmoni l’ossigeno dei boschi alpini, insieme ai profumi della terra, delle felci e del legno, immersi in un’esperienza sensoriale capace di far riflettere sul rapporto tra la vita urbana, la natura e il nostro clima. Il padiglione dell’Austria presenta una struttura simile ad un polmone verde che accende il desiderio di un mondo più pulito, dimostrando i vantaggi di una politica di rimboschimento contro il declino globale delle aree verdi del Pianeta.
L’ingresso Sud di Cascina Merlata è il migliore per raggiungere la struttura, perché dista solo 400 metri. Una volta arrivati potreste trovare un po’ di coda per entrare, poiché probabilmente all’interno è stato raggiunto il numero massimo di visitatori ma solitamente è molto scorrevole.

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Il Padiglione non è il solito padiglione: non si tratta infatti di un’esposizione o una mostra, e non è una struttura iper tecnologica o multimediale. È un piccolo bosco alpino, con il proprio micro-clima, dove si respira l’aria di una fitta foresta naturale: per questo motivo si chiama Breathe.Austria – ovvero “respira l’Austria” – perché si è cercato un modo per rendere l’aria, mezzo di sostentamento primario, qualcosa di realmente percepibile. Così il Padiglione si propone come nuovo modello di architettura urbana, in grado di portare un po’ di aria alpina nelle città più inquinate d’Europa o in quelle dal clima più arido e caldo situate nel deserto. Questo modello climatico – una vera e propria centrale ad aria – dimostra come il rimboschimento urbano potrebbe migliorare la qualità della vita nelle città del futuro, semplicemente sfruttando l’effetto rinfrescante delle piante che – nel caso della struttura presente in Expo – sono capaci di produrre l’ossigeno sufficiente per far respirare 1800 persone, donando benessere e assorbendo CO2. Il percorso è arricchito dalla presenza di speciali binocoli che, puntati sulle diverse piante, forniscono le informazioni essenziali sulle singole specie e sul loro habitat.
L’intero Padiglione funziona come un sistema di climatizzazione naturale. Non ci sono impianti di aria condizionata, poiché per rinfrescare si utilizza un processo biologico di evaporazione e fotosintesi della vegetazione. Quasi 60 alberi e oltre 12.000 piante forestali e piccoli arbusti presentano una superficie fogliare complessiva di 43.200 metri quadrati e producono 62,5 kg di ossigeno in un’ora. Contemporaneamente il bosco assorbe 92 chilogrammi di CO2 al giorno. Ventilatori e sistemi di nebulizzazione stimolano e supportano l’attività naturale del bosco piantumato. In questo modo una superficie di 600 metri quadrati consente di ottenere lo stesso rendimento di un ettaro di bosco in natura.
Il padiglione austriaco funziona con un bilancio energetico nullo. La corrente è prodotta tramite una tecnologia innovativa: per la prima volta viene impiegata una cella solare a colorante, che per la produzione energetica ricorre all’intelligenza della natura. L’energia viene prodotta dalla luce, secondo il principio della fotosintesi.

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Palazzo Italia si presenta come una foresta pietrificata di grande complessità tecnica, costituito da 700 pannelli di bio-cemento bianco, un materiale messo a punto appositamente per l’Esposizione Universale. E’ il simbolo di Expo 2015 insieme all’Albero della Vita, e sarà l’unico edificio permanente della manifestazione. All’interno un percorso da seguire accompagna il visitatore alla scoperta del cibo della nostra Penisola, esibito come fosse un’opera d’arte. L’abbiamo seguito passo dopo passo per scoprire tutto quello che c’è da vedere sul padiglione che rappresenta il nostro Paese.

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La struttura di Palazzo Italia non ha eguali: sembra una foresta pietrificata fatta da cemento biodinamico, un materiale che ha una doppia valenza ”bio”: la capacità di abbattere gli inquinanti presenti nell’aria grazie a un principio attivo fotocatalitico e la composizione per l’80% di materiali da riciclo. Talmente maestoso da attirare moltissimi visitatori (tra cui anche scolaresche che si possono evitare andando nel pomeriggio) per cui è prevista una coda di almeno 120 minuti.

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Entrando nel Palazzo si trovano le risposte dell’Italia ai temi dell’Expo, partendo da un percorso sulla nostra identità, alla ricerca di quei valori legati alla nutrizione e alla vita. Ciascuna rappresentazione rende merito alla straordinaria diversità che ci contraddistingue, ma al tempo stesso valorizza la forza unitaria del nostro Paese. Il percorso travolge il visitatore tramite la stanza dalle esperienze umane, poi la stanza del caos e quella degli specchi, a seguire quella in cui c’è un mondo senza Italia (come un anello senza diamante), infine si arriva in un meraviglioso orto botanico a forma di stivale, in cui sono esposti i principali suoli italiani e le loro culture. In vetrina si trovano innovazioni come “l’agronomo volante” o “la plastica che scompare”, come “i pomodori su Marte” coltivati per la prima volta nel Lazio in ambiente sterile, e tanti altri esempi curiosi, che fanno parte della cultura italiana (cliccare qui).

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La potenza del futuro si esplica nell’impegno di tutti noi nei confronti delle nuove generazioni. Per questo motivo parte del padiglione è dedicato ai più piccoli con un Vivaio per le scuole in cui classi di bambini possono apprendere il valore del cibo come alimento e fonte di vita. Infine, qui viene presentata la Carta di Milano un manifesto che ha l’obiettivo di chiedere alle istituzioni locali, nazionali e internazionali di assumere precise iniziative per contrastare le disuguaglianze nell’acceso al cibo. Palazzo Italia mette a disposizione dei totem tramite cui è possibile firmare la carta aderendo così all’appello.

 

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L’ultimissima tappa del padiglione propone un’area dedicata al Lazio (unica regione con uno spazio a sé all’interno del palazzo) in cui si possono visitare virtualmente i paesaggi tramite i divertenti occhiali Oculus Rift, per immergersi nella realtà virtuale, gratuitamente.

 

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Viaggio dentro a Palazzo Italia, il percorso racconta quattro potenze italiane: del Saper Fare, della Bellezza, del Limite e del Futuro.
• La Potenza del Saper Fare: 21 personaggi raccontano storie di professionalità applicata degli italiani, in arte e manualità, che hanno trovato soluzioni facendo impresa;
• La Potenza della Bellezza: ci sono 21 panorami e 21 capolavori architettonici che raccontano la bellezza dell’Italia;
• La Potenza del Limite: qui ci sono 21 storie di impresa agricola, agroalimentare, artigianale che racconteranno la più specifica delle grandezze italiane, la capacità di esprimere il meglio di noi nelle circostanze più proibitive, di coltivare vigneti di eccellenza su cucuzzoli aridi e non meccanizzabili, la potenza più vicina alla virtù del limite.
• L’Italia è la Potenza del Futuro e viene raccontata attraverso un Vivaio di 21 piante rappresentative delle Regioni.
All’interno di Palazzo Italia il visitatore trova la mostra dei mercati, un sistema interattivo che permette il dialogo con i più grandi mercati ortofrutticoli d’Italia a Firenze, Roma e Palermo. Ed è qui che, in uno spazio lungo cento metri di buio totale, gestito dall’Unione Italiana Ciechi, i visitatori possono vivere l’esperienza irripetibile della privazione (la “vista” che non c’è) si della vista ma dell’esaltazione di tutti gli altri sensi con i quali ascoltare, toccare, odorare, assaggiare il mercato, prima di uscire nel trionfo di luci della Vucciria di Guttuso.

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Il mercato al buio gestito da guide non vedenti regala luce a tutti i visitatori“. L’esperienza dura tra i 15 e i 20 minuti. I visitatori si vengono a trovare al centro di un mercato, la Vucciria di Palermo, completamente al buio, rinunciando perciò alla vista da cui un uomo in media ottiene l’80% delle informazioni che invia al cervello. Al termine del percorso la visione di uno dei capolavori di Renato Guttuso: il quadro “La Vucciria” che, per l’appunto, immortala la vita del mercato siciliano.

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Nell’atrio, un’opera romana (la Demetra) e un artista contemporaneo si confrontano nel solco della bellezza e dell’arte.

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Il Padiglione della Spagna si riconosce subito per la sua grande ma assolutamente leggera struttura in legno che ricorda la forma di una serra a doppia navata. Gran parte del Padiglione, disegnato dall’architetto Fermin Vazquez, è composto da spazi aperti, ottimizzando così l’uso della luce naturale, mentre l’unico spazio al chiuso è quello dell’area espositiva principale. Meno facile da vedere ad occhio nudo, ma altrettanto importante, è che il Padiglione Spagna è stato realizzato con materiali naturali e riciclati, il legno utilizzato è di pino o di abete proveniente da foreste con certificazione di sostenibilità ed è stato realizzato con il metodo dell’assemblaggio a secco, che garantisce un facile montaggio e smontaggio. L’edificio è stato progettato per essere riutilizzato quasi al 100%.

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L’allestimento “El Viaje del Sabor” (il viaggio del sapore), opera di Antoni Miralda, uno dei maggiori esponenti viventi della “Food art”, accoglie i visitatori all’ingresso del padiglione con una serie di valigie di dimensioni naturali.

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L’artista propone così una riflessione sul viaggio che alcuni alimenti devono fare prima di arrivare a destinazione. A seguire c’è la mostra “El Lenguaje del Sabor” (il linguaggio del sapore) che guida il visitatore nella mente di un cuoco al lavoro, dalla gestione delle materie prime, alla creatività con cui si impattano i cibi (cliccare qui).

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Lungo il Decumano poi abbiamo la fortuna di incontrare la Banda musicale del sultanato dell’Oman (cliccare qui).

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Il Padiglione degli Emirati Arabi Uniti esplora le sfide reali che si presentano nel nutrire il pianeta, in particolare nei temi intrecciati di terra, cibo, energia e acqua. Inoltre evidenzia anche alcune delle soluzioni innovative che gli Emirati Arabi Uniti hanno sviluppato in questi settori. Soluzioni che sono arrivate partendo da un bisogno locale, ma che portano a un reale beneficio globale, dal momento che molte parti del mondo vivono le stesse difficoltà degli Emirati a causa della spirale della domanda e degli effetti del cambiamento climatico (cliccare qui). Condividendo conoscenze e risorse, gli Emirati Arabi Uniti stanno veramente contribuendo a plasmare il futuro (cliccare qui).

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La cultura tradizionale e i valori che essa ispira, il calore e l’ospitalità degli Emirati, la convivialità del cibo e un tecnologico ambiente multimediale si combinano per offrire un’esperienza divertente, emozionante, sfidante e stimolante. I visitatori possono inoltre scoprire gli interessanti progetti degli Emirati Arabi Uniti per ospitare il prossimo World Expo nel 2020, così come interagire con le aziende all’avanguardia degli Emirati, le organizzazioni e gli opinion leader attraverso una serie di mostre permanenti, seminari ed eventi.

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Attraverso rampe dalle forme sinuose, che simboleggiano le dune, si entra nel cuore del Padiglione, dove è proiettato il filmato “Family Tree”. Verso la fine del cortometraggio, i visitatori sono condotti in uno spazio teatrale interattivo, nel quale sono coinvolti per portare a termine la storia. La visita termina con l’esposizione “La vita segreta di una palma da datteri”.

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Progettato da Foster+Partners, la forma sorprendente del Padiglione degli Emirati Arabi Uniti è stata creata da una serie di alte pareti increspate. Queste imponenti strutture di 12 metri evocano sia le stradine mezze in ombra degli insediamenti storici degli Emirati Arabi Uniti che le magnifiche dune di sabbia dei suoi deserti. Queste sinuose forme curve guidano i visitatori attraverso una serie di spazi intriganti ed esperienze emozionanti e ricche di contenuto. Un paesaggio complementare, che richiama le specie autoctone degli Emirati Arabi Uniti, offre un accogliente sfondo verde. Studiato per il clima naturalmente fresco di Milano e le belle giornate degli Emirati Arabi Uniti, il Padiglione sarà smantellato alla fine di Expo Milano 2015 e rimontato a Masdar City, città a basse emissioni di carbonio negli Emirati Arabi Uniti, in quanto rappresenta i principi racchiusi nell’etica di sostenibilità di Masdar.

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Collocato nella regione del Caucaso come un ponte strategico tra Nord e Sud, Est e Ovest, l’Azerbaigian è uno dei più antichi siti dell’umanità ed è sempre stato un crocevia naturalistico, biologico, geografico, culturale e storico.

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L’agricoltura e la cucina, dalle erbe ai pesci del Mar Caspio, si sono arricchite di diverse influenze nel tempo.  Il percorso si snoda attraverso tre sfere di vetro su più livelli che rappresentano tre diverse biosfere.

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La prima è dei paesaggi, la seconda è quella delle nove zone climatiche azerbaigiane, la terza è quella delle culture tradizionali e dell’innovazione.

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Sui tre livelli, collegati da scale mobili, vengono mostrate le risorse naturali, agricole e produttive del Paese. Al centro, delle lamelle di legno rappresentano la sagoma di un albero rovesciato.

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Agricoltura, alimentazione, ambiente, sviluppo sostenibile sono i punti focali della partecipazione della Cina a Expo Milano 2015. Lo scopo è ricordare la convinzione della filosofia cinese che “l’uomo è parte integrante della natura”, illustrare le tradizioni culturali e i progressi nei campi dell’agricoltura, presentare i grandi passi compiuti nell’uso razionale delle risorse per assicurare cibo a sufficienza, buono e salutare. Il filo conduttore è la ricerca di equilibrio tra gli esseri umani e l’ambiente, tra l’umanità e la natura (cliccare qui).

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Come il contadino cura e protegge la sua terra, così il popolo deve custodire il Pianeta.

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Sono tre i temi intorno a cui si dipana l’esposizione, su un’area di 4.590 metri quadri.

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Il dono della natura” illustra il processo del raccolto secondo il calendario cinese lunisolare e i cinque colori del suolo.
Cibo per la vita” mostra il percorso produttivo del cibo, del tofu e di altri piatti, le Otto famose scuole di cucina cinese, la cultura del tè.
Tecnologia e futuro” documenta i progressi scientifici, tra cui il riso ibrido del professor Yuan Longping, il riciclo in agricoltura, le tecniche per la tracciabilità, l’Internet delle cose. È la prima volta che la Cina partecipa a un’Esposizione Universale con un Padiglione self-built, simbolo dell’impegno di un grande Paese, la seconda economia mondiale. Per la prima volta il Paese si impegna a mostrare e spiegare nei dettagli la sua politica agricola, dalla storia alle innovazioni del futuro. Il progetto è stato elaborato da un consorzio formato dalla Tsinghua University e dal Beijing Qingshang Environmental & Architectural Design Institute. Le forme di un paesaggio naturale, da un lato si trasfondono e dall’altro si uniscono in quelle di uno skyline urbano. Prodotti, riso, grano, sono collocati in spazi, piani ed elementi che richiamano l’architettura tradizionale cinese. Le diverse aree espositive si chiamano “Cielo”, “Terra”, “Uomo” e “Armonia” (cliccare qui).

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Il Padiglione Oman s’ispira al tema di partecipazione “L’eredità nei raccolti: sfruttare il mare, il sole e la sabbia”. All’ingresso, si trova l’installazione di una meridiana, con alcune pietre poste lungo la superficie. Nell’antichità, infatti, la distribuzione dell’acqua nei villaggi veniva decisa con questo metodo: a ogni comunità spettava un’ora del giorno, corrispondente al momento in cui l’ombra della meridiana raggiungeva la pietra simboleggiante il proprio villaggio (cliccare qui).

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Una riprova della forte tradizione del Paese nella gestione delle risorse idriche, alla quale è dedicata nello specifico la prima sezione del Padiglione: “Sfruttare ogni goccia d’acqua”. La principale fonte idrica dell’Oman è il khareef, il monsone estivo che attraversa l’Oceano Indiano, che alimenta gli aflaj, un antico sistema di irrigazione formato da una fitta rete di canali e dighe risalenti a oltre 2.000 anni fa e che fa parte dei Patrimoni dell’Unesco. La seconda sezione “La nostra ricca eredità agricola” riguarda l’agricoltura con le sue coltivazioni, dal miele delle oasi alle nocciole ai raccolti di rose nella regione montagnosa di Jebel Akhdar. Le rose, in particolare, vengono utilizzate sia per l’acqua di rosa, sia per il profumo Amouage, creato da Guy Robert. Le palme da dattero, cuore della tradizione agricola omanita, sono il centro di questa sezione, con il progetto “un milione di palme”, che dovrebbe completarsi nel 2025. Sono anche esposte le principali proteine su cui poggia la dieta omanita, attraverso le sagome degli animali maggiormente consumati, rappresentati non in dimensione reale, ma in proporzione all’importanza nella dieta omanita: pesce (il più grande), pollo, agnello e manzo (il più piccolo). È anche proposta un’installazione che riproduce in forma semplificata il sistema acquaponico, dove vegetazione e pesci vivono in perfetta armonia. Nella terza sezione “I tesori dei nostri mari” il visitatore può conoscere la ricchezza degli ambienti marini, dell’industria della pesca, ancor oggi basata su tecniche tradizionali. Il Paese, che ha dichiarato la volontà di raddoppiare il ricavato della pesca entro i prossimi 30 anni, è attualmente impegnato nell’attivazione di nuove normative per la salvaguardia delle aree marine e l’incentivazione alla pesca di specie autoctone. Sta inoltre costruendo una barriera corallina artificiale, attraverso delle installazioni sul fondale marino completamente naturali, intorno alle quali dovrebbero nel tempo formarsi le calcificazioni. La quarta sezione “Benvenuti nella nostra casa” è l’icona dell’autentica e amichevole ospitalità omanita, con il rito del caffè e dei datteri e con la condivisione di piatti saporiti e speziati.

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In scena il sablat, la stanza della tipica casa omanita dove la famiglia accoglie gli ospiti in occasione di feste. L’area riproduce inoltre una tipica cucina locale, con tutti gli ingredienti e gli utensili necessari per preparare i piatti della tradizione. Ma non solo: una proiezioni mostra una tipica donna omanita che sta preparando il pasto.

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Che dire è stato un carosello coloratissimo, intensissimo, interessantissimo di curiosità, notizie soluzioni, storie e tradizioni, scoperte e riscoperte, multirazziale e multiculturale insomma un giro del mondo dove tutti insieme ci impegnano a trovare idee e soluzioni per darci un futuro.
Del resto, come diceva il filosofo Ludwig Feuerbach “l’uomo è ciò che mangia” ovvero per pensare meglio dobbiamo alimentarci meglio.

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