Welcome a Copenhagen: la città del futuro

2° giorno, sabato 24 settembre 2016: Copenaghen
Tre giorni non sono molti per conoscere tutte le bellezze della capitale danese soprattutto se come noi, amate respirare appieno l’atmosfera di una città estera per scovarne gli angoli più nascosti; tuttavia a piedi o con la bici e molto entusiasmo si possono percorrere chilometri e chilometri catturando una miriade di scatti (cliccare qui e qui).

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Il secondo giorno dopo esserci muniti di una bicicletta per spostarsi in tutta agilità ci dirigiamo verso la libera citta/stato di Christiania: una comune di gente alternativa, extraterritorio europeo e con una propria bandiera e proprie infrastrutture. Consiglio a tutti questa visita e raccomando di non farsi fuorviare dall’ingresso e dalle prime bancarelle dove vendono il fumo e l’erba, pieno di turisti sballati, ma proseguite verso il fiume dove c’è l’asilo e il ponte (cliccare qui) che attraversa il fiume, verrete proiettati in una atmosfera magica e un po’ surreale, con le casette in legno colorate che spuntano in mezzo al bosco, le candeline fuori, la catasta di legna da ardere. La comunità è grandissima, 34 ettari di boschi e fiumi, e il tutto nel cuore della città, la comune è “fricchettona”, ma come tutto qui sembra molto funzionale: cassonetti per la raccolta differenziata ovunque, niente tasse, scuola, asilo, locali di musica live, vietato l’ingresso alle auto su tutto il territorio…

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Christiania, nota anche come Città Libera di Christiania (in danese: Fristaden Christiania), è un quartiere parzialmente autogovernato della città che ha conseguito uno status semi-legale come comunità indipendente.

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Christiania venne fondata nel 1971, quando un gruppo di hippies occupò una base navale dismessa alle porte della capitale danese, costituita da edifici militari abbandonati. Una delle persone più influenti del gruppo era Jacob Ludvigsen, che pubblicava un giornale anarchico, che ufficializzò la proclamazione della Città Libera, in danese Fristad. Per anni lo status legale della zona è rimasto chiuso nel limbo, mentre il governo danese tentava, senza successo, di rimuovere gli occupanti.

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Al suo interno vi sono negozietti d’artigianato, la centralissima pusher street e i servizi per i cittadini, tutti totalmente autogestiti. Il villaggio danese è conosciuto anche per i suoi edifici colorati, per il divieto di circolazione per le automobili e per la mancanza di forze dell’ordine.

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Esperimento sociale interessante… unico al mondo e attrazione turistica, utopia vivente basata sui principi del rispetto e del libero arbitrio, ovvero sull’ideologia dell’anarchia pacifista. E soprattutto passeggiate da fiaba nei boschi, ma tutto in sicurezza, non fate la stupidaggine di non andarci pensando che sia un posto per tossici, è una esperienza unica.

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Un prato tagliato all’inglese e una fila di maestosi alberi vi catapulteranno nei King’s Garden, cornice perfetta per il rinascimentale Rosenborg Castle i cui mattoncini rossi formano una costruzione imponente e al contempo armoniosa coperta da tetti in rame e con slanciate torri che terminano in piccole logge ottagonali abbellite da guglie. Due leoni sorvegliano l’accesso al ponte levatoio sopra un profondo fossato, ornamento perfetto per un castello da favola.

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Il castello di Rosenborg (danese: Rosenborg Slot) è un castello rinascimentale situato al centro di Copenaghen. Antica residenza reale oggi è sede delle Danske Kongers Kronologiske Samling, Museo della Collezioni Reali Danesi.

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Al terzo piano del castello si trova la Sala dei Cavalieri, completata nel 1624. Originariamente serviva come Salone da ballo, ma intorno al 1700 venne usata per i ricevimenti reali, come sala da banchetti. Solo nella metà dell’800 assunse il nome odierno quando divenne Sala del Trono.

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Alle pareti pendono dodici arazzi di Gobelins, voluti da Cristiano V, che raffigurano le Vittorie reali nella Guerra di Scania. La volte a botte del soffitto venne rivestita di stucchi nel ‘600 e mostra gli stemmi della Casa reale danese, dell’Ordine dell’Elefante e dell’Ordine del Dannebrog, oltre che vicende del regno di Cristiano IV.

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Il castello è aperto al pubblico e ospita les Danske Kongers Kronologiske Samling, il Museo delle Collezioni Reali Danesi, una raccolta di manufatti artistici, pitture e arazzi che illustrano la cultura e l’arte dei re danesi dal XVII al XIX secolo. Fu aperto nel 1838 e ora è di proprietà dello stato danese.

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Particolarmente il castello accoglie i preziosi Gioielli della Corona danese, il tappeto persiano delle incoronazioni, e il trono reale. Generalmente, ogni anno arrivano 2,5 milioni di visitatori da tutto il mondo per la visita al castello.

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Cristiano IV costruì il Rosenborg tra il 1606 e il 1634 secondo un personale progetto e i successivi sovrani vi trovarono dimora fino al 1710 quando Federico IV edificò Frederiksberg spostandovi la residenza del monarca. Da allora il Rosenborg custodisce i beni ereditari, le regalie, i troni e solo di tanto in tanto ospita ricevimenti ufficiali. Visitarne le stanze mantenute e restaurate è emozionante.

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Salendo dal pianterreno al secondo piano si osservano dipinti e arazzi di artisti fiamminghi, mobili e oggetti d’epoca, arredamenti in stile impero, soffitti e rivestimenti dalle decorazioni impressionanti, fino ad arrivare alla prestigiosa “sala lunga” che ospita il trono del re in dente di narvalo e il trono della regina in argento ai quali fanno la guardia tre stupendi leoni d’argento.

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Meravigliose infine sono le stanze del tesoro dove all’interno di teche blindate sono conservate, fra i manufatti più importanti, la spada reale di Cristiano III, la corona di Cristiano IV, gli scintillanti gioielli della corona e le straordinarie corone del re e della regina dell’assolutismo.

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Lasciamo Rosenborg Castle per raggiungere il poco distante Amalienborg Palace.

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Il palazzo di Amalienborg, dal 1794 è la sede principale della famiglia reale danese e quindi residenza dell’attuale regina Margrethe II.

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Il complesso è costituito da quattro palazzi in stile rococò che racchiudono una piazza ottagonale al cui centro si erge il monumento equestre del re Federico V realizzato dallo scultore francese Jacques-François-Joseph Saly.

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Attualmente si possono visitare le stanze con gli arredamenti originali e le collezioni di vetri, porcellane e argenti del Palazzo Levetzau, chiamato anche Palazzo di Christian VIII.

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Il fascino a mio parere non è paragonabile a quello che si respira al Rosenborg, tuttavia è interessante scoprire un po’ della storia reale danese degli ultimi centocinquanta anni.

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A guardia del palazzo ci sono le famose Guardie Reali col cappello di pelo d’orso che mi ricordano tanti soldatini di piombo della favola di Andersen. Sappiamo che ogni giorno alle 12.00 c’è il cambio della guardia e quindi ci fermiamo per assistere all’evento con tanto di sfilata e banda musicale…(Cliccare qui, qui e qui) Cerimonia carina (cliccare qui e qui).

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La prima cosa che notiamo è come rispetto al cambio della guardia di Londra non ci siano né transenne, né muri o altro che contenga la folla, ma semplicemente dei poliziotti che “dirigevano il traffico umano” che ordinatamente stava riempiendo la piazza, fermandosi anche a spiegare la cerimonia ed indicando i posti migliori dai quali fare le foto.

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Un lungo giardino e una fontana circolare separano Amalienborg dalla zona del porto e proprio da qui si gode di una vista magnifica sul moderno edificio della “Copenaghen Opera House”, ovvero l’Operà nazionale.

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Formato quasi completamente da vetro e acciaio, il teatro è uno dei più costosi mai realizzati al mondo e il suo auditorium può ospitare fino a 1700 persone inoltre, il perfetto allineamento con la piazza e la chiesa Marmorea, concede al pubblico in uscita uno scorcio suggestivo sullo storico quartiere.

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La Sirenetta è situata adiacente ad un bellissimo complesso militare chiamato Kastellet, ci ripromettiamo di visitarlo un altro giorno.

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Pranziamo con un ricco dolce alle mele danese ed una tazza di tè comodamente seduti nel giardino che circonda Rosenborg Castle.

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Nel pomeriggio decidiamo quindi di visitare il museo NY Carlsberg Glipotek, bello sopratutto per il giardino d’inverno all’ingresso e per un discreto numero di opere di Goguin, Manet, Renoir e un Paio di bellissimi Van Gogh, trascurabile invece tutta la parte di statue e busti romani.

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Usciti dal museo, risaliti in sella alle nostre bici, ci dirigiamo verso la zona dei laghi passando per il museo Statens Museum for Kunst che ha davanti all’entrata una enorme fontana circolare piena di acqua colorata di rosso e ricco zampillo centrale anch’esso di colore rosso. Abbinate al rosso dell’acqua alcune sedie dipinte di verde era state collocate al suo interno…curioso.

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Proseguiamo quindi per la zona dei laghi, cinque laghi artificiali che dividono in due la città, sorgono ad est, in una zona tranquilla e accogliente di Copenaghen, meta prediletta dagli abitanti del posto per fare jogging e passeggiate sotto il sole!

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Veramente sembrano più un canale, ma sono proprio dei laghi artificiali. Si possono percorrere tutti fino a Vesterbro (il quartiere hip più a ovest).

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Per la cena decidiamo di visitare il coloratissimo mercato dello Street Food “Papirøen”.

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E’ stato inaugurato nella primavera 2014 nell’area di Papirøen, un complesso industriale sul porto di Copenaghen dedicato in passato allo stoccaggio della carta, ampio a sufficienza per 40 bancarelle che servono differenti tipologie di cibo di strada che possono variare in base alle disponibilità del mercato. Tra questi si trovano piatti della tradizione cubana, il sempre in voga Fish & Chips, panini per ogni gusto, polli allo spiedo di francese memoria, pizza cucinata nel forno a legna, zuppe, salsicce artigianali e immancabili hot dog, ma anche le patatine fritte, la carne cucinata sulla griglia e i piccanti tacos. Tutti questi piatti golosi rispettano criteri di qualità, sostenibilità ed economicità.

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La vista è invidiabile, la location merita per come è stata studiata: non mancano tavoli e aree per ballare. E sì, perché se durante la settimana l’isola fa durante tutto il giorno da zona franca dedicata tanto agli amanti del panino quanto ai dediti ai piaceri dello slow food, nel week end si popola di festaioli che arrivano qui per divertirsi, grazie ai deejays che si alternano alla consolle (cliccare qui). Noi scegliamo di mangiare un piatto brasiliano ricco di carni varie con tanto di pannocchia arrostita innaffiando il tutto con l’immancabile boccale di birra Carlsberg o Tuborg, una tende a sponsorizzare l’arte, l’altra lo sport.

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Nel dubbio possiamo assaggiarle entrambe! Vietato comunque chiedere la Ceres: è danese ma la conoscono in pochi.

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Dopo aver mangiato ci dirigiamo verso i giardini Tivoli (ore 11-23 – solo entrata 99Kr – 13 eur, tutte le attrazioni sono da pagare a parte), un magico e colorato viaggio nell’universo infinito della favola e della fantasia.

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La sera diventa un luogo romantico con luci e lumi che punteggiano alberi e marciapiedi, con spettacoli di suoni e luci e nei weekend con spettacolo di fuochi d’artificio.

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A noi basta passeggiare tra i tanti chioschi/bar, dove si mangia e si beve (a dire al vero sono abbastanza cari), e osservare la gente che sale sulle classiche attrazioni, godendoci l’atmosfera, le lanterne cinesi e i lampioni colorati, e gustandoci un enorme zucchero filato e qualche dolcino aspettiamo le 22.45 per lo spettacolo di luci e suoni sul lago (cliccare qui e qui): giochi di spruzzi e luci al ritmo di musica (voto 7 e mezzo).

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