Museo Barracco
Il Museo di scultura antica Giovanni Barracco fa parte del sistema Musei in Comune di Roma ed è situato nel rione Parione, nel Palazzo (impropriamente) noto come Farnesina ai Baullari a Corso Vittorio Emanuele II, a due passi da Campo de’ Fiori. Raccoglie diverse opere di arte classica e del Vicino Oriente, donate al Comune dal barone Giovanni Barracco nel 1904.
Stele del Dignitario Nefer
Monumento e arredo funerario
Antico Regno, IV Dinastia (2640-2520 a.C.)
Calcare
Raffigura una scena di offerta con il defunto seduto davanti ad una tavola. Una lunga iscrizione in geroglifico presenta una formula funeraria ossia “offerta che concede il sovrano…” cui segue l’elenco di tutti i doni che l’offerente, simbolicamente presentato come il re, dona al defunto come corredo per il suo viaggio nell’aldilà: pane, acqua, cibo, incensi, belletti, latte, cereali, verdure, frutti, dolci, stoffe di diversi tipi e misure e poi “1000 vitelli, 1000 giovani antilopi, 1000 gru, 1000 oche”.
Se la collezione non è imponente nelle dimensioni, è vero però che i pezzi esposti sono in generale di assoluta qualità e soprattutto vanno a costituire un unicum nel panorama museale capitolino, dal momento che la raccolta non è concentrata sulla sola arte romana, ma presenta stupendi esempi della statuaria delle diverse civiltà del Mediterraneo, da quella egizia, a quella cipriota, passando per l’arte etrusca, da Roma e Palmira a splendidi originali greci.
Tra le opere più importanti della collezione va considerato il preziosissimo rilievo funerario del dignitario Nefer, databile al regno del faraone Cheope. Grazie ad una serie di campagne di scavo è stato possibile ricostruire per intero la decorazione della cappella funeraria della mastaba (tomba monumentale utilizzata durante le prime fasi della civiltà egizia) di cui il rilievo del Museo costituiva il fulcro. La Mostra si propone di presentare al pubblico una ricostruzione 1:1 della struttura della cappella funeraria e di riproporre lo spazio interno della stessa attraverso una ricchissima documentazione grafica, fotografica e multimediale.
Statuetta di impastatrice
Scultura
Antico Regno,V Dinastia (2520-2360 a.C.)
Calcare
Trova numerosi paralleli con le analoghe statuette rituali rappresentanti ‘domestici’ diffusesi nell’Antico Regno a partire dalla V dinastia. Queste erano generalmente collocate nel serdab, un recesso posto all’interno della mastaba da cui la statua del defunto assisteva a cerimonie ed offerte in suo onore, ed avevano la funzione di aiutare il defunto nello svolgimento delle attività domestiche nella sua vita ultraterrena.
Sfinge femminile di una regina
Scultura
Nuovo Regno, XVIII Dinastia, Thutmosis III (1479-1426 a.C.)
Granito grigio
Statua di Bes
Scultura
Epoca romana (I sec. d.C.)
Marmo bianco
Le immagini di Bes sono estremamente diffuse in Egitto in quanto, benché si tratti di una divinità secondaria, il dio è particolarmente venerato nel culto popolare. La sua funzione principale è quella magica, il suo aspetto mostruoso e le armi che reca in mano non hanno altro scopo che spaventare gli spiriti maligni. Ma è soprattutto a partire dal Medio Regno che la sua sfera di protezione si concentra soprattutto su aspetti particolarmente cari al culto privato come la casa, la fertilità, il matrimonio o il parto. Nel mondo romano è spesso collegato al culto di Iside. Bes viene spesso rappresentato come un nano dal volto distorto da una smorfia, ad esempio mentre mostra la lingua. Poteva portare sul capo una corona di piume, mentre le orecchie, la coda e la criniera richiamano il leone. Nelle mani tiene spesso un corta spada e il Sa (il nodo della fortuna).
Carro da parata con due personaggi
Scultura
Inizio del V secolo a.C.
Calcare dipinto
Piccola quadriga vivacemente colorata a bordo della quale si trova una figura femminile accompagnata da un bambino: l’oggetto, quasi un giocattolo, è montato su ruote mobili. Si tratta forse della rappresentazione di una cerimonia sacra, nella quale una madre accompagna il figlio bambino per la sua consacrazione a una divinità.
Provenienza: Da Amatunte, Cipro
Testa maschile
Scultura
V sec. a.C.
Calcare dipinto
La testa maschile proveniente da Athienou, nei pressi dell’importante centro fenicio di Golgoi, rappresenta probabilmente un sacerdote legato al culto di Afrodite: ad esso rimanda la ricca e coloratissima corona vegetale formata da foglie e bacche di alloro e da boccioli di melograno. I lineamenti sottili e affilati del volto, sul quale spiccano i grandi occhi a mandorla e la bocca atteggiata al sorriso, inseriscono la testa nello stile classico-cipriota del V secolo a.C.
Provenienza: Da Athienou, Cipro
Figurine stanti o distese su un fianco
Scultura
Epoca partica, I-II sec. d.C.
Alabastro
Le figurine in alabastro riproducono solitamente immagini femminili stanti nude, semidrappeggiate o vestite distese su un fianco, figure sedute sia maschili che femminili e musici. Nelle figure femminili si può forse riconoscere Afrodite/Anahita oppure personaggi partecipanti ad un banchetto funerario o a un rito religioso. Le figurine sono, inoltre, spesso caratterizzate da policromia e dalla presenza di due fori all’altezza degli avambracci per l’inserimento di braccia mobili.
Provenienza: Dalla Mesopotamia meridionale
Cagna ferita
Scultura
Copia romana firmata da Sopatro da originale greco di Lisippo (fine del IV sec. a.C.)
Marmo pentelico
“Ai nostri giorni abbiamo visto in Campidoglio(…) nella cella di Giunone, una cagna di bronzo che lecca la sua ferita; il mirabile spettacolo del monumento e la sua naturalezza veristica –non si distingueva da un cane vero- non solo appare dal fatto di essere stata dedicata in quel luogo, ma anche dalla tremenda cauzione di salvaguardia: fu stabilito con pubblico decreto che i custodi ne rispondessero con la vita, dal momento che nessuna somma sembrava sufficiente…” (Plinio, Storia Naturale XXXIV, 38). La piccola scultura del Museo Barracco, firmata dall’artista Sopatros, è probabilmente la copia in marmo dell’originale in bronzo creato da Lisippo e visto da Plinio.
La mostra allestita presso il Museo fa conoscere meglio Giovanni Barracco, personaggio complesso, dai molteplici interessi, che fu uomo politico, alpinista, collezionista.
Frammento di discobolo
Scultura
Copia romana da originale greco di Mirone (metà V sec. a.C.)
Marmo pario
Si conserva un frammento altamente significativo della statua di discobolo creata da Mirone intorno al 450 a.C. Lo studio della figura atletica, colta nel momento di massima tensione prima del lancio del disco, si riflette nei dettagli anatomici della mano, resi con grande raffinatezza. Il frammento è stato rinvenuto a Roma, nelle terme di Caracalla.
Provenienza: Da Roma, Terme di Caracalla
Mosaico con Ecclesia Romana
Mosaico, intarsio
XII sec. d.C.
Mosaico policromo in pasta vitrea
Il frammento di mosaico a fondo oro, rappresenta l’Ecclesia Romana (Chiesa di Roma) con il capo coperto da una ricca corona gemmata. Esso deriva dalla primitiva decorazione del fascione inferiore dell’abside di S.Pietro, realizzata sotto il pontificato di Innocenzo III (1198-1216) e distrutta nel 1582 all’epoca dei grandi lavori per il rifacimento della basilica.
Provenienza: Dalla Basilica di San Pietro in Vaticano
Il percorso espositivo prende avvio dalla biblioteca del museo, situata al pian terreno dell’edificio. Qui si incontrano vari cimeli (dagli occhiali di Barracco ad alcuni libri antichi a lui appartenuti, alla splendida pergamena che attesta il rilascio della cittadinanza romana al nobiluomo) e soprattutto ottimi pannelli informativi, in cui vengono illustrati i vari aspetti dell’attività del protagonista della mostra. C’è il Barracco “patriota”, deputato e poi senatore del neonato Regno d’Italia. C’è il Barracco alpinista, che fu tra i fondatori, insieme a Quintino Sella, del Club Alpino Italiano. C’è soprattutto il Barracco appassionato di archeologia e collezionista, di cui emergono gli stretti legami con tutta una serie di personaggi di prim’ordine, da Wolfgang Helbig, consulente per gli acquisti del ‘birraio’ Jacobsen, che in quegli anni andava allestendo la sua formidabile collezione, nucleo fondante della Ny Carlsberg Glyptotek, allo sfortunato Ludwig Pollak, che avrebbe finito i suoi giorni in un campo di concentramento.
Vorrei concludere con un auspicio: che lo sforzo messo in campo per l’organizzazione della mostra non vada ad esaurirsi ma vada a coinvolgere maggiormente un pubblico che si spera sia, in futuro, sempre più folto.
Per saperne di più cliccare qui.