Sessualità nell’antico Perù – Huacos eroticos


Come promesso nel precedente post, eccovi le foto e il servizio sulla famosa collezione di arte erotica dell’antico Perù, situata nella Sala d’Arte Erotica del Museo Larco Herrera, sicuramente una delle curiosità di maggior interesse della città di Lima. 

Nella speciale sala sono esposte ceramiche erotiche con motivi che rappresentano le abitudini sessuali degli antichi peruviani.  E’ situata in basso, verso il giardino, un po’ defilata rispetto alle altre. Queste opere, sui cui dettagli  ci soffermeremo, accanto ad un significato religioso, dimostrano anche la raffinatezza artistica che hanno raggiunto le popolazioni dell’antico Perù.

In genere si tratta di lavorazioni su vasi e recipienti che alterano la forma originaria dell’oggetto stesso trasformandolo in un’ironica raffigurazione erotica. Alcune bottiglie sono rappresentazioni di grossi falli e chi beve è costretto a servirsi dell’unica apertura, il glande. Altri oggetti riproducono enormi vulve spalancate, nell’atto di accogliere altrettanti grossi falli dalle dimensioni spropositate; una sorta di dissacrazione dell’atto sessuale.

Alla cultura Moche sono stati attribuiti i più interessanti tra i vasi erotici rinvenuti nel Perù precolombiano. Pare che solo le civiltà fiorite nelle regioni della costa settentrionale abbiano fornito esempi di rappresentazione dell’atto sessuale: oltre a quelle moche, sono assai famose le raffigurazioni vicùs, recuay e chiimu. Alle epoche più  antiche risalgono semplici immagini simboliche di organi genitali femminili e maschili certamente connesse a culti della fertilità, alla stregua di tante civiltà di altri continenti, invece, la produzione erotica più tardiva comprende un repertorio non sempre collegabile a un culto e a una nozione ancestrale di fecondità. Tra le tante immagini di rapporti sessuali, sono comprese infatti numerose scene di masturbazione, di fellatio e soprattutto di sodomia; quest’ultima era ancora praticata intensamente all’epoca incaica, come si apprende dalle narrazioni, cariche di disappunto, dei cronisti.


Vero che in queste ceramiche erotiche si incontrano cunnilinguo, fellatio, atti omosessuali, masturbazioni, incontri tra “scheletri” e umani, pratiche che evitano la fecondazione, ermafroditi, copule tra animali; ma sono solo naturali e non peccaminose fonti rivelatrici di una sessualità che pareva perduta e che invece parla a tre dimensioni.


Nel Perù coloniale spagnolo, gli huacos eroticus o huacos prohibidos, come la maggior parte delle icone indigene, furono distrutte. Nel 1570, il viceré Francisco da Toledo ed i suoi consiglieri clericali erano ossessionati dall’idea di eliminare la sodomia, la masturbazione ed una pratica sociale comune cui la popolazione di linguaggio Quechua si riferiva in termini che si traducono approssimativamente come “matrimonio di prova”, infatti la popolazione indigena non dava particolare importanza alla castità femminile e non imponeva divieti al sesso prematrimoniale.

Esistono inoltre figurine antropomorfe assai bizzarre: la forma di alcune evoca quella del fallo, altre sono dotate di falli dalle dimensioni smisurate. Naturalmente gli archeologi hanno versato fiumi d’inchiostro sulle possibili interpretazioni delle ceramiche a carattere erotico. Alcuni ritengono che si tratti di oggetti dal significato esclusivamente magico-religioso; altri hanno individuato molti esemplari di scene di accoppiamento nei quali, sul corpo di uno dei due partner, è evidenziata la presenza di una malattia. Ciò induce a credere che il significato rituale di codesti oggetti fosse quello di scongiurare le malattie veneree.

E’ molto difficile, alla luce delle attuali conoscenze e soprattutto a causa della nostra mentalità legata alle moderne consuetudini, trovare una risposta ai numerosi interrogativi sollevati dall’arte erotica con le sue immagini di amplessi assai particolari, attestate nei vasi moche; forse è proprio per questo che tali manufatti suscitano più di altri grande curiosità.

Per decenni, le  ceramiche erotiche, sono state tenute nascoste al grosso pubblico, accessibili solo ad un’elite di scienziati sociali peruviani o occasionalmente a selezionati ricercatori stranieri statunitensi o europei. Non era possibile parlarne, perché erano considerati comunque pornografia.


Oggi, le mostre di queste ceramiche sono attrazioni comuni in tutti i più raffinati musei del Perù e degne di apparire al Metropolitan Museum di Nuova York e alla National Gallery di Washington.

Per ulteriori visioni cliccare: 1) Erótica (Perú-Cerámica), 2) Museo Larco – Exposicion erotica, 3) Alfareria erotica en museo Larco e 4) Ceramica erótica moche.

 

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