Qualche giorno di pace alle Canarie


Questa lunga parentesi di rinunce e sacrifici –specie per i viaggi di piacere– lungi dall’averci fiaccato ha dato maggiore spinta ad un ritorno alla normalità. Io e mia moglie abbiamo così pensato di organizzare per la metà di febbraio una riunione di famiglia in vacanza a Gran Canaria dove noi italiani –sbarcati solo se armati della salvifica super tessera verde– possiamo respirare una incredibile voglia di normalità e di serenità. Essere liberi, essere sani, nel nostro Paese è diventato quasi illegale. Questo è il post con le sensazioni e le informazioni del viaggio, suddiviso per motivi tecnici in due parti.

L’isola paradisiaca di Gran Canaria, situata nell’oceano Atlantico, a 200 km dalla costa africana, spesso viene definita un “continente in miniatura” per la varietà di climi e paesaggi. Un terzo dell’isola è stata dichiarata Riserva Protetta della Biosfera dall’UNESCO

Le Isole Canarie sono chiamate le isole dell’eterna primavera perché c’è sempre un clima primaverile di circa 21ºC. In realtà, negli ultimi anni il clima è leggermente cambiato, in inverno piove e fa freddino specie per noi italiani, per cui, se di giorno potete andare al mare ed abbronzarvi (ma Playa del Ingles e Maspalomas sono molto ventose), alla sera ricordatevi di portare felpa o giubbino e anche se vedrete degli stranieri completamente nudi non badate a loro, altrimenti rischiate di prendervi un brutto malanno. Il clima cambia spesso nel corso della giornata e, spostandosi nell’isola (chiamata continente in miniatura), spesso c’è alternanza di nuvole e sole; ma fate attenzione che anche se è nuvoloso i raggi solari passano lo stesso e alla sera vi sentirete tirare la pelle.

Portate sempre con voi una protezione solare, magari di qualità. In inverno, specie al nord, spesso il tempo è di una spiccata variabilità: col sole fa caldo e ci si spoglia, con le nuvole fa freddo e ci si riveste, un po’ come in montagna d’estate. È un continuo vestirsi e svestirsi a cipolla.

Quante volte hai sentito dire che gli abitanti delle isole Canarie hanno un carattere aperto e allegro? Non c’è da stupirsi. Vivere in un clima con una media annuale di 21ºC, senza troppo freddo in inverno né troppo caldo d’estate sicuramente influisce. E molto.

È stato dimostrato scientificamente che il clima ha un impatto diretto sulle nostre emozioni; sentire il sole sulla nostra pelle, respirare aria fresca, calpestare la sabbia a piedi nudi o ammirare un cielo stellato, sono momenti che ci riempiono di vitalità e ci rinnovano interiormente.

I cieli limpidi e le scarse precipitazioni favoriscono i giorni di sole con molte ore di luce. È risaputo che la luce del sole ha un effetto positivo sul nostro stato d’animo e sul nostro organismo. Un giorno alle Canarie è come una pastiglia di vitamina D, una vitamina che produciamo quando esponiamo la nostra pelle al sole e che è necessaria per prevenire le malattie e sentirsi bene.

Nel tardo pomeriggio di lunedì 7 febbraio dopo continue richieste dell’infame tessera verde, due perquisizioni allo zaino, due decolli, due atterraggi siamo a destinazione, stanchi ma felici: non lo sappiamo ancora, ma sta per iniziare una delle vacanze più belle della nostra vita.

Al nostro arrivo siamo stati accolti subito da un’aria calda e ristoratrice, tanto agognata in questi mesi invernali. Noleggiata l’auto che aveva già prenotato nostro figlio (nomade digitale) che ha lasciato l’Italia proprio perché la nostra generazione non è stata in grado di creare le condizioni per cui i nostri giovani potessero scegliere più liberamente di restare, ci siamo diretti verso sud, fino ad arrivare alla località di Maspalomas.

Dai dati dell’Anagrafe Italiani residenti all’estero sono oltre 5 milioni e mezzo gli italiani registrati (quindi i dati sono sottostimati, perché non tutti si registrano); di questi, 2 milioni 350 mila vivono in Europa; ogni anno sono circa 140 mila i connazionali che lasciano l’Italia.


La stanchezza cominciava a pesare e così dopo un’ottima cena a base di pesce e musica di chitarra spagnola, ci siamo rifugiati al Santa Mónica Suites Hotel che avevamo prenotato per tutta la durata delle vacanze. La struttura è architettonicamente eccellente con servizi di livello.

Dalla vista strepitosa dalla camera al 4 piano, all’accesso diretto alle Dune di Maspalomas, dal rumore dell’oceano mentre si dorme al cibo raffinato. Un panorama pazzesco, nel punto più suggestivo dell’isola. È comodo anche il parcheggio libero situato proprio davanti.


Se cercate un posto tranquillo questo è l’ideale; camera spaziosa e luminosa. Per il pranzo ci siamo sempre arrangiati con qualcosa al volo.

Abbiamo organizzato due escursioni della durata di un giorno. Così abbiamo potuto alternare la spiaggia e il relax alla visita dell’isola.

La giornata successiva martedì 8 febbraio da instancabili camminatori ci siamo diretti alla scoperta di Playa del Ingles, dove abbiamo recuperato mappe e cartine presso l’ufficio turistico. Ma senza perder tempo abbiamo allungato il passo verso uno dei paesaggi più belli mai visti: le dune di Maspalomas. Sembra quasi un fotomontaggio questa distesa di dune di sabbia desertica; si perde verso l’orizzonte delineata poi da una cornice di mare blu cobalto.

Abbiamo passato quindi la mattinata perdendoci e ritrovandoci tra queste splendide dune e la loro vegetazione, incontrando talvolta qualche nudista o qualche famigliola in fuga, come noi, dal freddo invernale.

La spiaggia libera di Playa del Ingles/Maspalomas è enorme e si sta benissimo. A febbraio ho fatto il bagno tranquillamente in Oceano Atlantico che è sì un po’ freddino, ma ci si abitua in fretta e fuori stagione si sta bene ed è decisamente vivibile.

Le dune di sabbia che provengono direttamente cuore del deserto del Sahara sono molto suggestive. Facciamo diverse corse sulla sabbia e molte foto.

Poi ci dirigiamo verso il Faro di Maspalomas, dove c’è parecchia gente e un mercatino di artigianato locale. Il sole qui è bello intenso, anche se c’è un bel vento per la gioia di alcuni surfisti.

Ci sono pochi posti a Gran Canaria in cui il cielo, il mare e la sabbia formano un ambiente così paradisiaco come la spiaggia di Maspalomas, nel sud dell’isola.

Passando accanto all’antico faro, il turista potrà curiosare in qualsiasi dei numerosi negozi della zona o prendersi una pausa per gustarsi qualche delizia senza perdere di vista l’oceano.

Il vento e la sabbia creano ogni giorno un paesaggio diverso in cui ammirare preziosi tramonti sul mare.

Le dune di sabbia assomigliano a un deserto in cui lasciarsi trasportare dalle sensazioni e dimenticare lo stress della vita quotidiana e il trambusto delle grandi città.

La decisione di costruire il faro di Maspalomas fu presa nel 1861 ed i lavori si protrassero per ben 28 anni. In quei tempi il luogo era deserto e disabitato, isolato dal resto dell’isola. Per la costruzione del faro, alto 55 metri, fu creato un molo con un piccolo attracco per lo scarico dei materiali necessari che potevano essere trasportati solo via mare.

La luce del faro fu accesa per la prima volta il 1° febbraio 1890. Il faro era l’unica costruzione alla fine della vasta distesa di spiaggia che cominciava con quella che attualmente si chiama Playa del Inglés e terminava nelle vicinanze dell’Oasi di Maspalomas. Fu costruito al fine di orientare le navi a vapore che viaggiavano tra Africa ed America.

Oggi l’area circostante è cambiata completamente. Adesso il Faro si trova all’inizio di un’affollata zona di passeggio, con molti ristoranti e negozi di souvenir. È il posto perfetto per fare shopping, fare una sosta dopo una giornata in spiaggia, uscire a cenare o semplicemente bere qualcosa vicino al lungomare.

A pochi metri dal viale marittimo, i bagnanti e passanti s’immergono nella sabbia della Riserva Naturale delle Dune di Maspalomas, formata da tre ecosistemi: il Palmizio (Palmeral), lo Stagno (Charca) e le Dune (Dunas), che si estendono parallele a pochi metri dal mare. Tutta la zona è un enorme spazio naturale d’eccezionale valore.

A pochi metri dal Palmeral il visitatore trova un altro spazio protetto, la Charca, immerso tra il mare e la sabbia della spiaggia, e luogo di riposo per gli uccelli che migrano dall’Europa all’Africa. Vicino alla Charca si estendono gli enormi campi di dune di sabbia, modellate dal vento che soffia dall’oceano e dà loro sempre nuove forme.

Camminando in riva al mare dal Faro verso le dune, si raggiunge il punto più a sud di Maspalomas, luogo che si collega con la Playa del Inglés. Si tratta in sostanza della stessa spiaggia che in quel punto cambia nome. Percorrerla da un estremo all’altro è ormai una sana abitudine adottata dai visitatori.

La spiaggia dispone di parti solitarie e isolate per i nudisti. La zona nudista inizia nel chiosco numero cinque e si estende fino alla Playa del Inglés. I surfisti hanno invece un punto d’incontro nella curva che unisce Maspalomas con Playa del Inglés. Bagnanti, nudisti, surfisti, insomma tutti si mischiano sulla spiaggia.

Dal lontano anno 1861 sono cambiate tante cose, tuttavia Maspalomas continua ad essere un luogo perfetto per riposare, godersi il mare o semplicemente prendere il sole.

Questo non è cambiato. Un’altra cosa che è sempre uguale, nel posto di sempre, è la grande ombra del Faro, che nel passato sorvegliava le navi che attraversavano l’Atlantico, mentre adesso osserva i bagnanti che trascorrono il tempo sotto il fantastico sole di Maspalomas.

Il Paseo Costa Canaria non è solo un viale enorme di Playa del Inglés in cui camminare all’infinito e contemplare i meravigliosi panorami delle dune di Maspalomas. È anche la miglior zona commerciale all’aperto di questa località del sud di Gran Canaria in cui si possono fare acquisti senza rinunciare a vedere il mare. Profumi, pareo, variopinti souvenir, pelletteria, ricami, occhiali da sole o articoli elettronici. Tutti possono comprare mentre si sente la brezza del mare e si prende qualcosa in terrazza.

Ma i negozi in questo delizioso viale hanno una seria concorrenza. Ed è che se qualcosa non manca a Playa del Inglés, oltre al sole e il mare, sono i centri commerciali. Sebbene sia quasi impossibile contarli, un trio dei più interessanti è formato dai centri commerciali Plaza, Kasbah e Jumbo, molto vicini e molto diversi. Mentre il Plaza ha raggiunto la fama per i suoi bazar di materiale elettronico, il Kasbah, oltre ai locali presenta una pista da ballo all’aperto e il Jumbo, il paradiso degli acquisti più o meno esclusivi, offre molto svago notturno.

Per quelli che hanno ancora voglia di comprare qualcosa, il leggendario centro commerciale CITA, situato nel cuore stesso di Playa del Inglés, ospita profumerie, negozi di scarpe, gioiellerie e artigianato al piano terra e bar e ristoranti al primo piano.


Il Metro, il più antico, è perfetto per acquistare ricordini di ogni tipo, mentre El Gran Chaparral offre molti bar e servizi. Di ritorno al lungomare, un altro centro abbastanza frequentato è il Tropical, con una buona miscela di profumerie, bar e caffè.

Un giorno di relax era più che sufficiente, così, mercoledì 9 febbraio ci siamo diretti ad esplorare la costa orientale dell’isola.

Dalle spettacolari scogliere ammiriamo la straordinaria forza del mare nella costa settentrionale di Gran Canaria, oltre a piccole cale, piscine naturali e spiagge con uno speciale fascino marino e spazi naturali pittoreschi inseriti in un territorio aspro, risultato dell’erosione e del carattere vulcanico dell’isola.

Sosta ad Arucas, splendido paesino molto caratteristico celebre per i suoi giacimenti di preziose pietre azzurre: vediamo da fuori la splendida cattedrale in stile neogotico.


La città di Arucas è un territorio di grandi valori architettonici, artistici e urbanistici. Da non perdere una visita al centro urbano, dichiarato di interesse storico-artistico.


La Chiesa Parrocchiale di San Giovanni Battista è l’elemento architettonico più rilevante e di maggior valore sociale del municipio. Fu scolpita interamente in pietra di Arucas dai maestri operai della località e risale al 1909.

Alla ricchezza delle lavorazioni delle colonne e dei capitelli si affiancano dei bellissimi rosoni e le opere del pittore canario Cristóbal Hernández de Quintana e uno straordinario intaglio del Cristo Giacente dello scultore aruchense Manuel Ramos.

Teror dista 65 chilometri da Maspalomas lungo la comoda autostrada quella che passa per Las Palmas de Gran Canaria, ma quei pochi chilometri sembrano anni luce dal punto di vista turistico.


Teror è situato nella zona centro orientale dell’Isola, a un’altitudine di 543 metri.

Il villaggio ha un fascino eccezionale non solo dovuto alla grande devozione professata per la Virgen del Pino, patrona dell’Isola, ma anche perché si tratta di uno dei paesi con il più alto valore storico e ambientale.

Teror accoglie nella sua Basilica la Virgen del Pino, Patrona della Diocesi delle Canarie.

Si trova nella Plaza del Pino e la sua costruzione iniziò nell’anno 1767, sebbene abbia subito varie opere di restauro.

La Basilica de Nostra  Signora del Pino è l’edificio più importante del paese e uno dei più famosi dell’architettura religiosa delle Isole Canarie, attorno al quale venne configurato lo sviluppo urbanistico originario di Teror e l’evoluzione del suo centro storico.

La Piazza di Teror è il centro nevralgico del villaggio, dal quale si possono ammirare i balconi tipici dell’architettura canaria, che abbelliscono gran parte del comune.

Se pensi che l’isola di Gran Canaria sia solo mare e surf ti stai sbagliando.


Questa bellissima terra che si trova in Africa ma che fa parte della Spagna è piena di montagne e sentieri da percorrere.

Il simbolo dell’isola è il monolite Roque Nublo, un massiccio di 82 metri di altezza, isolato e incastonato su un altopiano (El Tablon) a circa 1.800 metri s.l.m.


Antico luogo di culto per gli aborigeni, tutta l’area circostante è stata dichiarata area naturale protetta nel 1987, e parco rurale sette anni dopo.

Il Roque Nublo è una formazione rocciosa che segna il centro geografico dell’isola di Gran Canaria, nel comune di Tejeda. Di origine vulcanica, il monolite era originariamente luogo di culto per gli aborigeni. Roque Nublo significa “roccia annuvolata”, perché in inverno non è raro vederlo avvolto dalle nuvole.

La spianata sulla quale troneggia il monolite è raggiungibile con una camminata di circa 45 minuti, utilizzando un sentiero tracciato facilmente percorribile, fatta eccezione per alcuni punti, a causa della presenza di pendenze. La pianura brulla sulla quale si staglia il Roque Nublo prende il nome di Tablón: appare come uno spazio allungato, più o meno pianeggiante, con scarsa pendenza e a forma quasi rettangolare. Percorrendo il sentiero si arriva fino a toccarlo.

Il panorama offerto è unico e nelle giornate limpide e senza foschia si riesce ad ammirare il monte più alto della Spagna, il Teide, nell’isola di Tenerife.

È circondato da foreste, canyon, strade e paesini, elementi che rendono il paesaggio caratteristico. Al suo fianco sorge una roccia più piccola, la cosiddetta La Rana a causa del profilo che assume se guardata da determinate angolazioni.

L’escursione a piedi al Nublo ha inizio presso il valico Degollada de la Goleta (1.578 metri di altitudine) raggiungibile in macchina: due chilometri prima di arrivare al centro abitato di Ayacata (venendo da nord) si dovrà andare alla ricerca del punto in cui la strada scende bruscamente e da qui, sulla destra, si potrà ammirare il Nublo.

Parcheggiata l’automobile, si salirà verso ovest lungo il sentiero centrale, ben segnato, che si dirige direttamente verso la mole del macigno, visibile in lontananza.

Nel giro di tre quarti d’ora si arriverà senza alcuna difficoltà alla base del Nublo, da cui si innalza una parete di ottanta metri – superabile soltanto in scalata – che raggiunge i 1.830 metri. Le vedute della caldera de Tejeda sono davvero spettacolari.

Post diviso in piu parti: 1 2

Nessun commento

Lascia un commento