Ettore Petrolini – Gastone

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“È l’amore quella cosa, Che platonico tu chiami, Se la femmina che ami, Ti vuol dar soltanto il cuor.” (Ettore Petrolini)  “L’uomo e’ un pacco postale che la levatrice spedisce al becchino.” (Ettore Petrolini)
Ettore Petrolini (Roma, 13 gennaio 1884 – Roma, 29 giugno 1936) è stato un attore e drammaturgo italiano, specializzato nel genere comico. Scomparso appena cinquantaduenne, a causa (come diceva lui) della Sora Flebite e della Commare Angina, si racconta che ormai in punto di morte, alle parole incoraggianti del medico che lo visitava e che sosteneva di trovarlo ristabilito, Petrolini rispondesse: “Meno male così moro guarito” e che al suo capezzale, quando vide arrivare il prete con in mano l’olio santo, esclamò con un filo di voce: “E mo’ sì che so’ fritto!”, giocando anche lì, come fece durante tutta la sua vita col potere e col destino con una vena comica senza precedenti. La tomba di Ettore Petrolini si trova al cimitero monumentale del

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Verano a Roma (riquadro 12, vecchio reparto, tomba n. 51), fu distrutta durante i bombardamenti di San Lorenzo e ricostruita dal Comune, guidato allora dal primo Sindaco democristiano Salvatore Rebecchini, ma con una modifica: prima, sotto al busto, c’era una frase voluta dal grande Trilussa in persona. Diceva così: “Creò osservando ed esternò ridendo”. Poi chissà perché la dedica fu cambiata: “Dalla bocca sua cantò l’anima di Roma”.
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Romano, figlio di un fabbro ferraio di Ronciglione e nipote di un falegname di via Giulia (in un quartiere del centro di Roma al tempo molto popolare) e quindi “popolano del miglior lignaggio”, Petrolini frequentò fin da ragazzo i teatrini romani, improvvisandosi attore per divertimento.  È considerato uno dei massimi esponenti di quelle forme di spettacolo a lungo considerate come teatro minore, termine con il quale si identificavano il teatro di varietà, la rivista e l’avanspettacolo. Viene ricordato nello spettacolo l’atteggiamento sbeffeggiante verso la ….dittatura che portò il grande attore, in occasione della medaglia che Mussolini gli volle conferire, a pronunciare l’immortale ringraziamento:”E io me ne fregio!”
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Gastone è una commedia musicale teatrale di Ettore Petrolini, rappresentata per la prima volta nel 1924 al teatro Arena del Sole di Bologna. Si tratta di una satira, ironica ed amara, della società dello spettacolo degli anni ’30, e dei personaggi meschini, avidi, invidiosi e gretti che vi fanno parte. Esemplare rappresentate di questo mondo di presunti artisti è il protagonista, appunto Gastone, istrionico e carismatico attore di varietà di infima categoria, dalla affabulante parlantina romanesca, squattrinato, dedito a mille vizi, corteggiatore di tutte le soubrette e ballerine, dai modi esagerati e teatrali ma fondamentalmente malinconico e solo.
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Gastone, attore di varietà d’avanspettacolo, in declino ma convinto di essere ancora una stella, scopre in una ingenua e bella ragazza del popolo, Lucia, un notevole talento musicale, e decide di farne la protagonista di uno spettacolo. Con l’aiuto del produttore Vito Boschetti riesce ad allestire una sgangherata compagnia, e a debuttare infine in un teatro di Bitonto. Nello spettacolo la esordiente Lucia riesce, grazie all’impresario Boschetti, a farsi notare e ad essere scritturata da una prestigiosa compagnia, abbandonando così Gastone, mandandone in fumo i progetti di amore e di gloria.
Il personaggio di Gastone è divenuto uno stereotipo comico, è stato portato sul palco e sul grande schermo da alcuni grandi attori romani: al cinema ne fu interprete Alberto Sordi nel film di Mario Bonnard nel 1959, a teatro ne hanno invece vestito i panni interpreti come Fiorenzo Fiorentini, Mario Scaccia, Gigi Proietti.
Gigi Proietti interpreta “Gastone” di Petrolini in “A me gli occhi please 2000”

Prova a tradurre la canzonetta e rispondi:
Gastone, sei del cinema il padrone / Gastone — Gastone / Gastone, ho le donne a profusione / E ne faccio collezione / Gastone—- Gastone / Sono sempre ricercato / per le filme più bislacche / perché sono ben calzato / perché porto bene il fracche. / Con la riga al pantalone…/ Gastone—Gastone. / Tante mi ripetono: sei elegante! / Gastone—- Gastone—-Gastone, / con un guanto a pendolone /vado sempre a pecorone / Gastone— Gastone / Ogni cuor si accende ed arde/ perché ci ho gli occhioni belli,/ le basette alla Bonnard/ ed i gesti alla Borelli/ misterioso come Ghione/ Gastone—Gastone/ Bice/ solo lei mi fa felice/ Gemma/ ama solo la mia flemma/ Rina/ Lei per me la cocaina/ se la prende a colazione/ pensando / a Gastone/ Bello, non ho niente nel cervello!/ Raro, io mi faccio pagar caro: /specialmente alla pensione,/ Gastone—Gastone
Attraversa il proscenio con un passo di danza che accompagna il refrain della canzone e mentre dice “questa camminata l’ho inventata io” , mostra il guanto attaccato all’altro, che è calzato e così prosegue.
Anche questa cosuccia qui è mia. E’ una cosuccia senza pretensioni, ma è mia. Non l’ho fatta neanche registrare. E’ di pubblico dominio. Altri avrebbe precisato :”Made in Gastone..” E’ una mia trovata e me la scimmiottano tutti i comiciattoli del varietà. I miei guanti biancolatte elegantissimi: guardateli! Però il guanto biancolatte è pericoloso…Una volta, sorbendo una tazza di latte, distrattamente mi sono bevuto un guanto…Quante invenzioni ho fatto io! Discendo da una schiatta di inventori, di creatori, di deformatori…quanta genialità nella mia famiglia! La cava del genio. Mio padre, per esempio, ha inventato la macchina per tagliare il burro. Cosa semplicissima: un pezzettino di legno alle cui estremità è attaccato un sottilissimo fil di ferro formante un arco. Naturalmente per questa invenzione il mio genitore fu plagiato: soppresso il pezzo di legno, col solo filo ( e nemmeno di ferro) han costruito lo strumento per tagliar la polenta |…|
Mia madre aveva il senso dell’economia sviluppato fino alla genialità: figuratevi io mi chiamo Gastone. Ebbene, lei mi chiamava semplicemente Tone…per risparmiare il gas. Infatti il mio diminutivo è Tone…tutti mi chiamano Tone…quante donne si contenterebbero di mangiare pane…e tone!
Eh! A me, m’ha rovinato al guerra! Se non c’era la guerra a quest’ora stavo a Londra. Dovevo andare a Londra a musicare l’orario delle ferrovie.
Perché io sono molto ricercato…ricercato nel parlare, ricercato nel vestire, ricercato dalla questura…A me mi ha rovinato la guerra, se non c’era la guerra a quest’ora stavo a Londra. Io sono molto ricercato, anche perché porto bene il frac. Io sono nato col frac. Gli altri quando portano il frac sembrano incantati, io quando sono nato, mia madre mica mi ha messo le fasce, macché…mi ha messo un fracchettino…camminavo per casa che sembravo una cornacchia.
Che mestiere fa Gastone? Perché piace? Cos’ha di strano nel vestire? Si paragona ad artisti famosi? Gastone come si considera ? È intelligente? È dinamico?
Gastone di Petrolini

Infine ecco alcune battute che recitava in pubblico.
Adesso ti do un problema: ho un’automobile della forza di 150 cavalli sulla quale possono andare sei persone e l’automobile può fare quaranta chilometri all’ora. Quanti anni ha l’autista?
Lo sai o non lo sai? Ha trentadue anni. C’è poco da ridere: è un amico mio; me l’ha detto lui.
Ti ha piaciato eh? Tutto è sbagliato, tutto un mondo da rifare. Ieri un amico mi ha detto: Andiamo a trovare un tale in casa di salute. Era morto, era morto di salute. Un altro mi indica una cancellata; ma come può essere cancellata se c’è? Un altro mi indica per strada un signore e mi dice: lo vedi, quello è il perito…Ma come poteva essere perito, se era vivo? Tutto sbagliato, tutto un mondo da rifare. Un altro mi dice: Ti voglio portare a vedere il cantiere…stavano tutti zitti…non cantava nessuno. Ti ha piaciato, eh?
Tutto sbagliato, tutto un mondo da rifare…per esempio, dicono orologio…ma orologio quando è d’oro, ma quando è d’argento, argentologio, e quando è di nichel, nichelologio. Tutto sbagliato, tutto un mondo da rifare. Per esempio, miope, quando sono io miope ma quando è lui, luipe, e quando sono loro lorope…Ti ha piaciato, eh?
In Italia non c’è patriottismo. Stasera , magari vado in galera, ma dico tutto; sì, perché tutti i grandi uomini che hanno speso la metà della vita per l’indipendenza italiana vengono cacciati via. L’ho visto io con i miei occhi, scritto: Via Cavour, Via Garibaldi, Via Mazzini. Bisogna scrivere Resta Cavour, Resta Mazzini. Ti ha piaciato eh? Più stupidi di così si muore. Lo sai che differenza passa tra un soldato e il ferro? Che il soldato monta la guardia e il ferro CHINA BISLERI.

Ecco come chiosava sui nobili il grande Ettore Petrolini: “Per me ognuno discende da’ le scale di casa sua”
Vale sempre la pena saperne di più, cliccare qui

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