Viva il servizio pubblico di Radio Radicale
“Conoscere per deliberare” (slogan di Radio Radicale da una citazione di Luigi Einaudi) RadioRadicale.it – Il sito ufficiale cliccare qui.Radio Radicale è un’emittente radiofonica a copertura nazionale con sede a Roma, riconosciuta dal governo italiano come impresa radiofonica che svolge attività di informazione di interesse generale. È stata la prima radio italiana ad occuparsi esclusivamente di politica.
La storia di Radio Radicale non ha nulla a che fare con le elargizioni di denaro pubblico in forma di favori e clientele. E’ la storia, che dura da più di trent’anni, di un servizio pubblico che ha segnato la vita del paese. Come si è tentato di documentare con il seguente video.
Cos’è stata e cos’è Radio Radicale per la democrazia italiana
Radio Radicale nacque tra la fine del 1975 e l’inizio del 1976 per iniziativa di un gruppo di militanti radicali in un appartamento di 60 mq situato in via di Villa Pamphili, nel quartiere Monteverde di Roma. Come le radio libere che andavano nascendo in quegli anni a seguito della sentenza n. 202 della Corte Costituzionale che liberalizzava le trasmissioni radiotelevisive via etere, anche Radio Radicale fu caratterizzata dall’afflato libertario, dall’improvvisazione, dall’utilizzo di attrezzature di fortuna e dalla ricerca di bassi costi di produzione, ma fin dall’inizio si distinse dalle altre emittenti per la sua particolare filosofia editoriale. Radio Radicale rifiutò infatti il termine “controinformazione” assai di moda in quegli anni, per dimostrare come concretamente potesse essere realizzato un servizio pubblico di informazione, alternativo a quello sostanzialmente monopolista svolto dalla RAI.
Accanto all’informazione sulle iniziative radicali, dunque, Radio Radicale diede vita ad una programmazione incentrata sulla pubblicizzazione dei momenti centrali della vita istituzionale e politica italiana, fino ad allora alla portata di una ristrettissima élite: da subito, le dirette dal Parlamento, dai congressi dei partiti e dai tribunali avrebbero costituito il segno distintivo dell’emittente, rendendola di fatto una struttura privata efficacemente impegnata nello svolgimento di un servizio pubblico.
Radio Radicale introdusse in Italia un modello di informazione politica totalmente innovativo, garantendo l’integralità degli eventi istituzionali e politici trasmessi: nessun taglio, nessuna mediazione giornalistica e nessuna selezione, al fine di permettere agli ascoltatori di “Conoscere per deliberare”.
La storia di Radio Radicale – I momenti piu’ significativi della storia di Radio Radicale attraverso le testimonianze dei protagonisti
Alcuni (cliccare qui) considerano la convenzione dello Stato con Radio Radicale per la trasmissione delle sedute del parlamento come uno spreco di denaro a causa dell’analogo servizio già assicurato dalla Rai con la rete Gr Parlamento.
Tuttavia, quando il governo Prodi nel 1997 aveva rifiutato di rinnovare la convenzione con Radio Radicale per la trasmissione del parlamento e la Rai si accingeva a creare la propria rete radiofonica con 7 anni di ritardo dalla legge che la istituiva, personalità del calibro di Norberto Bobbio, Carlo Bo, insieme a tutti i senatori a vita, otto presidenti emeriti della Corte Costituzionale, chiesero al governo di considerare decaduta la disposizione della legge Mammì che imponeva la realizzazione della rete radiofonica Rai per il Parlamento, di prorogare per altri 3 anni la convenzione con Radio Radicale, e di affidare la convenzione in occasione del rinnovo successivo tramite una gara.
Un accurato dossier realizzato dai radicali con le dichiarazioni rilasciate in sedi istituzionali dagli stessi vertici Rai, dimostrava come i costi necessari per la realizzazione di Gr Parlamento fossero notevolmente maggiori di quelli necessari per la convenzione con Radio Radicale.
Dopo un serrato confronto politico, accompagnato da manifestazioni e forti iniziative nonviolente condotte dai radicali, viene approvata la legge 11 luglio 1998, n. 224 “Trasmissione radiofonica dei lavori parlamentari e agevolazioni per l’editoria”. Mentre la legge confermava “lo strumento della convenzione da stipulare a seguito di gara” e nelle more rinnovava la convenzione con Radio Radicale per un ulteriore trienno, veniva mantenuto l’obbligo per la Rai di trasmettere le sedute parlamentari tramite Gr Parlamento, impedendole però di ampliare la rete radiofonica fino all’entrata in vigore della legge di riforma generale del sistema delle comunicazioni.
Nel 2001, 2004 e 2006 la convenzione con Radio Radicale è stata rinnovata ogni volta all’interno delle disposizioni della legge finanziaria. La convenzione prevede l’impegno da parte della concessionaria a trasmettere, nell’orario tra le ore 8.00 e le ore 21.00, almeno il 60% del numero annuo complessivo di ore dedicate dalle Camere alle sedute d’aula. Tali trasmissioni non possono essere interrotte, precedute e seguite, per un tempo di trenta minuti dal loro inizio e dalla loro fine, da annunci pubblicitari o politici.
Il Parlamento risulta inadempiente rispetto alla legge approvata nel 1998, e non è più stato rispettato il principio, introdotto grazie all’azione radicale, dell’assegnazione del servizio pubblico in ambito radiotelevisivo attraverso una gara. La stessa Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato è intervenuta in questo dibattito con la segnalazione a Governo e Parlamento del 9 marzo 1998 riguardo al disegno di legge su Radio Parlamento: “Nel corso della sua attività istituzionale, l’Autorità ha più volte sottolineato come un servizio pubblico o una parte di esso possano essere efficacemente svolti da soggetti diversi dal concessionario pubblico, garantendo comunque il pieno raggiungimento degli obiettivi di interesse generale. In particolare, è stato più volte evidenziato come da un lato l’universalità del servizio non implichi l’esclusiva a favore del soggetto pubblico, e dall’altro come la procedura della gara sia la più adatta a riprodurre i positivi effetti della concorrenza laddove, per vari motivi, non sia possibile prevedere l’accesso di più di un solo operatore. L’Autorità perciò rileva con soddisfazione come tale principio sia stato recepito nel disegno di legge AS 3053 (legislatura XIII – poi appunto legge 224/98) per la porzione di servizio pubblico radiofonico costituita dalla trasmissione dei lavori parlamentari. Il disegno di legge sospende inoltre, fino al 31 dicembre 1998, l’efficacia dell’art. 14 del contratto di servizio tra la Rai e il Ministero delle Comunicazioni, che prevede l’avvio della rete parlamentare da parte della stessa Rai. L’Autorità ritiene che debba essere non sospeso ma abrogato quest’obbligo della Rai, perché nel caso la Rai risultasse vincitrice della gara, sarà la successiva convenzione con lo Stato a disporre i relativi obblighi, e nel caso di vittoria da parte di un’altra emittente si avrebbe un’inutile duplicazione del servizio finanziata dal canone di abbonamento”.
RADIO PAROLACCIA 1991 (RADIO RADICALE)
È attualmente in corso di approvazione la Finanziaria per l’anno 2010, durante la quale in Parlamento si discuterà anche del rinnovo della convenzione triennale tra il Ministero dello sviluppo economico e il Centro di produzione S.p.A., per il servizio pubblico di trasmissione delle sedute del Parlamento da parte di Radio Radicale. Attraverso una pagina comparsa sul quotidiano il Foglio il 22 ottobre 2009 (cliccare qui) i radicali hanno lanciato un allarme riguardo alla possibilità che tale rinnovo non venga effettuato.
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