Il potere sta sulla punta della lingua
“Tutta la terra aveva una sola lingua e le stesse parole….gli uomini dissero: venite, costruiamoci una città e una torre, la cui cima tocchi il cielo….ma il Signore disse: ecco, essi sono un solo popolo e hanno tutti una lingua sola; questo è l’inizio della loro opera….scendiamo dunque e confondiamo la loro lingua, perché non comprendano più l’uno la lingua dell’altro e il Signore li disperse di là su tutta la terra ed essi cessarono di costruire la città e la torre. Per questo la si chiamò Babele, perchè là il Signore confuse la lingua di tutta la terra e di là il Signore li disperse su tutta la terra” (dalla Bibbia, libro della Genesi 11, 1-9).
La torre di Babele di Edoardo Bennato
L’esperanto (Esperanta lingvo) è una lingua artificiale sviluppata tra il 1872 e il 1887 dall’oftalmologo polacco Ludwik Lejzer Zamenhof, ed è di gran lunga la più conosciuta e utilizzata tra le lingue ausiliarie internazionali (LAI). Presentata nel Primo Libro come Lingvo Internacia (lingua internazionale), prese in seguito il nome esperanto (colui che spera, sperante) dallo pseudonimo di Doktoro Esperanto, utilizzato dal suo creatore. Scopo di questa lingua è quello di far dialogare i diversi popoli cercando di creare tra di essi comprensione e pace con una seconda lingua semplice ma espressiva, appartenente all’umanità e non a un popolo.
Da oggi la lingua ufficiale è l’inglese. Non esiste altra lingua.
Un effetto di ciò sarebbe in teoria quello di proteggere gli idiomi “minori”, altrimenti condannati all’estinzione dalla forza delle lingue delle nazioni più forti. Per questo motivo, l’esperanto è stato ed è spesso protagonista di dibattiti riguardanti la cosiddetta democrazia linguistica.
Nel 1943 Winston Churchill dichiarava “Il potere di dominare la lingua di un popolo offre guadagni di gran lunga superiori che non il togliergli province e territori o schiacciarlo con lo sfruttamento. Gli imperi del futuro sono quelli della mente” (Winston Churchill, Harvard University, 6 Settembre 1943). Gli rispondeva Gandhi nel 1948 con la celebre frase: “Insegnare l’inglese a milioni di persone equivale a schiavizzarli”. Gandhi aveva già compreso quali fossero le mire della Gran Bretagna e del suo uso dell’inglese nei confronti dell’India e del mondo.
Il mondo diventa sempre più globalizzato. Persone, capitali e merci circolano sempre più liberamente. Tuttavia, poiché gli uomini parlano lingue diverse, difficili da imparare, il pensiero non può circolare del tutto liberamente.
Solo dei “pazzi” credevano che la terra gira intorno al sole o che un giorno le persone avrebbero potuto volare con gli aerei. Solo dei “pazzi” credono che un giorno tutti i popoli vivranno in pace e avranno una lingua comune internazionale oltre alle proprie lingue nazionali, regionali o locali. Ma quanto “pazze” sono queste idee? Noi siamo molto “pazzi” e ne siamo fieri.
L’esperanto è una lingua del futuro
In ogni continente vi sono giovani e anziani che parlano esperanto. Gli stati a maggiore densità di esperantisti sono Brasile, Giappone, Cina, Asia centrale, Iran, Est Europa e Scandinavia. In totale, 1-2 milioni di persone al mondo conoscono l’esperanto (più dell’islandese e del maltese, per fare un esempio).
I “Sonetti” di Shakespeare, “Cento anni di solitudine”, “I Malavoglia”: tutte opere ottimamente tradotte in esperanto; e sono poche le altre lingue in cui è disponibile una traduzione integrale in terza rima della Divina Commedia. Ma l’esperanto ha anche una letteratura propria: un poeta scozzese, William Auld, e un islandese, Baldur Ragnarsson, sono stati candidati più volte al Nobel per le loro opere in lingua.
Altre informazioni su:
http://www.democrazialinguistica.it
http://www.linguainternazionale.it/
http://it.lernu.net/
http://radioverda.com/
Cliccare qui per vedere anche il mio precedente post: “Le lingue contano” del 3 marzo 2008.
If some one wishes to be updated with newest technologies then he must be pay a quick visit this website and be up
to date daily.
Good article. I am facing some of these issues as well..