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Il governo riforma l’editoria Burocrazia sul web? Allarme in rete

* da Repubblica.it del 19 ottobre 2007
di Aldo Fontanarosa
Consiglio dei ministri del 12 ottobre: il governo approva e manda all’esame del Parlamento il testo che vuole cambiare le regole del gioco del mondo editoriale, per i giornali e anche per Internet. E’ un disegno di legge complesso, 20 pagine, 35 articoli, che adesso comincia a seminare il panico in Rete. Chi ha un piccolo sito, perfino chi ha un blog personale vede all’orizzonte obblighi di registrazione, burocrazia, spese impreviste. Soprattutto teme sanzioni penali più forti in caso di diffamazione.

Articolo 6 del disegno di legge. C’è scritto che deve iscriversi al ROC, in uno speciale registro custodito dall’Autorità per le Comunicazioni, chiunque faccia ….. “attività editoriale”. L’Autorità non pretende soldi per l’iscrizione, ma l’operazione è faticosa e qualcuno tra i certificati necessari richiede il pagamento del bollo. Attività editoriale – continua il disegno di legge – significa inventare e distribuire un “prodotto editoriale” anche senza guadagnarci. E prodotto editoriale è tutto: è l’informazione, ma è anche qualcosa che “forma” o “intrattiene” il destinatario (articolo 2). I mezzi di diffusione di questo prodotto sono sullo stesso piano, Web incluso.
Scritte così, le nuove regole sembrano investire l’intero pianeta Internet, anche i siti più piccoli e soprattutto i blog. E’ così, dunque? Ricardo Franco Levi, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio e padre della riforma, sdrammatizza: “Lo spirito del nostro progetto non è certo questo. Non abbiamo interesse a toccare i siti amatoriali o i blog personali, non sarebbe praticabile”.
Un esempio concreto, però: il blog di Beppe Grillo verrà toccato dalle nuove norme? Anche Grillo dovrà finire nel registro ROC? “Non spetta al governo stabilirlo – continua Levi – Sarà l’Autorità per le Comunicazioni a indicare, con un suo regolamento, quali soggetti e quali imprese siano tenute davvero alla registrazione. E il regolamento arriverà solo dopo che la legge sarà stata discussa e approvata dalle Camere”.
Insomma: se una stretta ci sarà, questa si materializzerà solo tra molti mesi, dopo il passaggio parlamentare e dopo il varo del regolamento dell’Autorità. Ma nell’attesa vale la pena di preoccuparsi. Perché l’iscrizione al ROC – almeno nella formulazione attuale – non implica solo carte da bollo e burocrazia. Rischia soprattutto di aumentare le responsabilità penali per chi ha un sito.
Spiega Sabrina Peron, avvocato e autrice del libro “La diffamazione tramite mass-media” (Cedam Editore): “La vecchia legge sulle provvidenze all’editoria, quella del 2001, non estendeva ai siti Internet l’articolo 13 della Legge sulla Stampa. Detto in parole elementari, la diffamazione realizzata attraverso il sito era considerata semplice. Dunque le norme penali la punivano in modo più lieve. Questo nuovo disegno di legge, invece, classifica la diffamazione in Internet come aggravata. Diventa a pieno una forma di diffamazione, diciamo così, a mezzo stampa”.
Anche Internet, quindi, entrerebbe a pieno titolo nell’orbita delle norme penali sulla stampa. Ne può conseguire che ogni sito, se tenuto all’iscrizione al ROC, debba anche dotarsi di una società editrice e di un giornalista nel ruolo di direttore responsabile. Ed entrambi, editore e direttore del sito, risponderebbero del reato di omesso controllo su contenuti diffamatori. Questo, ai sensi degli articoli 57 e 57 bis del codice penale.

Portale d’oro, Rutelli ai giudici: “Intervenite, è stato solo uno spreco”

* da La Stampa.it del 19 ottobre 2007
di Flavia Amabile
E’ costato 45 milioni di euro, a volerlo era stato il ministro per l’Innovazione Lucio Stanca, doveva diventare il gioiello del turismo italiano on-line e invece per il momento lo chiamano webmostro, scandalo, tanto che Francesco Rutelli ha perso la pazienza. Lunedì ha scritto una lettera alla Procura Regionale della Corte dei Conti del Lazio per chiedere un giudizio su Italia.it, il portale più discusso del governo italiano. Insieme con la lettera ha inviato la relazione della Commissione di indagine istituita apposta: 43 pagine, una bocciatura dei responsabili del sito, dal raggruppamento Ibm-Its-Tiscover che ha vinto la gara con un’offerta di quasi 8 milioni di euro, al dipartimento di palazzo Chigi che ne ha la supervisione, quello per l’Innovazione e le Tecnologie. Secondo la commissione «il rapporto è stato impostato in modo errato» fin dall’inizio. Prima scadenza per il completamento del portale è il caricamento on-line già nell’ottobre 2005, a tre mesi dal verbale di inizio attività. Tre mesi non sono molti, e le imprese pensano di «risolvere i problemi riutilizzando contenuti già sul mercato, acquisiti dalla De Agostini». Ne nasce una lunga serie di errori e omissioni. La seconda scadenza per la consegna del portale prevede un anno di tempo, sono le Olimpiadi invernali di Torino del 2006. «In quella fase gli unici contenuti disponibili erano relativi al Trentino Alto Adige», sottolinea la commissione. A quel punto però è già in corso una vertenza per danni. Si arriva a un accordo extragiudiziale secondo cui il raggruppamento Ibm-Its-Tiscover accetta di vedersi diminuire il compenso e si va avanti. L’obiettivo è vedere il portale in rete per la fine del gennaio 2007 e dunque per la Bit, la più grossa fiera italiana del turismo.
Il portale viene pubblicato il 22 febbraio 2007, appena in tempo per l’annuncio ufficiale alla Bit avvenuto quel giorno stesso. Le critiche arrivano subito. «La qualità delle traduzioni risulta non buona, a volte tale da generare l’impressione che sia ottenuta con traduttori automatici», spiega la relazione. «I collegamenti fra pagine in lingua risultano a volte difettosi, a volte ciechi». Ci sono poi «carenze nelle pagine descrittive» ed è impossibile contattare i responsabili del portale.
Che cosa non ha funzionato? I tempi innanzitutto. Ci sono «comportamenti di superficiale valutazione se non di negligenza» nel definire le scadenze del lavoro, sostiene la commissione. Seconda nota dolente sono «i contenuti». Complessi e sottovalutati, li definisce la commissione che reputa «sorprendente l’atteggiamento del Dipartimento per l’Innovazione» di palazzo Chigi. La sorpresa che emerge dalla lettura della relazione è che la commissione contesta le accuse sulle spese eccessive. «A tutt’oggi – rileva – non risulta erogato al Raggruppamento temporaneo di imprese aggiudicatario nemmeno un euro». E la definizione di «penali» per compensare i danni dovuti a ritardi e inadempimenti «concorrono a smentire atteggiamenti di spesa allegra o ingiustificata».
Ora Rutelli minaccia la chiusura del portale. Secondo la commissione però «le prospettive future appaiono meno preoccupanti» perchè «è stato nominato un responsabile editoriale», la «gestione finale» sarà affidata all’Enit, è «in fase di avvio» il rapporto con le regioni. Costerà 21 milioni, precisa la commissione. Maurizio Crisci, direttore commerciale dell’Its che si occupa della redazione dei contenuti in un palazzo della periferia napoletana, 10 persone tra giornalisti, grafici e webmaster: «Se finora non abbiamo lavorato bene è perchè le Regioni non hanno fornito il loro contributo».

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