In 30mila a Torino: «Giustizia per i nostri morti»
«Assassini, assassini come potrete dormire sonni tranquilli dopo aver condannato a morte quei ragazzi». L’immagine che più di ogni parola sa descrivere il dramma della atroce fine degli operai uccisi dal rogo dell’acciaieria ThyssenKrupp di Torino, è quella ….del papà di Bruno Santino. Il suo volto è il simbolo del dolore. Le sue parole, che rompono il silenzio del corteo, raccontano la rabbia più profonda e chiedono giustizia per suo figlio morto a soli 26 anni in nome del profitto “dei padroni”. «Bastardi – urla – il vostro futuro dovrà essere un inferno così come è stato per i nostri figli che avete fatto morire là dentro». È lui, abbracciato ad Antonio Boccuzzi, l’unico sopravvissuto della strage, ad aprire, dietro allo striscione di Fim, Fiom e Uilm, la manifestazione di Torino, nel giorno del lutto cittadino per ricordare le vittime e chiedere che non si muoia più per il lavoro.Una manifestazione imponente e muta. D’altra parte, nessuna parola, nessuno slogan avrebbe saputo esprimere meglio la rabbia di quelle 30mila persone che all´unisono con il loro silenzio chiedono «giustizia per una strage annunciata». «Giustizia – dice Antonio Boccuzzi – per i miei amici, per le famiglie e per tutti i morti sul lavoro. Bisogna smettere di chiamare questi omicidi, morti bianche». Il corteo è partito alle dieci in punto, ma in Piazza Arbarello l´assembramento era iniziato molto prima. Capannelli si erano formati già prima delle nove. Gli operai hanno bisogno di parlarsi, di commentare quanto è successo alla ThyssenKrupp ma anche di raccontare dei pericoli che ci sono anche in altre fabbriche. Quando il corteo si muove ci sono anche le istituzioni: il presidente della Camera, Fausto Bertinotti, i ministri Livia Turco e Paolo Ferrero, il sindaco Sergio Chiamparino, i presidenti della Regione Piemonte e del Consiglio regionale, Mercedes Bresso e Davide Gariglio, della Provincia, Antonio Saitta, i gonfaloni di comune, provincia e regione. Ci sono i segretari nazionali di Fim, Fiom e Uilm, i negozi abbassano le serrande, la gente ai lati delle strade applaude. Nino Santino, il papà di Bruno, piange e, accanto a lui, piangono l’altro figlio, Luigi, il nipote Gianluca, l´operaio Antonio Boccuzzi. Papà Santino sventola il giornale con le foto dei lavoratori che hanno perso la vita nella fabbrica e grida la sua rabbia contro l’azienda: «Assassini, bastardi. Dov´erano gli estintori? Avete sbagliato e pagherete, avete rovinato tante famiglie».C´è anche Don Luigi Ciotti, fondatore di Libera: «Umanamente – ha detto – c’è il disgusto, non basta più indignarsi per una strage che è continua, che avviene tutti i giorni, per un peccato sociale che è la mancanza di sicurezza sui luoghi di lavoro». Solo quando il corteo entra in Piazza Castello, davanti alla Prefettura, iniziano le urla contro tutti: contro le imprese, contro il sindacato e contro il presidente della Camera. A nome di Fim-Fiom-Uilm nazionali ha parlato Gianni Rinaldini, numero uno della Fiom: «Non sono morti bianche, siamo di fronte a un omicidio compiuto nei confronti dei lavoratori, una strage. È un’azienda che ha voluto spremere fino all’ultimo i lavoratori per ricavare profitti. È normale che ci sia tanta rabbia, bisogna muoversi per colpire i responsabili». Rinaldini ha ricordato che venerdì tutti i metalmeccanici italiani si fermeranno per quattro ore. Le categorie che non hanno potuto fermarsi perché devono dare il preavviso (come ferrovieri e autisti di bus e tram), hanno effettuato fermate simboliche di due minuti.«È necessario rinnovare le relazioni sindacali – dice Giovanni Tosco, segretario Csil Piemonte – perché in situazioni come quelle attuali il sindacato si trova in una condizione a lungo non sostenibile. E se salta il sindacato è chiaro che quelli più danneggiati saranno gli operai. Per questo credo che i fischi vadano letti come una richiesta da parte dei lavoratori a fare di più. Ma a questo punto noi diciamo che spetta alla politica darci la possibilità di far rispettare le leggi che ci sono e vengono disattese».«Quella dei lavoratori è una rabbia giustificata – ha detto Rinaldini a proposito dei fischi – che esprime uno stato d’animo che va compreso. Sono lavoratori che hanno visto morire i loro colleghi nel fuoco. C’è una richiesta urlata di giustizia in un paese dove di giustizia per i morti di lavoro se n’è fatta ben poca». Sulla piazza scende un silenzio surreale quando Antonio Boccuzzi ha chiesto due minuti di silenzio. Poi il corteo si è sciolto, ma una parte molto consistente si è diretta verso l’Unione Industriale dove alcuni giovani dei centri sociali hanno lanciato qualche uovo, sassi e fumogeni. Gli operai non si sono però uniti a questa forma di contestazione e anzi ne hanno voluto prendere le distanze allontanandosi dai giovani.
Non è ancora chiaro quando si terrà la cerimonia ufficiale dei funerali nel duomo di Torino. Giovedì è la data più probabile, secondo chi sta molto vicino ai familiari delle vittime, ma solo se non sopraggiungeranno complicazioni da parte della magistratura. Restano gravissime, anche se stabili, le condizioni degli ultimi tre feriti sopravissuti all’incendio, che riportano ustioni tra l’80 e il 90% del corpo.
Lunedì, comunque, i responsabili della Thyssen dovranno riferire in un incontro al ministero della Salute a Roma, insieme a una delegazione sindacale e degli ispettori Asl. Al processo, i sindacati si costituiranno parte civile. La Thyssen Krupp ha intanto sospeso le attività dello stabilimento finché non si concluderanno le verifiche degli ispettori. Tonino Cassarà per l’Unità.