Muoia Sansone Romano e tutti i ….

– VENTICINQUEMILA…
Jena per “La Stampa” – Palazzo Chigi comunica che ieri sono arrivate venticinquemila e-mail di solidarietà per Prodi, non ancora pervenute invece quelle degli altri quarantasette milioni centotrentacinquemila e duecentosessantaquattro elettori.

caduta-prodi_exc.jpg

Da quarantaquattro minuti scandisce le parole senza farfugliare, tiene alto il tono della voce, sembra un altro Prodi. E quando il presidente del Consiglio ha finito di pronunciare il discorso più tonico della sua vita, i «suoi» deputati (che non lo hanno mai amato) si alzano tutti in piedi, in una standing ovation che si prolunga oltre ogni attesa.

Per ringraziarli tutti, si alza pure lui, il Professore, ma al suo fianco Massimo D’Alema resta con le braccia conserte. Un gelo locale, un microclima concentrato sui banchi del governo che lo stesso D’Alema – con i battimani che continuano a piovere dagli scranni – non «regge» e alfine si decide a dare la mano a Prodi. Una sequenza che racconta bene un contrasto che, dietro le quinte, è molto più aspro di quanto non appaia. Tra Prodi e i vertici del Partito democratico da 48 ore è in corso uno scontro sulla gestione della crisi, in particolare sulla decisione del Professore di «evitare una crisi extraparlamentare», «di fare tutto alla luce del sole», chiedendo «la fiducia prima alla Camera e poi al Senato».

Massimo D’Alema lo ha detto a Prodi a tu per tu: il doppio passaggio è pieno di rischi e di equivoci istituzionali, a cominciare dal paradosso di un governo che ottiene la fiducia alla Camera e la sfiducia al Senato. Tanto vale prendere atto della crisi e rassegnare le dimissioni nelle mani del Capo dello Stato. Prodi però tiene il punto, ribatte che sarebbe «davvero originale incassare la fiducia a Montecitorio» e poi andarsi a dimettere al Quirinale. E ogni caso, insiste il testardo Professore, «perché non andare a vedere se non esista per caso una maggioranza anche a Palazzo Madama?». Con D’Alema è d’accordo anche Francesco Rutelli e nella sostanza anche Walter Veltroni.

E i capi del Pd sono a tal punto preoccupati che ieri sera, dal gruppo del Senato del Partito democratico, voci per ora anonime facevano sapere: «Che forza avrebbe il governo salvato dai senatori a vita o magari grazie al voto di un transfuga dell’ultima ora?». Insomma, caro Prodi, oramai la partita è persa, inutile insistere, arrenditi. Tanto è vero che in uno dei tanti vertici di queste ore, alla capogruppo del Pd al Senato Anna Finocchiaro che diceva: «Da noi i numeri non ci sono», il ministro Giulio Santagata, prodiano doc, ha risposto: «Non è che poi, se ci sono, ci resti male?».

In realtà D’Alema, Veltroni, Rutelli – di nuovo unitissimi, e questa è una novità – sono terrorizzati dall’ipotesi di elezioni anticipate foriere di sconfitta sicura e dunque cercano di non farsi bruciare la passerella che può portarli verso l’unica ciambella di salvataggio: un governo di transizione. Che è il vero, unico obiettivo politico che unisce, contro Prodi, tutto il Pd. Perché è proprio la trasparente procedura prodiana che rischia di bruciare tutti i ponti. Spiega l’ex direttore dell’Unità Peppino Caldarola: «Se Prodi accettasse la procedura soft delle dimissioni concordate, sarebbe meno chimerico arrivare a un governo di transizione, mentre un doppio braccio di ferro, prima alla Camera e poi al Senato, rende molto più complicata quella prospettiva».
 
Per dirla con Bruno Tabacci, «Prodi Sansone» preferisce morire con tutti i suoi filistei, con un ragionamento del tipo: mi avete martoriato per 20 mesi, ora prendetevi Berlusconi. Ma di morire giovane Veltroni non ne vuole sapere. Riservatamente si sono intensificati i contatti con Casini per un governo di transizione (possibili premier Franco Marini e Giuliano Amato) che ai voti dell’Unione aggiunga quelli dell’Udc. Anche se la speranza inconfessabile è che riesca a decollare uno scenario più impegnativo, quello di un governo del Presidente, guidato dal governatore della Banca d’Italia Mario Draghi e per il quale hanno iniziato a muoversi ambienti che contano. La prova provata dei contatti Udc-Pd la dava in serata Casini: «Se Prodi evita lo showdown al Senato e si dimette prima, si può aprire un dialogo su un governo per fare le riforme».

Ma Prodi in queste ore ha deciso di sfidare anche il Quirinale, col Capo dello Stato preoccupato dal rischio di un caos istituzionale determinato dal verificarsi di una «situazione del tutto inedita». Non soltanto perché la Camera potrebbe votare la fiducia e il Senato negarla, ma anche per un eventuale sì a Palazzo Madama grazie al voto determinante dei senatori a vita. A febbraio Napolitano richiese come necessaria «una maggioranza politica» al netto dei senatori a vita, pur sapendo che la Costituzione non fa questa distinzione e assegna ai senatori a vita lo stesso peso di quelli eletti. (Fabio Martini per La Stampa)

41.jpg

PRODI CONTA SUI SENATORI NOVIZI (RIMARREBBERO SENZA PENSIONE) E SU UN “POLTRONIFICIO” DI 600 NOMINE DA DISTRIBUIRE – CICCHITTO: IL PREMIER FA CAMPAGNA ACQUISTI – EPIDEMIA DI PROSTATITE AL SENATO…

– PRODI È SICURO: AL SENATO QUALCUNO TRADIRÀ IL CENTRODESTRA (IL RISCHIO SONO I SENATORI CHE RESTEREBBERO SENZA PENSIONE)…
Franco Bechis (Bechis’ Blog) – Romano Prodi lo ha confidato ai suoi. giovedì in Senato qualcuno del centrodestra tradirà. Un’improvvisa malattia potrebbe colpire nelle prossime ore uno dei 35 senatori che dicendo no- come chiede il partito di appartenenza- al governo di Romano Prodi rischia di non maturare il preziosissimo diritto al vitalizio parlamentare, che scatta solo dopo 30 mesi di legislatura, e quindi nel prossimo mese di ottobre. I 35 sospettati sono quelli della foto (tutti alla loro prima legislatura).

Partendo dall’alto, da sinistra verso destra. Nella fila in alto: Vincenzo Barba (Fi), Tommaso Barbato (Udeur), Sergio Divina (Lnp), Sergio De Gregorio (Misto), Sandra Monacelli (Udc), Salvatore Ruggeri (Udc), Paolo Amato (Fi), Nicola Buccico (An), Nedo Lorenzo Poli (Udc), Michelino Davico (Lnp). Nella seconda fila. da sinistra verso destra: Mauro Libè (Udc), Massimo Fantola (Udc), Marcello De Angelis (An), Luigi Di Bartolomeo (Fi), Luca Marconi (Udc), Laura Allegrini (An), Giulio Marini (Fi), Giovanni Pistorio (Mpa), Giorgio Stracquadanio (Fi), Franco Malvano (Fi).

Nella terza fila, sempre da sinistra verso destra: Francesco Pionati (Udc), Francesco Divella (An), Francesco Casoli (Fi), Filippo Piccone (Fi), Fedele Sancio (Fi), Dario Fruscio (Lnp), Claudio Fazzone (Fi), Cinzia Bonfrisco (Fi), Antonio Paravia (An), Antonella Rebuzzi (Fi). IN quarta e ultima fila, da sinistra: Andrea Augello (An), Andrea Fluttero (An), Albertino Gabana (Lnp), Achille Totaro (An) e Vincenzo Taddei (Fi)
 
Daniele Capezzone
– “POLTRONIFICIO” DA 600 NOMINE…
(Da il Velino.it) – “Il liberal Daniele Capezzone ha invitato il centrodestra a fare attenzione ‘alla campagna acquisti che Prodi potrebbe scatenare in queste ore’ ricordando che sono previste ‘600 nomine negli enti pubblici’. L’azzurro Raffaele Fitto ha osservato che ‘l’accanimento terapeutico ha un unico scopo: sopravvivere fino alla scadenza dei principali consigli di amministrazione (Eni, Enel ecc.) per ridistribuire poltrone’. Forse non saranno proprio 600 posti, ma gli interessi in gioco sono molto alti.

A partire proprio dai principali enti previdenziali (Inps, Inail, Inpdap) che in base al protocollo sul welfare dovrebbero essere accorpati per conseguire un risparmio di spesa. Come ha sottolineato l’esperto Giuliano Cazzola sul Giornale lunedì scorso, l’idea che si sta facendo largo è quella di commissariare la super-Inps con il presidente della commissione Lavoro del Senato, Tiziano Treu) nominando subcommissari i direttori generali dei tre enti accorpati. E soprattutto liberando uno scranno importante a Palazzo Madama, magari a favore di Rifondazione.

Si tratta di tre enti che movimentano ogni anno 500 miliardi di euro tra entrate e uscite. Ma è chiaro che la partita principale si giocherà sulle aziende controllate dallo Stato. Il settore energetico interesserà i movimenti principali.
Sono in scadenza, infatti, i cda di Eni, Enel e Terna. I manager delle tre società: Paolo Scaroni, Fulvio Conti e Flavio Cattaneo hanno conseguito ottimi risultati e il mercato è favorevole a una loro riconferma. Ma l’emergenza politica potrebbe determinare spostamenti più rilevanti rispetto alle presidenze e ai singoli consiglieri. Lo stesso discorso vale per Poste Italiane dove l’amministratore delegato Massimo Sarmi difficilmente otterrà una riconferma. Giovanni Ialongo (Ipost) è uno dei principali candidati.

A Finmeccanica, invece, più che le poltrone sono in ballo le deleghe e il governo ovviamente dovrà giocare la propria parte. In estate, poi, dovrà essere nominato il nuovo consiglio di amministrazione Rai con conseguente valzer di cadreghini nei posti chiave della tv pubblica. Né bisogna dimenticare altre aziende come Tirrenia e come Alitalia. In quest’ultimo caso, la cessione ad Air France-Klm potrebbe spianare la strada a un ex-Iri come Francesco Mengozzi. Allo stesso modo, un banchiere molto vicino al premier come Claudio Costamagna potrebbe essere uno dei protagonisti. Quel che più conta, tuttavia, è proprio l’ampio margine di manovra che potrebbe assicurare la sopravvivenza della maggioranza di centrosinistra. Al di là di tutti i contrasti. Perché il ‘nominificio’ vale molto più di una crisi”.

– CICCHITTO: FALLIRA’ INDEGNA CAMPAGNA ACQUISTI PRODI IN FI…
(Apcom) – Il Vicecoordinatore di Fi accusa ., Fabrizio Cicchitto accusa il presidente del Consiglio Romano Prodi di tentare una “caccia di singoli senatori utilizzando esplicitamente risorse dello Stato”, sottolineando che “siamo sicuri che questa operazione fallirà, ma sia che fallisca sia che egli riesca a rinviare ancora una volta la sua fine, certo è che nessun governo della Repubblica aveva mai dato vita ad un simile spettacolo”.

“Nei mesi scorsi – afferma Cicchitto- abbiamo letto tante esercitazioni moralistiche e abbiamo anche registrato inusitati interventi giudiziari e spionistici, fondati su incredibili inviti di comparizione in procura nei confronti di parlamentari sulla base di intercettazioni ambientali e telefoniche e su riprese effettuate con mezzi audiovisivi quando Berlusconi cercava di far cadere il governo Prodi. Adesso molti di costoro tacciono quando un governo è alla caccia di singoli senatori utilizzando esplicitamente risorse dello stato, promesse in vista della maxilottizzazione di aprile, ricatti, promesse di soluzioni di vicende giudiziarie e quant’altro hanno nelle mani un esecutivo spregiudicato e i suoi manutengoli per ‘convincere’ singoli senatori”.

“Di fronte a questo indecente spettacolo i moralisti sono silenziosi, anzi taluno di essi fa il tifo augurandosi il successo di questo tipo di operazioni. E poi c’è qualcuno che pontifica su un crescente distacco della gente dalla politica. Il governo Prodi nella sua fase terminale – conclude- è veramente inquietante”.
 
– ANDREOTTI: SI’ A PRODI AL SENATO NON VEDO TEMPORALI IN VISTA…
(Adnkronos) – “Mi pare che in questo momento non ci sia un alternativa gia’ pronta per dire che e’ necessario mandare in pensione il governo attuale. E’ per questo che domani votero’ a favore di Prodi’. Cosi’ il senatore a vita Giulio Andreotti ai microfoni di ’Radio citta’ futura’. Rispetto poi all’ipotesi di un governo istituzionale, Andreotti spiega: ’Credo che questo porterebbe forse piu’ una difficolta’ operativa che non il superamento di quello che oggi ha un certo sapore di disagio che certamente c’e’’. ’Dall’aria che si respira in questi giorni a palazzo Madama –ha concluso Andreotti- non vedo nessun temporale in vista per Prodi. Sono pronto a scommettere sulla tenuta di questa maggioranza’.

– FLAVIA PRODI, TANTI GIORNI DURI MA ANCORA NON HO FATTO LE VALIGIE…
(Adnkronos) – “Ne abbiamo alle spalle di momenti complicati”. Lo dice Flavia Prodi, moglie del presidente del Consiglio, in un colloquio con ’Repubblica’. “Le valigie? No, non le ho fatte, del resto si fa presto. Qui non ho una casa impostata”, aggiunge. Rispetto alla crisi del ’98, “l’impatto psicologico adesso e’ un altro. Un compito, cosi’ lo ha vissuto Romano, al servizio del Paese”, dice ancora. “Ci credo che ha rivendicato orgogliosamente il suo operato. Ha fatto cose in cui ha molto creduto. Questo e’ l’ultimo compito che gli e’ stato affidato e lo sta svolgendo fino in fondo. Resta un economista, si appassiona e vuole portare gli impegni a conclusione”, sottolinea. Meraviglia “la capacita’ di mediazione che ha acquistato con gli anni”.

– COSSIGA: IO VOTO SI’ E ATTENZIONE ALL’UDC IN SENATO…
(Adnkronos) – “Votero’ la fiducia a questo governo. Ma sia chiaro che sara’ l’ultima volta”. Lo annuncia il presidente emerito Francesco Cossiga in una intervista al ’Corriere della sera’. “Il mio giudizio su questo governo non e’ affatto positivo”, spiega Cossiga che votera’ si’ “perche’ non vedo alternative valide, a parte un governo di larghe intese”. Sul fatto se Prodi passera’ al Senato, Cossiga dice: “Non ne sono sicuro, ma credo proprio di si’. Perche’ e’ chiaro che sta per scoppiare un’epidemia di prostatite tra i senatori di Forza Italia”; “sono stato colpiti da un virus difficile da debellare perche’ e’ mutante. E’ il virus Walter Veltronellum, che li fara’ uscire dall’aula al momento del voto. E che rischia di non colpire solo loro”, aggiunge Cossiga invitando poi a fare “molta attenzione al discorso di Francesco D’Onofrio”, dell’Udc. In caso di sconfitta di Prodi, pero’, Cossiga dice che “bisogna andare subito a elezioni. Anche con questa legge elettorale.

 mastella_11.jpg

Ultim’ora: Dopo il voto alla Camera Prodi deciderà se sottoporsi al verdetto del Senato

Nessun commento

Lascia un commento