Hiroshima 63 anni dopo

Il mattino del 6 agosto 1945, l’Aeronautica militare statunitense lanciò la bomba atomica “Little Boy” sulla città giapponese di Hiroshima, seguita tre giorni dopo dal lancio di “Fat Man” su Nagasaki. Il ruolo dei bombardamenti nella resa dell’Impero giapponese, così come gli effetti e le giustificazioni, sono stati oggetto di innumerevoli dibattiti. Negli Usa prevale la convinzione che i bombardamenti atomici siano serviti ad accorciare la guerra di parecchi mesi, ed a salvare la vita a migliaia di soldati, sia alleati che giapponesi, che sicuramente sarebbero morti nella prevista invasione del Giappone. Questi nuovi tipi di ordigni erano destinati anche a cambiare il confronto politico-militare tra le nazioni. La bomba nucleare, frutto di un intensissimo sforzo di ricerca e di sviluppo tecnologico aveva una potenza talmente impressionante da colpire la fantasia e l’immaginario di ogni persona. La “fine del mondo” entrava davvero nel novero delle possibilità umane.

Hiroshima era una delle 4 mete prescelte per sganciare la bomba (Kokura, Yokohama, Nagasaki le altre 3), la scelta è caduta su questa città  di circa 250.000 abitanti perchè ritenuta quella maggiormente visibile dall’osservatore, il maggiore pilota Claude Eatherly che ignorando la micidiale missione era partito un’ora prima con il suo B-29 (di nome Enola Gay, nome della madre del comandante Paul Tibbets)  carico di strumenti metereologici. Lui pensa al solito bombardamento anche se sa che questa volta verrà fatto con una bomba speciale. L’aereo Straight Flush, pilotato dal maggiore Claude Eatherly, comunica al radiotelegrafista dell’Enola Gay: “Stato del cielo a Kokura: coperto. A Yokohama: coperto.   A Nagasaki: coperto”. C’è una pausa. Poi:”A Hiroshima: quasi sereno. Visibilità dieci miglia, due decimi di copertura alla quota di tredicimila piedi”.  Lui non lo sa, ma la sua indicazioni significa che Hiroshima è condannata a scomparire dalla faccia della terra.
Alle 8,11 Tibbets inizia a vedere in lontananza quella che dovrebbe essere la città di Hiroshima e dà ordini di aprire i portelli dove attende la Little Boy. L’aereo giunge su Hiroshima. Il Maggiore Ferebee preme un pulsante e Little Boy precipita. Alle 8,15 la bomba esplode a poco meno di seicento metri d’altezza, polverizzando all’istante ogni cosa su un’area di tre chilometri quadrati e soffiando un alito rovente (dai trecento ai novecentomila gradi) su una superficie assai più vasta. Qui gli abitanti di Hiroshima, dissolti, lasciano la loro ombra sulle pietre vetrificate.

L’onda d’urto preme con la forza inconcepibile di settemila tonnellate per centimetro quadrato. Dura un attimo, ma tutto spazza e incendia. E’ sceso l’inferno sulla terra. Tutto è finito, arso, smaterializzato, tutto e ritornato in molecole, atomi.  Due giorni dopo verrà sganciata un’altra bomba al plutonio, questa volta sulla città di Nagasaki.  L’inferno si ripete. Come a Hiroshima.  Le macerie sembrano ruderi di un’età preistorica. Tutto appare fossilizzato. L’Imperatore rompe ogni indugio e prega la Croce Rossa svizzera di comunicare al Governo degli Stati Uniti che il Giappone si arrende senza condizioni. Il 14 agosto la resa è ratificata. Il 2 settembre entra nella rada di Tokyo la corazzata Missouri e il generale Mac Arthur, riceve i delegati con la resa del Giappone. La Seconda Guerra Mondiale all’ombra del fungo atomico, è finita.
Dobbiamo trasmettere alle giovani generazioni, il ricordo del dolore dei cittadini di Hiroshima e Nagasaki’,  “dobbiamo lavorare tutti perche’ pace e disarmo non rimangano dichiarazioni di principio”.
«Metteremo fine al genere umano, oppure l’umanità rinuncerà alla guerra?» scrivevano nel loro Manifesto Bertrand Russell ed Albert Einstein (cliccare qui)
Dal 1945 non sono più state usate in guerra le bombe atomiche, ma siamo ben lontani dal disarmo necessario suggerito da Russell e Einstein, con oltre 36 mila testate nucleari ancora in giro per il mondo e al tentativo di proliferazione nucleare in atto, basti pensare ai casi della Libia, della Corea del Nord e dell’Iran.

la campana della Pace.

Ogni visitatore del parco della memoria che condivida l’urlo per la Pace e il disarmo nucleare che si alza da Hiroshima, è chiamato a far suonare questa campana, affinché il suo rintocco possa raggiungere i quattro angoli del pianeta e far rimbombare ovunque la richiesta di un mondo senza armi e senza atomiche.

 

Remembering Hiroshima & Nagasaki

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