La vita di Eluana Englaro, in stato vegetativo immodificato dal 1992 (da quando ella riportò un trauma cranico-encefalico a seguito di incidente stradale), è appesa a un sondino che la alimenta e la disseta mentre con la recente sentenza del Tar della Lombardia si è giunti alla bellezza di ben dieci tra sentenze e ricorsi che non riescono mai a scrivere la parola fine. Molto probabilmente neanche quest’ultimo verdetto emesso sarà decisivo per la sorte di Eluana e non mancherà di accendere nuove polemiche pro e contro. Il tribunale amministrativo ha accolto il ricorso del padre Beppino Englaro e annullato il provvedimento con cui la Regione Lombardia aveva vietato a tutto il personale sanitario e alle strutture pubbliche e private del suo territorio di interrompere l’alimentazione e l’idratazione artificiali a Eluana. Secondo il Tar, infatti, “il diritto costituzionale di rifiutare le cure, come descritto dalla Suprema Corte, è un diritto di libertà assoluto, il cui dovere di rispetto si impone nei confronti di chiunque intrattenga con l’ammalato il rapporto di cura”. Con questa motivazione i giudici invitano quindi la Regione a indicare una struttura sanitaria “dotata di requisiti strutturali, tecnologici e organizzativi tali da renderla –confacente- agli interventi e alle prestazioni strumentali all’esercizio della libertà costituzionale di rifiutare le cure”. Il governatore Roberto Formigoni, però, non ha nessuna intenzione di subire la sentenza. Qualche ora dopo la pronuncia dei giudici amministrativi, ribatte: “È strabiliante che si pretenda di deliberare sulla vita e la morte di una persona con un atto amministrativo”. Voi di che opinione siete? Read more »