Basta con lo Stato biscazziere?

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Il SuperEnalotto è un gioco d’azzardo a premi gestito dalla Sisal, introdotto per la prima volta in Italia il 3 dicembre 1997, in sostituzione del gioco dell’Enalotto. Dall’ultimo “6” al SuperEnalotto gli italiani hanno speso in schedine e giocate 1 miliardo e 63 milioni di euro, a caccia di un jackpot che è arrivato alla cifra record di 123 milioni di euro. Lo dicono i calcoli di Agipronews. Il vero “vincitore” dunque è l’Erario, che nel SuperEnalotto ha il gioco con la più alta percentuale di ritorno e che da inizio febbraio a oggi ha incassato 820 milioni di euro. Il Superenalotto è, infatti, fra tutti i giochi pubblici, quello su cui lo Stato guadagna di più: su 100 euro incassati ne riversa infatti 53,6 alle proprie casse.
L’Italia, coi vari Lotto, Enalotto, Bingo, Gratta e vinci, Totocalcio, Totogoal, Totip, Tris, con le varie Lotterie nazionali, è ridotta ad una bisca che estorce il denaro al popolo. Lo stato non può rimpinguare il suo bilancio col denaro dell’ingiustizia e insieme alimentare false speranze di facile ricchezza.
Lo stato biscazziere, l’estorsione del denaro al popolo con false speranze di ricchezza deve cessare, i luoghi di spreco devono essere diminuiti, non aumentati. Stato biscazziere, come ritengono alcuni quindi, o Stato garante vista l’importanza della gestione pubblica in un settore ad alto rischio criminalità? “E’ biscazziere, nel senso che gestisce il gioco e il banco” ma perché lasciare la possibilità di guadagnare a un altro biscazziere?
La verità sul superenalotto

Dal 1° luglio 2009, la combinazione vincente del Superenalotto non dipende più dai numeri estratti sulle ruote del Lotto, ma da un’estrazione separata ed effettuata mediante macchine a mescolamento pneumatico.
Il Superenalotto (a differenza, ad esempio, del Lotto) è un gioco a vincita variabile, nel senso che il montepremi (più eventualmente il jackpot del concorso precedente) di ogni concorso viene suddiviso nelle 5 categorie di vincita e spartito in modo equo tra i vincitori delle singole categorie. Pertanto la vincita dipende dal montepremi e dal numero di altri vincitori della stessa categoria.
Superenalotto tra azzardo e “trappola cognitiva”

La probabilità di vincita di cifre molto elevate è quasi nulla: nonostante ciò il gioco ha attirato, fin dal 1997, moltissimi giocatori, attratti dalle cifre milionarie messe in palio ad ogni concorso. Si tratta di un gioco d’azzardo che propone una speranza matematica di vincita remota ed infinitesimale: per fare un esempio la probabilità stimata dagli astronomi che l’asteroide 99942 Apophis colpisca la terra attorno al 2036, con conseguenze catastrofiche che porterebbero stravolgimenti per la vita sul nostro pianeta, è calcolata circa 1 su 40000, per cui un evento estremamente molto più probabile di una vincita col punteggio di 6 al SuperEnalotto, che si colloca a 1 su 622.614.630; in altre parole, affinché il gioco sia equo, il 6 dovrebbe pagare oltre 62 milioni di euro: il costo di una colonna è di 0.5 euro e la singola colonna concorre contemporaneamente per il 6, il 5+1, il 5, il 4 e il 3, quindi sul solo 6 vengono puntati 0.5/5=0.1 euro, e la vincita “equa” è data da <puntata>*<probabilità di vittoria>, quindi 0.1*622 milioni=62.2 milioni.
Vedere pure cercando nel sito il precedente post “Febbre da SuperEnalotto” del 23 ottobre 2008.

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