Diversamente giovani o uomini inediti


Il progressivo e costante miglioramento delle condizioni sanitarie, la ricerca clinica e sociologica, il controllo dell’ambiente e della stessa qualità di vita dell’uomo hanno portato ad un evidente ed importante allungamento della età media nei paesi occidentali.
Tanto lontano, pareva, e invece ci siamo già. In Italia, paese longevo come pochi, triplicano gli ultracentenari e la popolazione sopra i 65 anni ha superato quella tra gli zero e i 19. In particolare si può osservare che il segmento che va oltre gli 85 è quello che cresce più rapidamente. Un fattore, questo, sottovalutato. La paura di perdere la salute o di soffrire di demenza batte qualsiasi timore, anche quello della recessione economica; eppure nessuno parla dell’Italia che invecchia. E’ come se, su questo tema, ci fosse una grande rimozione collettiva. Tutto ciò porta a  non affrontare quel groviglio di sintomi tipici dell’età avanzata e per fortuna non sempre patologici, costituito da facile squilibrio emotivo, impazienza, irritabilità, rigidità nelle opinioni, restringimento di interessi e prospettive, narcisismo ed egocentrismo, insoddisfazione circa la realtà e insicurezza sul futuro, che determinano nel vecchio disagio, malessere, demoralizzazione e depressione.


La terza età, rappresenta, quindi, un obiettivo “sensibile” del Terzo Millennio a causa del fenomenale incremento di anziani nella popolazione mondiale e la assoluta attenzione che la società deve porre alla gestione di questa fascia d’età sia sana che ammalata.
Non sempre, infatti, la legislazione, i sistemi assicurativi, la stessa struttura sanitaria e sociale, si sono adeguati ad un cosi rapido cambiamento; e questo è dovuto a mancanza di conoscenze, di programmazione, di un substrato culturale comune “dedicato” all’anziano. I vecchi, un tempo, vivevano e morivano in famiglia; erano ascoltati e, quando rimbambivano del tutto, tollerati come dei bambini piccoli un po’ noiosi. Il valore di un vecchio oggi è la sua pensione, serve a pagare l’affitto e le bollette dei nipoti disoccupati.

Il grande Cicerone, autore di quell’elogio della vecchiaia felice che è il De senectute, diceva che l’esistenza è veramente lunga solo se è piena. In altri termini la quantità di tempo vissuto è un falso problema, la vera questione è come e di che cosa lo si riempie.  Altrimenti la longevità rischia di trasformarsi nell’incubo infinito di un tempo che non si sa come ingannare. Ricordate che Cicerone nel suo discorso, intendeva lodare solo la vecchiaia che poggia sulle fondamenta della giovinezza … non sono i capelli bianchi o le rughe che riescono a conquistare di colpo l’autorità, ma è la vita passata, vissuta con onore, a raccogliere alla fine i frutti dell’autorità. Sono infatti un’attestazione di rispetto gesti in apparenza insignificanti e comuni come ricevere il saluto, essere cercati, vedere che ti cedono il passo o che si alzano in piedi, essere accompagnati e riaccompagnati, essere consultati, abitudini che da noi e in altri paesi si osservano con tanto più riguardo quanto più i costumi sono giusti.

Così la grande sfida è, da subito, inventarsi un ruolo e riempire i vuoti esistenziali per questo soggetto inedito che non lavora e non studia, ma che si prepara a vivere a lungo; una fascia di popolazione che ha il diritto di consumare ma non quello di produrre, un po’ quello che capitava prima agli aristocratici. La vecchiaia, quindi, è anche un grande momento di libertà, come se di colpo uno avvertisse di non avere più vincoli nè obblighi di alcun tipo.

Tanto che la Commissione europea ha deciso di proclamare il 2012 Anno europeo dell’invecchiamento attivo e della solidarietà tra le generazioni: un’occasione per tutti noi per riflettere su come oggi gli europei vivono e restano in salute più a lungo, nonché per cogliere le opportunità che ne derivano.

L’invecchiamento attivo può dare alla generazione del “baby-boom” e agli anziani di domani la possibilità di condividere la loro esperienza lavorativa, continuare a svolgere un ruolo attivo nella società, vivere nel modo più sano e gratificante possibile.

La sfida per i responsabili politici e tutte le parti interessate è migliorare le possibilità di invecchiare restando attivi e di condurre una vita autonoma, intervenendo in settori tanto diversi quanto il lavoro, l’assistenza sanitaria, i servizi sociali, l’istruzione per gli adulti, il volontariato.
Non bisogna avere le angosce della vecchiaia: in quel che del giorno resta, c’è anche ciò che il resto del giorno ormai esclude per sempre. Ma non è mica una privazione: è l’impossibilità umana di contenere tutto dentro la propria esistenza; c’è un modo di affrontare la vita, né rassegnazione né distanza dalle cose. Rimarrà sempre un libro non aperto, un viaggio non fatto, un animale non accarezzato. Qualcun altro lo farà: pure questo lasciare qualcosa di incompiuto consola.
Il vecchio e il bambino

La geriatria è una disciplina medica che studia le malattie che si verificano nell’anziano e le loro conseguenze disabilitanti, con l’obiettivo fondamentale di ritardare il declino funzionale e mentale, mantenendo al contempo l’autosufficienza e la miglior qualità di vita possibile.
La gerontologia è una branca della geriatria che cerca di identificare i meccanismi biologici dell’invecchiamento e della senescenza, oltre agli aspetti sociali e psicologici che si verificano nella terza età, e che sono in grado di influenzare direttamente lo stato di salute e l’insorgenza delle malattie tipiche della persona anziana.

La forma più diffusa di malattia cerebrale negli anziani è il morbo di Alzheimer: nelle prime fasi esso induce confusione e perdita della memoria, in un secondo momento porta il paziente a una totale scomparsa dell’indipendenza psicofisica. Quadri clinici simili a quello della malattia di Alzheimer, si possono avere anche in altre patologie: soprattutto nel morbo di Parkinson, una malattia dovuta alla riduzione del numero dei neuroni cerebrali, e da un deficit di dopamina, una sostanza che favorisce il passaggio dei messaggi tra le terminazioni nervose. Si manifesta con lentezza e povertà dei movimenti, rigidità muscolare, tremori.
Renato zero “spalle al muro”

Questa è, a mio avviso, la vera angoscia, insieme a quella per gli amici scomparsi: pensare di dover morire in una condizione d’indisponibilità di se stessi. Tutti vorremmo morire mentre viaggiamo, scriviamo, camminiamo, dormiamo, mangiamo… Insomma, mentre facciamo qualcosa, non essere obbligati a stare immobili e a pensare alla morte che sta arrivando.

Per quanto riguarda la composizione per età della popolazione, negli ultimi dieci anni la percentuale di individui di 65 anni e oltre è aumentata dal 18,4% nel 2001 al 20,3% nel 2011, con un incremento di ben 1,8 milioni di individui per questa classe di età (il medesimo indicatore era pari al 13,1% all’inizio degli anni ottanta). Oltre i 65 anni di età le donne sono in numero nettamente superiore rispetto agli uomini poiché, come noto, vivono mediamente più a lungo.

Nello stesso periodo, il numero di ragazzi fino a 14 anni di età è aumentato di circa 348 mila unità, portando la relativa quota al 14% del totale (14,3% nel 2001 e il 22,6% del 1980).
Particolarmente veloce la crescita della popolazione di 85 anni e oltre. Nel 2001, i cosiddetti “grandi vecchi” erano 1 milione 234 mila, pari al 2,2% del totale. Oggi, sono 1 milione 675 mila, pari al 2,8% del totale. La stima delle persone ultracentenarie si è addirittura triplicata dal 2001 al 2011, da circa 5 mila 400 individui a oltre 16 mila (un dato impressionante se rapportato alle 150 persone ultracentenarie del 1951).
Giorgio Gaber – Teatro Canzone – Gildo

Come conseguenza dell’aumento della popolazione anziana, l’età media della popolazione continua a crescere: da 41,7 anni nel 2001 a 43,5 nel 2011. Tuttavia, c’e’ da considerare che il profilo strutturale per età della popolazione varia considerevolmente sul piano territoriale, benché tutte le regioni, nessuna esclusa, siano interessate dal processo di invecchiamento.

La Liguria è la regione con la più alta età media della popolazione (47,7 anni) ed anche quella con la più alta percentuale di individui di 65 anni e oltre (26,7%). Altre regioni a elevato invecchiamento sono il Friuli-Venezia Giulia (45,9 anni di età media con un 23,4% di ultra 65enni), la toscana (45,6 e 23,2%) e il Piemonte (45,3 e 22,8%). Le regioni del mezzogiorno hanno una popolazione relativamente più giovane. In Campania l’età media è di 40,3 anni e la quota della popolazione di 65 anni e oltre e’ pari al 16,2%. Sicilia e Puglia, che seguono immediatamente dopo, hanno invece un’età media di 41,8 e 42,1 anni, rispettivamente, e una quota di ultra 65enni pari al 18,5%.
I Vecchi – Claudio Baglioni

Ma, ragionando comparativamente, non tutto ciò che riguarda il mezzogiorno può risultare connotato con l’aggettivo “giovane” così come non tutto ciò che riguarda il centro-nord con quello di “anziano”. Valga a tal riguardo l’esempio delle regioni Abruzzo e Molise contrapposto a quello del Trentino-Alto Adige. Nelle prime l’età media oltrepassa i 44 anni e la percentuale di popolazione di 65 anni e oltre si colloca su valori del 21-22%; nella seconda l’età media è di oltre due anni inferiore e la quota di ultra 65enni è più bassa di tre punti percentuali.

La vita media compie ulteriori progressi: 79,1 anni per gli uomini, 84,3 anni per le donne con, rispettivamente, un guadagno di tre e due decimi di anno sul 2009. Nell’arco di un secolo gli italiani hanno guadagnato trenta anni di vita.

Il rapporto tra anziani e giovani ha mostrato anch’esso un costante aumento negli anni, dal 58% del 1980 al 140% del 2006.
Technology and Seniors

L’aspettativa di vita di ognuno è solo in piccola parte prestabilita geneticamente; sui tempi e i modi dell’invecchiamento si può intervenire, e molto: le api operaie e le regine hanno lo stesso patrimonio genetico ma le prime vivono solo tre mesi, mentre le seconde, nutrite con la pappa reale, vivono diversi anni. Allo stesso modo negli esseri umani se – e come – arrivare a 85 anni e oltre dipende dai geni, ma anche da fattori ambientali: tra due gemelli identici la probabilità di raggiungere questo obiettivo dipende solo per il 20-30% dal patrimonio comune contenuto nei loro cromosomi. E’ ormai accertato che elementi esterni, come l’alimentazione, possono “accendere” o “spegnere” determinati geni e in questo modo influire anche sulla longevità.
Mi ha fatto sorridere la definizione di vecchio che viene data su questo vocabolario risalente al 1800.

Non bisogna preoccuparsi della vecchiaia, sarà piacevole sentire i doloretti e il proprio corpo che lentamente va.

Eccoli i diversamente giovani quelli con la sindrome di Peter Pan la nostra “gioventù anziana” che non molla la presa e rimane aggrappata al proscenio con le unghie e con la dentiera, confondendo il prolungamento della vita con quello della poltrona.  Il vertice del Paese (i due Presidenti – della Repubblica e del Consiglio-  e il segretario alla presidenza del Consiglio) è composto da anziani proiettati verso l’eternità politica, termineranno il mandato con 90 o 80 anni sul groppone.
Per informazioni e servizi sugli anziani in rete cliccare:

  1. http://www.intrage.it/
  2. http://www.terzaeta.com/

1 Comment so far

  1. […] Vedere anche i precedenti post del settembre 2009 e del maggio 2011 (cliccare qui e qui). […]

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