Il blog “Gastonemariotti.com…” dieci anni insieme
Il blog “Gastonemariotti.com …la mia traccia sul web…” compie 10 anni, vedeva la luce in una casa della città di Roma, grazie al lungimirante lavoro della famiglia Mariotti e sempre al servizio dei suoi visitatori-lettori. 622 articoli (post) classificati in 20 categorie, circa 655 mila visite ed oltre un milione di pagine aperte dai lettori. 84 link per l’accesso diretto ad altri siti (musicali, di informazione e di web-cam) da me giudicati particolarmente interessanti e tali da rendere il blog simile ad un portale. 12 gallerie di vari viaggi con circa 7 mila immagini ed infine 74 sondaggi online aventi l’unico scopo di permettere ai visitatori di esprimere la propria opinione sui più svariati temi di attualità e di costume.
Non me ne ero neanche accorto, da qualche giorno il blog ha raggiunto e superato quota 652 mila visitatori… e pensare che quando l’avevo aperto ero indeciso se mandarlo avanti o no…oramai è trascorso un decennio da quando ho dato inizio a questo piccolo spazio virtuale ed ora, sinceramente, mi sono così affezionato che non riesco più a staccarmene.
Infatti, anche se ho scritto più di 620 post e messo in rete migliaia e migliaia di fotografie ho ancora voglia di proseguire su questa strada.
Il termine blog proposto per la prima volta nel 1999 da Peter Merholz sul suo sito, è la contrazione di web-log, ovvero “diario in rete”.
A partire dal primo sito nella storia lanciato nel lontano 1991 da Tim Berners-Lee, fondatore del World Wide Web, attualmente nel mondo ci sono più di un miliardo e 200 mila siti web, rispetto ai 120 milioni di dieci anni fa. In Italia il primo milione di domini è stato raggiunto nel 2005 e attualmente si sono superati i tre milioni di domini “Made in Italy“.
Per i più curiosi spendiamo due parole sul Web sommerso (deep web), spesso erroneamente confuso con il Dark Web che ne è invece un sottoinsieme ed è riferito alla navigazione web in anonimato, grazie a software particolari come ad esempio Tor e Freenet.
Il Deep Web è quella parte del World Wide Web non indicizzata dai comuni motori di ricerca. Di questa categoria fanno quindi parte nuovi siti non ancora indicizzati, pagine web a contenuto dinamico, web software e siti privati aziendali.
L’interesse sul Deep Web ha raggiunto il picco nel 2013, quando l’FBI lo ha evocato per spiegare come sia riuscita a rintracciare e circoscrivere uno dei più massicci e intricati mercati del narcotraffico (è il famoso caso di Silk Road, un sito di commercio elettronico sulla rete Tor che effettuava attività criminali).
Il Deep Web non è stato originariamente progettato per consentire le attività criminali in modo anonimo. Tor è stato creato per proteggere le comunicazioni e sfuggire alla censura che impediva (e ancora impedisce, in alcune parti del mondo) la libertà di parola e di espressione. Ma come tutte le cose, dipende dall’uso che se ne fa…
Secondo una ricerca sulle dimensioni della rete condotta nel 2000 da Bright Planet, un’organizzazione degli Stati Uniti d’America, il Web è costituito da oltre 550 miliardi di documenti mentre Google ne indicizza solo 2 miliardi, ossia meno dell’uno per cento.
Vale la pena dispensare un consiglio: dal Deep Web in giù, non vi trovate in un luogo “ludico“… ma nel mercato nero del mondo internet dove i lamer (aspiranti cracker o hacker con conoscenze informatiche molto limitate) che non sanno proteggere (realmente) i propri dati rischiano grosso proprio come un turista che passeggi di notte nel Ciudad Bolivar, il peggior quartiere di Bogotà, con uno scintillante Rolex al polso.
Come pure mi corre obbligo di ricordare che per non piegarmi alla censura di Google -che non si capisce a quale titolo si arroga il diritto di rimuovere alcuni contenuti giudicati non corretti secondo le loro insindacabili policies- ho deciso di rinunciare agli importi, seppur modesti, derivanti dalla piattaforma pubblicitaria AdSense. Google AdSense, infatti, è la pubblicazione automatica di inserzioni pubblicitarie che garantisce un introito a chiunque sia disposto ad ospitarle sul proprio blog.
Il blog è uno spazio sulla Rete dove una persona può pubblicare il diario personale, fotografie, i suoi pensieri sui più vari argomenti. Nella maggior parte dei casi, chiunque può commentare quello che viene scritto. Si scrive e si commenta quando e quanto si desidera.
I pensieri che scrive il proprietario del blog, quindi i miei in questo caso, si chiamano post e nella parte superiore della homepage si vede l’ultimo post pubblicato. I commenti sono invece le risposte e le valutazioni dei lettori.
Il web è accessibile a tutti, e chiunque può scrivere, leggere e condividere opinioni su blog gratuiti, forum, chat e soprattutto attraverso il proprio sito internet. Gli strumenti a disposizione sono molti ed ognuno si esprime con il suo stile.
Da dieci anni, quando ho iniziato questa avventura virtuale con l’inserimento del primo post del blog, in qualità di gestore-titolare di un blog, scrivo sulle pagine in rete i miei pensieri, le mie considerazioni, nonché le mie critiche spesso manifestate in termini ironici.
Ho descritto ogni due-tre settimane in piccoli resoconti, in piccoli appunti di viaggio, chi sono e quale è la mia visione del mondo e talvolta, messo semplicemente a disposizione dati e statistiche del nostro mondo. Voglio dire un grazie di cuore a tutti voi che ogni giorno, eseguendo magari una ricerca su Google, finite nel mio blog per caso, anche se sono principalmente grato a quante di queste 652 mila persone si sono mostrate interessate a leggere e commentare quello che scrivo. Qui di seguito riporto un piccolo esempio di interazione particolarmente gradito: “Navigando fra le onde del web mi sono piacevolmente incagliato in questo bel blog. Volevo complimentarmi per quel che scrivi e quel che pensi”.
Spero comunque che qualcuna delle mie parole sia rimasta nel cuore e nel pensiero di chi si è fermato qui anche per un breve attimo…un grande abbraccio e…non dimenticate di prendere una fetta di torta!
Con un mouse sono riuscito a creare questa specie di diario on line, e in questo modo internet non è più solo l’attimo digitale da cogliere, ma diventa la memoria vivente dell’essere umano. Di cui tutti, volendo, potranno sapere tutto, un wiki personale scolpito nella Rete. Il blog è come un treno senza destinazione finale che nessuno sa bene da dove sia partito. Alle stazioni c’è chi sale e chi scende. Non fa mai capolinea, né marcia indietro. Non può, sempre sulle sue rotaie, mentre io mi sento un po’ come il capostazione.
Il web è per me il mezzo per esprimere una parte dei miei pensieri. Leggere un po’ di tutto, confrontare le diverse opinioni e orientarsi liberamente facendosene una propria, insomma cercare di non essere degli utili idioti disinformati.
Oggi ci sono la conoscenza del video, quella della scrittura online, quella dell’uso abile dei social media, quella di curare (selezionare le migliori informazioni dalla straordinaria quantità di informazione disponibile e renderle disponibili per altri) la conoscenza per creare nuove applicazioni e usi sociali dei media digitali. Oggi non è impossibile anche per una persona anziana diventare abbastanza in gamba con la tecnologia e basta stabilire alcune regole essenziali per ottenere un uso consapevole dei mezzi digitali.
Come tutti i “blogger”, sono un cittadino che si immette nel circuito informativo per partecipare alla diffusione di notizie ed opinioni, e commentare la realtà scegliendo di volta in volta il linguaggio considerato più appropriato tra quelli disponibili (ad esempio, quello satirico), ciò chiaramente con il pericolo di entrare in conflitto con i diritti fondamentali di altri individui.
Cosa certa è, comunque, che, essendo internet un (potente) mezzo di diffusione di informazioni, immagini e idee (almeno quanto la stampa, la radio e la televisione, seppur possedendo caratteristiche peculiari che dovranno essere tenute in debita considerazione nell’applicare quella giurisprudenza formatasi in materia di diffamazione), anche – evidentemente- attraverso tale mezzo si estrinseca il diritto di esprimere liberamente le proprie opinioni, diritto che costituisce uno dei cardini di una democrazia matura.
È appena il caso di evidenziare come i diritti di cronaca, di critica e di satira, discendano direttamente -e senza bisogno di mediazione alcuna- dalla Carta Costituzionale (Art. 21, comma 1: “Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione”) e non siano “riservati” solo ai giornalisti o a chi fa informazione o satira professionalmente, essendo tali principi riferibili all’individuo quale cittadino.
Chiunque, pertanto, e con qualsiasi mezzo (anche tramite internet, dunque), può riferire fatti e manifestare opinioni e chiunque -nei limiti dell’esercizio di tali diritti- può “fare” critica, cronaca e satira.
Siate sempre critici, sappiate diffidare anche dei mezzi di comunicazione, e affidatevi sempre e solo alla vostra testa, l’unica assicurazione che vi resta. Siate curiosi, sappiate alimentare la vostra sete di sapere, rifuggite dalle certezze e imparate a convivere con il tarlo del dubbio. Solo così sarete liberi. Solo così sarete padroni di voi stessi e avrete l’ultima parola: fate in modo che nessuno ve la tolga né la pronunci al posto vostro.
Il web, regno di mezze verità e mezze menzogne, dove si trova tutto: calunnie che uccidono, il politainment (politica e spettacolo) che rende le vite dei potenti più importanti dei loro meriti, e la contro-informazione alla Gas-info: una fortunata forma di grooming giornalistico che spulcia le miserie del potere e quelle umane….Un saluto a tutti gli utenti del blog: non spegnete il cervello… passate un momento per queste vignette e riflessioni dal mondo. Verità e bugie sono in bilico sulla fragile linea di un crinale.
E’ importante sapere che non si è mai realmente oggettivi e imparare a essere meno faziosi riguardo alle proprie opinioni.
In special modo i novizi devono imparare a distinguere quello che si trova in rete perché se è vero che Internet ha cambiato ritmi e abitudini della nostra società, accorciando distanze e accelerando la circolazione delle informazioni, è pur vero che dei suoi vantaggi possono avvalersi anche truffatori, venditori di falsi miti, propagandisti di odio e arroganti intenti a infierire sui più deboli e i più influenzabili. Importante saper distinguere i siti internet e i messaggi utili, costruttivi o anche soltanto divertenti da altri che vogliono approfittare del prossimo per spargere tossine e spesso trarne profitto.
Pasolini diceva che “Noi siamo un paese senza memoria, il che equivale a dire senza storia: l’Italia rimuove il suo passato prossimo, lo perde nell’oblio televisivo (vedere pure Monologo Televisivo tratto da “Quinto Potere” cliccando qui), e tiene solo i suoi ricordi, i frammenti che potrebbero farle comodo con le sue contorsioni, le sue conversioni”. Una riflessione, questa, più che mai valida oggi in questa società dell’informazione dove, con un semplice click in qualsiasi momento e da qualsiasi parte, siamo in grado di accedere a fonti quasi infinite di informazioni. Un vomitare di notizie, pareri, informazioni incontrollate (spesso di parte) che danno ad ognuno di noi la certezza di sapere. Un “pret-a-porter” del conoscere che non lascia più spazio alla riflessione, come un “fast food” ne lascia poco alla digestione tra un piatto e l’altro.
Rimanere informati, o meglio ben informati, ai tempi della post-verità è veramente un’impresa ardua.
Abituati e ben adagiati dentro la nostra echo chamber (camera dell’eco) siamo bombardati sempre dagli stessi messaggi instradati magicamente da algoritmi che conoscono a meraviglia profili, caratteristiche e comportamenti degli utenti.
Così finiamo dritti dentro la filter bubble (bolla dei filtri) che ci viene costruita su misura e in breve tempo diventiamo ignoranti senza nemmeno accorgercene.
Sostenuti dal consenso dei nostri cloni (ormai in rete frequentiamo solo chi la pensa come noi, agisce come noi, consuma come noi, ecc.), rafforzati da pollici alzati, cuoricini e incantamenti vari, partecipiamo alla festa degli opinionisti da tastiera e in poco tempo assumiamo controllo completo della nostra architettura dell’informazione che, guarda caso, corrisponde per il 70% a Facebook e per il restante 30% a Whatsapp e Twitter.
Giornali, televisioni, radio, blog sembrano aggregatori di social news. In poco tempo il paradigma social first ha ribaltato precedenze e metri di giudizio:
“…il primo ministro in un suo tweet precisa…”
“…il presidente con un tweet informa di aver firmato…”
“…dalla sua pagina Facebook la protezione civile ha confermato…”
“…annuncia il suo outing in un tweet indirizzato ai suoi fan…”
Il vero problema è che ciò influenza sempre più atteggiamenti che con il digitale e internet non hanno nulla a che fare. Vivere dentro la bolla diventa necessità di vita quotidiana.
Meglio frequentare solo chi la pensa come noi, agisce come noi e reagisce come noi.
Sfuggire la diversità di opinione e di approccio è il primo sintomo della necessità di alzare muri. Isolarsi da chi la pensa diversamente da noi facilità un approccio comodo e sicuro. La comfort zone formata da bolle di false certezze che ci viene proposta con l’isolazionismo è sicuramente attraente perché tende a lasciare i problemi fuori dai confini della bolla e determina quel sentimento tipico che spesso tende a rigettare le problematiche al mittente con un bel: me ne frego!
Torniamo ai dati, per favore, perché solo dati certi e validati possono rappresentare la verità dei fatti e, come diceva lo slogan di una trasmissione televisiva: separiamo i fatti dalle opinioni! Prima che sia troppo tardi.
Oggi raccogliere un pomodoro che si è seminato è qualcosa di infinitamente più rivoluzionario che raccogliere un sasso per tirarlo contro un celerino. O, meglio, gli studenti potrebbero ribellarsi a questo potere reagendo nella maniera che è, tra tutte, sicuramente la più pericolosa: studiare. Essere molto più colti e preparati di chi comanda è l’atto anarco-insurrezionalista più antico ed efficace di sempre.