Istanbul, la finestra sul Bosforo

3° giorno, giovedì 16 maggio 2019: Istanbul (15.029.000 ab. – 100 m s.l.m. – 16°-27°)
Ci alziamo con calma e dopo una ricca colazione ci dirigiamo a piedi verso Beyoğlu; lungo il percorso ci imbattiamo nella basilica di Sant’Antonio di Padova (un edificio in stile neogotico veneziano): il più grande luogo di culto cattolico di Istanbul, situato pressoché al centro di İstiklal Caddesi, nel distretto di Beyoğlu.

Continuando a scendere lungo una delle strade principali dell’antico quartiere di Galata, tra eleganti palazzi ottocenteschi in stile europeo, si giunge alla piazza di Galata, dominata dall’omonima torre (Galata Kulesi).

La torre è in pietra di epoca medievale costruita dai genovesi. Misura 66,9 metri in altezza (62,59 escludendo l’ornamento in cima al tetto conico), con un diametro interno di 8,95 metri e mura spesse 3,75 metri. Si trova a circa 140 metri sopra il livello del mare. Quando venne edificata era l’edificio più alto della città.

In cima alla torre oggi si trovano un ristorante e un night club, attraverso i quali si può accedere a una balconata circolare da cui è possibile ammirare un panorama incomparabile di Istanbul, l’ingresso del Bosforo, il mare di Marmara e il Corno d’Oro.

Sull’altra riva del Corno d’Oro si scorge l’antica Istanbul, dalla punta del Serraglio al quartiere di Eminönü, su cui spiccano i minareti e le grandi moschee di Solimano, la moschea Blu e la basilica di Santa Sofia.

Un piccolo ristorante con giardino si trova anche alla base della torre stessa. Per salire dal piano terra ai livelli più alti si utilizzano due ascensori che portano al penultimo piano, a partire dal quale una rampa di scale conduce alla sommità.

La torre venne costruita nel 1348 da Rosso Doria, primo governatore genovese a Galata, che la battezzò Christea Turris (Torre di Cristo).

In origine la torre faceva parte delle fortificazioni che circondavano la cittadella di Galata, colonia di Genova in Turchia. Questo edificio non va confuso con l’omonima torre di origine bizantina (chiamata anche Megalos pyrgos o Grande torre) che si trovava in una differente posizione e venne in gran parte distrutta nel 1204 durante la quarta crociata.

Durante l’Impero Ottomano la parte superiore della torre e il suo tetto conico vennero modificati in seguito a numerose ristrutturazioni.

A partire dal 1717 gli Ottomani iniziarono a utilizzare la torre come punto di osservazione per individuare gli incendi in città.

Nel 1794, durante il regno del sultano Selim III, il tetto di piombo e legno subì seri danni a causa di un incendio. Le fiamme colpirono di nuovo la torre nel 1794 e nel 1875 una violenta tempesta spazzò via il tetto, che fu ristrutturato solo tra il 1965 e il 1967 utilizzando pietra al posto del legno.

Stando a quanto affermato dallo storico e viaggiatore ottomano Evliya Çelebi, tra il 1630 e il 1632 Lagâri Hasan Çelebi, un leggendario aviatore ottomano, utilizzando delle ali artificiali, spiccò il volo dalla torre per sorvolare il Bosforo e atterrare a Scutari, quartiere che sorge a 6 km di distanza, nella zona asiatica della città.

Ridiscesi dalla torre, attraverso strettissimi vicoli in discesa raggiungiamo il ponte di Galata da dove, alle 10:30 prendiamo il traghetto dell’operatore Turyol per una crociera breve sul Bosforo, della durata di circa 2 ore.

I traghetti di questa compagnia privata sono moderni e, cosa fondamentale, hanno corse molto frequenti.

La biglietteria di Turyol a Eminönü si trova sul lato ovest del ponte di Galata, cioè alla sinistra del ponte se si è rivolti verso la Torre di Galata.

Il Bosforo è uno stretto di mare lungo circa 32 km che collega il Mar Nero, a nord, e il Mar di Marmara, a sud, segnando allo stesso tempo il confine meridionale tra il continente europeo e quello asiatico.

Questo tratto di mare deve il suo nome ad un mito greco secondo il quale la fanciulla Io, trasformata in giovenca da Zeus per celare la sua vera identità alla gelosa Era, viene inseguita da un tafano e spinta ad attraversare la Grecia e poi lo stretto tra i due continenti.

Il termine “Bosforo” deriva infatti dalle parole greche “bous” e “poros” e significa quindi “guado della giovenca”. In turco il Bosforo è chiamato Boğaz, termine che significa semplicemente “stretto”, ma anche “gola”.

Sul lato occidentale il Bosforo si biforca nel Corno d’Oro, un estuario preistorico invaso dal mare.

L’antica Bisanzio, fondata da coloni greci di Megara nel 659 a.C., si estendeva sulla sponda europea, nella penisola compresa tra il Bosforo, il Corno d’Oro e il Mar di Marmara (l’odierna Sultanahmet). Sulla sponda asiatica, invece, vi erano altre due colonie greche un po’ più antiche di Bisanzio: Calcedonia e Crisopoli (poi ribattezzata Scutari), le attuali Kadıköy e Üsküdar, che oggi fanno parte dell’area metropolitana di Istanbul.

Facendo una crociera sul Bosforo è possibile ammirare meravigliosi scorci della città e numerosi monumenti: gli splendidi palazzi dei sultani (Palazzo Dolmbahçe, Palazzo Beylerbeyi ed altri), eleganti moschee, due colossali ponti, antiche fortezze (Rumeli Hisarı, Anadolu Hisarı, Yoros Kalesi), raffinate ville in riva al mare (i tradizionali yalı), parchi, graziose località costiere e la torre di Leandro.

La torre di Leandro (Kiz Kulesi, sign. “Torre della fanciulla“) si trova su un piccolo isolotto situato all’ingresso sud del Bosforo, 200 m al largo della costa asiatica presso Scutari.

Fu costruita in legno dall’imperatore Bizantino Alessio I nel 1110 per sbarrare l’ingresso del Bosforo con una catena di ferro tesa fra la torre stessa ed un’altra torre posta sulla spiaggia del quartiere di Manganae, a Costantinopoli.

Durante l’assedio di Costantinopoli del 1453, che portò alla conquista della città, la torre era presidiata da una guarnigione bizantina al comando del veneziano Gabriele Trevisano. Il fortilizio resistette ad alcuni assalti ottomani, ai quali fu consegnato dopo la presa della città.

Fu poi oggetto di numerosi restauri da parte degli ottomani, finché nel 1763 fu eretta in pietra. È chiamata Torre di Leandro perché associata erroneamente al mito di Ero e Leandro (la storia tragica dei due amanti), che invece ebbe come teatro i vicini Dardanelli.

Ci sono diverse leggende che narrano la storia della Torre della fanciulla. Secondo la più famosa leggenda turca, un sultano aveva una figlia molto amata e un giorno un oracolo predisse che sarebbe stata uccisa da un serpente velenoso nel suo 18esimo compleanno.

Il sultano, nel tentativo di ostacolare la precoce scomparsa di sua figlia, la tenne a distanza dalla terra in modo da tenerla lontana da tutti i serpenti.

Fece così costruire nel bel mezzo del Bosforo la torre, per proteggerla fino al suo 18simo compleanno. La principessa fu trasferita nella torre, dove poteva ricevere solo le visite del padre.

Nel giorno del suo 18simo compleanno il sultano le portò un cesto di frutta esotica come regalo di compleanno.

Tuttavia nel paniere, tra la frutta, c’era un serpente che morse la giovane principessa la quale morì tra le braccia di suo padre, proprio come l’oracolo aveva predetto. Da qui il nome della torre dedicata alla ragazza.

Tornati dal giro abbiamo mangiato sotto il ponte di Galata, in un ristorante per turisti, “Galata Sembol Balik Restaurant” ma comunque buono. Abbiamo speso 85 TL, per un branzino, gamberi in padella, acqua e birra Efes.

Particolare il fatto che mentre si mangia, si possono vedere le lenze calate in mare dai pescatori situati sul ponte soprastante.

Più che un ponte è un’attrazione turistica vera e propria, col suo caratteristico presepe di pescatori ininterrottamente presente sia di giorno che di notte, i ristorantini al piano inferiore, alcuni dei quali molto carini ed il loro menù rigorosamente a base di pesce.

Molto suggestivo il colpo d’occhio quando si esce dal sottopassaggio che porta dalla piazza della Moschea Nuova al ponte Galata, coi venditori ambulanti, i chioschetti e gli odori di pesce grigliato.

Tappa successiva, il Mercato delle Spezie (anche conosciuto come Bazar Egiziano), mercato coperto a forma di L (piccolo ma molto carino).

Le vie attorno al mercato delle Spezie comunque brulicano di bancarelle di ogni tipo, per cui l’area mercatale è abbastanza estesa e non si limita solo a quello delle spezie.

Il mercato si visita abbastanza velocemente, mezz’ora circa.

Il Bazar Egiziano è uno dei più grandi bazar della città. Situato nel distretto di Fatih, nel quartiere di Eminönü, è il secondo più grande complesso commerciale coperto all’interno della penisola storica di Istanbul dopo il Gran Bazar.

Terminato il nostro giro ed i nostri voluminosi acquisti di spezie di ogni tipo, era ormai l’ora del rientro in hotel per una piccola pausa ristoratrice che ci ha fatto recuperare un po’ di energia e poi siamo andati a fare due passi sempre su Istiklal Caddesi (la via più animata, dei negozi occidentali e dei locali di Istanbul, dove si possono vedere donne con il velo nero affianco a trans con tacchi a spillo).

Consiglio di perdersi anche nelle vie laterali, dove si scoprono negozi e locali carini e caratteristici, molto più che quelli sulla via principale. Poi ci fermiamo a cenare in un piccolo ed economico ristorantino.

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