Scendiamo a Salerno per le Luci d’Artista?

Il duomo di Salerno fu costruito tra il 1080 ed il 1085 dopo la conquista della città da parte di Roberto il Guiscardo, mentre era arcivescovo Alfano I, poeta e medico della famosa Scuola medica salernitana.

Visto da fuori non ci si accorge nemmeno che si tratta di una chiesa; si vede solo una doppia scalinata che conduce ad un portone oltrepassato il quale si entra in un bellissimo quadriportico con colonne, archi decorati da intarsi, loggiato e accanto il maestoso campanile.

Il più importante edificio religioso cristiano cattolico della città è la Cattedrale di Salerno, edificata nell’XI secolo per volere di Roberto il Guiscardo e del vescovo Alfano I probabilmente sul sito di un precedente edificio religioso pagano. Più volte rimaneggiata, come sul finire del XVII secolo ad opera del Sanfelice e del Guglielmelli, nella pianta ricalca l’Abbazia di Montecassino, di cui Alfano era assiduo frequentatore, e l’antica basilica di San Pietro in Vaticano.

Molto interessante, dal punto di vista architettonico ed artistico, è il campanile in stile arabo normanno, alto 52 metri e commissionato nel XII secolo dall’arcivescovo Guglielmo da Ravenna.

La chiesa fu consacrata nel giugno del 1084 dal papa Gregorio VII, ospite in esilio della città.
Alla sua morte avvenuta il 25 maggio del 1085, ne divenne anche il luogo di sepoltura.

Di grande valore artistico è la cripta che custodisce le spoglie mortali di San Matteo. La leggenda della traslazione vuole che le reliquie siano state portate a Salerno da Gisulfo I nel X secolo ed in seguito nel 1081, quando fu costruita la nuova cattedrale dedicata all’evangelista, furono deposte nella cripta destinata a custodirle.

Agli inizi del XVII secolo la cripta fu restaurata in stile barocco su progetto dell’architetto Domenico Fontana e del figlio Giulio. La cripta ospita anche i resti dei Santissimi Martiri Salernitani Fortunato, Gaio, Ante e Felice, e le reliquie dei Santi Confessori.

Sulla tomba di san Matteo, seminterrata, troneggia una statua bronzea e bifronte del medesimo, opera del 1605 dello scultore Michelangelo Naccherino.

Tutti gli affreschi del soffitto sono opera del pittore tardo-manierista Belisario Corenzio e raffigurano scene del Vangelo di Matteo, oltre ad alcuni episodi di storia salernitana (quali L’assedio della città da parte dei francesi).

I marmi che racchiudono le antiche colonne e le pareti sono della metà del Settecento e sono opera del marmista napoletano Francesco Ragozzino; sulle pareti ci sono venti statue raffiguranti San Giovanni Battista e i primi santi vescovi di Salerno.

La tomba di San Matteo è al centro della cripta, e rappresenta il Sancta Sanctorum. Si trova esattamente sotto l’altare maggiore della soprastante Cattedrale, è seminterrata, ed è costituita da un ampio baldacchino marmoreo recante gli stemmi dei Borboni.

Immediatamente sotto di essa, in una celletta, è racchiusa la scatola in cui si raccoglieva la “Manna di San Matteo”. Ai lati dell’altare, vi sono otto candelabri dorati che furono donati all’inizio dell’Ottocento dalla Scuola medica salernitana.

Inserita nel programma degli eventi natalizi 2019 arriva a Salerno la Mostra Immersiva che ha commosso il mondo, la mostra che unisce il piacere della scoperta della vita di Van Gogh all’immersione totale nel cuore pulsante della sua arte.

La Mostra in programma dal 23 novembre 2019 al 23 febbraio 2020 nella Chiesa di Santa Sofia detta anche della Santissima Addolorata è un’esposizione multimediale prodotta e organizzata da Alta Classe Project e promossa dalla ProCulTur, con il patrocino del Comune di Salerno in cui il visitatore è coinvolto a 360 gradi, vivendo la straordinaria esperienza di immergersi nei quadri di Van Gogh.

Bellissima la passeggiata immersiva a 360 gradi che presenta una successione di sette opere di Van Gogh che avvolgeranno il visitatore.“La camera da letto di Van Gogh”, “La Casa Bianca”, “La Siesta “,” Campo di grano con i corvi “,” Un campo di grano con cipressi”, “La Notte Stellata” e “Notte stellata sul Rodano”.

Il complesso monumentale di Santa Sofia, situato in piazza Abate Conforti, è stato realizzato alla fine del X secolo quale primo monastero dell’Ordine Benedettino dedicato a Santa Sofia, da cui prende il nome e, attualmente, dopo un lungo periodo di abbandono, è stato ristrutturato e è utilizzato quale sede di eventi, mostre e manifestazioni.

 

Se dal centro città di Salerno si vuole raggiungere il Castello di Arechi in autobus, l’opzione migliore è prendere il bus di linea n°19 che, partendo da Ligea capolinea, ferma a Teatro Verdi, Pertini Scuola Barra, Lungomare Trieste Municipio, Piazza XXIV Maggio, Piazza San Francesco, Paglia INPDAP, Cavaliero e Croce Capolinea.

Il Castello di Arechi è un castello medievale, situato ad un’altezza di circa 300 metri sul livello del mare, che domina la città ed il golfo di Salerno.

È detto di Arechi perché la costruzione di questa fortificazione si associa, tradizionalmente, al duca longobardo Arechi II.

Il colle su cui sorge il castello è chiamato “Bonadies” (“buongiorno”), poiché all’alba -essendo la parte più alta della città- il sole che sorgeva da est ne illuminava per primo il vertice.

Grazie alla sua collocazione impervia il castello non è mai stato espugnato.

Dopo un lungo periodo di abbandono in seguito all’Unità d’Italia, gli ultimi proprietari del castello, i Conti Quaranta Signori di Fossalopara, il 19 dicembre 1960 vendettero il castello alla Provincia di Salerno che ne cominciò i lavori di restauro.

Il 1º marzo 1992 le Poste Italiane gli hanno dedicato un francobollo.


Dal 1991 la Direzione dei Musei Provinciali del Salernitano e il Centro “Nicola Cilento” per l’Archeologia Medievale dell’Università degli Studi di Salerno hanno realizzato una serie di campagne di scavo per definire l’evoluzione del complesso monumentale.

Nel 2000 è stato avviato un più ampio progetto volto al recupero funzionale del castello, con il restauro completo delle componenti architettoniche e la riqualificazione dell’intero complesso. Nel volume di una preesistente cisterna è stato realizzato l’ascensore che conduce ai livelli intermedi rendendo accessibile anche ai disabili gran parte del plesso.

Dopo la visita al Castello di Arechi, tornati nel centro città, abbiamo visitato la chiesa di San Giorgio, comunemente giudicata come “la più bella chiesa barocca” della città.

La chiesa si trova in via Duomo, a poche centinaia di metri dal duomo e fa parte dell’omonimo complesso monastico di Salerno.

La sua origine risale al periodo longobardo: le prime notizie sulla struttura si ritrovano in un diploma dell’819, successivo di trenta anni al vicino Complesso archeologico di San Pietro a Corte.

Nel documento viene indicato come dipendenza del prestigioso monastero benedettino di San Vincenzo al Volturno e viene definito “cellam Sancti Georgi infra salernitanam civitatem”.

Le Storie delle Sante vergini Tecla, Archelaa (o Archelaide) e Susanna.

Secondo la loro passio, peraltro leggendaria, mentre imperversava la persecuzione di Diocleziano, per sottrarsi al furore degli empi, abbandonarono Roma (altri dicono la Romagna), dove conducevano casta e santa vita in un monastero, e si rifugiarono presso Nola, in un luogo umile e povero, dove continuarono la loro vita di preghiera e le loro opere di bene.

I miracoli che operavano, specialmente la guarigione degli infermi, che spesso portavano alla guarigione ben più importante delle anime, e la conseguente fama della loro virtù e santità che si sparse rapidamente da ogni parte, fecero sì che alcuni pagani le denunziassero a Leonzio, preside della Campania, che decise di punirle con la morte, qualora non avessero sacrificato agli dèi.

Condotte a Salerno, sede di Leonzio, dopo una lunga discussione tra lui e Archelaide, e dopo che questa fu gettata in pasto ai leoni, che non la toccarono, la vergine fu flagellata e sottoposta ad altri supplizi, da cui uscì miracolosamente illesa; tutte furono uccise di spada a un miglio da Nola nel 293 d.C..

La passio di queste tre martiri fu composta probabilmente nella prima metà del secolo X, quando le loro reliquie, in seguito ad una rivelazione avuta da una religiosa benedettina del monastero di S. Giorgio di Salerno, furono prelevate da Nola (che allora apparteneva alla provincia ecclesiastica di Salerno) e portate in questa città, presso la chiesa di S. Giorgio, dove sono tuttora custodite. Alle religiose benedettine fu accordata la recita dell’Ufficio in onore delle tre sante nel 1697 e molto più tardi, il 24 settembre 1842, anche al clero della diocesi di Salerno. Se ne celebra la festa il 19 gennaio.

I tre busti reliquiari di legno venivano portati in processione insieme agli altri santi salernitani nel giorno del Santo Patrono e per questo venivano dette dal popolo “le sorelle di S. Matteo”. Il Lanzoni prospetta l’ipotesi che Archelaide possa identificarsi con la matrona romana dello stesso nome, che a Nola fu di aiuto a S. Felice.

Il complesso archeologico di San Pietro a Corte, è un’area nel centro storico di Salerno, in cui sono documentate e visibili le testimonianze archeologiche dei vari avvicendamenti storici a partire dal I secolo d.C. L’ingresso è sul Larghetto San Pietro a Corte.

L’area si estende nel sottosuolo ed in superficie, a diversi livelli stratigrafici, ed evidenzia documenti di particolare interesse storico, archeologico ed artistico.

In particolare il sito risulta, in assoluto, l’unica testimonianza archeologica di architettura palaziale di epoca longobarda.

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