Luci di Natale a Roma


Quattro passi in centro nel pomeriggio romano…Dicembre e le sue luci, musica e vicoli in una Roma semideserta… 15 minuti da piazza Navona a Trastevere per condividerli con chi è lontano… con chi ha piacere di ammirare le luminarie natalizie da via del Corso a piazza Navona.

Piazza Navona di sera, quando si accendono le luci. Atmosfera magica…

Dall’8 dicembre al 6 gennaio un light show di luci e colori illumina le tre fontane della piazza per esaltare la bellezza delle forme e i movimenti dell’acqua.

Grazie alle più moderne tecnologie LED, che assicurano anche un risparmio energetico, la Fontana dei Quattro Fiumi al centro della piazza, la Fontana del Moro situata nell’area sud e quella del Nettuno collocata a nord sono illuminate con un colore blu per esaltare le forme delle opere e dei movimenti dell’acqua.

Oltre alle proiezioni statiche, un light show, voluto dal Comune di Roma e realizzato da Acea, regala suggestioni uniche ai visitatori,  nel pieno rispetto delle regole anti contagio.

Le luci della piazza gradualmente si spengono per dare l’avvio,  con un effetto sonoro, a un inedito spettacolo che anima di colore, musica e movimento la Fontana dei Quattro Fiumi.

L’opera di Gian Lorenzo Bernini è stata mappata digitalmente e le è stato confezionato un vestito luminoso con un video 3D della durata di 5 minuti che viene riprodotto ogni 20 minuti dalle ore 17 alle 21 fino al giorno della Befana.

Nonostante le restrizioni che hanno impedito di realizzare il tradizionale mercatino si vuole comunque regalare un momento di spettacolo qui in piazza per dare un segno di calore e di festa per questo Natale. Questo spettacolo è anche un segno di vicinanza al tessuto commerciale del centro perché invoglia i romani a venire a fare una passeggiata. Inoltre attraverso questi colori si vogliono esaltare ancora di più la bellezza della fontana.

Originariamente, ai tempi dell’antica Roma, nel luogo dove si trova oggi piazza Navona, sorgeva lo stadio di Domiziano che fu fatto costruire dall’imperatore Domiziano nell’85 e nel III secolo fu restaurato da Alessandro Severo. Era lungo 265 metri, largo 106 e poteva ospitare 30.000 spettatori. L’immagine che abbiamo oggi della Piazza è dovuta alla trasformazione operata soprattutto durante il pontificato di Innocenzo X Pamphili (236º papa della Chiesa cattolica dal 1644 al 1655). È a lui che si deve la presenza di alcuni monumenti della piazza tra i più iconici di Roma e del mondo. Il nome della piazza, invece, è dovuto ai giochi d’acqua che vi si svolgevano dalla metà del 1600 alla metà del 1800.

In particolare, due delle opere presenti hanno alimentato una leggenda sulla rivalità tra due grandi artisti del periodo barocco. Quella tra lo scultore Gian Lorenzo Bernini e l’architetto Francesco Borromini. I due artisti furono spesso contrapposti nell’assegnazione delle commissioni per varie opere nell’allora capitale dello Stato Pontificio.

E due opere di piazza Navona sono da sempre indicate come “prova tangibile” del loro confronto. La Fontana dei Quattro Fiumi al centro della piazza, che rappresenta il Danubio, il Gange, il Nilo ed il Rio della Plata, i quattro angoli della Terra, opera del Bernini, contrapposta alla Chiesa di Sant’Agnese in Agone, realizzata dal Borromini.

Piazza Navona ha anche altre due fontane: la Fontana del Moro, scolpita da Giacomo della Porta e ritoccata dal Bernini, situata nell’area sud della piazza, e la Fontana del Nettuno (originariamente fontana dei Calderari), situata nell’area nord, opera di Gregorio Zappalà e Antonio Della Bitta.

In epoca rinascimentale la piazza ospitava un mercato, simile a quello attivo di Campo de’ Fiori, il quale risultava caratteristico per l’ubicazione dei banchi che seguivano la forma della piazza. Durante i mesi caldi, il mercato era sospeso perché si usava allagare la piazza a fini di refrigerio della cittadinanza, abitudine in uso sino all’Ottocento.

Nel tempo, anche in ragione della sempre più marcata destinazione turistica dei luoghi, il mercato fu pian piano riversato sul già esistente mercato di Campo de’ Fiori.

A Roma a Natale si accende anche Spelacchio: l’albero di Natale di 23 metri e con 100 mila luci addobbato  di rosso e oro.

Lui è la metafora della nostra amministrazione; prima è stato deriso, poi amato e ora è il simbolo di una città che sta rialzando la testa.

Nessun commento

Lascia un commento