Lazio: Subiaco


Un’altra bella gita da fare nei dintorni di Roma è sicuramente a Subiaco, situato su uno sperone di roccia calcarea che domina la Valle dell’Aniene. Un borgo alto-medievale con un centro storico ricco di punti storico-artistico-religiosi. Tra i primi antichi coloni della zona vi fu la popolazione degli Aequi. Nel 304 a.C. furono conquistati dai Romani. Questo è il post con le sensazioni e le informazioni del viaggio, suddiviso per motivi tecnici in due parti.

Subiaco (8.588 abitanti; 136 ab./km² e 408 m s.l.m.) è un comune della città metropolitana di Roma Capitale nel Lazio; il territorio è vario con aree montuose ed aree in pianura. Viene attraversato dall’Aniene e interessa alcune vette dei Monti Simbruini (monte Calvo, 1.591 m e monte Livata, 1.429 m). Comprende un vasto bosco di faggi su un altopiano che si sviluppa su un’area di 3.000 ettari compreso nel parco naturale regionale Monti Simbruini.

L’attuale nome della città deriva dal latino sub laqueum, “sotto i laghi”: il primo centro abitato sorse infatti sotto i Simbruina stagna, i tre laghi artificiali derivati dallo sbarramento del corso del fiume Aniene, sulla cui riva destra l’imperatore Nerone si fece costruire un’imponente villa.

Dopo la caduta dell’Impero Romano, la villa e il paese furono abbandonati, diventando rovine quasi dimenticate. Nei pressi del paese, all’inizio del VI secolo, San Benedetto da Norcia, dopo l’esperimento di vita eremita condotto in una grotta nei pressi dell’antica villa ivi costruita da Nerone, fondò 13 monasteri nell’area sublacense per dare ospitalità ai suoi primi discepoli, proveniente in parte dalla nobiltà romana. Dei 13 monasteri fondati da San Benedetto, resta solo l’attuale monastero di Santa Scolastica inizialmente dedicato a San Silvestro.

Nel corso dei secoli con il declino del fervore religioso, le lotte e il dissenso montarono a tal punto che l’abate Bartolomeo nel 1364, per ordine del papa, dovette licenziare alcuni dei monaci incorreggibili e riempire i loro posti di religiosi di altri monasteri. Numerosi monaci furono portati dalla Germania e per molti decenni Subiaco fu un centro di parsimonia, scienza e arte tedesca.

Nel 1867 Subiaco assistette alla “Campagna dell’Agro Romano” per la liberazione di Roma voluta da Giuseppe Garibaldi, entrando così a far parte dell’Italia. Nel mese di ottobre vi furono trucidati in uno scontro con i pontifici il capitano garibaldino milanese Emilio Blenio ed alcuni suoi compagni.

I resti dei garibaldini furono traslati a cura della Società Reduci Patrie Battaglie da Subiaco nell’Ara-Ossario di Mentana come risulta da documenti conservati in archivio. Da Subiaco inoltre proveniva anche uno dei Mille, Luigi Pistoia (1831-1892), al quale è intitolata una piazzetta (piazzetta Luigi Pistoia).

Sulla strada tra Subiaco e Jenne, sui Monti Simbruini, si snoda la cosiddetta via dei Monasteri, che collega tra loro due importanti monasteri benedettini. Affacciata sulla Valle dell’Aniene, lungo le cui sponde si sviluppa un tratto del Cammino di San Benedetto, la via dei Monasteri collega infatti il Monastero di Santa Scolastica con il Sacro Speco di San Benedetto, in un percorso storico, artistico e naturalistico di grande bellezza.

Subiaco, infatti, è uno dei centri fondamentali dell’esperienza benedettina e del Cammino di San Benedetto che parte da Norcia, in Umbria, e termina a Cassino, lungo un percorso di circa 300 km.

Monastero di Santa Scolastica
Si aspetta pochi minuti all’entrata e poi una guida preparatissima e gratuita (si può lasciare un’offerta alla fine) ci conduce alla visita guidata.


Le origini dell’attuale abbazia benedettina risalgono agli inizi del VI secolo, allorché san Benedetto da Norcia, dopo l’esperimento di vita eremitica condotto in un antro presso l’antica villa ivi costruita da Nerone, fondò nella zona del sublacense tredici monasteri per dare ospitalità ai suoi primi discepoli, provenienti in parte dalla nobiltà romana.


In seguito (XII secolo) per iniziativa degli abati fu costruito il santuario-monastero del Sacro Speco, eretto sopra l’originaria memoria del Santo.


Dei tredici monasteri fondati da san Benedetto è rimasto solo l’attuale monastero di Santa Scolastica inizialmente dedicato a San Silvestro, che vanta il titolo di Protocenobio della Congregazione Sublacense dell’Ordine benedettino. Gli altri andarono distrutti o furono abbandonati.


Nel IX secolo il monastero di Santa Scolastica subì due devastazioni da parte dei saraceni: l’una nell’828-829, l’altra probabilmente nell’876-877, anche se per questo periodo storico le ricostruzioni non sono univoche.
Monastero di Santa Scolastica. Comprende una chiesa gotica (che ha la dignità di basilica minore) con campanile romanico e fu trasformata nel 1771-1776 dall’architetto Giacomo Quarenghi in forme neoclassiche (unica opera di questo architetto in Italia).

Il monastero si articola intorno a tre chiostri:
chiostro cosmatesco (secoli XII e XIII);
chiostro gotico (secoli XIV e XV);
chiostro tardorinascimentale (fine del XVI secolo).


Dei dodici monasteri voluti da San Benedetto nella valle sublacense, l’unico sopravvissuto ai terremoti e alle distruzioni saracene fu quello di Santa Scolastica, che, sino alla fine del XII secolo, fu il solo monastero di Subiaco.

In origine si chiamò “Monastero di San Silvestro”, successivamente (IX secolo) fu detto “Monastero di San Benedetto e di Santa Scolastica” e nel XIV secolo prese il nome attuale. Si presenta come un complesso di edifici costruiti in epoche e stili diversi: un ingresso, sul quale figura la scritta “Ora et Labora”, con strutture del XX secolo, introduce nel primo chiostro o “Chiostro Rinascimentale” del secolo XVI, dal quale si passa in un secondo chiostro o “Chiostro Gotico” del secolo XIV ed, infine, in un terzo, detto “Chiostro Cosmatesco”, del secolo XIII. Il Campanile è del XII secolo e la Chiesa attuale è della fine del 1700, l’ultima di ben cinque chiese stratificatesi lungo i secoli.


Il monastero ebbe il periodo di maggiore splendore tra il secolo XI e il secolo XIII. Nel 1465 i due chierici tedeschi A. Pannartz e C. Sweynheym vi impiantarono la prima tipografia italiana, che arricchì la Biblioteca, già esistente, di incunaboli e di libri di grande valore.


La Biblioteca è oggi situata sul lato nord del Chiostro Gotico, mentre il Refettorio si trova nel lato ovest del Chiostro Cosmatesco, un tempo sormontato dal Dormitorio.


Il monastero di Santa Scolastica si trova ad est di Subiaco, a 510 metri di altezza, ed è disposto longitudinalmente e parallelamente alla valle, dove, per secoli, vissero nella contemplazione e nella preghiera, eremiti e monaci, che le meritarono il nome di “valle santa”.

Monastero di San Benedetto, o Santuario del Sacro Speco
Monastero di San Benedetto, o “del Sacro Speco“, costruito vicino ad una parete di roccia. Costituito da un complesso di ambienti, chiesette e cappelle, talvolta ricavate dalla roccia, conserva decorazioni a fresco di varie epoche e un ritratto di san Francesco (1223).

Nel X secolo ricevette donazioni da diversi papi (Giovanni X, Leone VII, Giovanni XII, Benedetto VII, Gregorio V) che ingrandirono il territorio dell’abbazia.

Pio II, visitando il Monastero di San Benedetto nel 1461, lo definì “nido di rondini”.

Incassato nella roccia a strapiombo sulla valle sottostante, tale appare al visitatore che percorre il Bosco Sacro. Pareti, volte e scale, perfettamente integrate nella pietra cui si appoggiano, con la loro irregolarità, garantiscono un’autentica suggestione in chi si avvicina per visitarlo.

Composto da due Chiese sovrapposte e da Cappelle e grotte, interamente affrescate in epoche diverse, costituisce un monumento unico, per bellezza e spiritualità, tra quanti la storia della Chiesa e dell’Arte hanno abbondantemente dotato il nostro Paese.


Sempre con il favore pontificio, l’abbazia conobbe un periodo di grande splendore nei secoli XI e XII diventando feudo assai ambito per la sua potenza economica e politica.

Fu probabilmente il primo luogo in Italia ad essere dotato di una pressa per la stampa di libri, fondata dai tedeschi Conrad Sweynheym e Arnold Pannartz nel 1465, all’interno dell’abbazia.


Le continue lotte con le famiglie feudali portarono tuttavia alla sua decadenza. Eretta in commenda da papa Callisto III (1456), fu affidata al cardinale Giovanni Torquemada (Juan de Torquemada), zio del famoso inquisitore.

Nel 1467 passò poi a Rodrigo Borgia, futuro papa Alessandro VI e, successivamente, ai Colonna (1492), ai Borghese (1608) e ai Barberini (1633).


Nel 1753, papa Benedetto XIV privò gli abati commendatari della giurisdizione temporale, lasciando però quella ecclesiastica e spirituale.

Soppressa dai francesi (all’inizio del XIX secolo), restaurata poco dopo da papa Pio VII, l’abbazia fu reintegrata nei suoi privilegi di abbazia nullius da papa Benedetto XV (1915).

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