Grand Tour dell’Argentina, Magellano e dell’Antartide Cilena. Buenos Aires–Iguazù–Salta–Bariloche–El Calafate–Puerto Natales– Punta Arenas–Ushuaia.

12° giorno, domenica 29 gennaio: Bariloche – El Calafate (21 mila ab. – 199 m s.l.m. – 9°-21°)
Colazione in hotel.

Alle ore 11:30 trasferimento all’aeroporto ed imbarco alle ore 14:00 sul volo AR1696B di Aerolíneas Argentinas.

All´arrivo alle ore 15:45 all’aeroporto El Calafate (codice FTE), situato 20 km ad est del paese, accoglienza e trasferimento con guida italiana presso l’Hotel Calafate Parque; situato in centro città, questo hotel sobrio con una facciata in pietra e legno si trova a 6 km dal Glaciarium e a 39 km dal Parco Nazionale Los Glaciares.

El Calafate è una città nella Patagonia meridionale, situata sulla riva meridionale del Lago Argentino, nella parte sud-occidentale della provincia di Santa Cruz, circa 320 km a nord-ovest di Río Gallegos, il capoluogo.

Il suo nome deriva da un piccolo arbusto dai fiori gialli molto comune in Patagonia, con bacche di colore blu scuro: il calafate (Berberis buxifolia) che è un termine mutuato dalla lingua tehuelche.

L’origine di questo arbusto è spiegata dalla mitologia dei Selk’nam. Quando i Selk’nam abitavano la Terra del Fuoco, si erano raggruppati in tribù e due di loro erano in grande conflitto. I capi di entrambi le comunità si odiavano. Uno di loro aveva un figlio che amava vagare nei campi. Un giorno incontrò una giovane bellissima con occhi neri intensi e s’innamorò di lei.

Purtroppo lei era la figlia del nemico di suo padre, e l’unico modo per loro di stare insieme era nascondersi, ma furono scoperti dallo stregone della tribù della ragazza. Questi tuttavia non riuscì a separarli, ma trasformò la donna in una pianta.

Questa pianta conservò tutta la bellezza dei suoi occhi neri ma con le sue spine doveva impedire al giovane amante di toccarla. L’amore del ragazzo invece era talmente forte che non riuscì ad allontanarsi e morì al suo fianco.

Così si dice che tutti coloro che riescono a mangiare il frutto di questo arbusto sono destinati a tornare in Patagonia, perché non si possono separare dal potente amore che c’è nel calafate. La sua attrazione è cosi forte che non si riesce a starne lontani per un lungo periodo di tempo.

El Calafate è un paese molto caratteristico e un po’ caro, con una via principale ricca di negozi e piccoli villaggi che vendono prodotti indios e locali, molto famoso per il cioccolato artigianale.


Decidiamo di comprare il contenitore per preparare la yerba mate e la bombilla, cannuccia a filtro per berla.

El Calafate è un’importante meta turistica, essendo punto di partenza per la visita di diversi punti d’interesse del Parco Nazionale Los Glaciares, fra i quali il ghiacciaio Perito Moreno (uno dei più visitati al mondo), il Cerro Chaltén e il Cerro Torre.

Il campo di ghiaccio della Patagonia (Hielo) è, dopo l’Antartide, la più grande concentrazione di ghiaccio del pianeta. I suoi ghiacciai scendono da 1.500 a 200 metri sul livello del mare, consentendone un accesso e una visione unici.

Il Parco Nazionale Los Glaciares offre una magnifica combinazione di foreste, laghi, montagne, ghiaccio e steppe con oltre 200 ghiacciai. I più famosi sono Spegazzini, che si erge a 135 metri sul livello del mare, Upsala che copre un’intera valle con un’estensione di circa 765 Km² e una lunghezza di 53 km, e il Ghiacciaio Perito Moreno, che avanza costantemente e provoca la spettacolare rottura del muro di ghiaccio, creando uno dei luoghi più impressionanti della natura.

Pomeriggio libero.

Cena libera: abbiamo mangiato la miglior carne alla brace dell’argentina, un lomo di 300gr, filetto che si scioglieva veramente in bocca.

Pernottamento.

13° giorno, lunedì 30 gennaio: El Calafate – Navigazione del Lago Argentino – Experiencia Glaciares – Ghiacciaio Perito Moreno – El Calafate
Colazione in hotel molto buona, decisamente oltre il classico buffet e finalmente un caffè degno di tale nome.

Abbiamo deciso di fare il primo giorno la crociera Experiencia Glaciares che porta al ghiacciaio Spegazzini, Upsala (solo da lontano) e al Perito Moreno (faccia Nord). Il secondo giorno ci siamo invece dedicati alle passarelle (Perito Moreno faccia Sud).

Alle 07:15 trasferimento al porto Punta Bandera, dove alle 9:00 si da inizio alla navigazione del Lago Argentino a bordo della nave Maria Turquesa fino ad arrivare alla successione di iceberg dalle forme e colori più svariati che annuncia la vicinanza del ghiacciaio Upsala.

L’imbarcazione si ferma di fronte al muro di iceberg che impediscono di entrare nel Canale di Upsala, e dobbiamo accontentarci di ammirare il ghiacciaio Upsala in lontananza.

Si continua navigando sul lago Argentino in direzione sud raggiungendo il Canale Spegazzini per arrivare al ghiacciaio omonimo.

Il lago Argentino è un lago d’acqua dolce situato nella provincia di Santa Cruz, nella Patagonia meridionale.

È il più esteso lago dell’Argentina, con una superficie di 1.415 km². Ha una profondità media di 150 m, mentre la profondità massima raggiunge i 500 metri.

 


Un tipo educatissimo come me verrà presto redarguito come un hooligan da qualcuno del personale di bordo per aver osato lanciare in acqua un blocchetto di ghiaccio…ma è stato più forte di me. Mi ritiro subitissimo…

Dicono che è un lago, ma ti sembra di stare nel mare tanto è vasto. Con questo catamarano tour lo abbiamo attraversato con una navigazione di tre ore molto piacevole.

Colpisce il colore azzurro intenso e mentre ti avvicini ai noti ghiacciai affianchi piccoli iceberg di varie dimensioni e forma, quasi tutti di un bel color effetto azzurro.

Bella gita sul lago Argentino che mette insieme diverse esperienze: la vista dei ghiacciai Spegazzini e Perito Moreno da vicino, la navigazione in mezzo agli iceberg che scendono dal ghiacciaio Upsala, la passeggiata all’interno del Parco Glaciares – ottima per sgranchire le gambe – con visita a una vecchia baracca abbandonata da non molto e, solo alle ore 13:30, la somministrazione di un panino stantio con un dessert confezionato e una bevanda a scelta, livello assimilabile a qualsiasi compagnia aerea low cost.


Fresco fresco, come un blocchetto di ghiaccio…anzi, vuoi una granita?

Comunque, una giornata piena investita bene.

Il primo ghiacciaio del nostro itinerario è stato il ghiacciaio Spegazzini. Prende il nome da Carlos Luis Spegazzini, il botanico italo-argentino che per primo studiò la flora locale.

Più piccolo del Perito Moreno con i suoi 134 km², 17 km di lunghezza, 1,2 km di un fronte con un’altezza di 30-70 metri sull’acqua. Colore celeste del ghiaccio puro.

Questo lo rende il ghiacciaio più alto del Parco Nazionale Los Glaciares e uno dei più importanti.

La navigazione con guida bilingue si fa su catamarani comodi e ben riscaldati, quando si esce per fare le foto il freddo si fa sentire parecchio.

Poi si arriva a Puerto de Vacas – baia molto tranquilla dentro il canale Spegazzini, dove si scende e si fa una piccola camminata per osservare la flora e fauna del posto e viene raccontata la storia del finlandese Harry Johannes Hilden che ha lasciato il segno.


La metà della bellezza è nel paesaggio. L’altra metà negli occhi di chi la guarda.

Proseguimento per il Canal de Los Tempanos (i tèmpanos sono proprio i pezzi di ghiaccio che si sono staccati dal ghiacciaio e che navigano in solitaria nel gelido lago), per avvicinarsi alla faccia nord del ghiacciaio Perito Moreno e man mano che ci si avvicina comincia uno spettacolo di iceberg di forme e dimensioni notevoli con colori che vanno dal bianco latte al blu e tutte le varie sfumature, rimaniamo incantati.

E infine arriviamo al cospetto del ghiacciaio Perito Moreno. Questo ghiacciaio è l’icona del Parco Nazionale Los Glaciares e il motivo per cui tutti vengono a visitare El Calafate.

È mozzafiato, un luogo che ti commuove!

Patrimonio dell’UNESCO dal 1981, il ghiacciaio Perito Moreno ha un’estensione di 250 km² e per 30 chilometri in lunghezza, è uno dei 48 ghiacciai alimentati dal Campo de Hielo Sur, la terza riserva al mondo d’acqua dolce dopo i Poli.

Prende il proprio nome dall’esploratore Francisco Moreno, un pioniere che studiò la regione nel XIX secolo e giocò un ruolo di primo piano nella difesa del territorio argentino nel conflitto sorto intorno alla disputa sul confine internazionale con il Cile.

La particolarità del Perito Moreno è che si tratta di un ghiacciaio in continuo movimento il cui fronte è formato da una lingua anteriore lunga circa 5 km che si staglia per oltre 60 m sul lago Argentino, ma la profondità totale del ghiaccio è di circa 200 metri, quindi in realtà stiamo vedendo solo una piccola parte di ciò che è.

È anche uno dei pochi ghiacciai al mondo che continua a crescere.

Quindi, rientro al porto verso le 18:30 e trasferimento a El Calafate.
Rientro in hotel.

Attività a bordo compreso box lunch accompagnati da guide bilingue (inglese/spagnolo).

Cena libera. Pernottamento.

14° giorno, martedì 31 gennaio: El Calafate – Perito Moreno – El Calafate
Prima colazione in hotel. Partenza ore 09:00; intera giornata dedicata alla visita del maestoso Perito Moreno conosciuto come Big Ice (76 km, 1 ora e 15 minuti), il più celebrato monumento naturale della Patagonia.

Il ghiacciaio Perito Moreno, situato nel Parco Nazionale Los Glaciares, è l’icona del parco.

Questo ghiacciaio ha la sua origine nel campo di ghiaccio della Patagonia meridionale e, nella sua discesa, raggiunge il braccio meridionale del Lago Argentino.

Il Perito Moreno è una massa immensa di ghiaccio che cade a picco sul Lago Argentino con un fronte che si estende per cinque chilometri e pareti che si innalzano come abbiamo visto fino a sessanta metri sopra le acque e si nascondono per altri duecento sotto il livello del lago.

Il ghiaccio, anche se impercettibilmente, avanza più di un metro al giorno, provocando le rotture di torri ghiacciate che risuonano come colpi di cannone nel silenzio del Parco.

Lo spettacolo è incredibile: una lingua di ghiaccio che si fa strada tra le montagne, l’azzurro del lago argentino, lastroni di ghiaccio che vagano solitari e il volo silenzioso di qualche condor…

Dal parcheggio si scende lungo delle scale metalliche che formano i percorsi, ben segnalati, per vedere dall’alto, di lato e dal basso il fronte del ghiacciaio. Le abbiamo fatte tutte sia in salita che in
discesa. Solo uno di noi ha battuto la fiacca risparmiandosene un bel tratto…

Questo si presenta come un’enorme meringa candida, con sfumature che partono dal bianco accecante ed arrivano fino all’azzurro intenso.

La superficie è frastagliata, piena di crepacci.

Una sorta di mega-viennetta Algida, ma senza il cioccolato, che si protende verso il promontorio sul quale siamo noi e che cerca di sfiorarlo per dividere in due questa parte del lago Argentino.

Tira vento e i crolli del fronte verso l’acqua del lago sono frequenti, preceduti immancabilmente da un sonoro Crack, tipo legno secco che si spezza.

Oltre alle passerelle troverete alcuni punti di osservazione in cui potrete fermarvi per osservare o attendere possibili crolli (ma la fisica insegna che i crolli più grandi avverranno sempre e solo due secondi dopo che vi sarete voltati).

Le varie terrazze meritano ognuna qualche minuto di sosta per le foto o semplicemente per stare in contemplazione.

Se non fosse per il vento, sarebbe bello rimanere lì per ore. Le passerelle sono nel complesso qualche chilometro e essendoci un buon dislivello, il tempo che ci vuole per fare tutto il giro può variare molto in base al proprio grado di preparazione fisica.

Inizio dal percorso più corto, il primo.

Pochi chilometri per passeggiare nuovamente al fianco dello strepitoso e spettacolare ghiacciaio che ormai abbiamo iniziato ad amare.

Vi svelo un segreto: quasi tutte le persone preferiscono fare il percorso più lungo per primo, ovvero il terzo, per poi lasciarsi per ultimo quello che ho fatto io. Ma facendo il più corto per primo ci sarà un’altissima possibilità di poter vedere l’accoppiata stravincente ghiacciaio e crolli. Ne varrà la pena.

Rimango qui per più di un’ora ad osservare il ghiacciaio e sbalordito davanti alla sua potenza: in attesa con ansia che i pezzi di ghiaccio si stacchino dai margini per cadere rumorosamente nell’acqua però purtroppo quando si sente il rumore è già troppo tardi per vedere dove cade, bisogna solo avere fortuna e saper aspettare.

Il tempo di tornare indietro che incontro nuovamente gli altri componenti il gruppo! Iniziamo a sospettare che ci stiamo pedinando…

Ancora una volta numerosi Crack annunciano lo staccarsi di pezzi di ghiaccio che si tuffano nel lago. Sulla brochure del parco ci sono dei paragoni interessanti riguardo il ghiacciaio: la superficie complessiva del Perito Moreno è come quella della città di Buenos Aires (per cui se ne riesce a vedere solo una parte) e il fronte è alto come l’obelisco di Avenida 9 de Julio, 63 metri.

Nel programma del giorno è abbinato il Safari Nautico The Big Ice Experience per avvicinarsi alla faccia sud del Ghiacciaio Perito Moreno.

La gita in barca di circa un’ora permette di osservare il ghiacciaio Perito Moreno a pochi metri dalla parete sud.

In questa comoda navigazione, abbiamo visto incredibili iceberg, fragorose cascate di ghiaccio e misurato la reale grandezza delle enormi pareti di ghiaccio.

Quando il ghiaccio si rompe, puoi vedere i tempanos (iceberg) che galleggiano nell’acqua.

I tempanos sembrano piccoli da lontano, poi ti avvicini e ti accorgi della grandiosità, e della bellezza dei toni di colore, e di quanto è bella la natura e quanto sei fortunato a poterla vedere da vicino.


Qui stavo controllando lo stato del ghiacciaio (ed eventualmente allertare chi di dovere per bloccarne la frantumazione che avrebbe causato l’innalzamento di mezzo metro del livello del mare a livello globale).

Un’esperienza unica!

Durata totale: intera giornata. Escursione privata: con guida in italiano.

Cena libera e oggi è il trentasettesimo anniversario di matrimonio dei nostri cari amici Paola e
Giovanni…Auguri a voi! Abbiamo brindato a loro con una coppa di vino rosso Malbec e gustando
dolce al cioccolato.

Pernottamento.

15° giorno, mercoledì 01 febbraio: El Calafate – Torres del Paine (mille ab. – 113 m s.l.m. – 5°-15°) – Puerto Natales (19 mila ab. – 10 m s.l.m. – 6°-13°)
Colazione in hotel. Anche oggi sveglia presto e partenza alle 06:30 dall’hotel ed attraversando la steppa della Patagonia da nord a sud arriviamo al valico di frontiera di Cancha Carrera (214 km circa 2 ore e 50 minuti di viaggio), da dove iniziamo a viaggiare attraverso il bellissimo sud del Cile fino ad entrare nel Parco Nazionale Torres del Paine (Blu nella lingua Tehuelche, in riferimento al colore preponderante) dove arriviamo verso le 11:30.

Il primo stop è sulle sponde del Lago Sarmiento, grande lago (90 km quadrati) che prende il nome dall’esploratore spagnolo Pedro Sarmiento de Gamboa. Da questo specchio blu intenso si ha una vista magnifica sul massiccio granitico del Torres del Paine.

Lungo la strada si incontrano anche tantissimi simpatici guanachi che qui, a differenza di altre parti della Patagonia, sembrano avere molta meno paura delle persone e si lasciano avvicinare abbastanza da portare a casa qualche bello scatto fotografico.

La Laguna Amarga è un altro specchio d’acqua di una tonalità di colore molto diversa dal Lago Sarmiento e dalla quale si ha un’altra bellissima vista sulle Tre Torri del Paine e sulla quale, se si ha fortuna si possono vedere i fenicotteri.

Rino sorpreso a fumare all’interno del Parco, l’ira dei guardia parco: «Va identificato e punito»!

Il Parco nazionale Torres del Paine si trova nelle Ande, nella Región de Magallanes, all’estremità meridionale del Cile, ai margini di Campo de Hielo Sur che, con i suoi 13.000 chilometri quadrati, è la più grande distesa di ghiaccio continentale, dopo l’Antartide e la Groenlandia.

Istituito nel 1959, il Parque National Torres del Paine è uno dei Parchi Nazionali più importanti della Patagonia Cilena ed è stato dichiarato riserva della biosfera dall’UNESCO nel 1978.

Classificato nel 2013 come il quinto posto più bello al mondo dal National Geographic, per me è stato uno dei luoghi più agognati di tutta la mia vita e non mi ha per nulla deluso.

I panorami, soprattutto nelle belle giornate, sono mozzafiato: vette granitiche e ghiacciai si alternano a sconfinati spazi aperti e a laghi turchesi e su tutto si staglia imponente il complesso del Cerro Paine con le sue Torres ed i suoi Cuernos.

Il Parco comprende anche un’ampia varietà di fauna e flora.

Oltre al famoso puma che tutti sperano di incontrare (ma per fortuna, è difficilissimo avvistarne uno) nel Parco vivono vigogne, nandù, condor, fenicotteri e tantissime altre specie di uccelli e animali selvatici.

 

Il cuore della regione è costituito da quattro eleganti massicci montuosi: Cuernos del Paine, Torres del Paine, Almirante Nieto e Paine Grande. Con cime tra i 2.600 e i 3.000 metri sul livello del mare, queste montagne colpiscono non tanto per l’altitudine, quanto per la bellezza e l’imponenza con cui svettano dalle pianure circostanti.

Il percorso dell’escursione è adattato alle condizioni meteorologiche ed è deciso dalla guida in loco. Di solito, se le Torri sono visibili dal mattino, si entra nel Parco attraverso la Laguna Amarga (Panorámicas de las Torres), una volta arrivati alla Laguna Amarga proseguiremo verso la Cascata del Paine, dove verso mezzogiorno scendiamo per fare un picnic.

A bordo di camion Overland 4×4 visitiamo i punti strategici, da dove intraprendiamo passeggiate che ci permettono di accedere ai punti panoramici delle più importanti attrazioni naturalistiche del Parco.

Il Salto Grande è una cascata sul fiume Paine, dopo il Lago Nordenskjöld, all’interno del Parco Nazionale Torres del Paine in Cile.

Cascata di grande effetto, non tanto per la cascata, sì bella, quanto per l’ambiente e il meraviglioso panorama che la circonda. Certo, dopo aver visto le cascate di Iguazu’…tutte le altre sembreranno poca cosa…

Questa area è costantemente afflitta da forti venti. A volte il vento è talmente forte che è impossibile raggiungere la cascata perché non si riesce a camminare.

Oggi il vento è quasi clemente; soffia a circa 50 km/h, è fastidioso, ma comunque le raffiche ti permettono di passeggiare lungo il sentiero. Spesso invece supera i 120 km/h!

Una volta ripartiti, e dopo aver fatto soste in vari punti panoramici (Laguna de los Cisnes, Mirador Superior del Nordenskjold ), facciamo un’escursione al Mirador de los Cuernos del Paine (875 m s.l.m.) sulle rive del lago Nordenskjold; questa escursione è guidata e dura circa un’ora e mezza.

Lungo la strada per il mirador ci sono molti guanachi e questo rende la passeggiata ancora più attraente.


Mentre sembra il mondo alla fine del mondo, con la dura lotta tra Est (dove iniziano i giorni) ed Ovest (dove tramonta il sole) io rapito e in attesa delle ultime notizie dal Sud.

Dopo questa passeggiata, proseguimento fino a un nuovo punto panoramico, questa volta vicino al Lago Pehoe, da dove possiamo ammirare uno dei panorami più famosi del Parco Nazionale, con Los Cuernos e la Valle del Francés sullo sfondo, incorniciato dal Laghi Pehoe e Nordenskjold, da lì si vede anche il Monte Paine Grande e Almirante Nieto.

Ci dirigiamo verso Puerto Natales a circa 80 km (1h e 20 circa) dove arriviamo intorno alle ore 20:00.
Luogo mitico e imperdibile per chi decide di visitare la Patagonia, ma che ha perso la sua importanza
commerciale di qualche anno fa ed ora appare decadente ma non privo di fascino.

Sistemazione presso l’Hotel Natalino: un’architettura che non ti aspetti in questi avamposti sconfinati e silvestri ma che sembra naturalmente inserita nel contesto.

L’acqua che scorre seguendo la bella scalinata in cemento è un invito a lasciarsi tentare dalla SPA e dalla bella piscina all’ultimo piano.

Pranzo al sacco compreso.


Attività a bordo accompagnati da guide bilingue (inglese/spagnolo).

La cittadina si trova lungo la Ruta 9 che da Punta Arenas, circa 250 km più a sud, sale fino al confine con l’Argentina, a Cerro Castillo.

Puerto Natales –cittadina sulle sponde di un maestoso fiordo, il cui nome, Ultima Speranza dice tutto- si è sviluppata ed ingrandita intorno ad un nucleo di poche decine di case in tipico stile cileno fatte con lamiera ondulata.

Cena libera: assaggiata la prelibata salsa centolla (a base di granchio) annaffiata con ottimo vino cileno in uno dei caratteristici ristoranti di Puerto Natales.

Siamo in Cile e anche per l’acquisto di una lattina di birra e due banane, ci chiedono di pagare in moneta locale o con la carta di credito…l’Italia è proprio lontana!

Pernottamento.

16° giorno, giovedì 02 febbraio: Puerto Natales – Punta Arenas (130 mila ab. – 34 m s.l.m. – 8°-16°)
Colazione in hotel. Passeggiare tra le strade di Puerto Natales per fotografare le deliziose case in lamiera colorata, entrare nell’edificio storico in legno che ospita gli uffici comunali e nella graziosa chiesa dei salesiani.

Raggiungere il porto e camminare sulla banchina anche se, il vento gelato che proviene dai ghiacciai ti può far desistere.



Partenza verso le ore 10:00, con trasferimento privato per Punta Arenas. Arrivo previsto per le ore 14:00 e sistemazione l’Hotel Diego de Almagro che si trova in posizione privilegiata sul lungomare dello Stretto di Magellano offrendo ai suoi ospiti magnifiche viste e allo stesso tempo vicinanza e buon accesso al centro della città.

Dopo aver percorso circa 250 chilometri mentre si sta per arrivare a Punta Arenas, guardando fuori dal finestrino dell’auto ci si rende conto di aver raggiunto una terra desolata e selvaggia e una volta scesi, un vento fortissimo ci accoglie: siamo davvero ai confini del mondo!

Punta Arenas è il centro abitato più a sud del Cile e si trova all’estremità meridionale del continente americano: dopo c’è la Terra del Fuoco, separata dallo Stretto di Magellano e che, nei giorni di sole, si può vedere in lontananza.

Spesso molti turisti sono solo di passaggio a Punta Arenas e comunque, basta un giorno per visitare questa graziosa cittadina, che testimonia i viaggi e le scoperte dei primi esploratori come Magellano.

In questa parte del mondo si incontrano l’Oceano Pacifico e l’Oceano Atlantico: il meteo è estremamente variabile e il rischio di precipitazioni è elevato tutto l’anno.

Punta Arenas è la capitale della Regione di Magellano e dell’Antartide Cilena (chiamata anche Dodicesima Regione) e conta 130.000 abitanti circa.

Fondata nel 1848, è la maggiore e più importante città della Patagonia meridionale ed è sede vescovile. Una consistente porzione dei suoi abitanti vanta origini croate, in particolare dalla Dalmazia, giunti fin qua alla fine del XIX secolo sull’onda della febbre dell’oro nella vicina Terra del Fuoco.

Posta sulla penisola di Brunswick, è il centro urbano di una certa grandezza più a sud di tutto il mondo (abbassando la soglia di grandezza, questo primato spetta indubbiamente alla vicina cittadina argentina di Ushuaia).

Prima del 1914 anno dell’inaugurazione del canale di Panama, tutte le navi che transitavano dall’Atlantico al Pacifico, e viceversa, facevano tappa obbligata al porto di Punta Arenas sullo stretto di Magellano, protette dalle tempeste provocate dallo scontro dei due oceani a Capo Horn.

Dopo l’apertura del canale di Panama l’importanza del porto di Punta Arenas diminuì notevolmente.

La città ha saputo comunque diversificare la sua economia, divenendo un importante mercato di riferimento per gli allevatori di pecore, un nodo infrastrutturale per l’estrazione di petrolio e gas naturali e un centro logistico per i viaggi scientifici e turistici verso la Terra del Fuoco e l’Antartide.

Il centro della città è la piazza Muñoz Gamero (Plaza de Armas).

Nella piazza si trova un grande monumento dedicato al portoghese Ferdinando Magellano.

Il monumento ricorda la prima circumnavigazione del globo terrestre e la scoperta dello stretto dove sorge Punta Arenas.

Fanno parte del monumento oltre alla figura di Magellano anche altre figure, tra cui quella di un indio, è credenza popolare che chiunque ne accarezzi il piede ritornerà certamente in Patagonia.

Nella piazza si affaccia anche la cattedrale, risalente al 1892, e si trovano interessanti banchi di produzioni artigianali locali.

Pomeriggio libero.


Cena libera e pernottamento. L’albergo è situato proprio sullo stretto. Arrivare e dormire affacciati
sullo Stretto di Magellano significa realizzare uno dei sogni di bambino di uno del nostro gruppo.
Anche se del leggendario vento patagonico ancora nessuna traccia.

17° giorno, venerdì 03 febbraio: attraversata della Tierra del Fuego – Punta Arenas – Ushuaia (57 mila ab. – 23 m s.l.m. – 5°-13°)
Colazione in hotel.

Punta Arenas è proprio piaciuta: una piccola cittadina che si affaccia sullo stretto di Magellano, con tante casette colorate dal tetto spiovente, dove le persone sono estremamente cordiali e socievoli.

Alle ore 07:00 trasferimento alla stazione dei bus e partenza con Autobus di linea per Ushuaia (627 km circa 9 ore).

Dai meravigliosi paesaggi naturali che si estendono per chilometri, alle suggestive opere create dall’uomo, ci aspetta un viaggio in pullman da Punta Arenas a Ushuaia che è una delizia per gli occhi.

 

L’autobus ha un migliore impatto ecologico in confronto agli altri mezzi di trasporto. Per non parlare dei gioielli paesaggistici che il viaggio in bus da Punta Arenas a Ushuaia ci permetterà di scoprire, cosa impossibile durante un viaggio in aereo.

Il viaggio iniziato a Punta Arenas continua, dopo due ore e mezzo, con l’attraversamento (della durata di circa venti minuti) con il traghetto dello stretto di Magellano nel suo punto più “stretto” largo solo 5 chilometri, da Punta Delgada (Cile) a Bahia Azul (Argentina – Tierra del Fuego).

Si prosegue costeggiando lo stretto di Magellano, la Baia Inutil con splendide viste sul mare da un lato e dall’altro quelle di antiche estancias e innumerevoli capi di bestiame.

La nostra abituale percezione dello spazio e delle proporzioni appare come spiazzata, poiché le distanze si moltiplicano a dismisura.

Si giunge all’abitato di Cameron e da qui si devierà verso l’interno dell’isola; enormi spazi, guanacos allo stato brado, boschi di Lengas e lontane estancias ci daranno un’idea della vera terra patagonica.

Lasceremo la terra Cilena per entrare in Argentina guadando il Rio Bellavista e l’omonima frontiera.

Dal cuore dell’isola ci dirigeremo verso la città di Rio Grande e poi verso il Lago Fagnano dove avremo modo di ammirare la sua bellezza.

Costeggiando il blu del Lago Fagnano raggiungiamo i prati dorati dell’entroterra dormiente della terra del Fuoco.

Tolhuin, a bordo lago, è un’ottima base per avventure in fuori strada. Ed è anche sede della Panadería La Unión, una pasticceria famosa per le sue empanadas e alfajores (panini di biscotto) i cui muri sono tappezzati delle foto di celebri visitatori, principalmente rock star argentine in abiti succinti.

La meta è ormai vicina, manca il famoso passo Garibaldi, conosciuto non tanto per la difficoltà, infatti misura solo 500 m s.l.m., ma per i cambi repentini di clima e per essere la porta di accesso alla “fine del mondo”, alla città più a sud del mondo: Ushuaia.

La città è distesa su una bella baia e oltre ad essere turistica e quindi rifornita di negozi, offre la possibilità di interessanti escursioni in barca ad isole con molte specie di animali marini, escursioni nel parco nazionale Terra del Fuoco e vari musei.

Spesso battuta dal vento, è edificata su una collina scoscesa ed è circondata dai monti Martial e dal canale di Beagle.

Ushuaia: gli indiani Selknam, chiamati anche Ona, arrivarono nella Terra del Fuoco intorno all’8.000 a.C.; il gruppo meridionale dei Selknam, gli Yamana, detti anche Yaghan, occupò l’odierna Ushuaia, vivendo in continuo conflitto con gli abitanti settentrionali dell’isola.

Il famosissimo canale di Beagle fu esplorato per la prima volta dal veliero Beagle al comando del capitano Robert FitzRoy il 29 gennaio 1833, durante il suo viaggio di esplorazione della Terra del Fuoco.

Per gran parte della seconda metà del XIX secolo la parte orientale della Terra del Fuoco fu popolata da una maggioranza di cittadini non argentini, incluso un certo numero di britannici.

Il nome Ushuaia appare per la prima volta nelle lettere e nei resoconti della South American Mission Society spediti in Inghilterra.

Consigliamo di visitare il Museo della Fine del Mondo, una costruzione del 1902, che conserva le interessanti opere d’artigianato degli indiani Ona, i resti di naufragi, documenti e foto riguardanti la storia della regione.

Questa gustosa città di porto potrebbe sembrarvi grezza a un primo sguardo, ma l’industria del turismo è molto sviluppata e offre ai visitatori tutti i confort di casa (qualcosa come vino della Patagonia e agnello arrosto).

Avenida San Martin, anche ad Ushuaia, come in numerose città del Sud America è la via principale, in circa 800 metri troviamo concentrati l’ufficio postale, supermercati, numerosi ristoranti, farmacie, diverse agenzie turistiche, molteplici negozi di abbigliamento tecnico e di souvenir, Café e pasticcerie.

Arrivati fino alla fine del mondo dovete assaggiare la Centolla, ovvero il tipico granchio gigante, non propriamente economico, il prezzo varia a seconda della taglia, ma è uno sfizio a cui non potrete rinunciare.

È interessante avvicinarsi alla storia di questo avamposto singolare visitando il Museo Maritimo y del Presidio, dove si possono visitare le celle nella vecchia prigione nazionale.

La cittadina è il punto di partenza per le crociere in Antartide e verso l’Isla Yécapasela, conosciuta come “l’isola dei pinguini” per la presenza di numerosi esemplari di questo animale.

All’arrivo, in tarda serata, accoglienza e trasferimento collettivo con guida italiana presso l’Hotel Fueguino.

A 4 minuti a piedi dal Memorial Malvinas, questo hotel confortevole dista 15 minuti a piedi dal Museo della Fine del Mondo e 7 km dai Monti Martial.

Cena libera e pernottamento.

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