Grand Tour dell’Argentina, Magellano e dell’Antartide Cilena. Buenos Aires–Iguazù–Salta–Bariloche–El Calafate–Puerto Natales– Punta Arenas–Ushuaia.


Carla, Gastone, Rino, Rita, Paola e Giovanni: sei amici (con cui condividere dei bei momenti è sempre fantastico) e il loro amore sfrenato di esplorare un mondo quasi perfetto…ognuno ha il suo viaggio da realizzare una volta nella vita: questo è sicuramente uno di quelli.
Questo è il diario del viaggio fatto dal 18 gennaio al 9 febbraio 2023, suddiviso per motivi tecnici in quattro parti. Note tese a dare informazioni e a comunicare sensazioni ed evocazioni! Chi vuole vedere tutte le immagini scattate durante le giornate del viaggio, sempre stando sul “sito” clicchi su Foto e poi sull’apposita galleria, oppure cliccare qui. Godetevele tutte magari con questa canzone di sottofondo: “Argentina“.


18 gennaio, il giorno tanto atteso per la partenza è arrivato. Dopo mesi di preparazione e di organizzazione per questo viaggio ci troviamo tutti quanti presso l’aeroporto di Roma-Fiumicino carichi nello spirito e…sulle spalle per i voluminosi bagagli che trasportiamo.

Ci aspettano tre magiche settimane all’insegna dell’Argentina in un tour organizzato alla grande, per chi vuole vedere tutto quello che c’è da scoprire in quel Paese, da Buenos Aires a Bariloche, dalla Patagonia alle Cascate di Iguazù.

Il nome “Argentina” deriva dal latino argentum (argento). Quando i primi conquistadores spagnoli scoprirono il Río de la Plata rimasero sbalorditi dai suoi riflessi argentei e da alcuni ricchi ritrovamenti (in spagnolo, Rio de la Plata significa Fiume dell’Argento), e chiamarono il suo estuario Mar Dulce (Mare Dolce).

Il viaggio parte da Buenos Aires, è strutturato con trasferimenti aerei e Bus di Linea Granturismo, che ci porteranno alle adrenaliniche Cascate di Iguazù, visitate un giorno sul versante brasiliano e il giorno dopo su quello argentino.

Da Iguazù si riparte per Salta, in alta montagna, dove potremo ammirare tra le numerose bellezze i colori della Quebrada de Humahuaca.

I giorni successivi sono dedicati alla visita della zona di Cafayate e in seguito delle Ande e dei vigneti Andini ed al mitico Tren a las Nubes.

Si dedicano le giornate successive alla scoperta dei più famosi punti panoramici argentini: Bariloche, in un panorama montano quasi alpino, con il bellissimo lago Nahuel Huapi; dopodiché El Calafate, con visita al Perito Moreno che include anche la navigazione del Lago Argentino.

Da qui ci spostiamo a Puerto Natales, dopo aver attraversato l’incredibile parco cileno Torres del Paine.

Proseguiamo, in Bus di Linea Granturismo, alla volta di Ushuaia, la città più estrema dell’Argentina, con lo spettacolare Parco Nazionale della Terra del Fuoco e il Canale di Beagle e la meravigliosa Isla Martillo.

Gli ultimi due giorni prima del rientro sono tutti per Buenos Aires, dove potremo chiudere in bellezza con cena di gala e spettacolo di tango.

1° giorno, mercoledì 18 gennaio 2023: Roma – Buenos Aires
Partenza da Roma-Fiumicino con volo di linea intercontinentale per Buenos Aires. Pasti, film e pernottamento a bordo. Volo ITA AIRWAYS AZ0680 – Airbus A350-900 da Roma-Fiumicino alle 22:30 a Buenos Aires (Argentina) alle 08:40 ora locale (-4 h dall’Italia, durata 14 ore e 10 minuti no-stop).

2° giorno, giovedì 19 gennaio: un assaggio di Buenos Aires (14.966.530 ab. – 25 m s.l.m. – 25°-32°)
Arrivo all’Aeroporto internazionale Ministro Pistarini, accoglienza e trasferimento privato con la guida parlante italiano (30 km, mezz’ora circa).

Sistemazione in hotel Novotel (early check in incluso); hotel elegante in centro dista sei minuti a piedi dal Teatro Colón, famoso teatro dell’opera, e due minuti dalla stazione della metropolitana Uruguay.

Buenos Aires è la capitale e maggiore città dell’Argentina. Soprannominata La Regina del Plata o La Parigi del Sudamerica.

Oltre a essere la città più popolosa del paese è anche una delle più grandi metropoli sudamericane, la terza dell’America Latina, la seconda dell’emisfero australe dopo San Paolo e la 22ª città più popolata al mondo, nonché sede di uno dei maggiori porti del continente; l’area metropolitana, nota con il nome di Grande Buenos Aires, conta 14.966.500 abitanti, mentre l’intera provincia raggiunge i 17.693.700 abitanti, il che lo rende il quarto agglomerato urbano più popolato del continente americano, i cui residenti corrispondono a oltre un terzo dell’intera popolazione del Paese.

Suddivisa in 15 comuni e quindi in 48 barrio (quartieri), è uno dei più importanti centri politici, culturali e finanziari dell’economia nazionale e, in virtù della fitta rete di nodi stradali e autostradali che si diramano lungo la metropoli, funge da principale punto di convergenza per i trasporti di tutta l’America meridionale.

Inizio visita alla città in servizio privato con guida italiana, visitando la zona centro e sud della città: Plaza de Mayo, su cui affacciano la Casa Rosada (il Palazzo Presidenziale), la Cattedrale ed il Cabildo (Municipio).

Buenos Aires fu fondata la prima volta nel 1536 dall’esploratore, militare e conquistador spagnolo Pedro de Mendoza che, sbarcato nell’estuario del Río de la Plata, sulla costa atlantica dell’America Meridionale, costruì un villaggio fortificato, Nuestra Señora Santa María del Buen Aire.

Distrutta dai nativi, fu rifondata nel 1580 dall’esploratore e conquistador spagnolo di origine basca Juan de Garay. Sbarcò sulle rive del Río de la Plata e, nell’attuale Plaza de Mayo, rifondò la città chiamandola Santísima Trinidad, ed il suo porto Santa María de los Buenos Ayres.

Già a quei tempi quella parte che oggi è Plaza de Mayo era il cuore della città e da allora è sempre stato un simbolo di unità e un luogo di manifestazioni, di festeggiamenti e di rivolte.

Gran parte della storia dell’intera Argentina si è svolta intorno agli eventi successi in questa piazza.

In questo rettangolo, Evita Peron infiammò con i suoi discorsi i cuori del popolo argentino, Maradona festeggiò la vittoria al Mondiale dell’86, le Madri dei Desaparecidos denunciarono al mondo intero quello che stava realmente accadendo sotto la dittatura militare di Videla e di recente si sono svolti i festeggiamenti per la vittoria ai Mondiali in Qatar dell’Argentina di Messi sulla Francia che ha laureato l’Albiceleste Campione del Mondo.

Plaza de Mayo, con i suoi fatti storici e gli importanti edifici è per me il punto migliore per cominciare la visita di Buenos Aires, per tracciarne le origini e per sentirne battere il cuore.

Sulla piazza si affacciano alcuni tra gli edifici più importanti di Buenos Aires: la Cattedrale, il Cabildo Historico, la Casa Rosada, sede del potere esecutivo della città, la sede del Governo Cittadino e il Banco de La Naciòn Argentina.

La Cattedrale di Buenos Aires è la principale sede della Chiesa Cattolica nella Repubblica Argentina. Negli ultimi anni, nel suo interno si può visitare anche il museo in onore al Papa Francesco.

Lì, i visitatori possono vedere i diversi oggetti liturgici e personali utilizzati dal Cardinale Jorge Mario Bergoglio (Papa Francesco) quando svolgeva i doveri di Arcivescovo di Buenos Aires.

Ultimata attorno al 1820, l’austera facciata neoclassica della cattedrale più importante di Buenos Aires contrasta con lo splendido interno in stile barocco.

La chiesa vanta un pregevole altare maggiore rococò e custodisce il mausoleo del generale San Martín, il più grande eroe dell’indipendenza argentina.

Le dodici colonne della Cattedrale di Buenos Aires rappresentano i dodici apostoli.

Da Plaza de Mayo parte la Avenida de Mayo che si estende per due chilometri fino ad arrivare al Palazzo del Congresso.

A metà l’Avenida de Mayo incrocia l’Avenida 9 de Julio, una delle strade più larghe del mondo.

All’incrocio della 9 de Julio con l’Avenida Corrientes sorge l’Obelisco di Buenos Aires, costruito nel 1936 in sole quattro settimane per commemorare il quarto centenario della fondazione della città.

Alto 63 metri, ha una sola porta di ingresso. Si può salire fino alla sua cima percorrendo i 206 gradini al suo interno.

La Avenida Corrientes, una delle arterie della vita notturna della capitale argentina, nonché sede di teatri e librerie, è detta la strada che non dorme mai.

Visita alla Confitería Ideal, la culla del Tango per un caffè, una cioccolata o una merenda a base di alfajores dulce de leche y cioccolato nero (ottimi dolci tipici).

Bellissimo caffè ristrutturato di recente situato nel centro di Buenos Aires, a pochi passi dall’Obelisco.

Sviluppata su due piani la Confitería Ideal è un simbolo della belle époque, annunciata sulla facciata da uno zoccolo di granito grigio alto un metro che sfuma in marmi venati illuminati da lampioni d’antan.

In Suipacha 384 al piano terra si allunga in una rinomata e buona pasticceria mentre al primo piano si allarga in una sala di tango.

Dichiarata Notable Bar e Patrimonio dell’Umanità, l’iconica “Confitería Ideal” aprì nel 1912 (lo stesso anno in cui affondò il Titanic che vantava simili salón de té) per guizzo dello spagnolo Manuel Rosendo Fernández che incaricò l’ingegnere tanguero C. F. González.

Divenne presto un caffè o salon de tè di rilievo, sempre frequentato da personalità di spicco del mondo culturale, politico e artistico.

E fu sempre, nel tardo pomeriggio, affollata da coppie illecite appassionate di tango che volteggiavano sensualmente abbracciate sotto alla colorata e fastosa cupola vetrata.

Giro culturale in Avenida Santa Fè con la libreria famosa in tutto il mondo “El Ateneo”.

Ci fermiamo lungo la trafficatissima avenida Santa Fe, al numero 1860, alla libreria El Ateneo Grand Splendid.

Questa libreria è stata ricavata nel 2000 da un teatro in disuso e il restauro l’ha fatta diventare uno dei migliori esempi di riconversione che ci siano al mondo.

Nei palchi e in platea sono stati collocati sapientemente gli scaffali, divisi per argomento, mentre sul palcoscenico è stato allestita una saletta con tavolini dove poter leggere e prendersi una bevanda calda.

Le immagini e la storia di questo luogo unico al mondo, un vero paradiso per i lettori.

 

Nella libreria, la cui ristrutturazione è stata affidata all’architetto Fernando Manzone, la sensazione è ancora quella di essere un teatro, con tanto di palchetti in cui fermarsi a leggere.


Di sicuro, vale la visita.

Nella zona di Retiro, situata a nord del centro e gravitante attorno alla Plaza San Martín, sorgono alcuni dei più maestosi e lussuosi edifici residenziali della capitale.


Gomero (Ficus centenario) de Plaza San Martin


Recoleta è un quartiere di Buenos Aires che ricorda molto Parigi

Ad ovest di Retiro si estende l’elegante quartiere di Recoleta, il salotto buono della capitale, noto per la presenza di alcune importanti istituzioni culturali come la Biblioteca Nazionale e per il cimitero dove sono sepolti i più noti protagonisti della storia nazionale.

L’elegante zona di Palermo, il quartiere più grande di Buenos Aires, è caratterizzata per i suoi parchi, i grandi viali, il Planetario Galileo Galilei, nonché per i suoi locali, i negozi lussuosi e la sua vivace vita notturna.

A sud del centro si sviluppa il quartiere di San Telmo, caratterizzato per la sua atmosfera coloniale, le piazze alberate, le chiese barocche ed i negozi d’antiquariato ed artigianato.

Piano piano ci spostiamo verso la costa, che noi pensiamo sia l’oceano, ma che in realtà è l’estuario del Rio de la Plata. Infatti qui l’acqua non è blu come ci si aspetterebbe se fosse marina, ma marrone a causa dei sedimenti portati dal fiume.

Siamo a Puerto Madero, zona “in” della città e piena di palazzi adibiti ad ufficio.

Un tempo parte integrante del porto cittadino, oggigiorno Puerto Madero è un moderno e lussuoso quartiere residenziale caratterizzato dalla presenza di vecchi magazzini ora adibiti a spazi commerciali e altissimi grattacieli.

Su una delle darsene si staglia il Puente de la Mujer, opera dell’architetto spagnolo Santiago Calatrava.

Il fumetto “Mafalda”, incredibilmente popolare, ha una lunga storia. Creato da Quino (nome completo Joaquín Salvador Lavado Tejón), fu pubblicato per la prima volta in Argentina nel 1964 come parte di un annuncio pubblicitario.

Ma la dolce ragazzina, dai commenti scattanti e le osservazioni intelligenti sul mondo degli adulti, ha fatto scalpore in tutta l’America Latina e nel mondo.

Il fumetto è stato tradotto in molte lingue e Mafalda e i suoi amici sono affabili e amabili ovunque vadano.

I personaggi sono diventati una pietra miliare della cultura popolare argentina, e in particolare a Buenos Aires.

In suo onore, una piccola scultura di Mafalda seduta su una panchina del parco è stata eretta a San Telmo, il quartiere in cui vive nelle storie a fumetti.

Due dei suoi amici, Manolito e Susanita, sono stati aggiunti successivamente. Di solito le persone si imbattono per caso in questi minuscoli tributi.

È sempre una piacevole sorpresa e i fan scattano molte fotografie con i personaggi amati.

Anche noi ci mettiamo in coda per la foto di rito.

Le statue sono proprio sulla strada, quindi visibili a qualsiasi ora, ogni giorno.

Nel secondo dopoguerra si erano trasferiti a Buenos Aires anche alcuni disegnatori italiani provenienti dall’esperienza della rivista Asso di Picche. In particolare fra il 1948 e il 1959 visse nella metropoli argentina Hugo Pratt.

A sud di San Telmo si estende il popolare barrio de La Boca, sorto attorno alle rive del Riachuelo.

Un tempo scalo portuale e centro della comunità genovese che si era insediata qui nella prima metà del XIX secolo, il quartiere ha in seguito attraversato decenni di degrado legato al declino delle attività industriali e portuali.

Oggi giorno, grazie alla valorizzazione di angoli caratteristici come Caminito, con le sue casette colorate e gli artisti, unito al richiamo dello stadio La Bombonera del Boca Juniors, hanno fatto de La Boca una delle attrazioni turistiche più in voga della città.

Proseguimento per lo storico barrio (quartiere) di San Telmo, tempio del tango argentino e per la zona più turistica de La Boca, il più italiano tra i quartieri della città, dove si realizza una passeggiata lungo il celebre Caminito, noto per i suoi caratteristici edifici multicolore e dove gli artisti di strada espongono le proprie tele e dove  è pieno di argentini che continuano a nominare “cambio-cambio-cambio” per attirare i turisti al cambio valuta in nero (o meglio in blu come dicono in loco).

Escursione privata con Guida in lingua italiana. Durata totale: 6 ore (13:00-19:00)

Cena libera e primo incontro con il famoso asado (una grigliata di carne cotta lentamente su braci ardenti e accompagnata dall’immancabile salsa chimichurri).

Al ritorno dalla cena abbiamo percorso a piedi un lungo tratto della Avenida Corrientes, stracolma di persone che affollavano soprattutto le uscite dei numerosi teatri, in attesa degli attori.

Pernottamento.

3° giorno, venerdì 20 gennaio: Buenos Aires – Iguazú (32 mila ab. – 162 m s.l.m. – 22°-32°)
Colazione in hotel. Alle 07:00 trasferimento privato all’aeroporto domestico e partenza alle 09:40 col volo AR1746U per Iguazú. Arrivo alle 11:30 (l’aeroporto di Puerto Iguazú dista 25 km dal centro della città) e trasferimento  (guida spagnola/inglese) all’hotel Amerian Portal De Iguazú.

Situato vicino ai confini del Paraguay e del Brasile, questo hotel di lusso si affaccia sul fiume Iguazú e si trova a 6 km dal ponte Tancredo Neves e a 28 km dalle Cascate di Iguazú, una delle sette meraviglie naturali del mondo divise tra Brasile e Argentina.

Credo sia impossibile descrivere le Cascate di Iguazú se non con una sequenza incontrollata di aggettivi superlativi: sono senza alcun dubbio le più impressionanti al mondo.

Basta pensare ai suoi numeri per capire a cosa ci troviamo di fronte: quando si parla di Cascate di Iguazú si intende un sistema di 275 cascate con altezze che arrivano fino agli 80 metri, che si estende per 2,7 km e con una portata d’acqua di 1,9 milioni di metri cubi al secondo.

Le Cascate di Iguazú sono formate dal fiume che porta lo stesso nome, 19 km prima di confluire nel Rio Alto Paraná e formano un confine naturale tra la Provincia di Misiones in Argentina e lo Stato del Paranà in Brasile.

Si può arrivare alle cascate da tre paesi: Argentina, Brasile e Paraguay. Le “basi” per la visita sono: Puerto Iguazú in Argentina, Foz do Iguaçu in Brasile e Cuidad del Este in Paraguay.

Le Cascate di Iguazú, sia dalla parte Argentina che da quella Brasiliana, si trovano all’interno di due grandi parchi Nazionali: il Parque Nacional do Iguaçu dalla parte brasiliana e il Parque Nacional Iguazu dalla parte Argentina.

Il primo Europeo a scoprire la Cascate di Iguazù fu uno dei conquistadores spagnoli che si chiamava Cabeza de Vaca che arrivò qui nel 1542 cercando una via d’acqua per arrivare al Paraguay.

Cabeza de Vaca incontrò le cascate e le nominò Cascate di Santa Maria.

La foresta era abitata dagli indigeni Caiagangue e Tupi-Guaranì che già conoscevano bene le cascate e le chiamavano appunto Iguazú che nella loro lingua originale significa “grande acqua”.

Oggi le cascate mantengono il loro nome originale.

Secondo gli indigeni Caigangue, le cascate furono formate per una storia d’amore tragica finita male. La leggenda racconta che furono create dal Dio M’Boy (che era rappresentato in forma di un serpente) che si innamorò della bellissima Naipi, figlia del capo del villaggio.

Lei però aveva già un suo amore, un valoroso guerriero di nome Taroba e per sfuggire dall’ira del Dio, scapparono in canoa lungo il fiume. Il Dio per vendetta creò le cascate, in cui la canoa cadde e i due innamorati scomparvero per sempre.

Sempre secondo la leggenda, Naipi divenne una roccia e il suo amato Taroba un albero che guarda ad essa per l’eternità.

Nel pomeriggio escursione di mezza giornata alle cascate dal lato brasiliano. Partenza dall’hotel per il “Parque nacional do Iguazu”.

La foresta equatoriale atlantica domina tutto il parco insieme alla sua terra rossa, che abbiamo scoperto essere la fonte principale per la coltivazione del mate argentino, che cresce proprio in queste zone.

Il caldo umido è molto e il sole scotta, in più ci dobbiamo armare di repellenti per gli insetti e le zanzare che ci vengono offerti gratis al tourist office come prevenzione, data la diffusa Dengue e, in brasile, la Zika.

Ci dirigiamo verso le passerelle panoramiche dei vari circuiti costruiti sopra e attorno le cascate. Il lato brasiliano permette di avere una visione panoramica dell’insieme di tutte queste cascate.

Davanti a noi una piccola parte delle sue 275 cascate già ci fa restare a bocca aperta. Eccole, siamo davanti alle Cataratas più famose al mondo.

Le cascate del Niagara in confronto sembrano l’acqua che cade dalla nappa della doccia e ci chiediamo immediatamente come sia possibile che quasi nessuno dalle nostre parti non abbia mai sentito parlare delle cascate di Iguazù, mentre conoscono perfettamente quelle Made in U.S.A. (sarà perché il marketing lo hanno inventato gli americani?).

La camminata è lunga solamente 1.700 metri ma ogni passo è il momento buono per fermarsi e sbalordirsi davanti a cotanta bellezza.

Vorreste che il percorso non finisca mai.

Noi ce le godiamo da ogni scorcio accompagnati da coloratissime farfalle che si posano su di noi. Bello, bello, bello!

Apprezziamo in particolar modo la passerella che permette di arrivare in un primo momento faccia a faccia con le cascate per poi arrivare sopra ad una delle infinite cascate che si gettano per più di 70 metri nel fiume… affacciandovi un brivido vi percorrerà sicuramente la schiena (o per la paura delle vertigini o per la straordinarietà della cosa).

Ma non finisce qui.

Davanti a questo mirador, infatti, si parerà il confine tra Brasile e Argentina: la Garganta del Diablo (Gola del Diavolo). Una “mostruosa” gola a forma di U lunga 750 metri e profonda 150.

Ma il meglio deve ancora arrivare. Infatti il top lo si raggiunge in fondo, quando possiamo percorrere la passerella che si insinua nella gola del diavolo e che ci fa ammirare dal basso questo bellissimo salto.

Qui è quasi certo il bagno, soprattutto quando la portata d’acqua è grande e il vento (s)favorevole. In realtà non siamo proprio in basso, ma tra il primo salto ed il successivo per cui sembra proprio di essere nella cascata.

Uno spettacolo! In questa fantastica parte vi accompagneranno le interminabili gocce scaturite dalle cascate, le quali vi laveranno da capo a piedi. Quindi se non volete bagnarvi si consiglia un K-way ma se la volete prendere tutta andateci in costume e torso nudo.

In qualunque modo l’emozione è veramente tanta.

Siamo anche fortunati e all’ascensore per vedere le cascate da più in alto non troviamo la fila, quindi raggiungiamo una terrazza dove possiamo renderci ancora più conto di quanto siano enormi. Saremo ripetitivi ma descrivere questo spettacolo a parole è difficile, solo venendo qua e ammirandolo con i vostri occhi potrete capire. Indimenticabile!


Speriamo però che le foto arrivino dove le parole non possono…
Partiamo da Paseo Superiore, che permette di vedere diverse piccole e grandi catarate, tra cui il Salto Bossetti, che ha scoperto proprio queste spettacolari meraviglie del mondo.

In fondo a questo circuito si arriva alla Catarata San Martin, la seconda cascata più grande e potente delle Iguazù dopo la Garganta del Diablo.

Dopo il giro del circuito superiore, imbocchiamo il Paseo Inferiore, che scende sotto le cascate fino al fiume. Questo tratto è molto bello perché ti permette di ammirare e godere ancora di più della potenza dei getti di ogni cascata e di rinfrescarti con i miliardi di spruzzi che generano.

L’area della visita consiste quindi di un unico circuito di passerelle che si trovano sulle rive del fiume Iguazù, offrendo una vista panoramica davvero incredibile su tutti i salti. L’itinerario ha il suo punto massimo quando si raggiunge il terrazzo che permette vedere “La Garganta del Diablo” dove il rumore e la massa d’acqua che cade è veramente uno spettacolo unico.

Il vento è forte e il sole brucia senza che ce ne si accorga, tanto che a fine giornata saremo tutti arrossati.
Rientriamo in hotel nel pomeriggio e ci godiamo un paio d’ore di relax a mollo in piscina.
Escursione collettiva con guida italiana.
Cena libera e pernottamento.

4° giorno, sabato 21 gennaio: Iguazú
Dopo la prima colazione in hotel, escursione di intera giornata alle cascate dal lato argentino.

L’escursione inizia con la storia di un portafoglio smarrito che diventa il punto di arrivo di una rocambolesca caccia al tesoro il cui esito positivo si saprà solo al rientro in serata in hotel, dallo stesso hotel da dove ci si muove per andare verso l’ingresso del Parco Nazionale di Iguazú.

Entrati nel Parque Nacional del Iguazù ci si accorge subito di quanto questo parco sia molto, ma molto più grande di quello brasiliano.

Qui vivono molti animali esotici tra cui un sacco di coati (specie di mammiferi appartenenti alla famiglia dei procionidi). Questi ultimi non sono così aggressivi come descritti, sempre se il turista non si mostra con sacchetti di cibo e soprattutto non gliene offre.

Abbiamo visto un bellissimo tucano, un piccolo coccodrillo, delle scimmie cappuccine, piccole iguane e molti uccelli e farfalle.

Sempre nel parco ci sono tre percorsi dal più corto al più lungo, da fare a piedi, che permettono di ammirare le cascate da tantissimi punti di vista differenti, più altri percorsi da fare in gommone per arrivare fin sotto le cascate.

Per muoversi all’interno del parco ed arrivare ai vari percorsi però si può prendere un trenino (e noi
come potevamo non prenderlo?) ecologico chiamato “Tren de la selva” che penetra nella foresta misionera fino ad arrivare alla stazione “Garganta del Diablo“, viaggiando così alla velocità supersonica di 5 km/h.

È l’ora di passare alla seconda serie di ponti, l’intermedia. Quella che ha più punti d’osservazione di tutti, forse anche la migliore. Infatti qui ci fermiamo più e più volte a fare centinaia di foto alle numerosissime cascate che si estendono all’infinito e di cui è impossibile ricordarsi i nomi.

Anche qui è difficile spiegare a parole l’emozioni che una meraviglia del mondo naturale così bella possa dare. Veniteci, è un obbligo!

La terza, la più lunga (quasi 3 chilometri solo l’andata), quella che si affaccia sull’attrazione dei due lati, ovvero la Garganta del Diablo, le cui passerelle però da almeno un paio di mesi non sono più accessibili.

A quanto pare a causa del maltempo sono crollate e purtroppo, parlando con le persone del parco nazionale, non ci è dato sapere quando verranno riparate e riaperte.

Vale la pena andare solo per il circuito superiore e per il giro in gommone (comunque consigliatissimo).

Il percorso prosegue attraverso il Circuito superiore: il Paseo Superior comincia a circa 200 metri dalla stazione del treno chiamata Estación Cataratas e si sviluppa per circa 1.800 metri.

Lungo tutto il percorso si godono dei panorami spettacolari sulla catena circolare che parte dalle cascate di Dos Hermanas, attraversando Chico, Ramírez, Bosetti, Adán y Eva e le cascate di Bernabé Méndez per terminare presso la cascata di Mbiguá e Salto San Martin.

Questo circuito è senza dubbio quello che regala i panorami più belli del lato argentino con vista sopra il limite delle cascate, l’isola San Martin e in lontananza la passerella della Garganta del Diablo. Il percorso torna poi indietro attraversa il fiume per arrivare di nuovo alla Stazione del treno.

Circuito inferiore: un circuito di 1.700 metri all’interno della foresta passando ai piedi delle cascate di Dos Hermanas, Chico e Ramírez per arrivare alla fine di questa parte del Circuito, dove si ha una panoramica pazzesca della grande parete d’acqua della cascata Bosetti.


Passo dal “sono venuto da dio nella foto” a “beh dai alla fine non è nulla di che” a “ok non mi piace più” a “ora la cancello”.

Proseguimento del tour indimenticabile ecco “La Gran Aventura: bautismo de las Cataratas” (battesimo delle cascate); si tratta di un giro nautico che si realizza in gommoni Zodiac, percorrendo una distanzia di 6 km sul fiume Iguazù inferiore, attraversando le rapide per poi inserirsi al “Cañon de la Garganta del diablo” e fare una passeggiata in veicoli scoperti a quattro ruote attraverso la foresta, con l’opportunità di apprezzare la flora e, se la fortuna è dalla vostra parte, la fauna.

Non perdetevi inoltre l’Avventura nautica in gommone sotto le cascate: vi divertirete come dei pazzi, ne vale davvero la pena!

La grande avventura è fattibile sia dal lato argentino che da quello brasiliano. Noi l’abbiamo fatta dalla parte argentina.

Dal centro visitatori, su un camion scoperto abbiamo attraversato la foresta fino al punto d’imbarco.

Qui ci siamo spogliati (mettetevi il costume), abbiamo indossato un giubbotto e ci siamo imbarcati su un grande gommone.

La grande avventura comincia prima delle cascate, risalendo il fiume. Lo si vede diventare sempre più agitato, con onde sempre più grosse man mano che ci si avvicina alle cascate.

Si entra prima nel canyon della Garganta del Diablo dove si viene investiti da spruzzi d’acqua e poi si ridiscende per girare intorno all’isola San Martin e passare sotto la cascata Salto San Martin.

La grande avventura nautica permette non solo di osservare Iguazú da una prospettiva differente ma soprattutto di “vivere intensamente” le cascate: ci siamo divertiti come dei pazzi, non perdetevelo, ne vale davvero la pena.

Durata: intera giornata.
Note: per questo tour è consigliato di indossare repellente per insetti, scarpe e abbigliamento comodo.
Escursione collettiva con guida italiana.
Rientro all’hotel. Cena libera e pernottamento.

5° giorno, domenica 22 gennaio: Iguazú – Salta (540 mila ab. – 1.252 m s.l.m. – 19°-25°) – Cachi (5 mila ab. – 2.280 m s.l.m. – 13°-24°) – Salta
Colazione in hotel. Alle 05:00 trasferimento collettivo all’aeroporto di Iguazú ed imbarco alle 08:20 sul volo AR1730Y diretto di Aerolíneas Argentinas per Salta.

All’arrivo alle 10:25, accoglienza e inizio della escursione a Cachi (163 km circa 3 ore), percorrendo la Cuesta del Obispo, Recta Tin tin, Parque Nacional Los Cardones.

Percorrendo la Cuesta del Obispo dove Cachi incontra Salta, nel punto più alto del pendio, a 3.348 metri di altitudine, in località Piedra del Molino, si trova un piccolo luogo di fede, la Cappella di San Rafael, in onore del Santo Patrono dei Viandanti.

È tramandato dal popolo la storia che i viaggiatori che passavano in questo luogo si fermavano all’interno, per ripararsi dai venti andini con i suoi spessi muri di pietra.

La Cappella si presenta come un edificio molto semplice, sormontato da una croce e dotato di una piccola campana.

All’interno si trova lo spazio destinato alle offerte alla Pachamama (Madre Terra) per ringraziarla dei suoi doni.

Abbiamo visto ogni tipo di offerta come foglie di coca, sigarette, candele, rosari, biscotti, fiori di stoffa e di plastica, quadri con le immagini della Vergine Maria e Nostra Signora e Nostro Signore del Miracolo, santi, francobolli, acqua, ecc. e in un angolo è presente un’antica croce.

Parque Nacional Los Cardones è uno dei luoghi più remoti e affascinanti nell’estremo nord dell’Argentina, nella provincia di Salta, un paesaggio da vero far west in stile sudamericano.

Fondato nel 1996, si sviluppa su una superficie di circa 650 chilometri quadrati.

Il suo nome deriva dai cardones, cactus giganti in grado di raggiungere fino a tre metri di altezza.

Il paesaggio è letteralmente punteggiato da migliaia di cardones che svettano in mezzo ad uno scenario arcano e selvaggio.

Il cardón (cactus) è molto prezioso per via del legno, che un tempo veniva utilizzato nella costruzione delle case.

Oggi l’estrazione è controllata e fatta, praticamente, solo per la produzione di oggetti artigianali.

Il parco ospita inoltre fossili di animali e anche resti di dinosauro, a testimonianza della storia millenaria di questa regione.

Nel cielo è possibile ammirare circa 100 specie di uccelli diversi tra cui il grande condor.

Se fare una passeggiata attraverso gli splendidi paesaggi che la catena montuosa custodisce è un’esperienza indimenticabile, cosa dire allora se detta passeggiata viene fatta percorrendo il leggendario Cammino Inca, che è stato motivo di ammirazione di conquistatori, ricercatori e quante persone hanno avuto l’opportunità di incontrarli e accompagnarli.

Pochi sanno che nel nord-ovest argentino ci sono centinaia di chilometri di sentieri archeologici in ottimo stato di conservazione che, se opportunamente curati, possono diventare un’attrazione turistica di prim’ordine, soprattutto per chi ama fare trekking o escursioni attraverso le regioni montuose.

L’opera più importante che ha permesso l’espansione territoriale e successivamente la costituzione dell’organizzazione Incario è stata senza dubbio la costruzione di una vasta rete viaria che comprendeva ponti, cascine e magazzini.

Poche nazioni potevano vantare nel XV secolo di avere un complesso stradale così fantastico come il Tahuantinsuyu (quattro lati del mondo) dell’Impero degli Inca il cui potere terminò con la morte dell’ultimo Inca ribelle di Vilcabamba Túpac Amaru assassinato dagli spagnoli nel 1572.

Cachi è un affascinante piccolo villaggio di montagna abbarbicato a 2.280 metri di altitudine nella provincia di Salta e per arrivarci, per la prima volta, percorriamo un tratto della mitica Ruta 40.

Adoro Cachi tanto per la sua cornice unica, nel cuore della pre-cordigliera delle Ande e delle sue cime innevate, quanto per il suo lato tranquillo, fuori dal giro turistico.

Le sue case in pietra, le stradine pavimentate, il suo panorama eccezionale ne fanno una tappa ideale nel corso del soggiorno nel Nord-est argentino.

Nella cittadina si trova il Museo Archeologico Pío Pablo Díaz, con importanti pezzi, circa 5000, risalenti fino a 10.000 anni fa, ed appartenenti alle culture pre-ispaniche della zona.

Inoltre vi è l’importante chiesa di San Giuseppe (San José) del XVI secolo, dichiarata dal governo argentino nel 1945 monumento storico nazionale.

La chiesa si trova nel centro di Cachi ed è laterale al parco cittadino. Ha una sola navata stretta è lunga con il soffitto ad arco. L’altare è tipico della zona con le statue vestite.


Interessante il tetto realizzato con legno di cardones come gli arredi.

Ha tre campane e il suo stile è neogotico, la sua navata misura 3 metri. Il dipinto più grande raffigura una figura di Dio Padre con due angeli ai suoi lati, dai colori molto brillanti.

Le nicchie hanno presentano immagini del patrono San José, un Calvario, e San Pietro ed in quelle più in alto San Isidoro e Santa Domenicana.

Nella cappella trasversale sinistra c’è un Nazzareno, bellissima immagine di vestiario del secolo XVIII.

La facciata attuale è un restauro realizzato nel 1947 da Nadal Mora.

I dintorni di Cachi inoltre sono ricchi di siti archeologici, tra cui El Mariscal, Borgata, Las Pailas e Puerta La Paya.

La Ruta Nacional 40 è una delle strade più lunghe e suggestive del mondo. Si estende come la lingua di un drago lungo il Paese che attraversa longitudinalmente per quasi 5 mila chilometri: da Punta Loyola, nella provincia meridionale di Santa Cruz, va su, fino a Jujuy, al confine con la Bolivia, correndo parallela alla maestosa Cordigliera delle Ande.

Da un lato e poi dall’altro della grande e polverosa ruta il visitatore è accolto da montagne, ghiacciai,
steppe, laghi, fiumi, altopiani.

Anche le strade che portano a Cachi offrono l’occasione di osservare dei paesaggi spettacolari.

Rientro a Salta. Sistemazione all´hotel Brizo Salta situato nella Città vecchia intorno alla Cattedrale di Salta con enoteche, negozi artigianali e musei in palazzi restaurati.

Scambio di programma con il giorno successivo per motivi dovuti a frane e allagamenti per Cafayate.

Cena libera e pernottamento.

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