Oggi a Montefiascone. Da vedere se passate di lì…


Montefiascone (12.953 ab. – 590 m s.l.m.) è uno splendido borgo italiano della provincia di Viterbo nel Lazio. Collocato sul versante sud-orientale della catena dei Monti Volsini, è, in tutta la provincia di Viterbo, il comune con maggiore altitudine, superando i 600 m s.l.m. nella zona del “Belvedere” e della dominante Rocca dei Papi (633 m s.l.m.) da dove si può godere di un’ampia vista sul lago di Bolsena e la piana di Viterbo.

Montefiascone quando si arriva nella sorprendente Tuscia è una tappa obbligata.

Dalla cattedrale di Santa Margherita alla Rocca, il centro storico si rivela una piacevole escursione in cui scoprire gli affacci che qua e là si aprono tra gli edifici.

La Rocca è ciò che rimane dell’imponente castello medievale, costruita per disposizione di Urbano IV nel XIII secolo sul punto più alto della città.


Cattedrale di Santa Margherita

La facciata concepita dal Gazola, serrata tra due campanili e sormontata da una balaustra, presenta un solenne portale neoclassico composto da un frontone triangolare sorretto da colonne ioniche, sormontato dallo stemma del cardinal Macchi.

Ai lati due nicchie laterali ospitano le statue di San Flaviano e Santa Margherita, patroni di Montefiascone.

La cattedrale venne costruita quando il papa Urbano V istituì la diocesi di Montefiascone; la chiesa essendo la più centrale e la più frequentata fu scelta per essere elevata a ruolo di cattedrale.

L’edificazione dalla cripta fino al tamburo tra il ‘400 e il 500, è opera dell’architetto veronese Michele Sammicheli con la probabile collaborazione di Antonio da Sangallo il Giovane.

Venne ideato un edificio a due livelli con la chiesa inferiore, al suo interno è ancora ospitante le reliquie di Santa Lucia Filippini e le spoglie del cardinale Marco Antonio Barbarigo, e la chiesa superiore sempre progettata dal Sammicheli.

I lavori, per motivi economici, si fermarono al tamburo della cattedrale, coprendola a tetto.

L’edificazione della cupola si verifica durante il 1670 a causa di un terribile incendio durante la notte del venerdì Santo che distrusse il tetto della cattedrale e parte del suo interno.

 

I lavori furono affidati a Carlo Fontana che modificò il disegno originale realizzando una cupola più vicina alle esigenze estetiche del proprio tempo, donando a Montefiascone una cupola costolonata e con evidenti scanalature che avrebbe caratterizzato il panorama del paese in maniera determinante; la nuova cupola venne inaugurata il 16 dicembre 1674.

 

L’interno é un capolavoro dell’arte rinascimentale, con splendide decorazioni e affreschi.

La cripta é tanto semplice quanto suggestiva, di forma ottogonale.

La Cattedrale del resto, insieme alla rocca costituisce l’elemento caratteristico del panorama del borgo.

La sua cupola, dai 27 metri di diametro è una delle più grandi d’Italia e se svetta da fuori, non meno interessati sono le decorazioni visibili all’interno: gli affreschi mostrano il trionfo dei tre santi patroni Margherita, Flaviano e Felicita, scene del loro martirio e il racconto di due eventi accaduti durante il soggiorno di papa Urbano V a Montefiascone.

E poi le statue di Apostoli ed Evangelisti, otto angeli simboleggianti le Virtù o le Beatitudini, i busti dei Padri della Chiesa, angeli che si identificano con le Virtù teologali e la Verità.

Per questo edificio sacro si sono spesi nomi illustri dell’architettura come Bramante e Antonio Sangallo il Giovane, con Alessandro Farnese, poi Paolo III, tra i fautori della sua realizzazione. Anzi, sembra proprio la pianta ottagonale si debba a un disegno di Bramante.

Montefiascone VII tappa dell’itinerario di Sigerico, città del 100° Km dalla Tomba di Pietro. Punto di confluenza della via Romeo-Germanica sulla Via Francigena, proprio al centro della Città alla Basilica di San Flaviano.

In questa città si trova il monumento al pellegrino, omaggio al Cammino recante la scritta “Dimentica i passi che hai fatto, ricorda le impronte che hai lasciato”.

Il pellegrino, iniziando il suo cammino verso Roma da Montefiascone o passando per la città provenendo da Nord sulla Via Francigena può ottenere le credenziali e il timbro del 100° Km ed un suggestivo attestato della sua presenza e del suo passaggio firmato dal Sindaco della Città.

Il timbro lo si può ottenere anche presso le strutture di accoglienza religiose e laiche.

La Torre più alta della città è dedicata al pellegrino con l’epigrafe del cantico delle creature di San Francesco e dalla sommità di essa lo sguardo spazia a 360° da Radicofani ai Monti Cimini, dalla Valle del Tevere al mare.

Sotto di essa su una piazza che si affaccia su un panorama incomparabile, il “Monumento al Pellegrino”, costituisce beneaugurante viatico per chi si appresta a percorre gli ultimi fatidici 100 Km.

Ci sono tanti buoni motivi per arrivare a Montefiascone. Siamo nella Tuscia viterbese, al cospetto del lago di Bolsena e a 100 km giusti giusti dalla tomba di San Pietro, dunque sulla Via Francigena. Alla bellezza del paesaggio fa pendant il borgo, spettacolare balcone che, in giornate terse, concede allo sguardo di correre dal monte Amiata all’Umbria, dalla valle del Tevere fino al mare e ai monti della Tolfa e ai monti Cimini. C’è ne abbastanza. Ma c’è anche una storia che riecheggia nel nome del vino, troppo allettante per non solleticare l’enoturismo: la leggenda dell’Est! Est!! Est!!!.

Difatti, il colle su cui sorge la cittadina si affaccia direttamente sul lago, antica caldera poi riempitasi d’acqua, che ha avuto origine dall’esplosione di un possente vulcano in tempi preistorici. Il territorio, ricco di materiali di origine lavica come il tufo, ha favorito lo sviluppo della coltivazione della vite. Grazie a questo, Montefiascone è conosciuto per la sua produzione enologica anche aldilà dei confini locali.

Città del vino per antonomasia (e non solo perché, neanche a farlo apposta, il suo nome evoca in qualche modo uno tra i più famosi contenitori di vetro, rivestiti di paglia intrecciata).

Chiamatela storia, leggenda, tradizione. Chiamatela come volete, ma di sicuro quella che aleggia intorno al vino testimonial di questo territorio, ormai famoso in tutto il mondo, è un un misto di realtà e fantasia che la dice lunga sull’attaccamento della gente di qui al suo Est! Est!! Est!!! di Montefiascone. E guai a dimenticarsi i punti esclamativi! Perché, in effetti, sono proprio l’ardimento e l’enfasi nel declinare il nome che si apprezza per intero la sua storia. Ma andiamo per ordine.

Ma cos’ha di così particolare questo Bianco a Denominazione di Origine Controllata? Il nome sicuramente. Ma diciamo innanzitutto che nasce dai vitigni Trebbiano toscano, qui chiamato Procanico (dal 50% al 65%), Trebbiano giallo, detto Rossetto (dal 5 al 40%); Malvasia bianca lunga e/o Malvasia del Lazio (dal 10 al 20%); il disciplinare ammette anche altri vitigni di colore analogo, non aromatici, idonei alla coltivazione per la Regione Lazio, da soli o congiuntamente (nella misura massima del 35%). La Doc, in particolare, è riferita a 3 tipologie di vino bianco (“Est! Est!! Est!!! di Montefiascone”, “Est! Est!! Est!!! di Montefiascone spumante” e “Est! Est!! Est!!! di Montefiascone Classico”).

E allora ecco alla storia, tra mito e leggenda, realtà e fantasia. Ha affascinato i viaggiatori di ogni tempo attratti dai “mirabilia”: si racconta che nel 1111 un personaggio di rango (per alcuni un vescovo o un prelato, per altri un nobile), chiamato dai più Johannes Defuk, giunto in Italia al seguito dell’Imperatore Enrico V, conservando una grande predilezione per il buon vino e sapendo di trovarne di ottima qualità in Italia, abbia invitato il suo servitore Martino a precederlo lungo il tragitto alla ricerca del vino migliore e gli abbia chiesto di segnare il posto in cui degustava il più buono con il contrassegno “Est” (ovvero “C’è”, riferendosi al vino buono).

Defuk scendeva da cavallo e gustava il vino ogni volta che si imbatteva in questo segno. Giunto a Montefiascone incontra la porta di un’osteria non con uno, non con due, ma con tre “Est” e con sei punti esclamativi come segno di eccellenza.

Vinto dall’amore per l’ottimo vino che beve per tre giorni, decide di abbandonare il corteo imperiale diretto a Roma e di trasferirsi a Montefiascone. Continua a bere quantità esagerate di quel vino delizioso fino alla morte avvenuta nel 1113, ma, prima di morire, lascia un testamento in cui dice di voler essere seppellito nella chiesa di San Flaviano, dov’è ancora oggi, e su questa chiede che venga versato vino in abbondanza in occasione di ogni anniversario della sua morte.

Sulla sua lapide in peperino grigio, si legge: Est! Est!! Est!!! pr[opter] nim[ium] est hic jo[annes] de Fuk do[minus] meus mortuus est.

ovvero “Est! Est!! Est!!! Per il troppo Est! qui giace morto il mio signore Johannes Defuk”.

In riconoscenza dell’ospitalità ricevuta, il vescovo lasciò alla cittadinanza di Montefiascone un’eredità di 24.000 scudi, a condizione che ad ogni anniversario della sua morte una botticella di vino venisse versata sul sepolcro, tradizione che venne ripetuta per diversi secoli. Al vescovo è ancora dedicato un corteo storico con personaggi in costume d’epoca, che fanno rivivere questa leggenda.

La chiesa di San Flaviano Martire (detta anche basilica di San Flaviano) è una chiesa di origini medievali, sita al margine del territorio comunale di Montefiascone sull’antica via francigena, ed è dedicata a san Flaviano, martire della Chiesa cattolica, giunto a Montefiascone durante la prigionia precedente al supplizio finale, oppure traslatovi cadavere dopo il supplizio.

Ha la dignità di basilica minore. È presente, inoltre, la tomba di Johannes Defuk, prelato tedesco al centro della leggenda dell’Est! Est!! Est!!!.

È costituita da due edifici sovrapposti: due chiese vere e proprie, orientate in senso opposto l’una rispetto all’altra.

Si accede a quella inferiore tramite una rampa esterna laterale, che conduce ad un sagrato piano e terrazzato, e poi attraverso un portale gotico.

La chiesa inferiore, risalente originariamente al 1032, è a tre navate terminanti con tre absidi disposte ad arco.

Le colonne sono sormontate da capitelli decorati con foglie di acanto o con scene simboliche in rilievo.

Il catino dell’abside è affrescato da un’imponente immagine del Cristo Pantocratore in trono con le figure di due santi ai lati.

Sotto il catino, al centro ed a mo’ di pala d’altare, un affresco mostra il santo in veste di guerriero a cavallo recante il vessillo.


San Flaviano a cavallo, affresco nell’abside della chiesa di San Flaviano a Montefiascone

La chiesa superiore, accessibile da quella inferiore tramite una scala posta al termine della navata destra di quest’ultima, è anch’essa costituita da tre navate scandite da file di archi sostenuti da colonne basse; al centro si apre sulla parte inferiore uno spazio a forma di rettangolo.

Chiesa di San Flaviano: confinata ai margini dell’abitato dal suo progressivo spostamento verso la sommità del colle, la chiesa continuò a vivere le vicende del castrum falisco.

All’inizio del XIV secolo, alla chiesa romanica venne aggiunto un prolungamento ed una nuova facciata in stile gotico, inoltre vennero rialzate le navate laterali: successivamente vennero costruite anche le cappelle che si aprono oggi sul lato sinistro della chiesa.

Al suo interno sono gelosamente conservati alcuni affreschi di scuola romana e toscana risalenti al XIV secolo, altri di scuola umbra del secolo successivo e la Cattedra di Urbano IV.

L’Antica Fortezza dei Papi – La Rocca dei Papi

L’altura dove attualmente sorge il paese di Montefiascone (633 m s.l.m.), da sempre posizione naturalmente strategica per il controllo dell’intera vallata, fu abitata sin dall’Età del Ferro; nel luogo ove si trova la presente fortezza sono stati rinvenuti i resti di un insediamento protovillanoviano, databile intorno al IX secolo a.C.-VIII secolo a.C.. Di epoca etrusca è invece l’edificazione di un muro difensivo composto di blocchi di tufo, avvenuta probabilmente fra il VI ed il III secolo a.C..

I restauri eseguiti nel corso degli anni ’80 hanno portato alla luce delle tombe che costituiscono una area sepolcrale risalente all’epoca longobarda (VI-VII secolo); i resti della necropoli sono tuttora visibili attraverso il pavimento costituito da lastre trasparenti.

Nel Medioevo già attestata la presenza di una munita roccaforte molto probabilmente lignea, a presidio della posizione strategica a ridosso della Via Cassia (e in seguito della Via Francigena).

Qui a Montefiascone i Papi hanno sempre avuto un ruolo. Le origini ufficiali della Rocca, sorta agli albori dell’organizzazione temporale della Chiesa, risalgono alla fine del XII secolo, quando Innocenzo III, nel gioco alterno della lotta al potere, la scelse come sede del rettore del Patrimonio di San Pietro.

Il Papa, dopo essere entrato trionfalmente nel borgo, ha fatto fortificare il castello demolendo alcuni delle costruzioni addossate e costruendo, nei pressi del palazzo, una chiesa dedicata alla Madonna (Santa Maria in Castello).

Da quel momento una moltitudine di Papi e di personaggi celebri hanno dominato per secoli la vita della città. Incluso Alessandro VI Borgia, che nel 1495 vi si è rifugiato.

Durante il periodo della cattività avignonese, la Rocca di Montefiascone costituì il centro degli affari politici dell’intero Patrimonio di San Pietro in Tuscia, termine con cui si indicava l’attuale provincia di Viterbo.

Ebbe un ruolo cruciale soprattutto grazie al cardinale Egidio Albornoz. Verso la fine del XV secolo Alessandro VI avviò un programma di adeguamento militare delle rocche papali.

Montefiascone, per il suo valore strategico, era ambita soprattutto da suo figlio Cesare, il “duca Valentino“, che nell’ambizioso disegno di conquista dell’Italia voleva trasformare la fortezza nel caposaldo inespugnabile del suo futuro regno nell’Italia centrale.

Alessandro Farnese, dopo l’elezione al soglio pontificio, nel 1540 fece progettare ad Antonio da Sangallo il Giovane la Rocca Paolina di Perugia, ove fece trasferire anche i cinque grandi cannoni della Rocca di Montefiascone.

L’episodio ha costituito l’inizio del lento declino della fortezza montefiasconese.

Anche la sede del rettorato del Patrimonio di San Pietro in Tuscia venne trasferita a Viterbo, contribuendo al generale declino della località e della roccaforte.

La diffusione in città della Peste nel 1657 ed un grave terremoto nel 1695 accentuarono il declino della Rocca, ceduta nel 1691 al cardinale Gregorio Barbarigo, che ne prelevò del materiale per l’edificazione del nuovo seminario cittadino e destinò la struttura a magazzino.

Confiscata dallo stato italiano nel 1870, venne restituita al comune di Montefiascone, che ne è tuttora il proprietario e ne ha commissionato a partire dal 1983 importanti lavori di restauro e di recupero.

Torre del pellegrino

Dell’imponente complesso difensivo quattro-cinquecentesco, che presentava una pianta trapezoidale con gli angoli occupati da imponenti torri, resta solamente parte della struttura, e l’imponente torre di nord-ovest.

Dalla torre angolare meridionale, denominata Torre del Pellegrino, si può apprezzare uno splendido panorama sul lago di Bolsena e sulle campagne circostanti.

L’attuale Palazzo, cui attualmente si accede dal ponte che sovrasta l’antico fossato è articolato in due piani e un sotterraneo. Il piano superiore presenta un soffitto a capanna scandito da grandi archi a tutto sesto e vi si accede sia dal piano terreno, passando dalla torre angolare di nord-ovest, sia dall’esterno, attraverso la scalinata che sovrasta il portico.

Il sotterraneo è costituito essenzialmente da un grande ambiente di forma rettangolare. Attribuita ad Antonio da Sangallo il Giovane la loggia, che in origine racchiudeva un cortile rettangolare, non è più oggi visibile.

Sui pilastri che sorreggono le arcate si trovano due iscrizioni che riportano la data 1516 e il nome di papa Leone X, riferimento alla data di conclusione dei lavori da lui commissionati.

Il piano terra della fortezza ospita dal 2006 un piccolo Museo dell’Architettura dedicato ad Antonio da Sangallo il Giovane, che contribuì agli inizi del Cinquecento ai lavori per il suo ammodernamento, contenente diverse fotografie e schizzi illustrativi della sua opera.

La posizione “centrale” di questo museo nell’ambito del territorio già appartenuto ai Farnese, permette agevoli escursioni alle singole opere del Sangallo, per la maggior parte situate nelle immediate vicinanze di Montefiascone.

Il percorso museografico si snoda attraverso le sette sale che occupano parte del piano terreno della Rocca dei Papi, edificio ristrutturato dallo stesso Sangallo, su incarico di Leone X Medici.

Attualmente presso gli ambienti della Rocca si svolgono manifestazioni e incontri culturali. Presso l’Enoteca Provinciale Tuscia, allestita nell’ampio salone ricavato presso le antiche scuderie al piano seminterrato, è possibile degustare vini e altri prodotti locali.

Ai piedi della Rocca è inoltre visitabile un giardino all’italiana fatto edificare dal cardinale Pompeo Aldrovandi nel 1736.


Veduta interna della Rocca dei Papi di Montefiascone. Sullo sfondo il lago di Bolsena

Chiesa di Sant’Andrea

La si incontra poco dopo aver superato l’arco d’ingresso al centro.

Di epoca romanica, fra le più antiche chiese del paese, viene menzionata già nell’anno 853 come ecclesiam S. Andreae in Campo; è a tre navate, con pregevoli capitelli di epoca preromanica.

Singolare il rivestimento dell’abside in peperino. Oggi vi si svolgono le funzioni in rito ortodosso per la locale comunità rumena.

Ai piedi del borgo di Montefiascone, in un contesto paesaggistico ameno e riposante, si sviluppa la bellissima e lunga passeggiata che costeggia il lago.

Lungolago…si parcheggia facilmente ovunque molto vicino al lago; lungo, spazioso, con marciapiedi, pratini, calette sabbiose, tutto molto ben curato, pulito, silenzioso.

Luogo ideale per riposare, riflettere o fare sport (jogging e footing).

Ritornando, sulla via Cassia, ci siamo fermati alla Cantina Sociale di Montefiascone, potevamo esimerci dall’acquistare l’Est! Est!! Est!!!? Certo che no.

Abbiamo fatto ricchi acquisti del buon vino Est! Est!! Est!!!, di prodotti locali ed abbiamo potuto ammirare i produttori locali che scaricavano i rimorchi pieni di uva negli enormi contenitori di acciaio all’aperto dotati di coclea per una prima movimentazione delle uve, per la produzione del vino annata 2023.

Quindi ci toccherà ritornare! Cin Cin

1 Comment so far

  1. Going Here on 28 Novembre, 2023

    Going Here

    …la mia traccia sul web…. | Gastonemariotti.com

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