Una magica passeggiata al Parco Archeologico di Ostia Antica


Per festeggiare il nostro anniversario di matrimonio (vedere precedente post) il 7 aprile c.m. ci siamo concessi una bella gita romantica al Parco Archeologico di Ostia Antica.


I resti dell’antica Ostia si inseriscono in un contesto geografico e territoriale molto diverso da quello antico: infatti in età romana il Tevere costeggiava il lato settentrionale dell’abitato, mentre ora ne tocca solo in minima parte un tratto del settore occidentale, essendo stato il suo letto trascinato a valle da una rovinosa e famosa alluvione, nel 1557.

Inoltre la linea di costa, in origine vicina alla città, risulta attualmente distante di circa 4 km, per l’avanzata della terraferma dovuta ai detriti lasciati dal fiume negli ultimi 2.000 anni.

Ostia (cliccare qui per vedere il post del 2010 sempre su Ostia Antica) era quindi una città sorta – con un suo porto fluviale – sul mare e sul fiume, e questa sua particolare posizione ne determinò l’importanza attraverso i secoli sotto il profilo strategico -militare e sotto quello economico.

Un’antica tradizione ne attribuiva la fondazione al quarto re di Roma, Anco Marzio, intorno al 620 a.C., per lo sfruttamento delle saline alla foce del Tevere (da cui il nome Ostia, da ostium = imboccatura).

Comunque, i resti più antichi sono rappresentati da un fortilizio (castrum) in blocchi di tufo costruito dai coloni romani nella seconda metà del IV secolo a.C., con scopi esclusivamente militari, per il controllo della foce del Tevere e della costa laziale.

Alla fine dell’età repubblicana, Ostia era già un prospero centro commerciale cinto da mura nelle quali si aprivano gli ingressi al centro abitato, convenzionalmente noti come Porta Romana, Porta Laurentina e Porta Marina.

All’esterno, lungo le vie Ostiense e Laurentina, si estendevano le necropoli per gli abitanti della colonia e, davanti l’antica spiaggia, sorgevano i monumenti sepolcrali dei personaggi più ricchi e potenti.

Successivamente, soprattutto dopo il II secolo a.C., (quando Roma aveva ormai il predominio su tutto il Mediterraneo), cominciò a venir meno la funzione militare della città, destinata a diventare in poco tempo il principale emporio commerciale della capitale.

Ostia divenne sempre più florida e popolosa (alcune stime parlano di 50.000 abitanti), e ospitò molteplici attività economico-commerciali legate ai vicini Porti Imperiali di Claudio e Traiano.


Veduta generale del Molino del Silvano

Risalgono a questo periodo la sistemazione del Foro e la costruzione di terme, horrea (depositi granari), scholae (sedi per associazioni professionali), insulae (grandi caseggiati d’affitto) e del Capitolium (tempio principale della città).

Dalla metà del III secolo d.C., molte attività commerciali furono trasferite al Porto e dalle fonti letterarie apprendiamo che Ostia, a metà del VI secolo d.C., appariva abbandonata e isolata, essendo la navigazione del fiume piena di ostacoli e la via Ostiense ormai inselvatichita.

Le rovine della città furono scavate a partire dagli inizi del XIX secolo: si sono conservate, insieme ai monumenti pubblici, numerose case di abitazione e strutture produttive, che ne fanno un’importante testimonianza della vita quotidiana antica.

Nel 2014 gli scavi di Ostia e il suo museo sono stati il sedicesimo sito statale italiano più visitato, con 332.190 visitatori e un introito lordo totale di 1.086.099,00 euro.

Ostia Antica insieme a Pompei è il sito archeologico più grande del pianeta con un’area di 150 ettari, ma è stato riportato alla luce solo il 40% e più della metà della città è ancora sepolta. Nel 2019 ha ricevuto il Marchio del patrimonio europeo.

 


Mosaici di Ostia Antica – Lato est del Piazzale delle Corporazioni. La realizzazione dei primi mosaici pavimentali risale al II secolo d. C..
Si tratta di un porticato sotto il quale gli spettatori del teatro usavano passeggiare durante o dopo gli spettacoli.


Il mosaico pavimentale della domus dei Capitelli di Stucco, ritornato ai suoi antichi splendori dopo un recente restauro.
Di età tardo Repubblicana, era in antichità il pavimento del cortile posto all’interno dell’abitazione.


Una caupona ad Ostia antica


Pavimento a mosaico


Domus di Amore e Psiche


Claude Gellée detto Lorrain
Paesaggio con l’imbarco ad Ostia Antica di Santa Paola Romana, 1639 e il 1640


Scavi di Ostia Antica e foce del Tevere


Il Mitreo delle Terme del Mitra a Ostia Antica
Le Terme del Mitra furono costruite nella prima metà del II sec. d.C.. L’ingresso principale si trova sul lato orientale dell’edificio.


Nella parte settentrionale c’è una scala che conduce all’area di servizio sotterranea delle terme. Qui fu costruito un mitreo.


Alla fine della lunga cella del mitreo, si trova una statua di Mitra che uccide il toro (la statua ora è conservata nel Museo ostiense, nel mitreo si trova una copia). La luce cade a effetto sulla statua, attraverso un’apertura nel soffitto, com’era anticamente.
Sul petto del toro si trova la scritta: “Kriton l’ateniese ha creato questa statua.”.


Forica (latrina pubblica)
Il bastoncino per pulirsi veniva lasciato a disposizione di tutti, non se lo portavano da casa. Questa latrina, tra le meglio conservate di Ostia, fu ricavata all’interno di due botteghe del caseggiato dei Triclini di età adrianea (117-138 d.C.).
Per pulirsi, i romani infatti cominciarono ad usare dei lunghi bastoni la cui punta era ricoperta da delle speciali spugne naturali, raccolte nel Mediterraneo, impregnate di acqua salata o di aceto. Un secchio contenete questi due liquidi veniva inoltre solitamente posto accanto al gabinetto (come avviene per il nostro spazzolone), in modo tale che ciascuno avesse la possibilità di detergersi.


Questo bastone veniva chiamato “Tersorium“, di cui è possibile vedere delle repliche in vari musei.
All’interno dei condomini che sorgevano nella capitale, i più poveri condividevano questo strumento, causando non pochi problemi di igiene, mentre chi se lo poteva permettere ne acquistava uno personale. I senatori e gli amministratori invece, che avevano solitamente un gabinetto privato, usavano un bastone che utilizzava la lana al posto delle spugne di mare.


L’aspetto attuale risale al IV secolo d.C., come emerge dalla presenza di lastre marmoree di reimpiego, alcune delle quali iscritte, provenienti da edifici precedenti dismessi. Conserva su tre lati una fila di venti sedili in marmo con foro centrale, al di sotto dei quali correva un canale per lo scolo delle acque.


Sul quarto lato l’ambiente era dotato di una vaschetta per abluzioni, addossata a un pilastro che separava i due ingressi: questi ultimi erano dotati di porte girevoli, come indica la posizione dei fori per gli incassi nelle soglie marmoree.


Magazzino con doli interrati nel caseggiato dei Doli Ostia Antica è uno dei siti archeologici meglio conservati del mondo antico e la città conserva una serie di dettagli affascinanti che ci dicono molto sulla vita nell’antichità.


Mentre esplori il sito, potresti imbatterti, ad esempio, in questi enormi vasi sepolti nella terra.


Mosaici terme di Nettuno

La visione dalla terrazza, che corrisponde al primo piano dell’edificio, consente di apprezzare l’omogeneità e la qualità della decorazione musiva dell’impianto: divinità e soggetti marini rimandano al tema dell’acqua, in evidente collegamento con la funzione termale.

Il Caseggiato del Serapide forma uno dei più grandi complessi edilizi della città, unitario dal punto di vista costruttivo.

L’edificio, di età adrianea (117-138 d.C.), era caratterizzato da un cortile con altissimi pilastri laterizi e aveva piani superiori raggiungibili da scale collocate nella stessa corte e occupati da appartamenti.


Sinagoga di Ostia Antica (probabilmente la 1ª sinagoga del mondo occidentale – I sec. d.C.).
L’edificio, rinvenuto nel 1961 durante i lavori per la costruzione della strada che conduce a Fiumicino, è costituito da una serie di ambienti disposti con andamento est-ovest su un’area di 23,5×36,6 m affacciati su un corridoio, perpendicolarmente alla via Severiana da cui si accedeva.

Originariamente la sinagoga era costituita da una grande aula rettangolare e con il lato breve di fondo incurvato, preceduta da un ingresso reso monumentale da 4 colonne poste come passaggio intermedio tra il vestibolo d’ingresso e l’aula vera e propria. Intorno ai tre muri erano disposte 3 panche e sul lato di fondo era sistemata la tevà, ovvero il pulpito dal quale si recitano le preghiere.

Questa sistemazione vide una trasformazione nella seconda metà del II secolo d.C. con la creazione di tramezzi che cambiarono la destinazione d’uso del vestibolo. La creazione di un basso bacino, da mettere in relazione col vicino pozzo con cisterna, è stato interpretato come luogo per il bagno o per le abluzioni rituali.

Gli ambienti della sinagoga oggi visibili rispecchiano però le trasformazioni avvenute nel IV secolo d.C., quando il complesso fu ingrandito: fu creato un nuovo ingresso a corridoio e un vasto ambiente con banconi alle pareti. In quello che era stato il vestibolo fu ricavata una cucina con il forno e con i recipienti per le derrate alimentari interrati.

All’interno dell’aula fu costruita un’edicola nella quale erano conservati i rotoli della Legge, la Torah. L’edicola era un piccolo spazio absidato e monumentalizzato con colonnine con mensole decorate con la rappresentazione della menorah (il candelabro a sette braccia) a bassorilievo a lato dell’ingresso.

Un’iscrizione in greco, rinvenuta nell’edificio, ricorda un Mindis Faustos che a sue spese nella II metà del II secolo d.C. procurò alla sinagoga l’arca, il contenitore dei rotoli della Torah.

Per saperne di più cliccare qui.

 

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