Banksy e il potere dell’invisibilità
L’invisibilità, la scelta di distruggere le icone pop, le collaborazioni con gli altri artisti, l’impegno senza bandiere politiche. Oltre il muro da cui nasce l’opera di Banksy, lo spazio Cinquecentesco del Chiostro del Bramante (via della Pace) a Roma ospita fino all’11 aprile ”Banksy, a visual protest”, una mostra posticipata a causa dell’emergenza sanitaria aperta al pubblico con nuove modalità di visita: prenotazioni solo online e piccoli gruppi distanziati ogni 15 minuti ma libertà di circolazione all’interno dello spazio espositivo per non limitare la liberà di godere delle opere nei tempi desiderati.
Si tratta di un percorso di oltre 100 opere – molto ben descritte – che raccontano nel dettaglio la ricerca di Banksy, artista misterioso, di cui si sa poco o nulla, e che di questa invisibilità ha fatto parte rilevante della sua fortuna.
Molto popolare, soprattutto tra un pubblico giovane ma non solo, che ha conquistato con ironia, denuncia, politica, intelligenza, protesta.
Un linguaggio semplice il suo, tipico della street art da cui trae origine, con temi ricorrenti che vengono ben espressi in questa mostra, dove ci sono molte delle sue opere iconiche oramai entrate nell’immaginario comune.
Opere spesso portatrici di contenuti importanti ma mai assimilabili ad una posizione politica, ed in questo Banksy rivela la sua anima fortemente punk: la denuncia della violenza, il pacifismo, la battaglia contro le contraddizioni del capitalismo, il potere dell’amore, la povertà ai margini di una civiltà ricca e molto altro.
”Banksy, a visual protest” vuole essere un omaggio al più famoso street artist vivente che si schiera sempre dalla parte degli ultimi, contro le guerre e il dominio del grande capitale.
La mostra divisa per sezioni non include volutamente nessuna opera realizzata su muro, pensate per vivere nella strada e in dialogo con il contesto esterno.
Riunisce invece una selezione di alcune delle più importanti opere realizzate con diversi medium e destinate dall’artista alla vendita o alla promozione.
Attingendo ad un immaginario collettivo che spazia da soggetti sacri, fotografie premio Pulitzer, passando per il cinema, alla politica e a temi legati al consumismo, tutte le opere di Banksy sono immediatamente riconoscibili e veicolano messaggi importanti rivolti a tutta l’umanità.
Usando l’anonimato come un’arma che gli permette di affrontare qualsiasi tematica senza rischiare in prima persona, Banksy oggi si presenta come uno dei critici più feroci della società contemporanea. ”Non so perché le persone siano così entusiaste di rendere pubblici i dettagli della vita privata: l’invisibilità è un superpotere”, e la sua capacità di sfruttarne la seduzione è illimitata.
Nato a Bristol presumibilmente nei primi anni del 1970, Banksy è lo street artist che meglio analizza e interpreta le grandi problematiche sociali e politiche della nostra epoca. La sua arte si manifesta come un’esplicita e mordace provocazione nei confronti dell’arroganza dell’establishment e del potere, del conformismo, della guerra, del consumismo e del mercato dell’arte.
Formatosi probabilmente nella scena underground di Bristol, dove ha collaborato con diversi artisti e musicisti, Banksy ha iniziato la sua produzione artistica alla fine degli anni Novanta.
Da questo momento in poi, ha invaso numerose città da Bristol, a Londra, a New York fino a Napoli e Venezia con graffiti e varie performance e incursioni, tutte opere intrise di ironia, denuncia, politica, intelligenza e protesta.
I graffiti hanno avuto, in passato, una valenza sociale e politica e la loro funzione primaria è sempre stata quella di veicolare un messaggio dando voce a pensieri non allineati con il potere e i mass media.
Ancora oggi l’ideologia base di tutti i writers è il rifiuto del sistema e delle sue regole e l’attacco critico avviene sul tessuto urbano, tramite una comunicazione diretta con i cittadini.
La mostra si apre nella prima sala isolata con la celebre bambina che lascia andare in cielo un palloncino a forma di cuore, diventata un simbolo di speranza; nell’ultima un’altra opera iconica di Banksy il manifestante dal volto coperto che lancia un mazzo di fiori anziché la consueta molotov.
E comunque un Banksy forte, quello in mostra, corrosivo nella sua critica feroce e ironica contro il consumismo, la guerra, sdolcinati luoghi comuni, il grido di protesta visiva che da anni Banksy porta avanti.
Da Love is in the Air a Girl with Balloon; da Queen Vic a Napalm, da Toxic Mary a HMV, dalle stampe realizzate per Barely Legal, una delle più note mostre realizzate, ai progetti discografici per le copertine di vinili e CD. E poi un bel video che illustra le opere che qui non sono potute entrare, quelle rimaste sui muri perlopiù scrostati delle città simbolo che entrano nei suoi lavori: Bristol, Londra, New York, Gerusalemme, Venezia.
Le opere in mostra sono certificate nella loro autenticità dal Pest Control, dal 2009, è l’ente ufficiale in grado di autentificare le opere di Banksy. Certifica solo i pezzi prodotti per la vendita, quindi non le opere street art non essendo state concepite per il mercato (salvo alcune eccezioni).
Sul documento di autenticazione è spillata la metà di una banconota da 10 sterline falsa ideata dall’artista che riporta l’effige di Lady Diana, ovvero un falso che documenta il vero.
Banksy usa la sua visione artistica per commentare fatti politici e sociali, con umorismo e umanità e sempre dalla parte dei più deboli. Una delle sue ultime opere ritrae Cosette, personaggio dei Miserabili, in lacrime e vicino a un candelotto di gas lacrimogeno: un’opera per denunciare la violenza della polizia contro i migranti di Calais.
“Girl with Balloon” la ragazza col palloncino rosso, apparsa per la prima volta nel 2002, fu utilizzata per la campagna “Stand with Sirya” per aiutare il popolo siriano stravolto da una delle guerre più brutali dei nostri tempi. L’opera forse più amata di Banksy, parla dell’infanzia, raccontando della fragilità dei sentimenti e degli affetti. L’opera originale venne battuta all’asta da Sotheby’s (per un valore di 1,2 milioni di sterline) e subito si autodistrusse per metà con una complessa macchina tritarifiuti nascosta nella cornice.
Nonostante le sue incoerenze, la grandezza di Banksy è di aver avvicinato al mondo dell’arte un pubblico nuovo, grazie a un’arte comprensibile e alla portata di tutti. Pesca nell’immaginario collettivo, usa icone, immagini note, quotidiane, del presente o del passato, stravolgendone completamente il significato modificando dei particolari. È il caso del Cristo crocifisso che tiene in mano le buste di alcune boutiques. Della “Madonna col Bambino”, dove l’elemento disturbante è il biberon col simbolo di pericolo (“Toxic Mary”).
2004, Christ with shopping bags o Consumer Jesus – L’opera riprende l’iconografia sacra della crocifissione di Gesù Cristo, il cui corpo tuttavia anziché essere appeso alla croce con dei chiodi, appare come sorretto da alcune borse della spesa colme di regali di Natale. L’intrusione del consumismo nelle mani del Cristo evoca un senso di desolazione e di disagio nello spettatore e suggerisce la natura effimera del Natale moderno, mettendo in luce come la società si è sacrificata per i beni materiali. Al consumismo rimandano anche i progetti grafici multipli, evoluzione della pop-art di Andy Warhol, come la serigrafia a colori su carta del 2005 Soup Cans: Violet Cherry Beige.
2003, Toxic Mary – Ispirandosi all’iconografia cristiana delle immagini raffiguranti “Madonna col Bambino”, Banksy trasforma un gesto d’amore originale in un chiaro dono mortifero, enfatizzato anche dalla scelta dei colori. L’inserimento di elementi disturbanti, come il biberon con il simbolo di pericolo, rendono la composizione ancora più drammatica e ancora più stridente in confronto con gli originali a cui si è ispirato.
La foto simbolo del manifestante che si ferma davanti alla colonna di carri armati a piazza Tienanmen durante la protesta popolare in Cina nel 1989, che qui tiene in mano un cartello con un semplice avviso commerciale “Golf Sale”.
2004, Napalm – Vietnam, 1972. Il fotografo Nick Ut scatta una delle foto più celebri del Novecento che gli farà vincere il premio Pulitzer: l’urlo disperato della piccola Kim Phuc di nove anni, nuda e gravemente ustionata dal gas, è una delle testimonianze più atroci del conflitto in Vietnam e, in seguito, di tutte le guerre. Banksy riprende l’immagine straziante della bambina vietnamita e la inserisce in un contesto completamente rovesciato. Mickey Mouse e Ronald McDonald, icone del consumismo moderno e della società capitalistica americana, la accompagnano per mano in un’agghiacciante parata. Il contrasto non può essere più stridente: la disperazione e il dolore della bambina sono affiancati al sorriso posticcio di due mascotte dell’entertainment, che avanzano gioiose verso lo spettatore, creando uno dei lavori dal più evidente impatto satirico dello street artist.
2006, Flag (Silver) – L’opera si riferisce alla battaglia di Iwo Jima, e in particolare all’iconica fotografia Alzabandiera a Iwo Jima, scattata dal fotografo Joe Rosenthal il 23 febbraio 1945. La foto vinse il premio Pulitzer per la fotografia, diventando ben presto una delle immagini di guerra più famose, emblema della vittoria americana e di patriottismo. Nella versione di Banksy, i patriottici marines son stati sostituiti da un gruppo di indisciplinati bambini di Harlem.
Provocatorio come solo un inglese sa essere, Banksy mette in guardia dalla polizia coprendo i volti dei militari in tenuta antisommossa con uno smiley giallo.
2003, Smiling Cop – C’è una chiara disparità satirica tra la felicità e la semplicità dello smiley e l’armatura del poliziotto. Il volto-emotion è sorridente, mentre il suo equipaggiamento evoca oppressione e minaccia. Si tratta di un sorriso ambiguo, un travestimento contraddittorio che ci esorta a domandarci chi stia effettivamente proteggendo il poliziotto e a chi stia garantendo sicurezza, oltre a sottolineare lo scetticismo nei confronti delle figure di potere e la denuncia verso la militarizzazione e la sorveglianza.
2003, Have a nice day – È un’espressione comunemente usata negli Stati Uniti per augurare una buona giornata, ma il titolo risulta estremamente ironico data la natura minacciosa dei soggetti rappresentati. La scena raffigura in modo audace e sorprendente una trentina di poliziotti militati antisommossa, schierati e allineati con al centro un grande carro armato. Ad un esame più attento, è possibile notare che ciascuno degli ufficiali, invece della visiere protettive, presenta il volto coperto da una emoticon, simbolo comunemente associato alla cultura rave degli anni ’90.
Si prende gioco della monarchia, mettendo la corona ad una scimmia o rappresentando la regina Vittoria durante un amplesso saffico.
2003, Monkey Queen – Banksy sostituisce in modo provocatorio la faccia di una scimmia all’immagine iconica del busto della regina Elisabetta II – riconoscibile attraverso i capelli, la corona e i gioielli – e rappresenta lo sfondo come un bersaglio rosso, bianco e blu, che richiama i colori della bandiera del Regno Unito, comunemente detta Union Jack. L’immagine della serigrafia è la stessa di un dipinto murale, presentato per la prima volta in un club giovanile “The Chill Out Zone” a Newent nel sud-ovest dell’Inghilterra, che creò scompiglio nell’0pinione pubblica inglese: si gridò all’oltraggio, di meglio Banksy non avrebbe potuto sperare.
2003, Queen Vic – Banksy prende un noto ritratto della regina (una foto ufficiale che la ritrae in occsione del suo Giubileo d’oro nel 1887) e cuce intorno una esplicita scena di amore saffico visto che la stessa sembra si fosse detta certa che tra donne certi comportamenti non potessero esistere.
La normalità, quando c’è, è solo apparente. I vecchietti della middle class inglese giocano a bocce con delle bombe accese. “Jack & Jill”, i due bambini che saltellano spensierati mano nella mano, leggeri e sorridenti, sembrano correre felici verso un futuro pieno di gioia. La verità è che indossiamo tutti dei giubbotti antiproiettile. Senza rendercene conto, viviamo in società militarizzate.
2002, Bomb middle England – Due figure osservano attentamente una terza donna che, piegata sulle ginocchia, ha appena scagliato lontano la sua sfera. Sono innocui vecchietti della middle class inglese, impegnati apparentemente in una tranquilla partita a bocce. Sulla destra, però, si scopre che le sfere sono in realtà delle bombe pronte a esplodere e allora tutto cambia.
2005, Jack & Jill – A prima vista, l’immagine appare innocente, fino a quando non si notano i giubbotti antiproiettile indossati dai protagonisti. Con specifico riferimento all’omonima filastrocca inglese del XVIII secolo, in cui Jack e Jill caddero giù per la collina, il ritratto di Banksy potrebbe suggerire che i bambini sono soffocati dalle norme di sicurezza oppure hanno tragicamente bisogno di maggiore protezione.
Mito vivente dell’era moderna, le sue metafore sono attacchi alla nostra società. Banksy per primo dice che per denunciare le offese che subiamo quotidianamente, serve coraggio: “Ci vuole del fegato, e anche tanto, per alzarsi, da perfetti sconosciuti in una democrazia occidentale e invocare cose in cui nessun altro crede, come la pace, la giustizia e la libertà”.
Ostinato, determinato, è fermamente convinto che solo l’amore possa tutto, anche disinnescare una bomba con un abbraccio. Per lui nessuna guerra può essere giusta e nessun conflitto è da poco. Il suo messaggio? “Quando ci decideremo tutti ad impugnare un mazzo di fiori?”.
2003, Bomb hugger – Nota anche come Bomb love o Bomb girl, l’immagine mostra una bambina fragile e innocente, in una posa tipicamente infantile, mentre abbraccia una bomba come se fosse un giocattolo.
2005, Grin Reaper – Banksy accosta la sua iconica immagine del Grin Reaper allo slogan Wrong War (guerra sbagliata), per esprimere la sua opposizione all’imminente guerra in Iraq. Questa immagine fu utilizzata anche per le manifestazioni di protesta contro la guerra del 15 febbraio 2003, che radunarono più di un milione di persone a Londra. Opere a stencil con l’immagine del Grin Reaper e lo slogan Wrong War comparvero per l’occasione nelle strade della capitale inglese.
Il Grin Reaper è un’invenzione sarcastica di Banksy, il quale inserisce uno smiley al posto del volto del cupo mietitore, che in inglese si chiama “Grim Reaper”; Banksy modifica il titolo sostituendo alla parola “Grim” “Grin” che significa sorriso. La morte, dunque, ci sorride befferda, ricordandoci quale è il destino dell’uomo e ammonendoci per le nostre azioni errate, come la guerra.
2003, Love is in the Air (Flower thrower) – È una delle immagini più famose dell’artista e presenta un manifestante durante una sommossa armato di un mazzo di fiori al posto di un’arma.
2007, CND Soldiers – Realizzato su un muro per la prima volta davante al Parlamento britannico, durante le proteste contro la guerra in Iraq, l’opera presenta due soldati che posizionano un simbolo di pace. Il titolo dell’opera richiama C.N.D. (Campaign for Nuclear Disarmament), un’organizzazione britannica contro l’uso di armi nucleari, chimiche e biologiche, il cui logo è identico a quello della pace.
Dai celebri ratti – un sorta di autoritratto della figura dello street artist, vandali armati di vernice e pennelli, che escono dalle tane per unirsi al grande zoo dell’umana quotidianità – agli immancabili scimpanzé – che l’artista colloca in parlamento o traveste da regina Elisabetta II – le sale del Chiostro si popolano di temi cruciali che spaziano dalla guerra alla povertà, dalla globalizzazione al consumismo, dalla politica all’ecologia, seducendo i visitatori con il loro tono ora tenero, ora scanzonato e dissacrante.
Entriamo nell’ “universo Banksy” con John Travolta e Samuel L. Jackson, nei panni dei cattivissimi Vincent Vega e Jules Winnfield, mentre brandiscono due banane a mo’ di pistole, protagonisti del murale di Pulp fiction che faceva capolino da una delle fermate della underground londinese per trasformarsi, da inno alla pace e alla non violenza, in autentica icona pop.
Saliamo a bordo degli Happy Choppers con il nastro rosa, opera che, prima di diventare una serigrafia, apparve per la prima volta nel 2002 come murale lungo Whitecross Street Market, nel cuore di Londra, per richiamare l’attenzione sul conflitto israelo-palestinese e sulla povertà della Cisgiordania.
2003, Happy Choppers – “Choppers” in gergo americano significa “elicottero” ed è un termine che è stato reso popolare durante la Guerra in Corea.
Così l’artista che sostituisce alle bombe mazzi di fiori invitandoci a riflettere su come la speranza sia ancora possibile malgrado tutto, lancia messaggi che sferzano e inteneriscono, parlando al cuore con la tenerezza di opere come Girl with Balloon.
In mostra non manca il Banksy artista militante, impegnato nella difesa dei diritti umani e dei migranti, con Welcome Mat, la scritta “Benvenuto” cucita sopra uno zerbino fabbricato nei campi profughi greci utilizzando il tessuto dei giubbotti di salvataggio abbandonati sulle spiagge del Mediterraneo.
2019, Welcome Mat/Gross Domestic Product Installation – È un’opera cucita a mano utilizzando il tessuto dei giubbotti di salvataggio abbandonati sulle spiagge del Mediterraneo. Gli zerbini, progettati da Banksy e fabbricati nei campi profughi greci, denunciano le politiche europee per l’immigrazione e in particolare l’emergenza migranti nel Mediterraneo.
2008, Nola (White rain) – Conosciuta anche come Umbrella Girl o Rain Girl, è apparsa per la prima volta nel 2008 per le strade di New Orleans, in Louisiana. Dopo che la città di New Orleans, soprannominata “Nola”, fu colpita dall’uragano Katrina nell’agosto del 2005.
2002, Save or Delete – Questa serigrafia è stata originariamente commissionata da Greenpeace per evidenziare i problemi della deforestazione globale come parte della loro campagna “Save or Delete”. L’opera di Banksy presenta alcuni dei protagonisti dei cartoni disneyani, che, come degli ostaggi legati e bendati, sono intrappolati in una foresta devastata.
Maggio francese – I poster sono una selezione di quelli realizzati nel 1968 in occasione dei movimenti di ribellione del così detto Maggio francese: una rivolta spontanea, di natura sociale, politica, culturale e anche filosofica contro la società tradizionale, il capitalismo, l’imperialismo e, in particolare, contro l’azione politica e il pensiero del generale Charles de Gaulle. La strada da sempre è luogo di arte e di cultura aperto a tutti.
Al secondo piano del Chiostro, sono invece esposti, in un rigoroso allestimento, i progetti per copertine di dischi e libri realizzati da Banksy tra il 2001 e il 2017.
Icona è un termine di origine greca che significa “immagine” ed è un mezzo comunicativo ed espressivo utilizzato fin dall’antichità. Quando ancora non si sapeva né leggere né scrivere, si comunicava attraverso disegni, e ancora oggi è uno strumento efficace se si vuole puntare ad una comunicazione e diretta. Grazie alle icone si può rendere semplice anche un messaggio complesso.
Banksy dice: “Non tutte le storie dell’arte aprono la testa, io continuo a credere che esistano alcune che servono ad aprire il cervello, che servono a mettere in azione la mente e il cuore e ce ne sono altre, invece, che esortano alla passività”.
2004, HMV – Quella del piccolo Jack Russell Terrier che ascolta la voce del suo padrone diffusa dal grammofono è una della immagini più note dell’industria musicale del Novecento e rappresenta la catena di negozi di dischi inglese HMV, da cui l’opera prende il titolo. Potenza iconica e riconoscibilità dell’immagine aprono la strada al rovesciamento satirico di Banksy, il quale cambia pochi elementi della composizione originaria per ribaltarne il significato. A differenza dell’immagine della HMV, il cane non ascolta più affascinato quel suono familiare, ma sorregge minacciosamente un bazooka, trasformandosi da ascoltatore passivo in un pericoloso sabotatore.
2004, Petrol Head – Il dipinto raffigura, in forma di segnaletica stradale, una silhouette di un omino intento e pronto a spararsi con la pistola di una pompa di benzina. L’essere umano perirà per mezzo dell’inquinamento ambientale oppure a causa delle guerre scatenate per il controllo del petrolio?
2011, Tesco petrol bomb – Tesco è una catena di negozi di generi alimentari britannica che si distingue per essere il primo gruppo di distribuzione in Inghilterra e uno dei maggiori d’Europa. Questa unica versione ad olio mostra una bottiglia con l’etichetta “Tesco Value Petrol Bomb” trasformata in una bomba Molotov.
2003, Rude Copper – Questo stencil nel tipico stile in bianco e nero dell’artista raffigura un singolo poliziotto, che provoca lo spettatore.
2003, Turf war – May day 2000. Per alcuni giorni centinaia di anarchici manifestano nel centro di Londra con cortei e iniziative anticapitaliste. Le manifestazioni pacifiche si tramutano in scontri con la polizia che porteranno a oltre novanta arresti. Intanto in piazza, qualcuno strappa una zolla d’erba e la colloca sulla testa della statua di bronzo di Winston Churchill in Parliament Square. Così l’austera immagine dello storico primo ministro inglese si trasforma in un’improbabile e paradossale icona punk con tanto di cresta mohawk (un’acconciatura diventata popolare nella cultura punk nei primi anni ottanta), una sorta di inno anti-establishment.
Altra originalità dello stile di Banksy è la sua capacità di giocare sull’esito non scontato dei presupposti narrativi: la linearità delle sue figure, infatti, è sovvertita dalla presenza di elementi di dissonanza, che non invalidano la comprensibilità del messaggio, bensì ne rinforzano il sapore sarcastico e sovversivo. A titolo di esempio, nel murale No Ball Games sono raffigurati due bambini mentre si lanciano un cartello che vieta loro di giocare con la palla, ma che paradossalmente qui assume il valore della palla; è giocando con le contraddizioni impreviste e imprevedibili che si palesa l’ironia di Banksy, e che l’opera si carica di forti connotazioni artistiche.
2009, No Ball Games – Due bambini sorridenti giocano cercando di prendere al volo un cartello con la scritta “Vietato giocare a palla”. Un invito a infrangere le regole e una provocatoria critica all’educazione repressiva e ai divieti imposti dalla società.
Gli animali sono spesso protagonisti indiscussi nelle opere di Banksy e oggetto di molte sue installazioni, performance e incursioni illegali realizzate in alcuni zoo. Topi, scimmie, elefanti, maiali, delfini, cani, mosche e zanzare diventano portavoce di molteplici messaggi. Gli animale prendono spesso sembianze umane, o meglio si sostituiscono all’uomo, come per voler indicare la perdita di umanità della nostra società, protagonista di un’inesorabile involuzione.
Tra tutti gli animali rappresentati da Banksy, i ratti sono le immagini più iconiche della sua opera e possono essere considerati dei veri e propri autoritratti della figura dello street artist: “Esistono senza permesso. Sono odiati, braccati e perseguitati. Vivono in una tranquilla disperazione nella sporcizia. Eppure sono in grado di mettere in ginocchio l’intera civiltà” dichiara l’artista. Ispirandosi allo street artist francese Blek le Rat, i suoi topi sono vandali armati di vernice e pennelli, borghesi con l’ombrello e abiti alla moda, operai scassinatori, rapper e sabotatori.
Anche le scimmie diventano una caricatura del modo di vivere e di pensare degli esseri umani. Realizzata su un muro su commissione del nightclub di Brighton “Ocean Rooms” e riprodotta in successive stampe, Laugh Now raffigura una scimmia dall’aria depressa che indossa un cartello con la scritta “Ora ridete, ma un giorno saremo noi a comandare”. La frase si ispira al modo di dire “to do monkey business”, che indica ogni genere di comportamento scorretto.
Chiamato anche Barcode Leopard Tiger, è uno dei primi e più ambiti stencil realizzati da Banksy. Apparve per la prima volta a lato di una casa in Pembroke Road a Bristol nel 1999-2000 circa.
Lo stencil è stato rimosso dal muro nell’agosto 2010 e sorprendentemente riemerse dopo quattro anni in occasione di una mostra scolastica nel Somerset.
2009, la litografia rappresenta la Camera dei Comuni – la camera bassa del Parlamento del Regno Unito – con al suo interno delle scimmie, che Banksy sostituisce ironicamente alle figure dei deputati.
Still life with flies – L’opera può essere considerata una personale interpretazione di una natura morta contemporanea. Nel 1596, Caravaggio dipinse un canestro di frutta affermando un interesse per il soggetto inanimato, non più periferico e complementare alla figura umana, ma centrale ed esauriente. Cinquanta anni dopo, contestualmente alle esperienze dello stesso genere condotte dai pittori fiamminghi, nasce il termine “stilleven” che conoscerà una contigua traduzione con il tedesco “stilleben” e l’inglese “still life” per indicare il carattere fermo del soggetto rappresentato, in opposizione all’immagine della figura umana, che doveva essere colta nella mutevolezza dell’espressione.
Le mosche nel dipinto di Banksy, conferiscono carattere tridimensionale all’opera, essendo attaccate alla cornice e al quadro stesso, e si aggiungono ai vri elementi compositivi per tramettere un messaggio di mortalità, tipico di questo genere artistico che rifletteva sul concetto di Memento mori.
Come ne “La fattoria degli animali” (1945) di George Orwell, gli animali di Banksy, stanchi dello sfruttamento dell’uomo e della stupidità umana, si ribellano. Le tigri scappano dalle gabbie, gli elefanti entrano negli appartamenti, gli scimpanzé siedono in parlamento, i ratti escono alla luce del sole portando con sé messaggi di ribellione, di libertà e di riscatto. Banksy ha metaforicamente abbattuto i cancelli de parchi zoologici e ha messo in luce le zone d’ombra della nostra quotidianità, mostrandoci lo “zoo umano” all’interno del quale viviamo.
Opere esposte realizzate appositamente per la mostra Barely Legal che si tenne a Los Angeles nel fine settimana del 16 settembre 2006, e all’opening parteciparono personaggi rinomati del mondo dell’arte ma anche celebrità del cinema e musicisti.
All’ingresso del magazzino industriale dismesso, un elefante indiano, decorato con lo stesso pattern della carta da parati che ricopriva uno degli spazi espositivi, attendeva i visitatori circolando liberamente nello spazio. All’entrata, venivano distribuiti dei volantini con la scritta: “C’è un elefante nella stanza. Venti miliardi di persone vivono al di sotto della soglia di povertà”. Una pungente critica alla società e una riflessione sulle differenze sociali.
2005, Applause – Su un’enorme portaerei militare un veicolo si prepara al decollo, mentre in primo piano ci si aspetta che i due addetti alle operazioni diano il via libera per la partenza al pilota. Nel cartello che uno dei due regge in mano, Banksy inserisce in rosso un elemento incongruo, il comando degli applausi. D’un tratto ci riscopriamo essere gli spettatori ignari di uno show televisivo, invitati a seguire una scaletta che non ci appartiene per partecipare a quell’enorme e drammatico gioco a premi che è la guerra.
2005, Trolley hunters – In questa serigrafia una tribù di indiani, armati di lance e tomahawk, è impegnata in una battuta di caccia e le loro prede sono un branco di carrelli da supermercato. L’opera di Banksy irrompe come un fulmine a ciel sereno nello scenario di quella che il filosofo Zygmunt Bauman descrive come l’odierna società liquida.
2005, Grannies – Su un ironico sfondo rosa due nonnine dall’aria sorridente e comprensiva, in un tipico salotto inglese, lavorano a maglia confezionando pullover con le scritte “Punks Not Dead” (“Il Punk non è morto”) e “Thug For Life”, un termine che sembra fu inventato dal rapper attivista Tupac Shakur ed è l’acronimo di “The Hate U Give Little Infants Fucks Everybody” (“L’odio che dai ai neonati fotte tutti”).
2005, Festival o Destroy Capitalism – Mostra delle figure in coda davanti un stand di merchandising, presumibilmente durante un festival musicale. Le persone in fila sono quelle che la società e la maggior parte delle persone definirebbero “anticapitaliste” e/o antisistema-punk, hippy, freegan, studenti universitari di sinistra, che sono ironicamente in attesa per comprare magliette rosse da $30 con lo slogan “Distruggi il capitalismo”. L’opera è un commento sarcastico su come eventi indipendenti e alternativi, ad esempio i festival musicali, contraddicano in alcuni casi lo spirito originario.
2005, Morons – Quest’opera è una delle critiche più aspre di Banksy nei confronti del mercato dell’arte. L’immagine raffigura una folla di collezionisti riuniti intorno a un banditore e, tra i dipinti esposti, una grande tela in una ricca cornice dorata dove sono chiaramente leggibili queste parole: “non posso credere che voialtri imbecilli stiate davvero comprando questa merda”.
2005, Sale Ends Today – L’opera mostra un gruppo di quattro donne prostrate di fronte a un cartello che riporta appunto la scritta “Sale Ends Today”, unico elemento colorato della composizione. Le donne ricordano le figure lamentose alla base della crocifissione nei dipinti rinascimentali, mentre la scritta evoca gli slogan nei negozi per catturare l’attenzione delle persone finalizzati all’acquisto.
Attraverso quest’opera, l’artista dimostra il fervore quasi religioso con cui la società contemporanea si interfaccia al consumismo, in particolare attorno ad eventi come il Black Friday e l’Amazon Prime Day.
2004, I fought the law – Si ispira al filmato del tentativo fallito di John Hinckley di assassinare il presidente Ronald Reagan nel 1981. Con audace ironia Banksy raffigura il criminale come uno street artist, invece di un assassino, che ha appena imbrattato un muro con la scritta “I fought the law an I won” (“Ho combattuto la legge e ho vinto”), per evidenziare il fatto che i writers sono considerati criminali ai sensi della legge e di conseguenza trattati come tali. La scritta da cui l’opera prende il titolo si ispira alla famosa canzone del celebre gruppo inglese The Clash.
Banksy Walls: il video, che presenta una selezione di interventi su muro realizzati da Banksy nel mondo, permette ai visitatori del Chiostro del Bramante di immergersi nelle strade e osservare da vicino le sue opere.
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Banksy rende omaggio ai medici e agli infermieri in prima linea contro il coronavirus
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