Il Giardino di Ninfa, Cisterna (Latina)
Una delle fortune di vivere in Italia è che a volte basta allontanarsi da casa propria solo pochi chilometri per trovare veri e propri tesori. Ne abbiamo trovato uno a Sermoneta, vicino Latina, a meno di ottanta chilometri da Roma: il Giardino di Ninfa. Questo è il post con le sensazioni del viaggio, suddiviso per motivi tecnici in due parti.
È mezza mattina del 7 maggio quando arriviamo a Ninfa, c’è un bellissimo sole dopo le piogge del giorno precedente.
I Giardini di Ninfa si trovano a Cisterna di Latina, al confine tra Norma e Sermoneta, e sono un esempio meraviglioso di architettura medievale e romanticismo.
Qui sono venuti ad ispirarsi tutti i più grandi scrittori del Novecento, come Italo Calvino, Pier Paolo Pasolini, Alberto Moravia, Virginia Woolf, Truman Capote, Ungaretti e tanti altri. Ma non solo scrittori, sono venute anche molte personalità, attori, capi di stato, i reali del Belgio, Carlo e Diana.
Perfino l’aria ha un altro odore e l’unico rumore è quello del fiume che scorre e degli animali che vivono. E qui la natura, oltre che viva e rigogliosa, ha un fascino tutto suo: elegante, pulita, accoglierla nello sguardo è un piacere che lascia quasi sbalorditi.
Non è natura selvaggia, è un giardino all’inglese che sussurra vita e ricordi. E passeggiare qui ascoltando questi sussurri e riempiendosi gli occhi di verde e azzurro, è davvero come fare un salto indietro nel tempo, vivere in un mondo che ormai si legge solo nelle favole.
A volte le parole non riescono a descrivere un posto come meriterebbe. Vi dico solo che io qui le fate le ho cercate davvero.
Il giardino di Ninfa è una delle più incredibili oasi sul territorio nazionale: strappata alle paludi, questa località un tempo crocevia di anime erranti oggi è un piccolo paradiso rigoglioso attraversato da acque placide.
L’oasi di Ninfa è un luogo fuori dal tempo, dove si riesce a sentire, non a vedere solo con gli occhi, il sublime che alberga solo in certi luoghi. Una sorta di benedizione della natura, da portarsi nell’anima e che rimane per sempre.
Passeggiando per il Giardino di Ninfa …sembra di essere dentro un bosco incantato o immersi in un dipinto ad olio …una meraviglia.
Il nome di Ninfa, gioioso e poetico, si fa risalire ad un piccolo tempio di epoca romana, dedicato alle Ninfe Naiadi, divinità delle acque sorgive. Scomparso il tempio, scomparso il mito e scomparsa anche la città che ne trasse il nome, resta lo splendido giardino che ricopre muri e ruderi.
È un giardino storico di fama internazionale dichiarato Monumento Naturale dalla Regione Lazio.
Si tratta di un tipico giardino all’inglese, iniziato da Gelasio Caetani nel 1921, nell’area della scomparsa cittadina medievale di Ninfa, di cui oggi rimangono soltanto diversi ruderi, alcuni dei quali restaurati durante la creazione del giardino. I primi abitanti di questo luogo arrivarono nell’VIII secolo, quando l’Imperatore Costantino V detto Copronimo concesse a Papa Zaccaria questo fertile luogo.
Dell’antica città non restano solo i ruderi del borgo medievale, ma anche tre ponti dell’epoca romana, che venivano usati per attraversare il fiume.
Il più importante è il Ponte del Macello, che sembra prenda il suo nome da una battaglia: proprio qui infatti i ninfini per difendere la loro città colpirono i nemici con uno spropositato numero di lance, e i morti furono così tanti che il fiume si colorò di rosso a causa del sangue.
L’habitat è formato dal fiume Ninfa, da un lago e tante piante. A ricordo del passato storico, rimangono i ruderi di numerose chiese: San Giovanni, San Biagio, San Pietro fuori le mura, San Salvatore e Santa Maria Maggiore, che spuntano dietro le siepi e si confondono con la natura, ma che danno un aspetto molto romantico al giardino.
All’interno del giardino di otto ettari si possono ammirare 1300 specie tra cui 19 varietà di magnolia decidua, betulle, iris acquatici e aceri giapponesi. A primavera i ciliegi ornamentali fioriscono in maniera spettacolare.
Dal 1976 è stata istituita un’Oasi del Wwf a sostegno della flora e della fauna del luogo.
Ripercorriamo la storia, molto turbolenta, della città di Ninfa intorno alla quale sorge questo luogo da fiaba. La piccola cittadina agricola nacque sotto l’impero romano; ma acquistò importanza politica e religiosa più tardi. Quando la palude invase la via Appia e la Pedemontana divenne l’unica strada sicura per raggiungere il Sud dell’Italia; inoltre per questo motivo era obbligatorio transitare per Ninfa.
Dopodiché Ninfa ebbe numerosi proprietari nel corso degli anni, tutti appartenenti alla nobiltà romana. Nel 1294 Benedetto Caetani divenne pontefice con il nome di Papa Bonifacio VIII e nel 1298; aiutò Pietro II Caetani ad acquistare Ninfa ed altre città limitrofe, segnando l’inizio della presenza dei Caetani nel territorio pontino per circa sette secoli.
Nel ‘300 Ninfa fu saccheggiata e distrutta per mano di Onorato Caetani; sostenitore dell’antipapa Clemente VII, avverso al ramo dei Caetani che possedevano Ninfa. La città, rasa al suolo, fu abbandonata e mai più ricostruita anche a causa della malaria che imperversava nella zona.
Infatti la costruzione del bellissimo giardino fu voluta da Gelasio Caetani nei primi anni ’20. L’ultima erede e appassionata proprietaria del giardino incantato fu Lelia Caetani che abbinò piante e colori come si fa in un quadro e non ostacolò la naturale crescita delle piante. Rimasta senza eredi, costituì la fondazione Roffredo Caetani per garantire la cura del giardino e valorizzare il territorio lepino di cui fa parte.
La fondazione Roffredo Caetani offre a tutti la possibilità di una visita virtuale. Un video in cui la direttrice del polmone verde realizzato dalla nobile famiglia romana Caetani più di un secolo fa e considerato dal New York Times il giardino più bello del mondo, Antonella Ponsillo, accompagna i visitatori virtuali tra le rovine della città medievale, mostrando le prime fioriture delle piante provenienti da tutto il mondo, che grazie al particolare microclima della zona crescono rigogliose. “Il 2021 è un anno speciale per il Giardino di Ninfa – dichiara il presidente della fondazione, Tommaso Agnoni – che come molti ormai sanno compie cento anni. Cento anni di bellezza, lo slogan scelto per gli eventi e le celebrazioni di questo luogo magico”.
Per saperne di più
C’era una volta una bellissima principessa di nome Ninfa che viveva in un castello circondato da piante e fiori, ma al di là di quella rigogliosa vegetazione regnava la palude infestata dalla malaria. Il papà di Ninfa decise di sconfiggerla per rendere quelle terre fertili, e allora chiese aiuto a due re confinanti, Martino e Moro. Disse loro che chi fosse riuscito a prosciugare la palude, avrebbe avuto sua figlia in sposa. Martino, dolce e buono, ce la mise tutta ingegnandosi per far defluire l’acqua, ma non vi riuscì. L’astuto Moro aspettò l’ultimo giorno e con un incantesimo prosciugò la palude.
Ninfa, perdutamente innamorata di Martino, per non sposare Moro, si gettò nelle acque del lago e scomparve per sempre. C’è chi giura di aver visto la sua immagine riflessa nelle acque di quel lago e ancora oggi il fantasma di Ninfa si aggira, come un’anima in pena, nei giardini che portano il suo nome.
Ho appena accennato alla leggenda di Ninfa, che trovo terribilmente attuale.
Quando in questi giorni me la sono riletta mi è venuta in mente la storia recente della ragazza pakistana, Saman Abbas, scomparsa e probabilmente uccisa dai genitori, perché volevano imporle un marito di loro piacimento, ma lei era innamorata di un altro ragazzo e non voleva cedere a quell’orribile sopruso.
Di una cosa sono rammaricato, non aver visto l’immagine riflessa sul lago della bellissima Ninfa, ma tornerò e chissà…
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