Emergenza giustizia
L’ANM saprà e vorrà abbandonare la miope tutela corporativa di interessi di casta? “Disponibilità totale senza preclusioni e senza volontà di contrasto, all’individuazione di seri interventi che almeno comincino a porre rimedio al disastro della giustizia”. E’ quanto promette e annuncia il presidente dell’Associazione Nazionale Magistrati Lucerti, all’indomani della nomina a ministro della Giustizia Alfano. Il sindacato dei magistrati si dichiara, in sostanza, disponibile al confronto e al dialogo. Si vedrà.
Giuramento on. Angelino Alfano neo Ministro della Giustizia
Il neo-ministro della Giustizia si troverà sulla scrivania una quantità di urgenti e scottanti dossier: lo stato della Giustizia in Italia è ormai una “ordinaria” emergenza; si va dai processi lenti di cui è certa solo la data di inizio, alle scarcerazioni “facili” di pericolosi delinquenti per decorrenza dei termini (nulla da dire, in proposito, ANM?); fino all’affollamento nelle carceri: come non ci si stancherà mai di ripetere, ci sono più imputati che condannati, ogni dieci detenuti sei sono in attesa di giudizio.
I rapporti tra politica e magistratura sono stati caratterizzati da una tensione al calor bianco, e hanno prodotto frutti avvelenati che sono sotto gli occhi di tutti. La politica ci ha messo del suo: invece di preoccuparsi di come assicurare al cittadino una giustizia rapida ed efficiente, si sono prodotte una quantità di leggi ad personam, che hanno contribuito potententemente a incancrenire ulteriormente la situazione. Il centro-destra quando ha governato è stato arrogante e prepotente, il centro-sinistra quando ha governato è stato inconcludente e impotente. Abbiamo assistito a sconcertanti invasioni di campo. Troppe volte i magistrati sono intervenuti a gamba tesa. Il loro compito è applicare le leggi che il Parlamento approva, non sabotarle utilizzando inchieste per fini che nulla hanno a che fare con l’accertamento dei fatti e l’amministrazione della giustizia. E’ certamente legittimo esprimere valutazioni ed opinioni, ma – si ripete – il compito di fare le leggi, e di adeguarle alle esigenze della collettività, appartiene alla politica. L’autonomia del magistrato va rispettata e tutelata, ma non può e non deve equivalere, come troppe volte è accaduto, a irresponsabilità e impunità.
Il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ammonisce
Su questo si vorrebbe avere, finalmente, una parola chiara, da parte dell’ANM e dei suoi vertici. Per il resto, vedremo: è stata promessa la separazione delle carriere, così come accade in tutti i paesi civili, del Pubblico Ministero da quella del Giudice. Ora già qualcuno dice che può bastare la separazione delle funzioni (ma perché, esiste un Pubblico Ministero che svolga insieme il ruolo di Giudice nello stesso processo?); va affrontato il nodo dell’obbligatorietà dell’azione penale; il 23 per cento della popolazione carceraria è costituito da tossicodipendenti, segno evidentemente, che le leggi Vassalli-Jervolino prima, Giovanardi-Fini poi, si sono rivelate inutili e dannose.
Ci sono, insomma, problemi enormi e urgenti da risolvere. Auguriamoci almeno che l’ANM sappia e voglia abbandonare la miope tutela corportativa di interessi di casta come ha finora fatto (da Notizie radicali).
L’Italia è una democrazia avanzata fondata sulla legalità. Le leggi sono il suo punto di forza. Sono così tante, tra le 300.000/350.000, che nessuno le conosce tutte. Per ogni disposizione c’è il suo contrario, la sua eccezione, la sua interpretazione giuridica. Il numero di avvocati della città di Roma è pari a quello di tutta la Francia.
Il vero cambiamento che serve all’Italia è che si accettino veramente i principi della democrazia liberale: quando si fa una legge, deve essere applicata a tutti. Per primi, ai politici che le fanno: che, quindi, ci devono pensare bene prima di fare una legge che non potrebbero rispettare. Poi però nessuno deve difendere i “suoi amici” quando non rispettano quella o quell’altra legge “ingiusta”: se la legge è ingiusta, va cambiata. Ma, finché è in vigore, va fatta rispettare. Anche se non piace a nessuno. In Italia, dove ci sono tante leggi impossibili da rispettare, bisogna poi procedere ad abolirne tante, o a cambiarle in modo che siano sensate. Altrimenti, non se ne esce. Per questa battaglia io marcerei tutti i giorni. Magari diventasse la meta della prossima marcia del V-Day…