Il progressivo e costante miglioramento delle condizioni sanitarie, la ricerca clinica e sociologica, il controllo dell’ambiente e della stessa qualità di vita dell’uomo hanno portato ad un evidente ed importante allungamento della età media nei paesi occidentali.
Tanto lontano, pareva, e invece ci siamo già. In Italia, paese longevo come pochi, triplicano gli ultracentenari e la popolazione sopra i 65 anni ha superato quella tra gli zero e i 19. In particolare si può osservare che il segmento che va oltre gli 85 è quello che cresce più rapidamente. Un fattore, questo, sottovalutato. La paura di perdere la salute o di soffrire di demenza batte qualsiasi timore, anche quello della recessione economica; eppure nessuno parla dell’Italia che invecchia. E’ come se, su questo tema, ci fosse una grande rimozione collettiva. Tutto ciò porta a non affrontare quel groviglio di sintomi tipici dell’età avanzata e per fortuna non sempre patologici, costituito da facile squilibrio emotivo, impazienza, irritabilità, rigidità nelle opinioni, restringimento di interessi e prospettive, narcisismo ed egocentrismo, insoddisfazione circa la realtà e insicurezza sul futuro, che determinano nel vecchio disagio, malessere, demoralizzazione e depressione.
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