Buon compleanno, Dalai Lama!

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Domenica 6 luglio la guida spirituale e politica del Tibet compie settantatre anni, quarantanove dei quali trascorsi lontano dalla sua terra, nell’esilio indiano di Dharamsala. 
Premio Nobel per la pace nel 1989, leader nonviolento, continuatore e fermo assertore della metodologia di lotta gandhiana, Tenzin Gyatso, il cui nome originario è Lhamo Dhondrub, nel corso del tempo, con il suo sorriso contagioso e la sua saggezza, si è imposto all’opinione pubblica internazionale calamitando l’attenzione sulla drammaticità della condizione della sua gente, sottoposta ad un genocidio culturale e etnico sistematicamente perpetrato dalla Repubblica popolare cinese, vessata, stremata, paurosamente diminuita da un programma di colonizzazione forzata che ha reso di fatto i tibetani ad essere ridotti in Tibet ad appena sei milioni rispetto a quasi nove milioni di cinesi.
Il Tibet sta sparendo. Una cultura e una tradizione millenarie sono destinate ad essere inesorabilmente spazzate via se non si interverrà subito, con urgenza.
Non si aiuta di certo la causa di un popolo che ha adottato la nonviolenza come una unica forma di azione con gli atteggiamenti remissivi, la doppiezza, l’ipocrisia di governanti e politici occidentali, sensibili più al fruscìo di cartacee monete che alle urla di dolore e disperazione provenienti dall’altopiano himalayano.
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Non si aiutano i tibetani e la giusta rivendicazione autonomistica assicurando, in pompa magna, la presenza a quella fiera della vanità che è ormai divenuta la cerimonia d’apertura delle imminenti olimpiadi di Pechino.
Il Dalai Lama e la sua “cricca” di uomini e donne armati d’amore chiedono, con perseveranza e insistenza, dialogo, diritto, rispetto.
Per questo la satrapia cinese, con odio, in modo sprezzante, ne deturpa l’immagine, mostrando, in fin dei conti, di averne terrore. La nonviolenza fa paura, certo, perché non cancella la memoria ma edifica, costruisce, il presente e prefigura il futuro. Non si prefigge di distruggere il nemico, cercando, anzi, di farne emergere il lato migliore, anche se sepolto da spesse, velenose, incrostazioni.
Domenica avremo tutti un’occasione in più per riflettere e festeggiare insieme, coralmente, accomunati dallo slogan “Libero Tibet, libera Cina”.
I radicali, a partire dalle ore 16, daranno vita a Spoleto ad una manifestazione gioiosamente a sostegno di una figura e di un popolo che necessitano del nostro apporto, della nostra voce, della nostra appassionata “forza di verità” (da notizie radicali).
Long Live Dalai lama

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