Non gli bastano due chiappe

monopoli
L’Italia e’ caratterizzata dalla presenza di pochi grandi gruppi in mano a un numero assai ristretto di soggetti legati da patti, con incarichi personali doppi o addirittura multipli in società concorrenti e da intrecci del tutto peculiari rispetto al resto d’Europa. Questo enorme groviglio di posizioni, diciamo così, opache riguarda, infatti, l’80% dei gruppi passati al setaccio dall’Antitrust (http://www.agcm.it/).  È una situazione di enorme confusione di ruoli e di interessi, nella governance di banche ed imprese italiane compaiono sempre gli stessi nomi.  Siamo di fronte all’annientamento della concorrenza attraverso il familismo.  Io chiamerei una cosa del genere semplicemente Mafia, ma qualcuno lo chiama Capitalismo Relazionale o, per meglio dire Politica Relazionale.
banche
La ragnatela della finanza italiana è tale che una decina di nomi controlla cinquanta posizioni di potere; volendo infatti contare le poltrone dei soliti noti a Piazza Affari, ecco una classifica provvisoria: Jonella Ligresti, 7 poltrone; Gilberto Benetton e Gianni Mion 5;  mentre Antoine Bernheim, Carlo Pesenti, Gabriele Galateri, Carlo D’Urso e Angelo Casò si fermano a 4 poltrone.
Un soggetto che è socio o amministratore in due società ufficialmente concorrenti è un soggetto che si trova in una situazione di “conflitto di interessi”. Un soggetto che è sia finanziatore che finanziato è palesemente in uno stato di “conflitto di interessi”. Un soggetto che è “dentro” sia a due banche tra loro (ufficialmente) concorrenti sia a due imprese tra loro (ufficialmente) concorrenti e clienti delle due banche suddette è al centro di un “conflitto di interessi” colossale.
Quali sono le implicazioni dirette degli “intrecci” anomali denunciati dall’Antitrust? Lo spiega lo stesso dossier: quali interessi vorrà o potrà tutelare il soggetto che fa parte di una società a titolo di amministratore, di un’altra (magari partecipata) a titolo di azionista di maggioranza, e in un’altra ancora, per giunta concorrente, ricopre un altro ruolo chiave? “L’instabilità di alcuni azionisti – si legge nel testo del dossier – può investire le imprese nelle quali è detenuto il capitale, e ciò a maggior ragione quando sono coinvolte le società concorrenti”. E inoltre “gli interessi ‘incrociati’, e non sempre lineari tra soggetto finanziato e soggetto finanziatore, tra soggetto partecipato e soggetto azionista possono disincentivare l’esigenza di chiarire al mercato l’assetto patrimoniale e i rischi assunti”.
antitrust
Serve maggiore trasparenza. La situazione attuale, è l’ovvia conclusione degli esperti dell’Antitrust, impone “un’attenzione alta sulla corporate governance”. Emerge “l’esigenza di un nuovo processo – di regolazione, autoregolazione e di modifiche statutarie – che innovi, ad esempio, sotto il profilo della trasparenza nei processi decisionali, della chiarezza nella attribuzione delle funzioni e responsabilità dei vari organi/comitati, nella eliminazione dei cumuli di ruoli e incarichi tra concorrenti, nonché nella definizione più puntuale dei requisiti per figure rilevanti come gli amministratori indipendenti”.
Antitrust: “anomalie” per l’80% di Banche e Assicurazioni

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