Il 12 febbraio, martedì grasso, ha avuto luogo dalle ore 16:00 in piazza del Popolo il gran finale del Carnevale Romano, con gli ultimi eventi di arte di strada ed arte equestre fino a concludersi con la presenza del 4° Reggimento Carabinieri a Cavallo e dello spettacolo di Cordoba equestre, prima di dar luogo alla cerimonia dei moccoletti e allo “Spettacolo unico al mondo di fuochi d’artificio barocchi” dalla terrazza del Pincio (cliccare qui, qui e qui).  

Il Carnevale di Roma (gran teatro del mondo) si intreccia al mondo delle maschere e dei travestimenti risalente ad una storia antica e poi barocca, radicata e popolare, celebrazione rituale del corpo, del sesso e del cibo, crocevia tra sacro e profano, tra pagano e cristiano, tra nobile e plebeo, in cui l’uno sconfina nell’altro e uno si fa beffe dell’altro (vedere la maschera romana di Meo Patacca).

L’anima di un popolo ha bisogno del suo carnevale, come la verità ha bisogno di una maschera per svelarsi.

Ed i “Colori di Re Carnevale” trionfano anche a via Nazionale dove sfilano carri allegorici seguiti  da animatori, saltimbanchi, artisti di strada e maschere (cliccare qui, qui e qui)  .  Anzi, al seguito del carro dedicato a Pinocchio abbiamo incontrato anche  una “fata turchina” di vecchia conoscenza prontamente  immortalata in un moderno dagherrotipo digitale accanto ad un stupefatto Gas-Gas!

Altro teatro  esclusivo del Carnevale Romano 2013 è stata piazza Navona (sede storica  della commedia dell’arte fino a metà ‘700) dove è andato in scena lo Yorick Festival, ciclo di rappresentazioni teatrali all’insegna del rovesciamento dei ruoli e della temporanea, sana follia carnascialesca che ribalta la tragedia in risata (per questo il festival è intitolato a Yorick, il buffone dell’Amleto).

A Carnevale è dato libero ma limitato accesso alla follia e al caos, all’inversione dei ruoli sociali, anagrafici e perfino sessuali; il principio che lo sorregge è l’eccezione che serve a confermare la regola, funge fino a un certo punto da valvola di sfogo per le intemperanze e il disordine per rafforzare l’ordine, la gerarchia e riportare la trasgressione nell’alveo dei rapporti “normali”.

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