Gaeta: il Santuario della SS. Trinità (detto anche “Santuario della Montagna Spaccata”)

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Domenica 7 aprile 2013; è il nostro 29° anniversario di matrimonio. Che bello esserci incontrati! Per l’occasione ci voleva veramente una bella gita ed abbiamo scelto di andare a Gaeta (LT) al “Santuario della Montagna Spaccata”, costruito a strapiombo sul mare.
Il complesso della “Montagna spaccata” si incastona nel contesto di tre fenditure della roccia.

Il Santuario della SS. Trinità o “Santuario della Montagna Spaccata” è stato edificato dai monaci benedettini nell’XI secolo; sorge su un pendio del Monte d’Orlando, su una fenditura nella roccia che giunge fin nella Grotta del Turco, creatasi, secondo la leggenda, al tempo della morte di Cristo, quando si squarciò il velo del tempio di Gerusalemme.
Il santuario è sede dei missionari del Pontificio Istituto Missioni Estere (P.I.M.E.).

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Alla destra della chiesa si percorre un corridoio scoperto con alle pareti le stazioni della Via Crucis in riquadri maiolicati, opera di R. Bruno (1849): sotto ogni quadro i versi del Metastasio.

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Segue una scalinata di 35 gradini, che conduce alla profonda, suggestiva fenditura centrale, quella che, secondo la tradizione, si formò alla morte di Cristo.

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Lungo la scalinata che porta nelle viscere della montagna, lungo la stretta spaccatura di roccia, è possibile notare sulla parete di destra un distico latino con a fianco la cosiddetta “Mano del Turco”, la forma di una mano (le cinque dita impresse nella roccia) che, secondo la leggenda, si sarebbe formata nel momento in cui un marinaio turco “miscredente” si era appoggiato alla roccia che miracolosamente divenne morbida sotto la sua pressione, lasciando così l’impronta della mano.

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Nel 1434 dall’alto dei due costoni di roccia che hanno dato origine al nome di montagna spaccata, si staccò un macigno che andò ad incastrarsi più in basso tra le pareti della fenditura. Su di esso venne realizzata una piccola cappella, alla quale si accede scendendo i 35 gradini, dedicata al Crocifisso (sec. XIV), con all’interno la tomba del generale napoleonico Alessandro Begani, comandante della Piazzaforte di Gaeta nell’assedio del 1815. Salendo sulla piccola cupola si può ammirare lo strapiombo sul quale è costruita (cliccare qui).

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In questo Santuario pregarono numerosi pontefici, tra cui Pio IX all’epoca del suo breve esilio a Gaeta (1848-1850), sovrani, vescovi e santi, tra cui Bernardino da Siena, Ignazio di Loyola, Leonardo da Porto Maurizio, San Paolo della Croce, Gaspare del Bufalo e San Filippo Neri. La leggenda vuole che San Filippo Neri avesse vissuto all’interno della Montagna Spaccata dove, proprio dinnanzi alla Cappella, esiste un giaciglio in pietra noto ancora oggi come “Il letto di San Filippo Neri”.

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La straordinaria bellezza del luogo e la suggestiva atmosfera hanno reso internazionale la fama della “Montagna Spaccata”, tanto da essere meta di continui pellegrinaggi per i fedeli.

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A sinistra della chiesa, per €1, si accede alla discesa alla fenditura della Grotta del Turco. La visita alla Grotta del Turco consente, attraverso una scalinata di 275 gradini, di scendere (cliccare qui) sino al livello del mare per godere, soprattutto se c’è il sole, degli splendidi riflessi verdi e turchesi. Guardando verso l’alto poi si può ammirare la spettacolarità dell’intera grotta (cliccare qui).

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Storicamente, la Grotta del turco è stata così denominata, in quanto nel IX secolo, ai tempi del Ducato di Gaeta, le navi dei saraceni trovavano rifugio tra le fenditure di questo strategico promontorio, pronti ad attaccare di sorpresa le navi in transito, al fine di depredarle dei loro carichi.

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Risaliti i 275 gradini e, dopo 10 minuti di pausa, proseguendo a piedi per un sentiero a sinistra della porta della Chiesa, ci siamo diretti verso un punto panoramico tramite uno dei sentieri del Parco di Monte Orlando.

Il parco, che si estende per 53 ha, occupa l’area del monte da cui prende nome ed è estremamente suggestivo per le sue pareti a strapiombo sul mare. La vegetazione che lo ricopre è quella caratteristica della macchia mediterranea, popolata da svariate specie di avifauna migratoria e marina, tra cui il falco pellegrino.

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La macchia mediterranea annovera fra le varie specie il mirto, il cisto marino, la palma nana, il terebinto, assieme al carrubo, al leccio e al lentisco. Nell’area si trovano anche delle ritrovamenti storico¬culturali quali il Mausoleo di L.M. Planco, eretto attorno al 22 a.C. e le Fortificazioni di epoca borbonica.

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Infine scendiamo verso il porto di Gaeta, attraversando vicoli e viuzze di sapore medievale; visitiamo la chiesa di San Francesco d’Assisi e poi ci dirigiamo verso una delle spiagge di Gaeta; la  bellissima spiaggia di “Serapo” dove, finalmente, “assaggiamo” con i piedi  il mare . Ed è proprio in una delle spiagge di Gaeta che è approdato il mitico eroe greco Enea ed ha sepolto la sua nutrice Caieta la quale, secondo la leggenda, ha dato il nome alla città.

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E’ stata una bella e calda giornata di primavera goduta appieno tra storia e natura.
Proprio un bel 29° anniversario.

Per saperne di più cliccare qui: http://www.rai.tv/dl/RaiTV/programmi/media/ContentItem-0b387ed5-bafa-4e68-88cd-d031e7760f68.html?iframe

 

 

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