Islanda, in vacanza alle origini del mondo: ghiaccio, fuoco e luci nei meravigliosi altipiani

8° giorno, sabato 27 giugno 2015:  Eldhraun – Landmannalaugar – Hekla

Prima colazione in albergo. Attraversando il campo lavico di Eldhraun (prodotto nell’anno 1783 dalla tremenda eruzione del vulcano Laki) si torna nuovamente verso l’interno dell’Islanda. Lungo la pista interna (cliccare qui) che attraversa la riserva naturale di Fjallabak si arriva a Landmannalaugar, incantevole zona tra maestose vette di riolite, tortuose colate di lava, azzurri laghetti di montagna e gradevoli fonti termali, dove poter fare un bagno immersi nella natura. Pranzo al sacco. Lasciata questa zona dai colori unici si passa ad una di campi di cenere, pomice e lava posti ai piedi di Hekla, il vulcano più famoso d’Islanda. Pernottamento in hotel Hvolsvollur nell’omonima area e cena in zona. Nel paese era tempo di festival e nella serata si mettono in scena manifestazioni di ogni tipo con temi locali (cliccare qui).

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Scendendo dal bus si scopre che il suolo non è duro come ci si aspettava, ma soffice, spugnoso, si ha quasi timore ad appoggiare i piedi sul terreno per paura di sprofondare… questo è un luogo unico, indescrivibile.

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Dal paesino di Vik si può raggiungere la bella spiaggia di Reynisfjara: è una spiaggia scura di sabbia vulcanica, contornata da colonne basaltiche abbastanza scenografiche. Nella scogliera che circonda la spiaggia si aprono grotte dove nidificano i pulcinella di mare.

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Una distesa di ciottoli neri, disegna una linea di confine tra le verdi brughiere che scendono dal ghiacciaio Myrdalsjokull, a nord e le sferzanti onde dell’Atlantico a sud. I leggendari Troll che si ergono dal dall’Atlantico, la splendida spiaggia di neri ciottoli e la straordinaria grotta di basalto Hálsanefshellir rende Reynisfjara una delle spiagge più belle al mondo (cliccare qui).

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A breve distanza dalla riva si trovano i faraglioni di Reynisdrangar. Gli scogli di roccia basaltica rappresentano i resti di una costa una volta più ampia, erosa nel tempo dall’Atlantico che è particolarmente aggressivo in quest’area. Secondo la leggenda, invece, due giganti avevano tentato di portare a riva una nave a tre alberi, ma l’alba li raggiunse prima che potessero mettersi al sicuro in montagna, trasformando entrambi i giganti e la nave in pietra. I faraglioni sono chiamati individualmente come Skessudrangur, Langhamar e Landdrangur.
All’angolo sud-ovest di Reynisfjall ci sono formazioni di colonne basaltiche che si estendono verso est lungo la costa, formando una grande caverna a volta chiamata Hálsanefshellir, uno dei monumenti naturali più famosi del paese. Sembrano gigantesche canne di un organo naturale.

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Immersi nel paesaggio verde del sud dell’Islanda, si visita la spettacolare Cascata Skogafoss, ultima di una serie di 20 cascate situate sul fiume Skógaá. La cascata Skogafoss prende in effetti origine da questo fiume, proveniente dal ghiacciaio Eyjafjallajökull e compie un salto da quella che, in altri tempi, era in realtà una scogliera. Mentre, oggi, il mare si trova a ben 5 chilometri di distanza. Il salto che compiono le acque della cascata Skogafoss misura 62 metri per una larghezza di 25. A destra della cascata Skogafoss s’inerpica una scalinata di circa 700 gradini che porta fino in cima, a pochi passi dall’inizio del salto, con una vista mozzafiato da far spavento. Contende a Gullfoss (la cascata d’oro) il titolo di cascata più fotogenica d’Islanda anche per la facilità impressionante con cui il sole, colpendo le goccioline d’acqua sollevate dalla caduta, dà origine a splendidi arcobaleni.

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Alla Cascata Skogafoss è anche legata una nota leggenda islandese. Secondo la mitologia, il primo vichingo a essersi stabilito nella zona, Þrasi Þórólfsson, avrebbe nascosto un tesoro di monete d’oro nella caverna dietro la cascata Skógafoss e quando il sole colpisce l’acqua con i suoi raggi, c’è ancora chi dice che si possa vedere il riflesso dorato delle monete. In molti, negli anni successivi, hanno cercato questo tesoro e, sempre secondo la leggenda, un ragazzo l’avrebbe anche trovato. Attaccò una corda al forziere con la speranza di poterlo recuperare. Sotto il peso dell’acqua della Cascata Skogafoss, il ragazzo perse lo scrigno. Rimase con la corda in mano e l’anello, a cui aveva attaccato la corda, rimase l’unico e magro bottino dell’impresa. In seguito, l’anello d’argento con incisioni runiche fu usato come maniglia del portale della chiesa di Skógar e oggi si può ammirare nel museo della zona. Come se ciò non bastasse, alla cascata Skógafoss è attribuito anche un potere magico: si dice che chiunque si bagni nelle sue acque possa ritrovare un oggetto perduto.

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Landmannalaugar è una regione montuosa nei pressi del vulcano Hekla nel sud dell’Islanda. L’area è una popolare destinazione turistica per la presenza di interessanti formazioni geologiche, come le montagne multicolore di riolite, ampie distese di lava e sorgenti di acqua calda dove è piacevole fare il bagno. Inoltre, è un punto di partenza di escursioni della durata di più giorni verso gli altopiani d’Islanda.
Hekla è un vulcano situato nel sud ovest dell’Islanda, alto 1491 metri. È il vulcano più noto d’Islanda; nel Medioevo era ritenuto la porta dell’inferno. Si trova al centro della frattura che da sud ovest a nord est segna l’Islanda ed è molto attivo: nell’ultimo millennio sono state censite una ventina di eruzioni, dalla prima rilevata nel 1104 alle più recenti (1980, 1991 e 2000). Il suo nome significa “incappucciato” e deriva dal fatto che la cima del vulcano è quasi sempre coperta da nubi.
In particolare una delle eruzioni più violente è avvenuta nel II Millennio A.C., quando il vulcano rilasciò nell’atmosfera, poco dopo la sua eruzione, chilometri cubi di materiale.
Il monte viene menzionato nel Dialogo della Natura e di un Islandese (Operette morali) di Giacomo Leopardi dove il protagonista (l’islandese), lamentandosi delle difficoltà e dei pericoli affrontati nella sua vita, ricorda anche le continue eruzioni dell’Hekla. “Né potea conservare quella tranquillità della vita alla quale erano rivolti i miei pensieri: perché le tempeste spaventevoli di mare e di terra e ruggiti spaventevoli del monte Ecla […] non intermettevano mai di turbarmi”.

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1 Comment so far

  1. Odoardo on 1 Agosto, 2015

    Grazie questa mattina mi avete fatto viaggiare con voi, un viaggio pensato più volte e ancora nel cassetto. Ciao

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