Uffizi – Una visita al museo come non l’avete mai fatta…


Di buon mattino, un giovedì di maggio, noi e i nostri cari amici Rino e Rita (con cui condividere i nostri bei momenti è sempre fantastico) partiamo in treno alla volta di Firenze (dove, in passato, si sono vissuti momenti indimenticabili) e arriviamo sempre in mattinata al nostro albergo: Hotel Fiorino a soli duecento metri dalla Galleria degli Uffizi e da Piazza della Signoria.
Questo è il diario del viaggio fatto, suddiviso per motivi tecnici in tre parti.  
1° giorno, giovedì 10 maggio 2018: Firenze (381.190 ab. – 55 m s.l.m. – 13°-25°)
Il nostro itinerario inizia in Piazza del Duomo, il cuore di Firenze. Qui troneggia il magnifico Duomo, o Cattedrale di Santa Maria del Fiore, con la famosa cupola del Brunelleschi, il Battistero di San Giovanni con la bronzea Porta del Paradiso ed il Campanile di Giotto, dal quale potrete godere di un’incredibile vista sulla città.

2018 10 maggio – Firenze piazza del Duomo

Se avete prenotato in tempo (cliccare qui), vale la pena di visitarli tutti, altrimenti potreste scegliere di vedere l’interno della Cattedrale, limitandovi a vedere gli altri monumenti dall’esterno.
Proseguite verso via dei Calzaiuoli per raggiungere la bellissima Piazza della Signoria, per secoli al centro della vita politica di Firenze. Qui l’imponente Palazzo Vecchio, sede attuale del comune cittadino e museo. Mentre passate da Palazzo Vecchio non mancate di cercare, nelle pietre del palazzo, l’incisione di un volto.

Secondo la leggenda, un uomo fermava Michelangelo ogni volta che lo scultore passava da quella strada raccontandogli sempre la stessa storia, quella dei suoi fallimenti finanziari e dei debiti verso Michelangelo stesso. Un giorno, Michelangelo incise il volto facendo finta di ascoltare.

Alla destra di Palazzo Vecchio potete ammirare l’affascinante Loggia dei Lanzi, dove sono collocate alcune statue famose, come il Perseo di Benvenuto Cellini.
In Piazza della Signoria si trova la Fontana del Nettuno di Ammannati ed il monumento equestre di Cosimo I del Giambologna. Lungo il percorso, in via Calzaiuoli, riconoscerete la Chiesa di Orsanimichele dalla particolare struttura architettonica e le statue che adornano la sua facciata, opere di grandi artisti come Donatello, Ghiberti e Verrocchio.
Se siete amanti dei mercati cittadini e soprattutto dello street food, non perdetevi un giro al Mercato Centrale, magari proprio all’ora di pranzo. Ristrutturato di recente al primo piano, più commerciale e meno tipico ma pur sempre valido, è una delle istituzioni fiorentine da sempre. Il consiglio è di perdervi tra i banconi del pianterreno, dove potete fare scorta di vino, formaggi e salumi locali, panino con il lampredotto e varie altre delizie da portare via o consumare direttamente lì. Non vi sentirete mai soli, complici eventi che spaziano dall’arte alla musica. Oltre alle pizzicherie e banchi alimentare tra cui puoi far volare un’intera mattinata, prima di desinare fai un giro all’esterno tra le bancarelle di pelletteria e oggettistica lungo le strade che circondano l’edificio del Mercato Centrale.


Nel primissimo pomeriggio potete prendere un autobus, il 12 o il 13, e scendere a piazzale Michelangelo che rappresenta il più famoso punto di osservazione del panorama cittadino, riprodotto in innumerevoli cartoline e meta obbligata dei turisti in visita alla città.


Fu realizzato dal 1869 su disegno dell’architetto Giuseppe Poggi su una collina appena a sud del centro storico, a completamento dei lavori di riqualificazione della riva sinistra dell’Arno.

Da quell’anno infatti Firenze era capitale d’Italia e tutta la città era impegnata in un rinnovamento urbanistico.

Firenze l’è piccina… e vista dal piazzale, la pare una bambina” (Leonardo Pieraccioni).


2018 10 maggio – Firenze vista da piazzale Michelangelo


Salite poi alla basilica abbaziale di San Miniato al Monte (cliccare qui) che si trova appunto in uno dei luoghi più alti della città, ed è uno dei migliori esempi di romanico fiorentino, visitatela e godetevi la vista splendida di tutta la città.

 

Quale sia il più vero significato di San Miniato al Monte ce lo rivela forse quel cartiglio marmoreo che da secoli avverte il viandante con le parole: “questa è la Porta del Cielo“.

È l’esclamazione di Giacobbe dopo che ha sognato la celebre scala appoggiata sulla terra, la cui cima raggiungeva il cielo mentre gli angeli salivano e scendevano su di essa.


Quella scala era il segno evidente che egli si trovava di fronte alla casa di Dio, il luogo dove l’uomo assetato di senso poteva finalmente trovare la terra promessa quale segno della provvidente passione del Creatore per la sua creatura. È questo sigillo scritturale a fare di quel marmo una delle pietre angolari di San Miniato al Monte.


La facciata di San Miniato è uno dei capolavori dell’architettura romanica fiorentina, ispirata a un classicismo solido e geometrico ripreso dalle tarsie marmoree degli edifici monumentali romani. Venne iniziata nell’XI secolo ed è divisa in due fasce principali: quella inferiore è caratterizzata da cinque archi a tutto sesto sorretti da colonne in serpentino verde con basi e capitelli corinzi in marmo bianco, richiamo alle prime basiliche paleocristiane a cinque navate (in realtà la chiesa fiorentina di navate ne ha solo tre).


L’interno della chiesa è alquanto inusuale, col presbiterio e il coro rialzati su una piattaforma sopra la grande cripta, ed è cambiato di poco dalla prima costruzione dell’edificio. Si accede alla parte superiore da due scalinate laterali, che sono in collegamento con le due navate laterali, mentre dalla navata centrale, dietro l’altare inferiore, si diparte la più breve scalinata per discendere alla cripta. Un arcone decorato da tarsie marmoree si erge al centro della navata (all’altezza delle scalinate) e richiama quello retrostante dell’abside, nelle stesse forme.


Il coro rialzato ed il presbiterio contengono un magnifico pulpito romanico del 1207. Il catino dell’abside è decorato da un grande mosaico del Redentore tra la Madonna e san Miniato, del 1297, con lo stesso motivo di quello della facciata e probabilmente dello stesso anonimo artista. Il crocifisso che domina l’altare maggiore è attribuito a Luca della Robbia. Alla sinistra del coro, lungo la parete della navata laterale, si trova l’organo a canne Tamburini opus 759 (1979), con 45 registri su tre manuali e pedale.

Mentre scrivo questo post, l’ex Presidente del Consiglio Matteo Renzi torna a far parlare di sé. Questa volta per una villa da 276 metri quadri calpestabili, 11,5 vani distribuiti su due livelli, con un salotto triplo open space, grande cucina, tre camere con altrettanti bagni, studio e terrazza in uno dei posti più belli e ambiti della città, a due passi appunto dal piazzale Michelangelo, che il neo-senatore ha comprato per 1,3 milioni di euro.

Per scendere poi dal piazzale sono accessibili due giardini splendidi e poco conosciuti che vi permetteranno di scendere nuovamente verso il centro: si tratta del Giardino delle Rose e del Giardino degli Iris. Sono entrambi giardini con percorsi tematici, ad esempio il giardino giapponese, e con statue lungo il percorso. Il periodo migliore per visitarli è maggio, in piena fioritura.
Se preferite un modo più veloce per scendere in città, a fianco del piazzale c’è una scalinata che vi porterà in Oltrarno (chiamato dai fiorentini anche “diladdarno”), cioè sulla riva sinistra del fiume, nel quartiere di Santo Spirito-San Frediano.

Qui il caos si attenua, i palazzi e le strade si rimpiccioliscono, le vetrine luccicanti dei grandi marchi scompaiono insieme con quelle degli hotel a cinque stelle; al loro posto, fanno capolino le botteghe artigiane, mischiate a ristorantini e caffè dall’aria meno turistica e più autentica, oltre che a negozi di vicinato come il fornaio, la macelleria, la mesticheria.

Il Ponte Vecchio è uno dei simboli di Firenze, a metà strada tra la Galleria degli Uffizi e Palazzo Vecchio (uniti dallo stupendo Corridoio Vasariano che passa proprio sopra le teste dei turisti affacciati sul Ponte).

Il Ponte è composto da tre ampi valichi ad arco ribassato (rapporto altezza/larghezza 1:6); per la prima volta in Occidente veniva superato il modello romano che prevedeva l’uso esclusivo di valichi a tutto sesto (ovvero arcate semicircolari) che nel caso di un ponte molto lungo richiedevano un gran numero di arcate, creando così potenziali pericoli in caso di piena (per la facile ostruzione dei valichi stretti) o una pendenza molto accentuata, soluzione ugualmente indesiderabile.

Al centro del ponte le botteghe si interrompono con due terrazze panoramiche: quella ad est è sormontata dal corridoio vasariano, mentre l’altra ospita il monumento con busto di Benvenuto Cellini, famoso scultore (ed orafo) fiorentino, realizzato da Raffaello Romanelli ed inaugurato il 26 maggio del 1901.

La cancellata del monumento del Cellini è stata usata dagli innamorati per appendervi dei lucchetti con scritte in pennarello, simbolo di un legame amoroso che si vuole indissolubile; le chiavi del lucchetto vengono poi gettate nell’Arno affinché simbolicamente nessuno possa più toglierlo.

Questa usanza, iniziata forse dai militari dell’Accademia di San Giorgio alla Costa, risale a non più di venti anni fa ed è la prima del genere, prima ancora del più conosciuto Ponte Milvio a Roma.


A cena siamo stati al ristorante “Il Latini” -una fiaschetteria con prosciutti appesi al soffitto e stampe d’epoca alle pareti- dove abbiamo passato una serata piacevolissima. Fantastiche le fiorentine, torneremo sicuramente!


La fontana del Porcellino è uno dei monumenti più popolari, situata a margine della loggia del Mercato Nuovo, vicino al Ponte Vecchio.


Nella città di Firenze sta un porcellino di bronzo di bella fattura. Fresca e limpida acqua scorre dalla bocca di quell’animale, che a causa dell’età è tutto verde scuro. Solo il grugno brilla, come fosse stato tirato a lucido”.
Con queste parole lo scrittore Hans Christian Andersen descriveva la fontana del Porcellino.
Anche i più distratti avranno notato che la statua – opera di Pietro Tacca, che deriva dalla copia romana di un marmo ellenistico – non raffigura un porcellino, bensì un cinghiale.


È evidente anche dalle parole di Andersen che le superstizioni legate al Porcellino hanno radici che affondano nel passato, così profonde che quasi se ne sono perse le tracce.


Con ogni probabilità la fontana, in quanto dispensatrice di acqua, veniva giudicata di per sé una sorgente di benessere. Chi conosce la fontana del Porcellino sa che per bere occorre appoggiarsi sul naso dell’animale, per questo il suo muso risplendeva, anche in passato, per il continuo sfregamento delle mani.


La tradizione popolare vuole che toccare il naso del Porcellino porti fortuna, che infatti risplende per la continua lucidatura quotidiana di migliaia di mani. La procedura completa per ottenere un buon auspicio consisterebbe nel mettere una monetina in bocca al Porcellino dopo averne strofinato il naso: se la monetina cadendo oltrepassa la grata dove cade l’acqua porterà fortuna, altrimenti no. In realtà l’inclinazione è tale che solo le monete più pesanti cadano facilmente nelle fessure.


I proventi della raccolta delle monete dalla fontana sono interamente devoluti all’Opera della Divina Provvidenza Madonnina del Grappa.

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